Attualita

 

Dieci anni fa mio nonno Diego se ne andava. Era stato un leone per tutta la vita; con la cocciutaggine che lo aveva sempre accompagnato, aveva cercato di combattere contro una malattia, il morbo di Parkinson, che alla fine lo aveva sovrastato nel fisico, non nell’animo. Quando la mia nonna Bidina se n’era andata il mio nonno però era diventato più dolce, aveva voglia di raccontare la sua vita, di mettere insieme tanti pezzi, ovviamente di giustificare gli errori commessi, di trovare ragioni alle scelte compiute e di lasciare ai suoi nipoti un’eredità fatta di valori. La sua memoria era un serbatoio inesauribile di nomi che corrispondevano a rapporti fatti di sincerità, di amicizia, di stima reciproca. E tutte le volte che lo andavo a trovare, finivamo per andare a ripescare episodi della sua vita. Sapevo benissimo che appena aprivo uno spiraglio, mio nonno Diego diventava un fiume e raccontava per ore, senza sosta. Ovviamente continuava ad essere cocciuto come sempre ed anche di fronte al Parkinson pensava di spuntarla attraverso una serie di esercizi che lui definiva determinanti. La verità purtroppo è che la medicina non aveva ancora fatto passi così grandi per fermare gli effetti devastanti della malattia che alla fine, insieme al corpo, si era preso anche la memoria.

Di mio nonno si possono dire mille cose, ma di sicuro non che non abbia avuto una sua personalità, in tutte le cose che faceva ci metteva il suo marchio. Per questo tanti sono stati gli estimatori, così come non sono mancati i detrattori, però sicuramente in vita non ha vissuto nell’indifferenza. Dopo dieci anni, del ricordo di mio nonno rimane poco, non una targa, quasi nulla di tangibile, eppure ha dedicato decenni e decenni della sua vita al calcio. Se cerco di fare un conto approssimativo sul  tempo che mio nonno aveva trascorso in un campo da calcio, semplicemente mi rendo conto che è una quantità di tempo incalcolabile, e quando non si trattava di calcio giocato, si trattava di parlare di quello che era successo il sabato o la domenica prima nel rettangolo di gioco e di quello che sarebbe successo il sabato o la domenica dopo. Il calcio in casa di mio nonno era una vera e propria religione, una passione senza confini.

Da giovane mio nonno era stato un portiere molto forte, poi aveva dovuto abbandonare la carriera del calcio giocato per molti motivi, quindi era diventato un allenatore e così squadra dopo squadra, annata dopo annata, stagione dopo stagione, si era fatto conoscere da mezza Romagna, una sorta d’istituzione. Così mi sono sempre immaginato la sua vita costruita su un doppio binario, da una parte le cose che accadono a tutti, le vicende personali, l’infanzia, l’amore, i figli, le case, il lavoro e dell’altra un filo ininterrotto segnato da campi di calcio, panchine, palloni, allenamenti, formazioni, schemi e chi più ne ha più ne metta. Nel suo piccolo e semplice appartamento aveva pochi suppellettili, qualche foto della famiglia, qualche ricordo, ma troneggiavano i riconoscimenti più significativi della sua vita calcistica. Un momento di grandissimo orgoglio per lui era stata la cittadinanza onoraria che il Sindaco Marino Fiorentini gli aveva assegnato. Piangendo ricordava che erano stati i comunisti, mio nonno era un uomo decisamente di destra, ad avergli riconosciuto quello che di straordinario aveva fatto per la nostra comunità. Infatti Diego è stato l’allenatore per centinaia e centinaia di ragazzi che hanno giocato a calcio o che ci hanno anche solo provato. Ha allenato ragazzi che sono diventati bravi e bravissimi, ha allenato brocchi indicibili ma verso i quali ha avuto lo stesso affetto che aveva per i migliori, ha allenato bambini e uomini già fatti, ha addirittura allenato una piccola squadra di calcio femminile tutta casolana.  Che fosse stato un sindaco “comunista” a scegliere lui come cittadino casolano che aveva dato lustro al nostro Paese, era stato il segno di quanto il bene comune non abbia in fondo un vero colore politico e che appartenga all’intelligenza e alla dedizione di tutti. Insieme a mio nonno c’erano il padre comboniano Francesco Rinaldi Ceroni e il dottor Filippo La Porta. Mi viene in mente che quando a Casola si pronunciava il nome di Diego, tutti capivano di chi si stava parlando e che il discorso aveva come fulcro il calcio. Oggi rimane poco di quel nome, anche se la sua storia è significativa per Casola. Per fortuna mio nonno ha lasciato una specie di memoria, il suo famoso “Cinquant’anni di calcio” che mio fratello Cristiano sta cercando di sistemare da anni e come accade a molte fatiche storiche che richiedono un lavoro intenso, prima o poi vedrà la luce, perché quando le persone se ne vanno una traccia può rimanere nelle parole.

Riccardo Albonetti

DOCUMENTIAMO E PUBBLICHIAMO UNA BREVE DOCUMENTAZIONE DEGLI INTERVENTI  DELLE PROPOSTE E CONSIDERAZIONI PRODOTTE DA COMPONENTI DEL GRUPPO DI STUDIO SUI PROBLEMI DELL’ASP PERVENUTECI PRIMA DELLA APPROVAZIONE DEL NUOVO STATUTO DA  PARTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI CASOLA.

 

  1. 1)       Comunicazione ai membri del Gruppo di Studio su ASP e ad alcuni Consiglieri Comunali inviata da Righini dopo la riunione del Gruppo di Studio del 27/10/2014
  2. 2)       POPOSTE DI EMENDAMENTI ALLO STATUTO ED ALLA CONVENZIONE PERVENUTE DA GIACOMO GIACOMETTI  (Componente comitato comunale di Casola) 
  3. 3)       PROPOSTE DI EMENDAMENTI ALLA BOZZA DI STATUTO DELLA A.S.P. DELLA ROMAGNA FAENTINA E DELLA CONVENZIONE TRA I SEI COMUNI SOCI E LA STESSA A.S.P. PERVENUTE DA MORINI ROBERTO ( Componente del Comitato Comunale di Casola)

Carissimi, ieri sera su richiesta di Roberto Rinaldi Ceroni si incontrato il gruppo di studio sui problemi dell'ASP per esaminare la bozza del nuovo statuto che il Consiglio Comunale di Casola dovrebbe approvare questa sera. Sono emerse tanti seri appunti e perplessità su temi importanti economici (ad esempio manca ancora un serio studio di sostenibilità economica per alcune realtà i cui servizi verranno tutti esternalizzati -vedi ad esempio Casola), sulla definizione del patrimonio disponibile e quello indisponibile, il ruolo dei comitati comunali che appare solo un contentino di facciata, dato che, a parte una loro mera consultazione senza alcun vincolo, non hanno alcuna seria funzione. Ma soprattutto la parte più problematica e seria si profila quella del peso di rappresentanza dei vari comuni all'interno dell'Assemblea dei soci.
L'ipotesi che è prevista nella bozza dello statuto prevede che la rappresentanza sia basata sui parametri del Patrimonio, dei Servizi e della Popolazione. In tal caso, senza alcun correttivo la rappresentanza di Faenza
sarebbe addirittura del 52,37% (Casola ad esempio avrebbe una rappresentanza
irrisoria del 5,63%). Poichè per l'approvazione degli atti è prevista una maggioranza di quote del 66,67% a Faenza basterebbe accordarsi con Brisighella o Castel Bolognese, a seconda delle circostanza per approvare
tutti gli atti; in ogni caso da sola, avendo il 52,37% potrebbe impedire l'approvazione di qualsiasi deliberazione che non gli andasse a genio.
Morini ha a suo tempo avanzato una ipotesi di diversa suddivisione delle quote di rappresentanza introducendo anche una percentuale di quota di rappresentanza da assegnare a tutti i comuni, indipendentemente dal Capitale, Popolazione e Servizi conferiti, ma a solo titolo di
partecipazione, che stabilirebbe un più giusto equilibrio all'interno della Assemblea dei soci.
Allego alla presente la tabella proposta da Morini in modo che abbiate la possibilità di consultarla e di poter discutere della faccenda anche (per chi c’è) in seno al Consiglio Comunale.
Anche Giacometti ha avanzato una serie di proposte di modifica allo statuto che ugualmente allego alla presente perchè possiate prenderne visione. A proposito delle quote di rappresentanza Giacometti rileva che nella proposta di Morini il Comune di Riolo, che non conferisce ne' capitale, ne' servizi, potrebbe essere troppo favorito. Questo aspetto però potrebbe venire corretto lavorando sulla quota di rappresentanza assegnata per la pura partecipazione diminuendola appunto per i comuni che non conferiscono nulla e distribuendo la differenza agli altri comuni sulla base della percentuale complessiva raggiunta.
Allego anche le proposte di modifica avanzate da Giacometti così che possiate esaminarle ed avere maggiori informazioni per il Consiglio Comunale di questa sera.
Saluti carissimi Alessandro Righini a nome del Gruppo di Studio sui problemi dell'ASP.
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PROPOSTA EMENDAMENTI ALLA BOZZA DI STATUTO

 ART. 2 -  Sede Legale a Faenza . Sede operativa a Castelbolognese

ART – 4 comma 4  :   Aggiungere a rafforzamento dell'art 8 -comma 5  “ Può partecipare con quote di minoranza ad iniziative sociali promosse da privati che siano conformi agli indirizzi del Piano di zona dei servizi sociali.

 Art. 10 – Riportare a Statuto il diritto dei comitati di esprimere pareri che siano vincolanti. Almeno su determinate materie.

Rendere il parere entro 30 giorni dalla richiesta .

 NOTE  :   Prima di passare alla fase definitiva della Costituzione della nuova ASP e prima che ne discutano i Consigli Comunali, sarebbe opportuno prevedere una fase di informazione e consultazione almeno del volontariato sociale se non di tutta la

popolazione.

Occorre evitare di fare prevalere l'opinione che nel campo dei Servizi sociali si diventa succubi di Faenza . Perciò nella stesura di ogni atto occorre tenerne conto.

Sarebbe opportuno non accelerare i tempi di costituzione anche se non vengono  rispettati quelli indicati dalla Regione. Dalle informazioni che arrivano risulta che anche altri territori NON HANNO FRETTA!

Non vorremmo essere gli apripista di una frettoloa riforma che va fatta, ma con tutte le attenzioni che servono.

 PROPOSTA DI EMENDAMENTI DELLA CONVENZIONE TRA I COMUNI

 ART. 3 -Comma  3-  4 :  Introdurre  il --”parere vincolante “ del Comune di provenienza del patrimonio da alienare . Analogo parere vincolante anche per i Comitati Comunali .(almeno su alcuni punti)

AGGIUNGERE : Qualora alla proposta del CDA venga dato parere negativo del Comune e/o del Comitato , Il CDA stesso potrà chiedere di aprire un tavolo di confronto-  che coinvolga anche il Consiglio Comunale per illustrare le finalità  del ricavato dalla proposta alienazione

 ART. 4 e 5 Attivare un metodo di definizione della rappresentanza che renda più difficile  la prevalenza di due comuni rispetto agli altri quattro. (Il metodo proposto da MORINI può essere una base di partenza  che va però corretta ad evitare una evidente eccessiva penalizzazione di Faenza ed una eccessiva rappresentanza a Riolo Terme

 ART. 8  - I contratti di servizio nella loro stesura definitiva dovrebbero trovare il consenso del Comuni interessati al servizio oggetto di convenzione e dei rispettivi Comitati Comunali.

 ART. 12 -14  - il  CDA dovrebbe trovare composizione sulla base dell'esempio B proposto in bozza( Faenza – CB -Sol.- e/Sub Zona  montana-

La composizione dei Comitati Comunali fatta di 5 membri. Nella regolamentazione per il funzionamento  andrebbe previsto  un coordinamento di distretto  dei 6 comitati comunali

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STATUTO

Art. 3 comma 2) – Propongo di cancellare il seguente periodo: “nell’ambito delle norme e dei principi stabiliti dalla legge regionale e delle successive indicazioni regionali”

CONVENZIONE

Art. 4 – Quote di rappresentanza - Propongo di modificare il secondo comma nel seguente modo:

La quota di rappresentanza in seno all’Assemblea degli enti pubblici territoriali soci è determinato sulla base dei seguenti criteri:

- 50% è attribuito in parti uguali fra i Comuni soci;

- Il restante 50% viene così determinato:  (fermo il resto)

RICALCOLO QUOTE DI RAPPRESENTANZA SECONDO I PARAMETRI DA ME PROPOSTI

   
   
                     

COMUNE

50%

50%

TOTALI

   

Parti

45%

51%

4%

   

uguali

Patrimonio

Servizi

Popolazione

Precedente

Nuovo

   

Brisighella

 

9,56

 

8,43

 

0,35

 

18,34

     

8,33

 

4,78

 

4,22

 

0,18

 

17,50

   

Casola Valsenio

 

1,75

 

3,76

 

0,12

 

5,63

     

8,33

 

0,88

 

1,88

 

0,06

 

11,15

   

Castel Bolognese

 

5,15

 

9,77

 

0,43

 

15,35

     

8,33

 

2,58

 

4,89

 

0,22

 

16,01

   

Faenza

 

26,43

 

23,30

 

2,64

 

52,37

     

8,33

 

13,22

 

11,65

 

1,32

 

34,52

   

Riolo Terme

 

0,00

 

0,00

 

0,26

 

0,26

     

8,33

 

0,00

 

0,00

 

0,13

 

8,46

   

Solarolo

 

2,11

 

5,74

 

0,20

 

8,05

     

8,33

 

1,06

 

2,87

 

0,10

 

12,36

   

TOTALI

 

45,00

 

51,00

 

4,00

 

100,00

     

50,00

 

22,50

 

25,50

 

2,00

 

100,00

   
                                     

 

Le suddette proposte sono state formulate dal sottoscritto nell’incontro di ieri 8 settembre - convocato dal Presidente dell’A.S.P. “Solidarietà insieme” - fra il Comitato Comunale di Casola Valsenio con il delegato al welfer nella Giunta dell’Unione della Romagna Faentina ed il direttore delle A.S.P. “Solidarietà Insieme” e “Prendersi Cura”.

Casola Valsenio, 9 settembre 2014                                                               Roberto Morini

                                                                                                         (componente del Comitato Comunale)

 

 

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  1. 4)      LETTERA AL SINDACO PERVENUTA DA GIACOMO GIACOMETTI PER CONOSCENZA AL GRUPPO DI STUDIO
  2. 5)       BREVI RIFLESSIONI FINALI DI ROBERTO RINALDI CERONI SULLA NASCITA DELLA NUOVA ASP

A Nicola Iseppi – Sindaco -  e a  Matteo Mogardi - Assessore Servizi Sociali

p.c. A Rinaldi Ceroni Roberto – Pres.Asp Sol  - Ai componenti del comitato cittadino della ASP Solidarietà Insieme - A Righini Alessandro Coordinatore del Gruppo di Studio sulla riforma delle ASP del Territorio Faentino

Il Consiglio Comunale di Casola Valsenio ha di recente approvato i documenti propedeutici alla costituzione di una unica Azienda di Servizio alla Persona che supera le due Aziende precedenti ( Prendersi cura di Faenza – Solidarietà Insieme di Castel Bolognese) nate nel 2008 a seguito di un riordino delle Opere Pie che era previsto da una legge Statale e da una Regionale conseguente a quella.

Approvando la Convenzione tra i sei Comuni del Faentino e la Bozza dello Statuto della futura ASP della Romagna Faentina , che dovrebbe essere operativa dal 1 Gennaio 2015 , viene nel concreto annullata la autonomia funzionale delle due Azienda precedenti.

Si conclude con ciò quindi anche l'operato dei Comitati Comunali nominati dai Sindaci con il compito specifico di essere vigilanti sull'andamento operativo della ASP.

Almeno per quanto mi riguarda ritengo esaurito l'incarico affidatomi dal Sindaco di Casola.

Nel lasciarlo credo doveroso riferire a grandi linee alcune impressioni generali sul funzionamento della Nostra Casa Protetta ed alcune considerazioni sul futuro della stessa e dell'insieme dei servizi sociosanitari nel nostro Comune.

