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- Scritto da Benedetta Landi
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Il 29 luglio 2021 è stato battezzato come l’Earth overshot day, ossia come il giorno in cui sono finite le risorse naturali disponibili per quest’anno. A partire da quella data, che ogni anno si sposta un po’ più indietro sul calendario, possiamo considerarci in debito con la Terra, poiché stiamo sfruttando più risorse di quelle che essa può offrirci.
Si inizia pian piano a parlare di politiche per realizzare una transizione ecologica, per coniugare sviluppo e tutela dell’ambiente… ma quanto facciamo tutti noi, ogni giorno, perché questa transizione sia veramente possibile?
Il tempo stringe, non c’è più tempo per le chiacchiere. Non possiamo più permetterci di sfruttare in questo modo il nostro pianeta, lo stiamo