Un giudizio sull'operato del comitato cittadino non spetta ai suoi membri, ma alla Amministrazione Comunale, agli utenti ed alle famiglie, al personale della struttura ed a tutta la cittadinanza interessata .

A me preme solo esprimere un apprezzamento che coinvolge la Amministrazione , la Direzione e tutto il Personale. La nostra Casa Protetta è un bene prezioso da salvaguardare nella qualità e nella sua dimensione attuale non escludendo possibilità di un allargamento dell'operato verso nuovi bisogni che dovessero emergere nel territorio.

Un secondo punto che è fondamentale è mantenere il radicamento della struttura nella Società Casolana. La Storia, dalle origini pluri secolari fino alle vicende legate alle trasformazioni degli ultimi anni ,  non va trascurata ne oscurata anche a fronte dell' emergere di nuove esigenze sociali che portano la politica a dover compiere scelte di aggregazioni che a volte possono apparire perfino innaturali.

E'anche a partire da questi valori della tradizione che deriva la constatazione che detta perplessità il percorso seguito dai Sindaci della Unione dei Comuni Faentina verso la Costituzione della ASP unica del territorio.

E' prevalsa nella politica regionale , poi in quella locale , una visione burocratica ,accentatrice e verticistica che non ha soddisfatto molti dei protagonisti del mondo dei servizi sociali. In alcuni casi si è verificato sconcerto ,in altri casi si è sentita la mancanza di un serio esame delle motivazioni vere che portavano a quella scelta che è sembrata essere ineludibile senza conoscerne a fondo il perchè.

I Bilanci, le covenienze , i risparmi , gli investimenti , il destino delle strutture in essere, le possibilità di futuri sviluppi, la capacità di accedere a risorse anche non tradizionali non hanno trovato sufficienti momenti di discussione per arrivare a solide con a soluzioni largamente condivise .

E' mancato in sostanza un progetto dal cui esame e dal confronto con il volontariato sociale ed i cittadini emergesse chiara l'esigenza di una unica ASP .

Restano in sospeso tante domande a cui a tutt'oggi non c'è risposta definita . Resta dunque un senso di incertezza , soprattutto se si ha a mente che fra due mesi ci sarà la completa attuazione dell'accreditamento delle singole gestioni dei servizi che potrebbe avere qualche sconvolgimento nella gestione delle singole strutture e nei servizi sociali locali.

Tutte queste considerazioni sono state oggetto di un confronto anche dentro al Comitato di studio sulla riforma delle ASP formatosi nel 2013 tra i cittadini e le Associazioni di Casola – Brisighella - e Castel Bolognese.

Le obiezioni e le critiche emerse anche in quella sede non sono dovute ad un campanilismo esasperato , sono piuttosto dettate dalle incertezze sopra descritte e da una sorta di fatalismo sul destino delle strutture , sopratutto di quelle di periferia,e più in generale sui Servizi Sociali . Prende corpo pericolosamente il rifiuto a sfidare il nuovo e non prende vigore invece la volontà a  cogliere le opportunità e gli spazi di protagonismo che pure ci sono nell'atto di Convezione tra i Comuni e nello Statuto-

Quello che deve preoccupare è dunque anche il prevalere nell'opinione pubblica del pensiero di coloro che sono contrari ad ogni riforma a prescindere . Un pensiero che fa presto a sfociare nel qualunquismo .

Per questo sarebbe doveroso un supplemento di discussione avendo sottomano un progetto che delinei il futuro della Nuova ASP della Romagna Faentina

Se ciò non sarà possibile , sarà allora ancora più necessario attrezzarsi presto in ogni Comune per non essere impreparati alla partecipazione e per essere protagonisti nel confronto sulle scelte della nuova gestione.

Protagonisti dovranno essere le Associazioni di Volontariato, il Comitato di studio che dovrebbe restare come struttura perenne, tutto il personale addetto e non ultimi i famigliari degli utenti dei servizi.

Se resta il rammarico per essere giunti ad una riforma non sufficientemente motivata e discussa, che potrebbe divenire un qualcosa di estraneo alla predisposizione alla solidarietà della gente casolana , resta tuttavia da confidare sul cosidetto “ottimismo della ragione “ ed essere convinti che la politica saprà correggere gli eventuali errori commessi e contare che ci sia l'impegno forte e deciso della Amministrazione Comunale supportato dal protagonismo della cittadinanza casolana.

Non sarebbe utile rimpiangere il passato né si può pensare che la riforma chiuda ogni possibilità di attiva partecipazione per migliorarne l'impatto sul territorio-.

Giacomo Giacometti 29 ottobre 2014

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La nuova ASP distrettuale nasce con troppi elementi di incertezza che qui proviamo a riassumere.

Il primo dato di assoluta evidenza è che il volume di entrate subirà una contrazione di circa un terzo del volume  delle due ASP attuali. Dal primo gennaio 2015 infatti i servizi residenziali per anziani di Brisighella, Casola e una parte di quelli di Faenza, per effetto delle norme regionali sull'accreditamento, saranno per intero gestiti dalla cooperativa In Cammino.

La cooperativa dovrà rimborsare una quota che comprende tutte le voci di remunerazione dei fattori che l'ASP cederà ma questa quota è tuttora incognita poichè le trattative non sono ancora iniziate.

E' quindi un'azienda che nasce da un atto politico dei Sindaci e non da un  maturo e solido impianto contabile e amministrativo.

E' un'azienda che nasce senza poter garantire un quadro occupazionale chiaro soprattutto per i dipendenti del settore amministrativo. Infatti se accettiamo per valido il rapporto suggerito dagli esperti di gestione di un milione di entrate per ogni impiegato qui siamo in presenza di una quota di esuberi.

E' un'azienda che nasce senza poter garantire una politica tariffaria chiara e per le famiglie degli anziani assistiti è invece importante sapere se le rette fin qui praticate dall'ASP Solidarietà Insieme si manterranno sugli attuali livelli.

Roberto Rinaldi Ceroni

 

L’ANNUNCIO CHOC DELLA FRANA DEL CAMPO SPORTIVO

La mattina del 25 Febbraio, intorno alle 8.45, un'ampia porzione del campo sportivo "E. Nannini" di Casola Valsenio è sprofondata nel fiume Senio. La porzione franata ha una dimensione di circa 50 metri per 150.

Il campo da calcio, che sorgeva sulla sponda del Senio, è letteralmente crollato nel fiume, complici le forti piogge degli ultimi giorni.

"Un disastro". Queste le prime parole del sindaco e sui social network è iniziata la solidarietà ed il supporto nei confronti  del primo cittadino e dei casolani da parte di privati, associazioni e società sportive.

Sul posto sono prontamente accorsi i Carabinieri della caserma di Casola Valsenio, i Vigili del fuoco del distaccamento dei volontari della cittadina collinare e i tecnici del Comune, della Provincia, del Consorzio di Bacino.

I Vigili del Fuoco invece si sono impegnati per la messa in sicurezza delle strade e al recupero di alcuni animali intrappolati dalla frana.

A seguito dell’intervento del Servizio tecnico di Bacino, la parziale ostruzione del fiume che aveva causato la formazione di un piccolo laghetto nell’area circostante, è stato risolto. Il normale deflusso dell’acqua è stato ristabilito e non vi è pericolo per l’incolumità dei cittadini.

 

COMUNQUE UN  SOSPIRO DI SOLLIEVO

Quello sopra riportato è il sobrio, sintetico, ma quanto mai impattante comunicato, apparso sul sito internet del nostro Comune, con il quale si è dava notizia di uno straordinario e shoccante crac geologico che ha interessato il nostro territorio, un evento che verrà certamente ricordato per molto tempo negli anni futuri.

Shoccante soprattutto perché il cedimento di una alta ed imponente parete rocciosa del rivale del nostro fiume ha interessato un’area sportiva normalmente frequentata dai giovani e giovanissimi calciatori Casolani. Un evento dunque che poteva avere conseguenze gravissime per la loro incolumità, ma che, provvidenzialmente, si è verificato in un orario in cui nessuno si trovava in loco.

Grazie a Dio - come ha bene e prontamente sottolineato Cristiano Cavina con una efficace espressione - noi Casolani oggi, nonostante la frana, “abbiamo ancora tutti i nostri bambini e tutti i nostri palloni”. La nostra comunità dunque, pur colpita sul piano delle risorse e delle strutture materiali, è stata risparmiata dalla Divina Provvidenza da ogni danno a qualsivoglia persona ed in particolare ai nostri figli e di questo non possiamo fare a meno di esserle infinitamente grati.

I FATTI E LE OSSERVAZIONI DI UN GEOLOGO

Il dott. Gabriele Cesari, geologo di Imola, sulla base di una prima sommaria osservazione effettuata a titolo personale e a distanza, per regioni di sicurezza, riassume così l’evento e lo stato delle cose in un commento già pubblicato sul sito de Lo Spekkietto:

Alle 8.50 un'enorme massa rocciosa (si stimano circa 400.000-500.000 mc.) si è distaccata in corrispondenza di un tratto della riva sinistra del Fiume Senio, coinvolgendo il centro sportivo Enea Nannini. La frana si è portata via il campo da allenamento ed una estesa porzione del campo da gioco principale, in cui si svolgono le partite di calcio nei fine settimana. Una lunga fenditura, longitudinale alla scarpata del corso d'acqua, si è improvvisamente aperta lungo il campo da calcio ed in pochi istanti, una porzione del substrato roccioso stratificato è scivolato in direzione Nord, sbarrando temporaneamente il corso del Senio.
Quasi immediatamente, a monte dello sbarramento formatosi, le acque hanno iniziato ad innalzarsi fino a formare una specie di lago che si è esteso fino oltre il ponte del “Cantone”, situato alcune centinaia di metri più a monte.
 La frana può essere identificata come uno scorrimento lungo una superficie di uno strato marnoso sotterraneo. Il movimento si è innescato a seguito del distacco della massa in corrispondenza di un'antica frattura verticale allungata da Sud a Nord che oggi ha originato la nuova ripida riva a lato di quel che rimane del campo da calcio.
E' certo che la frattura non fosse identificabile prima dell'innesco della frana in quanto si trovava all'interno della massa rocciosa e occultata, in superficie, dai terreni del terrazzo fluviale su cui era stato creato il campo da gioco. Un residuo della spaccatura si può ancora osservare in corrispondenza della porzione settentrionale della riva, laddove rimane visibile il contatto con la porzione di roccia non coinvolta dalla frana.
Un ruolo determinante nell'innesco della frana è stato giocato indubbiamente dalla cospicue e persistenti precipitazioni meteoriche che hanno caratterizzato le ultime settimane infatti, la penetrazione nel sottosuolo di acqua provenienti, in gran parte, dal versante situato in sinistra Senio ha sicuramente determinato un generale e progressivo rapido decadimento della resistenza della roccia proprio in corrispondenza della frattura sotterranea. Gli ingenti volumi d'acqua infiltratasi hanno inoltre contribuito a lubrificare lo strato marnoso su cui è poi scivolata a valle il pacco di strati rocciosi. Non si può infine escludere che anche l'azione di erosione al piede della massa rocciosa esercitata dal Torrente Senio, possa aver fornito in una certa misura un contribuito all'innesco del franamento.

 

LA GESTIONE DELL’EMERGENZA

 

In seguito al verificarsi dell’evento franoso L’Amministrazione Comunale, con il proprio Ufficio Tecnico, come già citato nel comunicato del proprio sito  internet sopra riportato, ha immediatamente trasmesso la richiesta di intervento ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco, al Servizio Tecnico di Bacino della Regione Emilia Romagna, ai servizi tecnici della Provincia e della Protezione Civile.

Le strutture di pronto intervento degli enti suddetti si sono attivate con tempestività, per monitorare la zona e contemporaneamente mettere in atto le misure di sicurezza necessarie ad evitare coinvolgimenti e danni per le persone. In seguito alla mobilitazione d’emergenza un elicottero della Protezione Civile ha sorvolato la zona per ispezionare dall’alto il teatro della frana e, a seguito di un avvistamento, è intervenuto per mettere in salvo un cavallo rimasto intrappolato in un piccolo campo fra il letto del fiume ed i detriti della frana.

Sempre ai fini del monitoraggio e dei necessari rilievi per rendere più leggibile e chiara la dinamica e gli effetti dell’evento franoso, la Regione ha autorizzato anche il sorvolo di un drone  che ha proceduto a fotografare tutta la zona.

Contemporaneamente l’Amministrazione Comunale per ovvie ragioni di sicurezza ha emesso una ordinanza che proibisce, fino a nuovo ordine, l’accesso alla zona franata e a quelle immediatamente adiacenti. E’ stata inoltre spedita una lettera di allerta per i cittadini residenti nelle zone non interessate dalla frana ma  adiacenti all’alveo del fiume (Molinaccio, Mulino Soglia e Calgheria).

IL PAESAGGIO MODIFICATO

In seguito alla frana , un buon terzo del campo sportivo ed altri terreni agricoli adiacenti sono  scivolati nel fiume modificando in modo impressionante e,  diciamo pure spettacolare,  tutta l’area interessata dallo choc  geologico. Il fianco del campo sportivo che guarda al fiume ora si presenta come una lunga riva diritta e verticale che si affaccia a piombo sull’alveo e si ha quasi l’impressione che una gigantesca lama abbia improvvisamente e drasticamente tranciato il terreno, così come un coltello  affonda in una torta. La linea di trancio è leggermente obliqua rispetto alla direzione sud/nord del campo e di conseguenza l’ edificio dei servizi e  degli spogliatoi è rimasto fortunatamente fuori dall’area crollata.

E’ chiaramente visibile il consistente strato di terreno che copre le sottostanti e diverse falde di roccia. La morfologia geologica delle rive del nostro fiume mostra chiaramente quanto sia lento, vario e diversificato, a seconda delle varie ere, il formarsi della crosta terrestre, i tempi geologici si misurano nell’ordine delle migliaia e dei milioni di anni, e purtroppo diventa estremamente difficile prevederne l’evoluzione ed i comportamenti soprattutto per quanto riguarda gli strati meno superficiali e meno controllabili.

Nel fiume una parte della riva crollata è risalita sulla sponda opposta ostruendo parzialmente il defluire della corrente e creando di conseguenza, a  monte, un ampio e lungo invaso di acqua che oggi, passato lo choc dei primi giorni, attira la curiosità e l’interesse di molti casolani e visitatori forestieri richiamati dalle notizie che i media hanno prontamente e largamente diffuso anche sui canali regionali e nazionali della TV.

Particolarmente impattante è la vista delle vaste porzioni rocciose che, invadendo l’alveo del fiume hanno creato un misto abbastanza caotico di emergenze rocciose e isolotti. Particolarmente interessante ed impressionante è una enorme e spessa falda di roccia di colore biancastro che si stende attraverso il fiume e mostra la sua superficie superiore perfettamente liscia e levigata. Questo può fornire un’idea di come le falde, in determinate condizioni, possano scivolare una sull’altra.

ORA LA RICOSTRUZIONE

Con ammirevole sollecitudine le istituzioni, le associazioni, i comuni vicini, gli organi regionali, provinciali e di distretto, professionisti del settore e molti cittadini si sono attivati in questa emergenza per rimuovere lo choc e cercare soluzioni per gestire l’immediato e prossimo futuro. Naturalmente in prima linea, in questa azione, oltre al Comune, vi è l’Associazione Calcio Casola, che è la più diretta interessata e colpita dalle conseguenze negative della frana. Ora i ragazzi delle varie squadre ( la prima e quelle giovanili) si trovano senza un regolare campo di calcio su cui giocare ed è quanto mai importante trovare soluzioni temporanee, oltre naturalmente a pensare successivamente alla ricostruzione di una struttura idonea a sostituire quanto è andato perduto.

Il primissimo passo da parte della Amministrazione Comunale è stato quello di convocare un’assemblea straordinaria della cittadinanza per dar conto di quanto accaduto e soprattutto di quanto si vuol fare nell’immediato presente e nel prossimo futuro. I dirigenti e gli amici dell’A.C. Casola invece hanno dato vita ad un comitato di cittadini volontari denominato ForzaCasola con l’impegno di promuovere la solidarietà e l’aiuto fattivo al proseguimento dell’attività sportiva dei giovani.

Nel frattempo si sono mossi anche i rappresentanti delle istituzioni regionali e provinciali e delle federazioni sportive del settore, sia per testimoniare la loro vicinanza in questo momento critico, sia per assicurare il loro futuro appoggio ed interessamento. Particolarmente significativa in proposito è stata la visita del Presidente della Regione Bonaccini, unitamente al Presidente della Provincia svoltasi domenica 1 Marzo.

Nel corso della partecipata assemblea pubblica - presenti i dirigenti dell’A.C. Casola, i ragazzi della prima squadra ed il vice presidente della lega dilettanti della F.I.G.C. (Federazione Italiana Gioco Calcio) Alberto Mambelli - il sindaco Nicola Iseppi ha fatto il punto della situazione ed illustrato le future iniziative.

Nell’immediato i ragazzi della prima squadra sia alleneranno nel campo sportivo di Palazzuolo o in quello di Riolo Terme, messi generosamente a disposizione da quei Comuni. I ragazzi delle sezioni giovanili invece si alleneranno in un primo tempo nel campo di calcetto/tennis gestito dal Circolo del tennis. Verrà poi allestito in tempi rapidi un campetto di allenamento di 33 x 22 metri nell’area del Parco Pertini. In questa area esiste già una struttura dotata di servizi igienic,i docce e spogliatoi che può naturalmente e fortunamente essere utilizzata.

Per rendere attuabile questo intervento, già nel Consiglio Comunale di martedì 17 Febbraio è stato deliberata la parziale modifica di destinazione d’uso della suddetta area. La bella notizia è che il tutto, per un importo di circa 7.500 euro, verrà attuato dall A.C. Casola e sarà interamente finanziato da 5 aziende cooperative: Coop. Montana Valle Senio, Coop. Trasporti Riolo Terme, Coop. Terremerse, Coop. Colli Romagnoli e Coop. Sociale Zerocento.

Sempre per la gestione dell’immediato va sottolineato che oltre ai due comuni di Palazzuolo e Riolo Terme anche altri comuni della nostra provincia e di quelle circostanti hanno offerto di mettere a disposizione le loro strutture. Il problema è ovviamente quello degli oneri e dei problemi di trasferimento. Particolarmente interessante, per tempi ragionevolmente brevi, sembra essere l’opportunità offerta dall’Associazione Calcio di Borgo Rivola, il cui campo attualmente è inagibile a causa delle piene del Senio dei mesi scorsi, ma che può essere rimesso in sesto nel giro di poco tempo.

Rimane ovviamente il problema principale da risolvere e cioè dove e come ricostruire la struttura regolare ed a norma che dovrà sostituire il campo franato.

Oltre al reperimento delle risorse finanziarie necessarie, cosa di non poco conto, rimane anche il non semplice problema di dove localizzare la nuova struttura. Casola si trova in mezzo ai monti, le aree pianeggianti, vicine al paese e con una estensione adeguata non sono molte, soprattutto se si tiene conto che l’orientamento di un campo da calcio a norma deve rispettare certe misure e un preciso orientamento sud/nord che non sempre concorda con la direzione di maggior espansione  dei terreni disponibili. Uno studio di massima realizzato volontariamente e gratuitamente dallo studio tecnico associato Cantagalli & Spada, di cui abbiamo potuto prendere visione, evidenzia molto bene questi aspetti.  La zona di Valsenio, ad esempio, dove si trovano i terreni più pianeggianti, oltre alla distanza, presenta l’handicap di una eccessiva vicinanza alla zona industriale da una parte e dall’altra la vicinanza con la zona di rispetto dei siti storici (vedi abbazia di Valsenio). In altre zone la direzione sud/nord è trasversale rispetto a quella dei terreni e dunque non vi è lo spazio necessario.

Una delle ipotesi finora ritenuta più praticabile può ritenersi quella che identifica una possibile localizzazione nei terreni collocati poco prima dell’area urbanizzata a valle del cimitero.

Il terreno e di proprietà della fondazione Casa Oriani. Esistono anche qui dei problemi di vincolo ma che con l’impegno, la buona volontà ed il buon senso forse possono essere risolti in tempi ragionevoli.

Per quanto poi riguarda il reperimento delle risorse economiche necessarie è chiaro che dovranno prendere corpo in primo luogo le promesse fatte dai politici e dai rappresentanti delle istituzioni.

Il costo, compreso l’acquisto del terreno, per avere una struttura completa, come quella che avevamo, secondo una stima approssimata, dovrebbe aggirarsi intorno a 1.300.000 euro. Molto difficilmente reperibili tutti in una volta, quindi con ogni probabilità bisognerà procedere per stralci.

Fondamentale sarà il ricorso a finanziamenti regionali previsti dai programmi per l’impiantistica sportiva e ai prestiti concessi dal Credito Sportivo. Molto utile potrebbe essere in questo frangente l’interessamento della senatrice e campionessa sportiva Josefa Idem, membro della Giunta del Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), che nei giorni seguenti la frana si è interessata all’evento ed ha manifestato la propria solidarietà alla nostra Comunità.

Non ci rimane altro dunque che sperare e rimboccarci le maniche e a conclusione ricordiamo che la S.ta Messa delle ore 11 in parrocchia è stata celebrata con il particolare intento di ringraziare la Divina Provvidenza per aver risparmiato in questo pericoloso frangente l’incolumità dei nostri giovani e dei cittadini in genere.

Alessandro Righini   

Dopo la terribile frana che ha colpito il nostro campo sportivo, nasce #FORZACASOLA un comitato che si pone come obiettivo quello di creare le condizioni per proseguire i campionati calcistici in corso e l’attività negli anni futuri, con particolare attenzione al settore giovanile. Proprio per questo la prima iniziativa è stata quella della costruzione, in atto, di un campo da calcetto di metri 22x33 nell’area del parco Pertini, che verrà inaugurato il 10 maggio, giorno della festa dello Sport a Casola. A partire dalla prossima stagione, nel nuovo campo da calcetto, si terranno gli  allenamenti e i campionati di due squadre di pulcini e gli allenamenti della scuola calcio.

Numerose sono le iniziative promosse dal gruppo #FORZACASOLA grazie alla collaborazione di molte associazioni e gruppi, casolani e non, che hanno dedicato eventi e serate donando il ricavato. Fra i prossimi eventi in programma ricordiamo:

Giovedì 23 aprile nello stadio "Bolognini" di Castel Bolognese dalle ore 16, si terrà la partita amichevole tra A.C.Casola e A.C. Cesena.  

Sabato 2 maggio dopo la sfilata notturna dei carri della Festa di Primavera il comitato gestirà la "Notte bianca" post verdetto grazie alla collaborazione della Pro loco e de "I Luppoli" di Villa Vezzano che gestiranno la serata

Sabato 9 maggio secondo spettacolo teatrale "UN TOPO… DUE TOPI… TRE TOPI. UN TRENO PER HAMELIN" regalato da Accademia Perduta/Romagna Teatri, ore 21 al Cinema Senio.

Grande successo musicale per il Concerto di percussioni del

MADERNA PERCUSSION GROUP

 

Sabato 11 luglio, alle 21, in una piazza Sasdelli assai affollata, il “Maderna Percussion Group”, quartetto formatosi all’interno del Conservatorio Maderna di Cesena,  in occasione della rassegna “Musica nei luoghi della Storia”, ha tenuto un concerto, sorprendendo il pubblico casolano, non solo per l’originalità degli strumenti (Marimba, Xilofono, Vibrafono, Cassa sinfonica, Maracas, Congas, Bastone della pioggia e una serie pressoché infinita di vari strumenti non facenti parte della tradizione occidentale)  e per la splendida performance,  ma, e soprattutto, per la presenza, all’interno del gruppo, di due fratelli casolani, Michele e Vittorio Soglia che, insieme al loro insegnante, il Maestro Daniele Sabatani, e al loro compagno di studi Tommaso Sassatelli, hanno costituito, da oltre quattro anni, questa particolarissima formazione strumentale.

 

La loro bravura si è palesata in un repertorio di grande presa sul pubblico, costituito da alcuni brani molto difficili, tra cui “Music for pieces of wood” di Steve Reich, originariamente scritto per cinque suonatori di clave o legnetti, e arrangiato per l’occasione per quattro strumentisti, la cui particolarità consiste nella fitta rete di incastri dalla quale è impossibile riconoscere se tutti gli strumentisti stanno eseguendo la stessa frase; “Ghanaia” di Mattias Schmitt, l’omaggio che il compositore vuole rendere alla musica tradizionale africana; “Mitos Brasileiros” di Ney Rosauro, concerto in cinque movimenti per quartetto di percussioni, che vuole essere un omaggio alla musica latino americana; “Marimba Spiritual” del giapponese Minoru Miki, scritto dal suo autore tra il 1983 e il 1984 come riflessione sulle terribili condizioni di povertà che attanagliavano il popolo africano in quegli anni.

 

Il concerto è trascorso tra gli applausi convinti e scroscianti del pubblico, circa 200 spettatori, in cui erano presenti sia gli organizzatori, sia, in particolare, il sindaco di Casola, Nicola Iseppi, il vice sindaco ed assessore alla Cultura Maurizio Nati e, naturalmente, le numerose persone, che, entusiaste, hanno sempre sottolineato ogni momento della emozionante performance del quartetto.

 

Al termine del concerto il professor Michele Soglia poi ha ringraziato le autorità, il pubblico presente in sala ed il suo insegnante, il Maestro Daniele Sabatani, per l’intransigenza ed il perfezionismo che ha sempre preteso, grazie ai quali, e solo grazie ai quali, un allievo può diventare un professionista della musica.

 

Sono certo che l’esempio dato dai due fratelli casolani servirà da stimolo alle future generazioni, per mantenere in vita la cultura musicale a Casola, attualmente rappresentata nel paese dalla Scuola di Musica annessa alla Banda (dove Michele da quest’anno insegna   Batteria e Percussioni)  presente sul territorio da circa due secoli.

 

Prof. Pier Giacomo Zauli 

INAUGURATA LA VIA  DELLA CROCE D LUCE

Domenica 5 Giugno, in occasione del tradizionale ed annuale pellegrinaggio alla Croce di Luce, è stata inaugurata la Via Crucis composta da 14 pilastrini che, distribuiti sul sentiero di crinale che conduce dal Cerro al monte Alberino di Albignano,  ricordano le tappe della passione di nostro Signore Gesù Cristo. 

Il progetto per la realizzazione del  percorso sacro era stato lanciato lo scorso anno  quando,  al termine della S.ta Messa  celebrata ai piedi della Croce, Alessandro Righini aveva presentato il modello in polistirolo, di un possibile pilastrino da realizzarsi in cemento e da collocare in 14 esemplari  sul sentiero.

Ogni pilastrino in cemento doveva poi essere completato da una formella in ceramica illustrante il tema della “stazione”

La Via Crucis ideata e proposta da Alessandro Righini in quella occasione è basata su di una scrittura e suddivisione delle 14 “stazioni” della Passione di nostro Sig. Gesù Cristo che, pur rispettando rigorosamente l’impostazione ed il soggetto rituale  tratto dal racconto evangelico, presenta qualche variante rispetto alla tradizionale ed usuale successione ed esposizione delle tappe della via Dolorosa. A tal poposito val la pena di ricordare che  varianti alla tradizionale suddivisione delle cosiddette  stazioni della Via Crucis sono state proposte ed attuate anche negli anni passati in occasione delle celebrazioni  del Venerdì Santo presiedute dal  Pontefice a Roma .

 L’idea base per l’esecuzione del progetto di questa Via Crucis era quella di procedere con la realizzazione di un paio di pilastrini ogni anno; quindi inizialmente si trattava di un’ opera pensata  a lunga scadenza e da attuarsi con una certa calma, visto che, non essendovi  disponibilità finanziarie specifiche, si poteva contare solo sul lavoro di volontari. Inoltre, poiché il sentiero del Cerro è percorribile solo con mezzi fuori strada ed è situato in una località abbastanza distante dal paese, occorreva anche reperire di volta in volta le attrezzature idonee - anche queste possibilmente messe a disposizione  volontariamente e gratuitamente da proprietari  sensibili agli appelli di collaborazione. Quella di procedere a piccole tappe dunque sembrava l’unica ipotesi percorribile.

Invece, dopo diversi mesi di incubazione , il progetto,  in seguito alla sua ufficiale adozione da parte dell’arciprete don Euterio, ed all’esposizione  all’esterno della chiesa parrocchiale del prototipo  del pilastrino, ha assunto un corso accelerato.

Fondamentali per la partenza dell’iniziativa sono state -  oltre al manifesto interesse espresso da molti fedeli che si sono proposti  di supportare l’iniziativa con le loro offerte -  la disponibilità a collaborare della locale ditta di manufatti in cemento Cavina Angelo con i suoi dipendenti e le capacità ed il  dinamismo di Italo Fiorentini. Entrambi i soggetti infatti si sono attivati per  una rapida esecuzione dei 14 pilastrini in versione anche migliorata rispetto al prototipo.

Inoltre per un efficace lancio del progetto era  necessario completare almeno il primo pilastrino in cemento con la  formella in ceramica illustrante il tema della prima stazione “La passione di Cristo nell’orto degli ulivi”. Il problema è stato risolto grazie alla collaborazione volontaria di una delle nostre più abili ceramiste, Nicoletta Cavallari che ha realizzato con maestria ed efficacia espressiva il primo riquadro e lo ha collocato in opera  con l’aiuto del marito Giancarlo.

Una volta “prodotti” i pilastrini è stato necessario collocarli sul sentiero e non si è trattato di impresa semplice dal momento che ogni pilastrino pesa circa 350 kg e che per ciascuno occorreva scavare una buca ( anche in presenza di terreno roccioso) dove inserire la base e fissarla poi con impasto di cemento.

Anche per questa operazione è risultato determinante la collaborazione di Italo Fiorentini che si è attivato per trovare i fornitori professionali e soprattutto volontari delle attrezzature e dei mezzi  operativi oltre che delle “braccia” necessarie.

Strategica poi è stata la messa a disposizione, da parte della famiglia del dott. Pierluigi Tagliaferri, della base operativa nell’area di proprietà del Cerro e di alcune attrezzature, così come l’autorizzazione al collocamento dei pilastrini da parte di tutti i proprietari dei terreni adiacenti al sentiero.

E’ stato grazie alla messa in campo di tutte queste buone e generose volontà che il 5 Luglio tutto era pronto per  la prima inaugurazione della Via Crucis.

Diciamo la “prima inaugurazione” perché, come già precisato, solo il primo pilastrino è già completo anche della immagine in ceramica. Gli altri pilastrini, allestiti in via provvisoria con immagini stampate su appositi fogli plastificati, dovranno aspettare le loro formelle per la realizzazione delle quali sono stati presi contatti con artisti locali e con altri faentini della scuola del maestro ceramista Guido Mariani. Per completare il tutto e riuscire a pagare i puri costi  occorrerà ancora il supporto delle offerte dei fedeli.  Si  spera comunque di  riuscire ad inaugurare definitivamente la Via Crucis entro il prossimo anno.

Oltre ai soggetti ed alle persone già citate nell’articolo desideriamo qui ricordare gli altri collaboratori che hanno reso possibile e preso parte a vario titolo. al compimento  della Via Crucis: Francesco Naldi, Turrini Bruno, Cenni Giancarlo, Visani Giuliano, Rinaldi Ceroni Michele, Rinaldi Ceroni Filippo, Rinaldi Ceroni Orlando , Cantagalli Giancarlo, Tagliaferri Luca, Tagliaferri Giuseppe, Rivola Gianni, Rossi Valerio, Cortecchia Giampietro, Gentilini Giampiero, Alpi Franco, Fabbri Roberto, Tozzani Severino, Fabbri Marino, il Consorzio Bacini Montani, ,  la Cooperativa Valle Senio, l’Ufficio Tecnico comunale.

Riportiamo infine di seguito il titolo delle varie stazioni della via Crucis così come previste  nella successione adottata dal progetto:  (1) La passione nel bosco degli ulivi , (2) Il tradimento, (3) Lo sgomento e lo scoramento degli apostoli, (4) Il processo davanti al Sinedrio, (5) Il giudizio di Pilato, (6) Nelle mani dei soldati, (7) La via dolorosa, (8) Gesù cade sulla via, (9) Gesù incontra la Madre e le pie donne, (10) Il Cireneo, (11) Gesù crocefisso, (12) Ai piedi della croce, (13) La morte sulla croce, (14) La sepoltura.

Alessandro Righini.

SEMPRE SULLA IMMIGRAZIONE

Nel sito de Lo Spekkietto è stato pubblicato un articolo ed una riflessione  sui problemi della forte immigrazione dai paesi orientali ed africani verso l’Europa, compresa l’Italia. L’articolo è a firma di Pier Ugo Acerbi.

A questo articolo ha in qualche modo ribattuto Giacomo Giacometti con una sua personale riflessione.

 

Ora io non voglio entrare per il momento nell’interessante dibattito sui problemi della immigrazione. Lo farò a suo tempo, se lo riterrò necessario, con idee e riflessioni mie. Per il momento vorrei evitare confusioni  di attribuzione.

La precisazione di cui sopra mi pare necessaria in quanto in entrambi i testi trovo ragioni condivisibili ed altre meno ed in particolare ritengo che nell’articolo di Acerbi siano esposti con lucidità, anche se con un certo pessimismo, numerosi problemi  reali che bisognerà affrontare con meno confusione di idee,  meno pressapochismo - meno populismo da una parte e meno semplicistico buonismo dall’altra - di quanto non avvenga oggi attraverso  molte fonti ( la maggior parte) , mediatiche.

Occorrerà trovare soluzioni efficaci che non potranno limitarsi al solo e semplice accoglimento umanitario (che comunque dovrà essere alla base di un atteggiamento fondante)  e neppure, all’opposto, al  respingimento  violento, chiuso e razzista dall’altra.

Occorrerà certamente recuperare anche la consapevolezza delle radici culturali e religiose della nostra società ed averne profonda conoscenza  al fine di rispondere adeguatamente alle provocazioni e agli attacchi violenti  che vengono messi in atto o predicati dalle frange estremiste islamiche . Soprattutto occorrerà trovare soluzioni  di lungo respiro, razionali e praticabili con molto realismo ed eventualmente,  nel breve periodo ,  ricorrere ad una provvisoria legislazione di emergenza (senza troppe complicazioni burocratiche)  che permetta di  impiegare gli emigranti  in qualche attività lavorativa socialmente utile a parziale risarcimento del trattamento di accoglimento ricevuto.  

Bene mi fermo qui anche se forse sono già andato al di là di quanto mi ero ripromesso all’inizio.

Continuiamo dunque a discutere con mature e meditate riflessioni. Recentemente nel nostro paese, toccato direttamente di questo problema, abbiamo dovuto registrare un assai discutibile, pressappochistico ,  confuso  ed a volte sbracato vocio su Facebook. Vediamo d’ora in avanti di fare meglio e con maggior conoscenza e consapevolezza.

Alessandro Righini

CRONACA DEGLI EVENTI CASOLANI

 

I FUNERALI DI CESARE TAVELLA – Venerdì 23 Ottobre 2015

A Bagnacavallo nella chiesa di Traversara si sono svolti i funerali del dott. Cesare Tavella, il veterinario, cooperante italiano, residente a  Casola Valsenio e cittadino del mondo,  che prestava servizio a Dacca in Bangladesh per insegnare alle povere popolazioni rurali residenti in quella nazione razionali sistemi di allevamento del bestiame e che è stato ucciso  in quella lontana località il 28 settembre 2015 da un commando di tre persone.  L’uccisione è stata rivendicata da una cellula dello Stato Islamico ma secondo la polizia locale si è trattato di un complotto attribuibile ad un generico “ Grande Fratello”  che con  l’uccisione di stranieri punterebbe a  creare difficoltà al governo in caricxa.  Quattro persone sono stati fermati in diverse parti della capitale del Bangladesh. Tre "sono direttamente coinvolti nell'omicidio", ha detto l'ispettore Monirul  Islam, precisando che è stata sequestrata anche la motocicletta usata per l'azione. Le ulteriori indagini che  saranno condotte si spera facciano un po’ più di luce su questa tragica vicenda. Cesare Tavella  nato a Milano si era  approdato a Bagnacavallo ed in seguito aveva acquistato un podere nelle nostre colline, in comune di Casola Valsenio,  dove si era trasferito con tutta la famiglia. Da anni comunque era cittadino del mondo in quanto  il suo impegno di cooperante lo conduceva nelle più lontane e remote località del nostro pianeta.

 

CASOLA UN NATALE DI STELLE – A partire dal 4 Dicembre 2015

Impossibile dar conto dettagliatamente per ragioni di spazio di tutte le numerose iniziative promosse da Amministrazione Comunale, parrocchia e numerose associazioni in occasione delle prossime festività  di Natale e del capodanno. Ricorderemo tuttavia brevissimamente che iniziative di vario genere sono state promosse dall’inizio di Dicembre sino al 6 Gennaio , molte finalizzate a scopi di beneficenza: dal Centro Sociale “Le Colonne”,  da ADS “A. Oriani”, dalla parrocchia di Casola, dalla parrocchia di Valsenio, dal Gruppo Alpini, dal Corpo Bandistico G. Venturi, dal gruppo speleo “Saknussen, dalla Compagnia della Quarta, dai “Creativi sopra La Media, dal Gruppo Scout, dal Centro per l’Infanzia S. Dorotea, dal Centro per l’infanzia “Lo Scoiattolo”, dalla Scuola Primaria,  dal “Teatro Sonoro”, dai Commercianti Casolani, dallo IOR, dal gruppo “Nuova Arte Danza”, da Lo Spekkietto, dal Circolo Fotografico Casolano, dall’Avis.

Di alcune tratteremo più dettagliatamente.

LA SCUOLA SANTA DOROTEA FESTEGGIA I SUOI 80 ANNI – Merc. 18 - Sab. 21 -  dom. 22  Nov. 2016

Con una serie di eventi la Scuola Materna Santa Dorotea ha ricordato la sua lunga storia a favore e a servizio dell’infanzia casolana. Fondataed istituita nel 1935 dalle suore Dorotee, sulla scia delle attività educative svolte per  ottemperare alle finalità della Fondazione istituita dal Card. Giovanni Soglia, per decenni  è stata l’unica scuola per l’infanzia presente nel nostro paese.  Alla partenza delle Suore Dorotee da Casola, la gestione della scuola è stata assunta in carico dalla Parrocchia che con notevole impegno e ottimi risultati, anche se a prezzo di notevoli sacrifici, sta continuando l’opera educativa.

Nell’ambito delle iniziative previste per la celebrazione degli 60 anni, Mercoledì 18 Novembre nella sala Don Guidani si è svolto un incontro testimonianza dal titolo “ Il valore della educazione” in cui si sono  ripercorse le esperienze ed i ricordi del lungo cammino percorso e vissuto insieme nella nostra comunità.

Sabato 21 e  Domenica 22 Novembre nel Centro per l’ infanzia “S.ta Dorotea”  sono stati organizzati incontri  informativi, attività di animazione ed intrattenimento  per i bambini ed i genitori  ed una mostra fotografica.  La S.ta Messa delle 11 alla domenica ha visto riuniti bimbi genitori e parenti.

SANTA  LUCIA  VENERATA COMPATRONA DI CASOLA – Ven. 11  e Dom. 13 Dicembre 2015

La venerata compatrona di Casola, S.ta Lucia, è stata onorata e ricordata  con le iniziative  che il nostro paese dedica al suo nome e che precedono tradizionalmente le festività del Natale.

- Venerdì 11 Dicembre nella Sala Don Guidani si è svolto il concerto “ Canti & Suoni di Natale” del Corpo Bandistico Venturi Band .

- Domenica 13 Dicembre , giorno dedicato alla santa, il mattino è stato scandito dalle celebrazioni delle S.te Messe nella chiesa del “Pio Suffragio” che per i Casolani è anche  la chiesa di S.ta Lucia. Quest’anno, cadendo la festa in domenica , la S.ta Messa delle ore 11 è stata comunque celebrata nella chiesa parrocchiale. Per tutta la giornata poi, nelle vie e nelle piazze del paese si è svolta  la tradizionale “Antica fiera di S.ta Lucia” con mostra mercato esposizione e benedizione di trattori e macchine agricole, mercatino di Natale e di dolciumi, attività e giochi per i bambini, musiche itineranti e, assoluta novità,  scultori di tronchi di legno  con le “ atomiche” (le classiche seghe portatili a motoretta) .

SISTEMATO IL TETTO DELLA CHIESA DEL “PIO SUFFRAGIO”  ( S.TA LUCIA) – Sabato 19 Dicembre 2016

Sono terminati gli importanti lavori di manutenzione straordinaria  del tetto della chiesa del “Pio Suffragio” ( o delle Suore , o di S.ta Lucia che dir si voglia) avviati circa un mese fa  per iniziativa della Fondazione Card. Giovanni Soglia con la collaborazione della Ditta Gentiledile e dello Studio Tecnico Cantagalli-Spada.

 Il tetto della chiesa da tempo era sotto osservazione per una serie di segnali di deterioramento del coperto che si manifestavano soprattutto a seguito delle piogge. Ad un certo punto il Consiglio di Amministrazione ha convenuto che non era possibile procrastinare un intervento risanatore ed ha deciso di affrontare il previsto gravoso impegno finanziario e di procedere ai lavori di restauro necessari. 

Ottenuti i permessi necessari  sono iniziati i lavori e, grazie all’efficienza ed alla collaudata esperienza della ditta Gentiledile e della studio Cantagalli-Spada , oltre che alla fortunata e provvidenziale contingenza di una stagione straordinariamente mite ed insolitamente esente da fenomeni atmosferici importanti, sono stati portati a termine con una certa celerita e nel pieno rispetto delle più ottimistiche previsioni.

La chiesa del Pio Suffragio dunque potrà assolvere in piena sicurezza alla sua funzione di cappella privilegiata da molti fedeli  che, anche grazie alla sua posizione centrale nel paese, la visitano durante la giornata per vivere un breve momento di pausa spirituale.  In occasione della sistemazione del tetto si è anche provveduto a riattivare l’uso delle due piccole campane la cui costruzione risale a circa 200 anni fa.

In questa occasione è doveroso ricordare anche il preziosissimo, costante, gratuito e silenzioso  lavoro delle due signore volontarie: Franca Cantoni e Giuseppina Camurani  che da anni,  con dedizione encomiabile, si  impegnano ogni giorno nella gestione della chiesa  unitamente al  servizio di raccolta di panni  usati nei locali dell’adiacente convento. A loro va il ringraziamento sincero e riconoscente della Fondazione card. Giovanni Soglia e della intera comunità parrocchiale.

FRANCO TOZZI RICEVE A FIRENZE LA LAUREA HONORIS CAUSA – Lunedì 21 Dicembre 2015

Franco Tozzi, classe 1936, nato a Casola Valsenio, traferitosi  poi a Ravenna al seguito della famiglia d’origine, imprenditore di successo  nei settori delle fonti rinnovabili di energia, a capo di un gruppo di aziende attive in Italia ed all’estero nei comparti dei servizi industriali, delle energie rinnovabili e dell’agricoltura, ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze e Tecnologie agrarie nell’aula magna della Scuola di Agraria di Firenze.

Franco Tozzi, anzi il dott. Franco Tozzi, che a Casola possiede una elegante abitazione dove ama ritornare nelle pause della sua intensa attività imprenditoriale per riassaporare l’atmosfera ed i ricordi delle sue origini - e che abbiamo imparato a conoscere meglio un paio di anni fa, dopo la presentazione della  sua biografia “Franco Tozzi qualcosa abbiamo fatto”  - ha ricevuto l’ambito riconoscimento a seguito del suo lungo impegno e della sua collaborazione con l’Ateneo fiorentino nel campo della ricerca dei settori sopra ricordati. Ricerca in cui, come Lui stesso sottolinea, investe il 5% dei suoi utili. “Un esempio che - come ha ricordato il prof. Paolo Onnipieri, ordinario di Chimica agraria e direttore del dipartimento di Scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente -  moltissime aziende dovrebbero seguire”. A conclusione della cerimonia di conferimento della laurea Honoris Causa il neo dott. Franco Tozzi ha svolto la lectio doctoralis sul tema “Il contadino del terzo millennio”. Ricordiamo che anche recentemente il dott. Tozzi ha mostrato il suo amore e la sua affezione al  suo paese di origine, collaborando e finanziando l’elegantissima e documentatissima  pubblicazione sulla storia dei carri allegorici di Casola.

GLI SCOUTS E  GUIDE , I LUPETTI E LUPETTE PARTONO PER IL CAMPO INVERNALE – Merc. 23 Dic. 2015

Questa mattina gli Scouts e oggi pomeriggio i Lupetti sono partiti per i campi invernali.

 

NATALE NELLA NOSTRA PARROCCHIA – RITUALI INTENSI E SUGGESTIVI ED UNO STRAORDINARIO PRESEPE -  UN PRESEPE MECCANICO ANCHE PRESSO L’ABBAZIA DI VALSENIO - 25 Dicembre 2015

Il Natale è sempre una occasione per rinsaldare i rapporti di comunità,  riscaldare i cuori  e ravvivare la fede degli uomini in una realtà di amore, di umanità e di grande spiritualità che ci sovrasta e ci avvolge nel medesimo tempo, nel ricordo e con la celebrazione di una nascita che con la venuta del Bambino Gesù  ha visto il divino incarnarsi nella concreta realtà dell’uomo. Un evento  che ha sconvolto le modalità dell’essere dei millenni precedenti il suo verificarsi.

 Nella nostra parrocchia, oltre alle numerose iniziative anche qui sopra ricordate, i momenti  più significativi e pregnanti  di questa ricorrenza sono le celebrazioni rituali e la più suggestiva fra queste  è certamente la S.ta Messa della Mezzanotte a cavallo fra la vigilia ed il sorgere del giorno di Natale. Una S.ta Messa particolarmente solenne ed animata dai canti e dalle letture che la precedono e l’accompagnano. Poi vi sono le espressioni di devozione particolari e fra queste certamente le più suggestive sono  le creazioni delle rappresentazioni della natività attuate nei presepi. Presepi realizzati nelle varie famiglie, specialmente dai giovani, e quello particolarmente curato e prestigioso  realizzato tradizionalmente nella cappella della S.ta Vergine di Lourdes con straordinaria perizia ed inventiva dalla ormai collaudata coppia Luisa e Roberto.  Un presepe suggestivo e straordinario per la cura riservata ai particolari e per l’effetto ottenuto nell’insieme.

Fra i presepi particolari va ricordato anche il suggestivo presepe animato meccanicamente recuperato dalla  canonica della parrocchia di Mongardino ed esposto a cura di Flavio Linguerri  nell’Abbazia di Valsenio.

RITROVATO SENZA VITA AI BORDI DEL FIUME LUDOVICO POLI DI 77 ANNI – 25 Dicembre 2015

Il nostro concittadino Ludovico Poli di 77 anni, dopo due giorni di ricerche -  da quando un’operatrice della Casa Protetta  che lo seguiva e gli prestava alcuni servizi di assistenza  aveva segnalato la sua scomparsa - è stato ritrovato il pomeriggio del giorno di Natale, senza vita, ai bordi del fiume Senio , nell’area del parco fluviale sotto il centro abitato. Pare che l’ultima volta sia stato visto da qualcuno  il mattino del giorno del ritrovamento.  Ludovico, che abitava in paese in casa da solo, di solito consumava il pasto di mezzogiorno presso la mensa della Casa Protetta ed il fatto che non si fosse presentato a pranzo la vigilia di Natale ha insospettito l’assistente che lo seguiva  che ha lanciato l’allarme ed ha avvertito i carabinieri. Ludovico quasi ogni giorno si recava in un suo piccolo appezzamento di terra nella collina ad est del fiume dove coltivava un piccolo orto. Da tempo però pare fosse colto da crisi di amnesia. Le ricerche protrattesi per quasi due giorni sono state condotte dai Carabinieri, dai Vigili del Fuoco fra cui sommozzatori venuti da Bologna, unità cinofile della Protezione Civile – in tutto 15 uomini. Alla fine il corpo e stato ritrovato, al bordo dell’acqua, ai piedi di una scarpata fiancheggiante la strada del parco fluviale , già percorsa dai ricercatori ma dalla quale non si riusciva a scorgere il corpo. La morte potrebbe essere stata causata da un malore, da un trauma o da un assideramento notturno . Questo sarà verificato dalle analisi mediche che verranno condotte.

FULVIO PEZZAROSSA E MICHELE RIGHINI   “ IN CAMMINO CON PASOLINI”  Dom. 27 Dic. 2015

Per iniziativa de Lo Spekkietto,  Il prof Fulvio Pezzarossa, docente di Sociologia della Letteratura all’Università di Bologna, e il Casolano  dott. Michele Righini, direttore della biblioteca Casa di Kaula di Bologna e ricercatore di Italianistica, hanno animato una serata dal tema “ In cammino con Pasolini” nella sala Biagi Nolasco. La serata si è sviluppata  tra letture di brani di romanzi, poesie, e proiezioni di filmati  di Pasolini e la presentazione del libro “ La camminata malandrina”, scritto a due mani da Pezzarossa e Righini avente come tema conduttore la fruizione e le modalità di appropiazione degli spazi, in particolare di quelli periferici  e residuali, da parte dei “Ragazzi di strada”  della Roma descritta da Pasolini.   Il libro era già stato presentato nella prestigiosa aula Alma Mater della biblioteca Archiginnasio di Bologna. I vari brani sono stati letti dal narratore Simone Moretti.

SERATA NOVECENTO : “ il novecento casolano” – Martedì 29 Dicembre 2016

Si è svolta al cinema-teatro Senio  l’annuale proiezione retrospettiva di foto e filmati curata dal Circolo Fotografico Casolano  su temi del nostro passato. Come sempre questa serata, giunta alla sua 17° edizione,  risulta uno degli eventi più seguito ed atteso da tutti i casolani che ritrovano nelle immagini, nelle letture e nelle performances recitative proposte una parte della loro storia recente. Una specie di serata della nostalgia. Quest’anno l’argomento era il “Novecento casolano”  raccontato da Giuseppe Pittano (Pecio), studioso, linguista di chiara fama, professore universitario,  grande affabulatore delle vicende del proprio paese di origine a cui è sempre rimasto fortemente legato. Ricordiamo (vedi Spekkietto n. 59) che “Pecio” è stato commemorato lo scorso Ottobre a Casola con una serie di incontri in occasione dei 20 anni dalla morte. Durante la serata è stata ripercorsa la storia del “secolo breve” del nostro paese con la riproposizione di letture, riprese cinematografiche e foto tratte dagli scritti e da vari interventi del nostro illustre studioso e concittadino.

 

QUALE ACCOGLIENZA PER PROFUGHI ED IMMIGRATI ? – Mercoledì 13 Gennaio 2016

Dopo le reazioni d’esordio, non proprio felicissime, di una parte della nostra comunità e di alcune sue componenti dirigenziali,  che hanno fatto seguito  all’arrivo a Casola di un consistente nucleo di richiedenti asilo fuggiti dalle difficoltà dei loro paesi d’origine, il Partito Democratico  locale ha avvertito la necessità di affrontare lo spinoso argomento in un confronto pubblico tenutosi nella sala Biagi Nolasco con la partecipazioni dei rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, dell’ASP ,  della segreteria provinciale del partito. Presenti  fra il pubblico, anche i gestori della struttura ex albergo “Antica Corona” che accoglie un gruppo di 40 profughi.  Presente fra il pubblico -  ma non accolta al tavolo dei relatori, nonostante una sua specifica richiesta - anche una rappresentante  della Cooperativa  “Global Solidarietà” che collabora con la struttura “Antica Corona”. Ricordiamo che un altro piccolo gruppo di 4 richiedenti  asilo, gestito dall’ASP , è stato accolto, prima dell’arrivo del più folto gruppo dei 40 ospitati all’Antica Corona”,  in un appartamento dell’ex ricovero a fianco della chiesa parrocchiale.

Su questa tema, o problema che dir si voglia, Lo Spekkietto ha già relazionato con un paio di articoli intervista pubblicati sul  precedente numero 59.

La discussione ha registrato qualche momento di acceso reazione e di tensione e non sembra aver portato contributi significativi se non quello di cercare una giustificazione alle reazioni  negative di primo acchito a cui abbiamo accennato all’inizio. Tuttavia, senza entrare nel dettaglio degli interventi o delle discussioni che si sono sviluppate intorno a questo “caso”,  ci pare che, a qualche mese  di distanza dall’arrivo dei richiedenti asilo, si possa dire che - almeno stando all’esperienza fatta fino ad ora – l’operazione si stia sviluppando senza particolari problemi ed in tranquillità. Come dicevamo nel numero precedente, oltre a dare risposta  ai bisogni più pressanti ed immediati di persone in forte difficoltà, si è trovato anche il modo di recuperare l’utilizzo di una struttura che, in forte crisi sul versante alberghiero aveva praticamente chiuso i battenti ed ora si è ora riciclata, almeno temporaneamente, con un'altra funzione ricettiva.  Non sarà il massimo ma, come dice il proverbio . piuttosto che niente, è meglio piuttosto.

 

Domenica 17 Gennaio 2016

- S. ANTONIO  FESTEGGIATO IN PARROCCHIA 

La nostra parrocchia ha festeggiato la ricorrenza di S. Antonio Abate, protettore della nostra Casa Protetta e degli animali, ritrovandosi come sempre in piazza della Chiesa con i propri cari animali domestici  per l’annuale benedizione. La tradizionale lotteria a premi ha distribuito numerosi premi ai fortunati vincitori. Primo fra tutti l’ambito maialino, quest’anno consegnato già confezionato ed impachettato.

- LA TELEVISIONE CON LA TRASMISSIONE DI “MELAVERDE” E’ APPRODATA A FURMA

L’azienda della famiglia Giacometti  di Furma , agricoltori di antica tradizione, è stata visitata dalle telecamere del programma televisivo “Melaverde” che con questa incursione ha permesso ad un vasto pubblico di conoscere la vita quotidiana ed il lavoro di persone che «non scordano il passato e continuano ad allevare razze storiche come l’asino Romagnolo, la Vacca Romagnola e il Cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido. Tutte razze che da sempre hanno aiutato i contadini di collina nei lavori più pesanti, dando loro reddito e contribuendo naturalmente a tenere puliti i pascoli e i boschi che rendono unica questa terra». Durante la trasmissione sono inoltre state presentate le altre attività che l'azienda Giacometti porta avanti con dedizione e passione immutata come l'allevamento dei maiali, pecore, galline e la coltivazione dei terreni circostanti.

UNO SPETTACOLO PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA – Sabato 30 Gennaio 2016

La giornata della memoria per non dimenticare gli orrori e le degenerazioni delle persecuzioni  razziali subite dal  popolo Ebraico da parte governi nazisti e fascisti è stata celebrata a Casola con due eventi.

 Il primo,  svoltosi al mattino, con uno spettacolo interattivo  che ha visto la partecipazione degli studenti della scuola secondaria di !° grado (la medie) Alfredo Oriani. Il seondo alla sera presso i Vecchi Magazzini, a cura del “Teatro Sonoro” , intitolato “ … E la chiamavano arte degenerata”  - Considerazioni sull’arte bandita dal Nazismo , a cui è seguita una rappresentazione concertata de “La ballata del capitano Makie”  - libera interpretazione di Enrico Vagnini de “L’opera da due soldi” di B. Brecht – K. Weill

 

IMMAGINI DAL MONDO EDIZIONE 2016 – Tutti i venerdi di Febbraio a partire dal Venerdì 5 Febbraio

Il Circolo Fotografico Casolano ripropone l’annuale rassegna di viaggi e viaggiatori “Immagini dal mondo” che si dipanerà  nelle serate del  5  Febbraio con Mario Quadalti ed il suo viaggio in Normandia e Bretagna; del  12 Febbraio con Benito Cattani sul Buddismo in Asia Orientale;  del 19 Febbraio con Rosalba Pezzi in Patagonia “alla fin del Mundo”   ed infine del  26 Febbraio  con Serena Bosi e Maria Laura Giacometti  che hanno fotografato una India piena di colori, vita e spezie. Gli incontri si svolgeranno tutti  nella sala “Biagi Nolasco.

 

Domenica 7 Febbraio 2016

LA  38° GIORNATA DELLA VITA E LA RACCOLTA PER IL C.A.V.

Oggi si celebra in tutta Italia la 38° Giornata per la vita per ricordare la sacralità della vita umana in tutte le sue tappe ed espressioni, a partire dalla sua prima manifestazione  nella fase embrionale sino alla vecchiaia. Una vita che viene sempre più offesa e mercificata dagli interessi contingenti  e lasciata in balia dagli umori emozionali  degli individui, con l’appannamento e la cancellazione di ogni considerazione  etica. Una vita minacciata sin dal suo prima apparire dal ricorso all’aborto, dai pastrocchi delle risultanze delle manipolazioni genetiche e fecondative artificiali, dalla mercificazione degli individui e dei corpi e dalle soppressioni  procurate con le apparentemente pietose pratiche di “fine vita”. Nella nostra parrocchia  si è sottolineato il valore di questa giornata con la raccolta, durante le s.te Messe, di offerte, tramite la vendita  dei fiori di primula  a favore del CAV (Centro di Aiuto alla Vita) di Castel Bolognese  a cui compartecipa  e si appoggia anche Casola  in caso di bisogno e necessità.

CARNEVALE DEI BAMBINI IN PIAZZA –

Invasione di bambini, genitori e nonni in piazza Sasdelli per festeggiare il Carnevale. Damine settecentesche, burattini, guerrieri di tutte le epoche, personaggi delle favole, burattini, pagliacci, viaggiatori intrastellari, si sono sparati per tutto il pomeriggio coriandoli, spruzzi di polistirolo liquido e di sapone spugnoso ,  filande, castagnole  e tutto quanto compone il corredo  folkloristico ludico e giocoso di questa stralunata ricorrenza annuale, coprendo alla fine tutto il lastricato della piazza sotto gli occhi vigili, anche se un po’ frastornati e rintronati,  dei genitori e dei nonni  presenti. Fra qualche giorno comincerà la Quaresima ed allora ci sarà modo di ritemprarsi con un lungo periodo di calma e moderazione…??? Sarà vero? In teoria sì poi si vedrà.

WEEK END IN MONTAGNA PER LE FAMIGLIE DELLA PARROCCHIA – Giovedì 11 Febbraio 2016

Da qualche anno a questa parte, per iniziativa del nostro arciprete don Euterio, un buon numero di giovani famiglie trascorre un lungo week end in una delle località montane delle nostre Alpi per un piacevole e ristoratore soggiorno sulla neve. Ottima occasione per staccare qualche giorno dalla routine e dai traffici - a volte frenetici -  della vita quotidiana e per rinsaldare i rapporti comunitari. Quest’anno  la località prescelta è stata Falcade in Val D’Agordo (BL) e una cinquantina i parrocchiani gitanti. Due giornate di sole con le piste innevate e poi finalmente (poteva forse mancare?) una bella nevicata per tutta la notte del sabato e la domenica .

 

LE VISIONARIE – LETTURE DI FRANCESCA VIOLA MAZZONI  - Domenica 14 Febbraio 2016

E’ iniziata con “Le visionarie” un reading ( letture ) di testi al femminile recitato dall’attrice e scrittrice Francesca Viola Mazzoni  la rassegna “Incontri con l’autore” curata dagli “Amici della biblioteca” e dal “Giardino delle Erbe” . La rassegna prevede la presentazione di testi con la presenza dal vivo degli autori stessi. Altri due incontri sono previsti per le due domeniche successive:  21 Febbraio con “Il caso Manzoni” e l’autore Fabio Mongardi  e 28 Febbraio  con “Ti racconterò di Ciaccia” e l’autore Antonio Spino.

PRESENTATO IL LOGO PER GLI 800 ANNI DI CASOLA – Sabato 20 Febbraio 2016

Quest’anno  Casola compirà 800 anni e sono in preparazione gli eventi  con cui, a partire da metà Giugno, questa ricorrenza verrà celebrata e festeggiata. Nell’ambito di questi preparativi il nostro comune aveva promosso un concorso per la creazione di un logo che sintetizzasse l’essenza degli 800 anni di vita del nostro paese.

Al bando hanno risposto oltre 60 creativi che hanno presentato le loro proposte grafiche. Una apposita commissione giudicatrice - formata da Roberto Ossani, direttore Isaia di Faenza, da Saura Vignoli, ceramista e da Andrea Rivola, illustratore – ha preso visione delle opere presentate ed ha scelto come vincitore il logo presentato dal ferrarese Stefano Buzzi.  E’ stata inoltre segnalata come meritoria la proposta presentata dalla casolana Elisa Sangiorgi.

Il logo prescelto presenta uno svolazzo grafico che in qualche modo rappresenta il numero 800 tracciato da una penna immaginaria all’interno del quale emergono il profilo della Chiesa di Sopra e le date 1216 e 2016.

Il logo servirà anche per il timbro postale che verrà utilizzato per l’annullo dei francobolli della cartolina che verrà pubblicata e messa in vendita per l’occasione. Il logo verrà utilizzato anche per alcuni gadget.

E MORT VIV –Tornano in scena “J’ amig de dialet” – Venerdì 26 Febbraio 2016

Nella sala “Don Guidani” la nostra consolidata compagnia “I amig de dialet” ha messo in scena una gustosa e divertente piece dialettale in cui, come quasi sempre accade in queste rappresentazioni, alcune faccende familiari , per un motivo o l’altro, si ingarbugliano e creano situazioni paradossali ed esilaranti, fomentando attriti e contrasti che però alla fine finiscono per risolversi e lasciare tutti felici e contenti.

In questo caso una giovane signora e la madre, entrambe spendaccione, si lasciano irretire da due venditori, casa per casa, di mobili e firmano un costoso contratto di acquisto di un salotto senza che il marito, che dovrà poi pagare, ne sappia niente. Inutile dire che il marito, venuto a conoscenza dell’acquisto, non vorrà saperne niente del contratto anche perché i soldi di una sua recente vincita ad una lotteria li vuole spendere per una vacanza di caccia al sud con un suo amico. A questo punto anche l’amico, cacciatore e facoltoso uomo d’affari,  viene coinvolto nella faccenda che poi si sviluppa paradossalmente con un finto suicidio, un finto morto che poi diventano due finti morti, un fantasma, ed altre figure di contorno che interagiscono in diversi modi. Il problema diventa quello di annullare il contratto che la giovane signora ha già firmato ed è inutile dire che alla fine i nostri eroi ci riusciranno.

Gli spettatori per tutta la serata si sono sganasciati dalle risa, alternate da intensi battimani. Da segnalare in questa piece il felice esordio di nuovi attori che non ci risulta avessero  prima mai  calcato le scene di un teatro.

Al cast hanno partecipato : Arianna Poli, Giovanni Tagliaferri, Romana Fabbri, Elio Fabbri (promettente esordiente) , Andrea Visani, Marina Bartoli, Tonino Montefiori e Piera Dall’Osso. Hanno inoltre collaborato: Tamara Bellini come suggeritrice e Valerio Baruzzi, Anna Poli, Marisa Pierani,  Mauro Poggiali quali assistenti di scena e collaboratori .

L’incasso, dedotte le spese, sarà devoluto in beneficenza.

“LA SCELTA” – Tu cosa avresti fatto? – Venerdì 4 Marzo 2016

Nella sala Don Guidani Lo Spekkietto ed il gruppo scout hanno organizzato uno spettacolo di forte impatto emotivo  di denuncia delle violenze determinate dai conflitti etnici e religiosi. Lo spettacolo , che potremmo definire più appropriatamente una recita a due, è stato incentrato sul dramma della guerra civile che tra il 1991 ed il 1995 ha insanguinato la ex Jugoslavia. Una guerra con un spaventoso numero di vittime civili e teatro di una serie di atrocità e ferocie difficili da raccontare ed anche solo da sentirsi raccontare.

Marco Cortesi e Mara Moschini,  I due narratori ed autori di questa drammatico racconto, che si inserisce  a pieno diritto fra le opere più incisive e toccanti del cosiddetto “teatro civile”, hanno replicato in tutta Italia ed in numerosi stati esteri  il loro spettacolo per oltre 560 volte, raccogliendo ovunque un grande e commosso consenso. Consenso senza dubbio legato anche alla straordinaria interpretazione degli attori, una interpretazione orale e gestuale di grande intensità e capacità professionale. Raramente a Casola si è potuto assistere ad uno spettacolo di tale qualità ed il consenso del pubblico, attento e rapito durante la rappresentazione, si è espresso unanimemente al termine della recita. Agli organizzatori de Lo Spekkietto e del Gruppo Scout va dunque riconosciuto il merito di aver  proposto alla nostra comunità  un momento di seria riflessione sulle brutture ed atrocità della guerra, soprattutto delle guerre civili, e l’interrogativo  “e tu cosa avresti fatto? “ in circostanze analoghe dovrebbe scuotere le nostre coscienze, spesso in fase di stallo e quiescenza, e servire da forte antidoto onde evitare di scivolare con troppa leggerezza e superficialità su tutti quegli atteggiamenti  e paradigmi che fomentano i sentimenti di avversione, razzismo, intolleranza verso i diversi anche se, come nel caso raccontato,  pochissimo diversi.

DONNEDARTE – Domenica 6 Marzo 2016

Nella sala don Elviro Guidani,  nell’ambito degli eventi  organizzati per la giornata della festa delle donne, è stata realizzata una mostra dei lavori al femminile a cui hanno collaborato l'associazione "Creativi Sopra la Media", i ragazzi del Centro Diurno "Il Fiordaliso" e del Centro Occupazionale "l'Ape" di Casola Valsenio.

Merletti, ricami, addobbi, tovaglie ricamate, lavori in ceramica, borse in pelle, soprammobili, oggetti d’arredamento hanno riempito la sala a testimonianza della creatività delle donne  casolane , virtù che avevamo già avuto modo di constatare alcuni anni fa in occasione di un evento simile. Per l’occasione le espositrici e tutte le donne che hanno visitato la mostra sono state omaggiate con un piccolo gadget realizzato per l’occasione.

FIGLIE – Martedì 8 Marzo 2016 -

Sempre nella sala Don Elviro Guidani nella sera di Martedì 8 Marzo si è svolto un altro evento legato alla festa delle donne. Il Gruppo C&C Company/ Laboratorio Femminile Plurale di Solarolo ha presentato un lavoro teatrale liberamente ispirato a “Le Troiane” di Euripide creato e diretto da Chiara Taviani e Carlo Massari.

Nel corso della serata a tutte le donne presenti è stato donato un  ramo di mimosa.

CHE FINE HA FATTO SUOR GIANNA?

“ Che fine ha fatto suor Gianna? ” …..l’interrogativo di Kekko, giunto assolutamente inatteso, ci ha lasciati tutti un attimo sorpresi durante l’ultima riunione di redazione. E pensare che poi non avrei dovuto essere troppo sorpreso dal momento che diverse volte mi è capitato di  sentirmi rivolgere la domanda relativamente a questa o quella delle suore che per ultime, nel 2006, hanno lasciato il convento delle Dorotee.

Già…. che fine hanno fatto le nostre Dorotee, le nostre suorine che per tanti anni hanno reso così importanti servizi alla nostra comunità; prima di tutto  nel campo dell’educazione con l’asilo, la scuola media, i corsi di formazione professionale, i  corsi di catechismo; poi nel supporto alla vita spirituale ed ecclesiastica  in collaborazione con la nostra parrocchia e direttamente con le liturgia nella chiesa del Pio Suffragio annessa al convento; infine  nel campo dell’occupazione  con i laboratori di maglieria e dell’assistenza agli anziani con la mensa e le visite nella Casa Protetta ?

Le  suore Dorotee lasciarono il convento affacciato su p.za Oriani alla fine del 2006. Un esito doloroso per la nostra comunità che per 150 anni - grazie all’iniziale intervento del Card. Giovanni Soglia, nostro illustre cittadino - aveva usufruito e goduto dei servigi di questo ordine religioso e ne aveva profondamente interiorizzato la presenza.

Ma una volta lasciato Casola dove sono andate?

Abbiamo chiesto aiuto a Sandra Landi che ha sempre mantenuto i contatti  con l’ Istituto e la Casa Madre delle nostre religiose e che, oltre a seguire la gestione dei  beni che le Dorotee posseggono ancora nel nostro comune, trascorre alcuni periodi dell’anno e presta la sua opera  presso i conventi o le strutture in cui le suore operano nelle varie località italiane.

Attualmente l’Istituto delle Suore Maestre di S.ta Dorotea conta in Italia e all’estero circa 180 religiose distribuite in vari conventi o case di accoglienza. La Casa Madre di origine è a Venezia mentre la centrale operativa è a Roma. L’istituto vive certamente, in una certa misura, la crisi di vocazioni che in occidente colpisce, in questo scorcio di tempo, le varie espressioni del mondo consacrato, questo tuttavia non impedisce alle Dorotee di essere presenti con le loro opere anche all’estero con scuole laboratori e servizi nelle parrocchie in paesi  dove le condizioni sociali sono ancora arretrate e carenti: Albania, Madagascar, Burundi, Camerun, Columbia, Bolivia, Brasile.

L’età media delle consacrate dell’ Istituto è di oltre 70 anni. Seguendo la loro vocazione e la loro specifica missione le Dorotee operano soprattutto nel campo dell’educazione giovanile gestendo tutta una serie di scuole di vario livello.

Nel convento di Casola, al momento della dipartita nel 2006, le suore operanti erano 6: la Madre Superiora Suor Ottaviana, suor Osanna, Suor Luca Maria, Suor Irma, Suor Pierdomenica ed infine suor Gianna.

Purtroppo due di loro nel frattempo sono morte ed hanno raggiunto la casa del Padre.

La prima è stata suor Irma, storica cuoca del convento, che ha prestato servizio a Casola per quasi 50 anni. Morta il 24 Gennaio 2013, all’età di 92 anni, a Padova  in una delle Case di riposo dell’Istituto dove era stata trasferita dopo la partenza dal nostro paese. Lo Specchio/Spekkietto ha ricordato la figura di questa cara religiosa nel n. 237/53 uscito nell’Aprile 2013.

L’ 11 Giugno 2014 a Castell’Arquato è morta anche suor Osanna a 92 anni - classe 1922-.

A Casola aveva operato soprattutto come responsabile dei laboratori di maglieria e come istruttrice ed  insegnante nei corsi di formazione professionale. Poi, quando le suore cessarono di svolgere a Casola questa attività, si dedicò al servizio dell’asilo infantile ed al conforto degli ammalati e degli ospiti della nostra Casa Protetta. Nel 2006, con la chiusura del convento, si trasferì  nel convento di Castell’ Arquato in provincia di Piacenza dove ha concluso santamente i suoi giorni.

La madre Superiora, suor Ottaviana, classe 1924,  è stata presente a Casola per circa 20 anni. Ora di anni ne ha 92 ed è ospitata anch’essa a Castell’Arquato. Recentemente è stata colpita da una paresi e utilizza la carozzina ma conserva  una buona lucidità di mente.

Suor Luca Maria, classe 1927, ora ha 89 anni.  A Casola  si era impegnata prima nel laboratorio di maglieria, poi nell’asilo e contemporaneamente nell’insegnamento del catechismo.  Nel 2006 da Casola fu destinata a Villanova di Forlì dove le suore gestiscono un asilo. Da Villanova, dopo qualche anno, per problemi di salute si è dovuta spostare prima nel convento di Forlì città, poi recentemente, nella casa di riposo dell’istituto a Padova.

Suor Pierdomenica, di cui ricordiamo il carattere vivace e dinamico, quando partì da Casola fu destinata a nella casa dell’Istituto a Cavaso del Tomba in provincia di Treviso.  Le ho fatto visita alcune volte in questi anni  e mi ha sempre accolto con grande festa manifestando una grande nostalgia per  Casola, paese alla cui memoria è sempre rimasta molto affezionata. Ogni volta ricordava con passione la sua attività all’asilo ed in parrocchia, le sue visite ai malati ed agli ospiti della Casa Protetta, le sue puntate con l’Arci, Don Menetti, alla Comunità Incontro di Frassineta ed i suoi rapporti affettuosi e materni con i ragazzi colà ospitati ed infine la sua inconsolabile nostalgia per gli annuali pellegrinaggi al santuario della Madonna di Boccadirio - Sempre in prima fila, sempre scalpitante e reticente a sottostare ai ritmi mediati e controllati del passo da tenere in gruppo -

Ora suor Pierdomenica, purtroppo, soffre qualche problema di salute e di memoria. E’ nata nel 1934 e molto probabilmente la sua mente sta fluttuando nelle visioni estatiche del proprio passato, troppo presa dal ricomporre i propri ricordi per prestare attenzione alla piccole cose dell’attualità.

Infine Suor Gianna, anch’essa classe 1935. Giunse a Casola nel 1985, a 50 anni:  dinamica, attiva, orientata soprattutto al mondo giovanile, frizzante, a volte un po’ insofferente nei confronti di certe convenzioni.

E’ stata Insegnante di religione alle scuole elementari e durante la sua permanenza a Casola si è dedicata molto all’insegnamento del catechismo ai nostri ragazzi ed alle attività della Parrocchia.

Nel 2006 è stata destinata alla Casa Madre dell’Istituto a Venezia dove risiede tutt’ora  con la mente rivolta ai propri orizzonti lontani, non sempre  immediatamente comprensibili.

 Dunque dal 2006, dopo 150 anni, siamo rimasti senza le nostre suore. A loro, alle ultime qui ricordate, ed a tutte quelle che generosamente nel corso di un secolo e mezzo hanno prestato il loro prezioso servizio al nostro paese, anche in condizioni estremamente difficili (ricordiamo il passaggio del fronte) , va il nostro ricordo affettuoso e riconoscente; che il Signore renda loro merito e grazie.

Alessandro Righini

La Casa Residenza Anziani di Casola Valsenio è una struttura che nel corso del tempo ha sempre cercato di integrarsi nel tessuto sociale del paese. A tal proposito le iniziative volte a coinvolgere gli ospiti della struttura sono state numerose, non solo con la finalità di integrarli nel territorio, ma con il fine di dar loro una quotidianità che preveda giornalmente attività comuni a tutti noi. 
Per i nostri anziani è stato di fondamentale importanza l’incontro con i bambini delle scuole per l’infanzia, primaria e secondaria. Questi appuntamenti hanno generato uno scambio relazionale reciproco attraverso i racconti degli ospiti che via via si sono trasformati in nonni.
Gli incontri sono avvenuti mensilmente, durante l’anno scolastico, permettendo di organizzare un concorso letterario, nel quale i bambini della seconda classe secondaria del paese  hanno scritto racconti riguardanti la terza età. A tal fine si deve sicuramente un importante contributo da parte dello scrittore casolano Cristiano Cavina che, dopo aver piacevolmente incontrato i bambini assieme agli anziani, ha fornito una chiave di lettura della realtà in cui viviamo, dove è emerso che l’aspetto importante è vedere ed osservare la realtà con il cuore e la semplicità. Cristiano parteciperà al concorso, che si terrà entro la fine dell’anno, come “giudice”  nel valutare gli scritti che più rappresentano l’anzianità, le sue bellezze e le sue  diversità.
Un’altra iniziativa è stata la giornata del ritratto al nonno, dove i bambini della quarta classe primaria hanno simpaticamente e vivacemente rappresentato gli ospiti della nostra struttura. In una prima occasione ad ogni bambino è stato assegnato “un nonno”, con il quale interagire, per quanto possibile, cercando di ritrarlo. Non ci crederete, ma i ritratti che ne sono emersi rappresentano in maniera colorata ed entusiasmante questo nostro mondo.
Per le festività hanno partecipato sia i bambini della scuola per l’infanzia con canti e poesie, sia gli Scout che hanno piacevolmente animato la grande festa natalizia, vestendosi da “Babbi Natale” e portando doni ai nostri anziani cantando nenie natalizie.
Per i compleanni e in feste particolari dell’anno hanno partecipato rallegrando i nostri pomeriggi: i Maggiaioli di Povlò che in abiti folcloristici hanno cantato Maggio egregiamente, i Trigliceridi che con fortissima ironia hanno reinterpretato canzoni storiche, Arianna Poli con il karaoke è riuscita a coinvolgere tutti cantando assieme (non vi diciamo cosa è emerso………..) 
Al pranzo della festa di primavera con i parenti hanno partecipato: il nostro sindaco, i volontari della Misericordia, il nostro amato Don Euterio (non manca mai alla celebrazione della ss. Messa del sabato mattina) e il fantastico professore di musica Daniele Faziani che ha allietato la festa con il suo sax.
Durante l’estate abbiamo organizzato uscite settimanali con destinazione il mercato paesano, dando modo agli ospiti di incontrare amici e conoscenti che non avevano avuto modo di vedere. Il tutto prevedeva una sosta nei giardini o nei bar…… in fondo per sentirci “più sburi anche tutti noi”.
 Durante il corso dell’anno sono state organizzate feste di struttura all’aperto a tal fine di coinvolgere la collettività, con rappresentazioni teatrali, festa hawaiana corredata di cocktail fruttati e look hawaiani (non sapete cosa vi siete persi!!) con partecipazioni delle cariche pubbliche fra cui il Vice sindaco e l’assessore ai servizi sociali.
   Inoltre, annualmente, viene pubblicato il giornalino di struttura e distribuiti in tutti gli esercizi pubblici e istituzioni pubbliche, anche in questa sede potrete essere informati di tutto ciò che accade all’interno della nostra realtà comprese “le bische clandestine” delle 17.00 e i frammenti di vita dei nostri amabili nonni.
Le nostre iniziative sono mirate a creare relazioni sociali che permettano ai nostri anziani di poter vivere quotidianamente emozioni che, a causa delle loro condizioni fisiche, non consentirebbero di far percepire loro tutto ciò che accade nel paese.
E’ quindi importante ricordare a tutti voi, che giovani si nasce ma anziani si diventa, ogni contributo che ciascuno di voi vuol dare sarà sempre ben accetto e riconosciuto di notevole importanza. D’altra parte, per ottenere questi risultati di socialità di cui noi viviamo, se Maometto non va alla montagna, noi la montagna la portiamo qua. 
                                                    Gli Ospiti della Casa Residenza
VANA P0LI  -  LA  MAGA DELLE FOGLIE , LA FATA DELL’AUTUNNO
Ivana Poli è una casolana “Doc”, che durante l’anno svolge diverse attività ma che, all’approssimarsi dell’autunno, viene assorbita interamente dalla magia dei colori delle piante, delle foglie, dei fiori e dei frutti.  Colori che virano dal verde, al giallo, al rosso, all’arancione, ai riflessi dorati e argentei con cui l’universo vegetale reagisce alle mutazioni climatiche e temporali. 
I cieli tersi e il solleone dell’estate cedono, pian piano, il posto alle nuvole, ai venti freschi e alle prime piogge dell’autunno e le piante si adattano. La nostra valle poi sotto questo aspetto fornisce punti di vista  assolutamente speciali e straordinari. Basta affacciarsi in questi giorni  sulla ringhiera sospesa sul “gravina” o sul “canjon” del muraglione per rimanere affascinati dalla meravigliosa varietà dei colori dei boschi dei prati dei campi su cui il nostro sguardo si si allarga e si distende. 
L’autunno è una stagione che Ivana, figlia della nostra valle,  ama particolarmente e da cui si sente affascinata. Una stagione che suscita in lei stimoli creativi ed attiva la sua sensibilità artistica e la sua immaginazione . 
Fin da ragazzina si divertiva a ideare in casa con le foglie composizioni di vario genere per le amiche poi, con il tempo, ha affinato la sua tecnica preparando, costumi e addobbi per i carri allegorici casolani. 
Nel 2007 Ivana realizzò per la bancherella di una amica un viso assemblando frutti dimenticati, ispirandosi alle pitture di Giuseppe Arcimboldo, l’artista del XVI secolo, noto per i ritratti realizzati combinando assieme la riproduzione di elementi naturali quali: frutti, foglie, fiori, pesci ed uccelli. 
Il lavoro piacque molto alla sua mamma Filomena che, apprezzando la sua abilità, le suggerì di realizzare una figura intera per la festa dei frutti dimenticati del 2008. Ivana seguì il suo suggerimento e  realizzò una figura femminile interamente costituita da frutti e foglie come piaceva a Lei. Ivana battezzò la sua opera “Ottobrata”. Purtroppo la madre non riuscì a vederla perché morì nell’estate di quell’anno. 
Dopo di allora, ogni anno, Ivana, diventata una vera maga delle foglie ed una fata creatrice dell’autunno, ha realizzato diverse altre opere. Fra queste una nel 2009 con le foglie del granoturco, ispirandosi alle maschere veneziane, poi via, via, negli anni seguenti:  una figura maschile sdraiata su di un carretto, una figura femminile con il volto dell’Arcimboldo e vestita di saggina e foglie di Kaki, un’altra figura femminile nominata “La regina dell’Autunno” e tante altre. 
Nel 2010, in occasione del raduno internazionale di speleologia, ha creato nella piazzetta del Municipio un grande viso con muschio, ginestre, foglie di betulla e di viburno. Particolarmente affascinante e preferita da Ivana è una figura femminile realizzata con fasci di saggina che ispira un’aurea di nobile eleganza. 
 La sua ultima creazione è una figura femminile realizzata interamente con rami e fiori di luppolo con una tonalità prevalente di verde / azzurro chiaro e giallo raccolti da una pianta del nostro lungo fiume. 
Ivana compone le sue opere con una tecnica paziente ed assai curata nei dettagli. Su di uno scheletro di legno e di reticelle  metalliche  applica le foglie, i tralci, i rametti, i fiori ed i frutti,  incollandoli ad uno ad uno  mediante la colla a caldo. Un lavoro impegnativo e tutt’altro che semplice e tranquillo tanto che spesso si ritrova con l’indice ed il pollice scottati. Talvolta per le strutture portanti utilizza anche oggetti casuali trovati in casa quali ad esempio un fiasco per supportare una testa. 
Quest’anno Ivana ha esposto le sue opere floreali-arboree nei locali dell’ex ferramenta di Conti Giancarlo, riscuotendo unanimi ed ammirati consensi dai numerosi visitatori. Ma durante l’anno dove si trovano le dame fiorite di Ivana?  :-  Quando la gente mi chiede come faccio a mantenerle nel tempo  - ci confida - io rispondo: Sara' un miracolo della stanza che le ospita durante l anno nel ex convento delle suore!!!!-
 Per una Festa dei frutti dimenticati ci poteva essere una realizzazione più appropriata ed in tema di questa? 
Complimenti davvero Ivana! Una volta di più dimostri che l’estro e la creatività dei Casolani trova sempre  occasioni nuove e stupefacenti per esprimersi.
A cura di Alessandro Righini
 
 
PIAZZA  LUIGI  SASDELLI , LA PIAZZA STORICA  DEL NOSTRO CENTRO ABITATO,  
DECLASSATA A SEMPLICE  AREA DI   PARCHEGGIO … PEGGIO … A GARAGE.
 
“La scelta di  declassare Piazza Sasdelli a parcheggio, anzi  peggio ….a garage è una scelta  irresponsabile, incivile, qualunquistica, poco lungimirante e soprattutto di nessuna effettiva e reale utilità per i cittadini,  a parte accontentare  le ubbie e  i grilli di qualcuno che pensa che 8 posti in più di parcheggio possano risollevare  l’economia  del centro storico  (quando poi di posti liberi nel centro storico, nel giro di cento metri ce ne sono sempre a disposizione) .
Una scelta sciatta, ottusa  che denota scarsa sensibilità urbanistica, poco rispetto dell’ambiente, scarso coraggio civico. 
Una scelta di ripiegamento rispetto alle  decisioni prese in passato,  in occasione del restauro dell’area del centro storico. Decisioni, quelle di allora che, sebbene prese a metà, delineavano per questa area  quella che avrebbe dovuto essere  lo sbocco auspicabile del futuro e cioè la liberazione totale di piazza Sasdelli dalle macchine.  
Una  scelta vanificata  invece da quella ora adottata. Una scelta,quest’ultima, permettetemi di dirlo, e lo dico con grande amarezza (perchè avevo stima , e per certi versi ne ho ancora,  dei nostri amministratori), di stupidità politica.”
 
 Carissimi cittadini e lettori de Lo Spekkietto, da qualche tempo avevo ricevuto segnali  indicativi dell’emergere nelle intenzioni  e negli orientamenti  di certi nostri amministratori  ed esponenti dell’area politica di loro maggior riferimento  - il PD - di declassare  piazza Sasdelli , la piazza storica del nostro paese, a semplice area di parcheggio, abolendo quel minimo di salvaguardia di decoro e di significanza urbanistica che le era stata riattribuita diversi anni fa , dopo il restauro delle vie del centro storico.
 Ho scritto ripetutamente a quegli amministratori per scongiurare questa loro intenzione ed esortarli  a non recedere da quel poco che si era ottenuto nella salvaguardia della piazza. In un primo tempo mi pareva di aver ottenuto un qualche responsabile ascolto, poi invece alla fine si è ceduto scivolando verso  la scelta dell’insignificanza , dello squallore frutto di  insensibilità qualunquistica.
La piazza -  dopo essere stata veramente tale per qualche secolo -  con l’avvento della cosiddetta modernità, ovvero con  il proliferare e l’espansione  del traffico automobilistico degli anni ’60 e seguenti, - era diventata di fatto un parcheggio, spesso caotico ed indisciplinato, seguendo, d’altra parte, quello che era l’andazzo di molte altre piazze anche ben più famose ed illustri della nostra (basti pensare che il sottoscritto nel 1966, in visita a Roma, potè parcheggiare senza problemi, come facevano tutti, in Piazza del Vaticano) e, qualche anno dopo, in piazza del Duomo a Milano.
Negli ultimi  decenni   però, con il maturare di una certa riflessione  ed il lento affermarsi di una maggiore  sensibilità e consapevolezza storica ed urbanistica, gli spazi più significativi all’interno dei centri abitati sono stati recuperati e rivalorizzati in particolare quegli spazi specialissimi che sono le piazze.
Senza andare a pescare  ai grossi centri basti vedere quali sono state le recenti  le scelte effettuate dalle cittadine a noi vicine, quali Imola, Faenza e molti altri centri minori.
Anche a Casola, negli anni del recente passato, alcuni spazi sono stati recuperati alla loro originaria funzione e fra questi , per ultima, piazza Sasdelli  in occasione del restauro delle vie del centro storico.
 Non fu  un recupero  completo perché i nostri politici ed amministratori non ebbero il coraggio di reagire con la necessaria  fermezza  ai malumori  di  certi settori della nostra comunità e  di prendere una decisione definitiva ( c’è sempre chi  trova il motivo di lamentarsi per il venir meno apparente di certe presunte comodità o vantaggi). 
Dunque non fu un recupero completo, ma comunque un recupero ci fu e soprattutto - come gli stessi amministratori  precisarono  in diverse occasioni – quello realizzato era  un recupero parziale che tuttavia indicava  l’orientamento  verso  un certo assetto per il futuro ( quello di liberare dalle auto tutta la piazza) che  con il tempo  ed il maturare di una certa consapevolezza  si sarebbe avverato.
Io nel mio piccolo con alcuni interventi su Lo Spekkietto  ho sempre cercato di spingere in questa direzione, a volte anche con spirito acceso.
Ora, quando sono venuto a  conoscenza  della retromarcia dei nostri amministratori e della loro ingiustificata decisione  di  ripristinare il “garage” nella storica piazza sono rimasto basito ed interdetto anche perché , dopo le difficoltà e le resistenze iniziali a far prevalere il senso civico ed il rispetto degli spazi, ormai si era instaurata  una certa maturazione nel comportamento dei cittadini  e le cose funzionavano.
 Questo dietrofront davvero non lo capisco. Nelle settimane precedenti, allorquando ho cominciato a presentire  l’avanzare di  questa ipotesi,  mi sono premurato di  scrivere agli amministratori ed agli esponenti del partito  di loro riferimento  alcune lettere con tutta una serie di riflessioni sull’argomento  per giustificare il mio punto di vista . 
Tuttavia, sino a che non mi è giunta la notizia della decisione presa ,  ho però cercato di mantenere la discussione in un ambito ristretto perché mi era stato detto che si trattava  solo di orientamenti non decisivi e sui quali bisognava ancora riflettere e discutere.  Non volevo  pertanto che l’inevitabile verve polemica andasse a scapito di una matura e consapevole riflessione.
Ora mi sono reso conto che l’atteggiamento riflessivo era una balla! Ora di fronte alle ultime notizie non posso più starmene zitto. 
Nelle lettere inviate agli amministratori ed agli esponenti politici ho cercato di motivare dettagliatamente e razionalmente  il mio pensiero riguardo ai diversi aspetti del problema  e pertanto, per non dover stare a riscrivere il tutto, vi rimando, cari lettori  cittadini ed interlocutori  a quanto già scritto e rintracciabile nel sito del nostro giornalino.
Devo tuttavia ammettere e amaramente constatare che il disinteresse verso i destini di piazza Sasdelli è abbastanza diffuso. 
Con  poche e crude parole credo di poter amaramente affermare che in fondo alla maggioranza dei Casolani  non gliene frega niente della salvaguardia delle funzioni e delle caratteristiche urbanistiche e storiche di piazza Sasdelli, L’importante è poter parcheggiare e risparmiarsi dieci, venti passi per raggiungere il centro … ma quale centro?
La cosa che più mi mi ferisce e colpisce negativamente  è constatare quale sia il ragionamento di base su cui molti giustificano la scelta della “piazza garage” : - Ma sì! .. ma di cosa ti preoccupi, cosa te ne frega, tanto questo è un buco di paese che sta morendo”-
 Ora se per qualche aspetto ( decremento demografico e fuga di molti giovani) questo pensiero  contiene purtroppo qualche germe di verità, per molti altri invece non tiene conto di certe realtà ed iniziative dinamiche, vitali ed effervescenti  che, nonostante un certo spopolamento, il paese mantiene e che magari non sono tali nei paesi circostanti. Mi è capitato recentemente di  ascoltare commenti di Riolesi e Brisighellesi sui loro paesi  raffrontati con quanto succede a Casola e, con mia sorpresa, ho potuto constatare come Casola sia ritenuta molto più vivace e creativa. Perché allora su certi temi scegliere lo “squash”? … ripeto,  senza  alcuna reale e seria necessità che lo giustifichino?
Alessandro Righini
 

 

 

 

 

Blank Under the Map

I saatelliti delle serie Sentinel sono in grado di fotografare e mostrarci ogni angolo del pianeta e i suoi cambiamenti ogni tre giorni. Vista sotto questa prospettiva, la Terra potrebbe sembrare un posto immerso in un eterno presente, privo di angoli bui. Un posto dove ormai parrebbe impossibile trovare luoghi blank on the map: spazi vuoti sulle carte, capaci di affascinare e raccontare nuove storie proprio perché ancora ignoti. Fortunatamente per la nostra fantasia e umanità, gli speleologi sanno che l’ignoto e l’esplorazione sono un qualcosa ancora oggi vivo e reale. Qualcosa di cui per ora non vediamo la fine. Le chiazze bianche si sono solo spostate divenendo blank under the map, al riparo dall’occhio indiscreto di Sentinel. Seguendo le strade segrete dell’aria e dell’acqua la geografia della Terra è ancora una via da esplorare e percorrere con il proprio corpo. Se poi l’acqua che si decide di seguire è tanta, si possono avere belle sorprese. Come speleologo sono cresciuto leggendo e sognando sui racconti delle esplorazioni di Minye, Nare e delle altre incredibili grotte della Nuova Guinea. Luoghi dove roccia, acqua e vuoto si sono alleati: decisi a rendere difficile la vita agli esploratori. La speleologia tropicale non è tutta uguale. Dopo oltre vent'anni passati ad organizzare spedizioni a cavallo dell'equatore, con gli amici del nostro gruppo ci siamo domandati se non fosse arrivato il momento di andare a caccia di qualcosa di diverso. Non solo chilometri di grandi gallerie fossili, ma anche qualcosa dove l'acqua fosse la vera padrona dei luoghi. La domanda che ci poniamo è semplice: dove si trova il fiume sotterraneo con la maggiore portata? E sopratutto è mai stato esplorato? Nel 2012 sotto il coordinamento del gruppo Acheloos Geo Exploring, nasce così il progetto Call for river, proprio con obbiettivo la documentazione e l’esplorazione dei fiumi sotterranei con il maggiore regime idrico esistenti sul pianeta.

 

Call for river...

Tra carte topografiche, immagini satellitari e calcolo dei bacini idrogeologici scopriamo così come inaspettatamente molti dei maggiori corsi d'acqua sotterranei del pianeta siano ancora inesplorati e in molti casi mai documentati. Il grosso si concentra nell'area del Sud Est Asiatico e dell'Oceania e indubbiamente sull'isola della Nuova Guinea sembrano esserci obbiettivi realmente grandiosi. Nel 2016, una survey nella Bird’s Head, penisola settentrionale di West Papua, parte indonesiana dell'isola, ci convince oltre ogni dubbio. Obbiettivo i grandi trafori idrogeologici e i sistemi carsici che il fiume Aouk-Kladuk ha creato lungo la sua vallata. Con una lunghezza di oltre 250 chilometri su un bacino di oltre 4000 km², si tratta di uno dei principali corsi d’acqua nella Bird’s head peninsula. Originato dal versante meridionale della catena dei monti Tamrau, scorre verso sud-ovest attraversando la grande area carsica del plateau di Ayamaru fino a sfociare nel mare di Seram. La posizione del suo bacino a ridosso della catena montuosa, fa si che intercetti un altissimo regime pluviometrico, che nella parte alta supera i sei metri annui di precipitazioni, portando il corso d’acqua ad avere alla foce una portata stimata nell’ordine di oltre 300 metri cubi al secondo. Proprio la verifica sul campo e l’inizio delle esplorazioni, ci ha confermato che l’Aouk-Kladuk, potrebbe essere quello che stavamo cercando. Lungo la sua vallata il fiume ha infatti creato una serie di grotte e trafori che in alcuni tratti arrivano ad avere una portata media stimata in oltre 180 metri cubi al secondo. Un luogo fatto di acqua e di pietra che s’intreccia con la storia e la mitologia dei Mey Mare, la popolazione che abita le foreste di questa parte della piana di Ajamaru, ma anche con le storie degli antichi esploratori della Nuova Guinea. Odoardo Beccari, primo europeo che visitò l’interno della penisola nel 1873, esplorando la valle del fiume Wa Samson, arrivò a circa una dozzina di chilometri dal fiume Aouk. Ma nel suo ultimo viaggio nel 1875 si reco presso la sua foce, nel golfo di Samei da dove riconobbe e per primo descrisse la lunga dorsale di coni calcarei dove scorre il fiume. Alcuni decenni più tardi, nel 1914 il tenente Gustav Ilgen al comando di una pattuglia di esploratori olandesi riuscì invece a raggiungere e fotografare proprio l’imbocco di uno dei trafori. Nella carta che contribui a produrre, una piccola sigla segna per la prima volta l’esistenza di una parte del corso sotterraneo dell’Aouk. A oltre un secolo da quel primo e unico segno su una carta geografica, la nostra spedizione si propone di seguire il fiume lungo il suo corso, tentando l’esplorazione e la documentazione di questo incredibile patrimonio geologico. Perché anche oggi, nell’era dei satelliti, è ancora tempo per andare a caccia di luoghi e di nuove storie da raccontare.

 

0°57'25”S 132°20'18”E Waykut: unconventional Speleo

Il primo impatto con il grande fiume e le sue grotte è sempre traumatico. Quando lo scorso anno abbiamo iniziato le esplorazioni, alla fine ci siamo salutati sull'onda di un Banjir: più che una piena, un vero e proprio tsunami di fiume. Nonostante tutta la nostra buona volontà, qui di stagioni secche proprio non se ne parla: diciamo che semplicemente non esistono. Cosi anche questa volta i giorni passano esplorando gallerie tra una piena e l'altra. Questa volta quando va bene si gioca con trenta o quaranta metri cubi d'acqua al secondo, quando decide di piovere e va male... beh in quel caso è meglio uscire molto rapidamente. Giocare con così tanta acqua in grotta è strano. C'è un limite sottile che separa il molto divertente dal molto pericoloso. Un limite fatto di velocità dell'acqua, turbolenze, trappole e tronchi. Una speleologia diversa dal solito, dove è tutto un mischiare tecniche e attrezzi. Cosi accanto a caschi e attrezzi da grotta, compaiono corde galleggianti, giubbetti di salvataggio, moschettoni a sgancio rapido, arpioni, taglisagole e perfino una variante delle piccozze da ghiaccio: costruita apposta per risalire controcorrente. Dimenticavo: ovviamente gli immancabili Packraft, i kayak gonfiabili per navigare gallerie e rapide sotterranee! Il tutto per provare a dimenticarci che il fiume e la sua voce fanno veramente paura. D'altronde il luogo esige sicuramente rispetto: Waykut, il luogo delle eclissi, ovvero l'enorme portale dove il fiume scompare, ma anche dove si avviano i morti: la madri e i padri che diventeranno antenati. Antenati dei Mey Mare, ovvero del popolo che abita da tempi immemorabili queste foreste. Aouk è la loro voce. Ma visto che è il fiume dopo il suo viaggio nel sottosuolo ha scavato anche una via per uscire nuovamente alla luce, il luogo da cui ricompare è al contrario uno spazio di nascita e vita. Quan: l'immagine stessa della donna pronta per partorire. Nei racconti del nostro amico Samuel, morte e rinascita si uniscono nel corso sotterraneo del fiume Aouk. Morte e rinascita: devo dire che questi pensieri mi passano nella mente mentre scendo la lunga calata di oltre 150 metri che ci permette di atterrare direttamente davanti al portale. Non è tanto l'altezza a mettere pensiero, quanto la roccia a cui sono attaccato. Calcarenite del Miocene, ovvero un calcare corallino pieno di conchiglie e sabbia. Marc quando l'ha vista ha detto di non aver mai trovato una roccia peggiore per fare armi e piantare chiodi. Siamo stati tutti perfettamente d'accordo. Mentre scendo, guardo perplesso le grosse viti da 12mm di diametro che abbiamo fissato. Thomas è stato più di mezz'ora appeso alla ricerca di un pezzo di roccia solida in cui avvitarle. Il suo ultimo messaggio via radio prima di scendere è stato un laconico “Ok! Ne ho trovato un pezzetto solido grande come una mano!”. Nonostante tutto, alcuni giorni dopo, stringendo in mano la fine dell'ultima corda a disposizione, dobbiamo accettare a malincuore che anche questa volta il fiume è stato più forte di noi. E' buffo essere in mezzo ad una galleria larga quasi quaranta metri, alta oltre settanta e non poter proseguire. Andare avanti a nuoto o in Kayak, non sarebbe certo un problema. Ma in questo tratto, con le sponde completamente e verticali e la fortissima corrente, senza un traverso di sicurezza non ci sarebbe modo di tornare indietro. In tre settimane con l'esplorazione di circa sei chilometri di enormi gallerie abbiamo cominciato a dare una forma ai trafori del fiume Aouk. Una river cave veramente unica, che con i suoi circa 50 metri cubi di portata media, si pone sullo stesso ordine di grandezza della Xe Bang Fai in Laos o del sistema Gebihe in Cina, ovvero tra le due tre più grandi dell'intero pianeta. Ovviamente è solo un arrivederci e la partita con Waykut è solo rinviata al prossimo anno.

 

Kladuk_Ilgen sink

L'Aouk è un fiume che ha tante storie da raccontare, cosi strada facendo decide di cambiare nome è diventare Kladuk. Ormai è enorme, ha oltre 2800 chilometri quadrati di bacino su cui piove sempre: raramente il suo colore non è scuro e limaccioso. Siamo più vicini al mare che alle montagne, ma lui ancora non si è levato il vizio di scomparire sottoterra. Questo è il nostro secondo obbiettivo. Un traforo potenzialmente assurdo percorso da un fiume con una portata stabile di 130-180 metri cubi di acqua al secondo. Le immagini satellitari ci mostrano chiaramente il punto dove il fiume scompare e quello dove ricompare in una enorme rapida di acque bianche. Nel mezzo alcune grandi chiazze nere hanno tutta l'aria di enormi pozzi dove provare a scendere. Quando arriviamo davanti al grande lago dove s'inghiotte, riconosciamo la foto fatta oltre un secolo fa dal tenente Gustav Ilgen, mentre esplorava questa parte della Nuova Guinea. Come allora una enorme catasta di legna ricopre come una lastra di ghiaccio lo specchio d'acqua. Sembra di camminare su terreno solido, ma sotto di noi scorre il fiume. Sul fondo la parete e una bocca larga e bassa. Ci avviciniamo con circospezione, un grande antro prosegue all'interno fino a quella che sembra una parete, un sifone. Qui non si può ne nuotare ne camminare e anche il resto serve a poco, non ci resta che tentare la risorgente a valle. Se a monte il Kladuk scompariva quasi silenzioso nel grande lago, qui dove esce ruggisce con tutta la sua forza. Più che rapide sono vere e proprie onde e anche se è praticamente in magra saranno oltre cento i metri cubi che sputa verso di noi. Purtroppo anche da questo lato l'acqua esce sotto la parete e non ci resta che contemplare la più grande risorgente carsica del pianeta. Nel vicino villaggio di Saluk, conoscono bene il loro fiume e la sua abitudine a nascondersi nel sottosuolo. Cosi il loro Re ci accompagna presso una di quelle macchie scure a metà strada. Dall'alto il ruggito è inconfondibile, sotto questo Tiankeng scorre il Kladuk. Tra foresta e pareti, una lingua d'acqua torna a giorno per settanta metri traversandolo da un lato all'altro. Lo spettacolo è grandioso. Purtroppo anche qui due sifoni ci sbarrano la strada. Abbiamo ancora pochi giorni a disposizione; mentre risalgo penso che avendo più tempo, forse cercando meglio potremmo avere più fortuna. Eppure, allo stesso tempo sono contento di aver vissuto questo luogo incredibile. Pensandoci bene, mi sembra ovvio e giusto che il fiume sotterraneo più grande del pianeta abbia deciso di conservare intatto il suo buio e il mistero. Almeno fino alla prossima spedizione...

 

Andrea Benassi

 

 

Partecipanti: Andrea Benassi (Società Speleologica Saknussem), Ivan Vicenzi (Gruppo Speleologico Sacile), Thomas Pasquini (Gruppo Speleologico Piemontese); Katia Zampatti (Gruppo Speleologico Brescia), ; Riccardo Pozzo (Gruppo Speleologico Biellese); Tommaso Biondi, Marc Faverjon e Paolo Turrini.

Un ringraziamento agli sponsors che con il loro appoggio e fiducia hanno reso possibile la spedizione: Petzl; Rodcle Equipment; Korda’s; CT Climbing technology; Kikko Lamp; Repetto Sport; Enomad; AlpackaRaft; Società Geografica Italiana; Società Speleologica Italiana; Museo di Storia Naturale di Firenze; Museo di Sgtoria Naturale di Verona; Unione dei Comuni della Romagna Faentina; Parco regionale della Vena del Gesso; Parco regionale delle Dolomiti Friulane.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua la nostra esplorazione dei casolani che hanno fatto della musica un lavoro oppure che la vivono con grande passione. Abbiamo visto come nuovi gruppi rock stanno nascendo e crescendo in questi anni. Oggi rispolveriamo una “vecchia gloria” della musica casolana, chitarrista dotato di talento, grintoso, amante dell’heavy metal e di tutto quello che vi ruota intorno, fondatore dei Backlash ad inizio anni Novanta. Marco Campoli. Ovviamente a Casola lo riconosciamo più per il suo lavoro da ingegnere ma ho scoperto che in questi anni non ha abbandonato la sua Gibson Les Paul.

Ciao, facciamo un piccolo riassunto per i più giovani e per i più distratti. Tutto inizia molti anni fa. Ti abbiamo sempre visto con una chitarra elettrica in mano. Come è nato il tutto?

Fin da piccolo ho seguito i classici corsi di musica per bambini, senza che una vera fiamma si accendesse in me. Poi, ai primi anni delle superiori, mi accorsi che le cassette che alcuni ragazzi più grandi mettevano a tutto volume nella corriera per Faenza delle 06:50 facendo infuriare l’autista di turno, mi piacevano parecchio. Ma il battesimo di fuoco è avvenuto con il mio primo concerto dei leggendari Iron Maiden nel 1992.

Poi ci sono stati i gruppi casolani. Hai un ricordo in particolare?

Negli anni ’90 a Casola c’era un incredibile fermento musicale, probabilmente frutto di un irripetibile momento per la musica rock da cui anche noi eravamo travolti. Ricordo i Mirrors, i Lesti, gli Aldamera, … e le serate dei Backlash (con Nicola, Lorenzo e Simone) a tutto volume alla piscina, in piazza, al cinema, con vari gruppi dei più disparati generi musicali (con anche una non dichiarata competizione): quando era il nostro turno, era immancabile lo stop con la pattuglia dei Carabinieri che interveniva per sedare i nostri rumori molesti!

Già da tempo sono nati i “Vicolo Inferno”. Raccontaci qualcosa della band e del vostro suono.

Con i Vicolo suoniamo del 2003, da quando, tramite un messaggio affisso in una bacheca di una scuola di musica di Imola, ho conosciuto il cantante Igor. Nella prima formazione schieravamo alla batteria anche Simone, un altro ex casolano trapiantato in città. Da allora abbiamo suonato con vari avvicendamenti di formazione, un po’ in giro, in una marea di locali… anche se in alcuni non sarebbe valsa proprio la pena! Il sound di noi “rockers della domenica” è un hard rock metal bello tosto e sanguigno, con qualche fondamenta nel grunge, ma non sono molto bravo a definire i generi… ti garantisco però che il volume è sempre quello dei vecchi tempi!

Tra noi appassionati di musica ti associamo ad un certo stile musicale, all’heavy metal che nonostante il passare del tempo continua ad avere un pubblico affezionato, interessato, partecipe, una sorta di fedeltà  Che cosa ti lega a quel mondo che non è solo musicale, ma anche un’attitudine, uno stile, un immaginario ben preciso?

Sicuramente l’attitudine rock è qualche cosa che non si riesce a trasmettere se non fa parte di te… anche se ormai i media definiscono rock un sacco di cose che con il rock non hanno nulla a che fare. Hai l’impressione che il pubblico la possa percepire mentre suoni ad un concerto e ti restituisca energia positiva.

Molti gruppi ambiscono alla produzione e alla pubblicazione di un proprio album, magari senza grandi pretese di sfondare ma per concretizzare un progetto musicale. Nel vostro caso ho letto che avete pubblicato due album.

Dopo il primo mini “Hell’s Alley” autoprodotto nel 2005, nel 2013 abbiamo pubblicato “Hourglass” e nel 2017 “Stray Ideals” con l’etichetta di Brescia logic(il)logic Records che ci cura distribuzione e promozione… peccato che oggi ormai vendere un cd è un’impresa titanica!!! E’ sempre più necessario esporsi su piattaforme con video, dirette, … Il livello richiesto delle produzioni è molto alto, la concorrenza è spietata (le nuove generazioni sono tecnicamente preparatissime). Cerchiamo di difenderci con un po’ di esperienza… anche se il tempo a disposizione è sempre meno.

Ho saputo che con la tua band avete fatto anche un mini tour in Inghilterra. Immagino sia stata un’esperienza elettrizzante, il sogno di ogni ragazzo che inizia a suonare.

Eh sì, il sogno di ogni ragazzo… anche se quando siamo partiti non ero proprio un ragazzo ma un quarantenne con una terza figlia appena nata.

Non ti immaginare però il classico tour in hotel a 5 stelle!!! Considera che il primo stop c’è stato alla partenza alle 03.30 sotto casa di Igor quando Carabinieri di Imola ci hanno fermato, pensando stessimo svaligiando il palazzo: sono entrati nella via in contro mano a sirene lampeggianti spiegate e… “chefffffate e dddddove ve ne annnnate a quest’ora ehhhhh??” e noi “andiamo in Inghilterra”… loro “mizzzzzzegha e peccchè nunciannnnnate n’aereo???”!!! E’ stato benaugurante... 6 concerti in 8 giorni, 4000 km sul nostro jet privato (un impagabile furgone stipato di attrezzatura e strumenti da caricare e scaricare), il ponte del traghetto sulla Manica all’alba, speronamenti in rotonde prese contro mano, pasti gratuiti offerti da un gruppo di Evangelisti che ci avevano preso per homeless e ci volevano a tutti i costi a cantare nel coro della loro “Church”, pernottamenti in posti dove neanche Bear Grylls avrebbe soggiornato.

Proprio per questo è stata un’esperienza unica. Non ti nascondo che qualche serata memorabile c’è stata tipo quella al The Duke in Galles o quella al Dublin Castle di Camden a Londra, con personaggi che cantavano a squarciagola sotto il palco, non chiedermi cosa però, non saprei dirtelo… di sicuro ci sono alcune storie da poter raccontare ai nipoti.

Ovviamente l’età avanza, lo dico scherzando ovviamente, ma il sogno di fare il grande salto nel mondo della musica è un sogno oramai riposto in un cassetto oppure rimane vivo?

Oggettivamente ho smesso di credere nella possibilità del grande salto nel 1994 ma in pratica ci si prova sempre come il primo giorno!

 

Grazie

 

Intervista a cura di Riccardo Albonetti

 

 

Era un po' che non lo vedevo in giro. Ho immaginato fosse ricoverato. Allora ho chiesto a chi poteva sapere e ho imparato che Gabriele Suzzi è morto.

Detto Mamola.

Interpreto il silenzio attorno a questa triste notizia come una forma di riservatezza. Come l'intenzione di non voler disturbare. Caro Gabriele io ti conosco, tu non disturbi affatto.

Lo soprannominammo così per via della sua somiglianza col pilota motociclistico Randy Mamola. Era il 1979, avevamo 15 anni e noi ragazzini gravitavamo attorno all'officina di Mino, al Macello e Gabriele aveva sguardo, naso, capelli e lentiggini, la faccia da bambino insomma, di Mamola.

Da bambini siamo stati grandi amici. Gli unici,lui e io, all'età di 4 anni (parlo del 1968, quindi) a ritrovarci liberi, fuori dall'asilo, nei territori del vecchio campo sportivo.

Io che l'ho conosciuto bambino, ricordo il passamontagna, la giacca a vento e i pantaloni lunghi, ma di maglia (si usava così allora) mentre io portavo ancora le braghe corte, ma soprattutto ricordo suoi i guanti con le dita tagliate che nelle giornate terse portava alla bocca per soffiarvi sopra l'alito caldo. Per noi, bambini selvatici, dicembre era come marzo e marzo come agosto.

Quante battute di pesca con le mani, cercando le tane di barbi e cavedani sotto i sassi del fiume dal Cantone a scendere fino ad Arsella, riempendoci le mutande dei pesci più grossi e tirandoci in faccia quelli più piccoli. Allora, l'unica differenza rilevante fra noi era la statura. Io di febbraio, lui di marzo, io ero decisamente più alto. Poi le cose cambiano, la vita prende le strade sue, eventi più grandi di noi, profili già tracciati,  decidono il nostro destino e senza che  possiamo averne contezza. Lui in fonderia, io a scuola, ovvio. Come avremmo potuto essere lungimiranti?

Nessuno può ignorare come le cose, nel volgere di una brevissima stagione sbagliata, siano andate malissimo per Gabriele.

Tutti sappiamo come più di ogni altro abbia pagato duramente e senza sconti i propri errori.

Vorrei solo dire che Gabriele Suzzi è stata la persona più buona di cuore e più candida che io abbia mai conosciuto.

Negli ultimi anni ci incrociavamo, due frasi: come va? Bene, e tu?  Poco di più. Qualche chiacchiera su quel tempo remoto. Quand'è che andiamo a pescare? Il suo modo di sorridere ironico e profondamente mite: lo stesso di allora.

Sono certo che se ci fosse un paradiso lui siederebbe non distante dalla mensa del Padre.

Lo stimavo e gli volevo bene.

C.M.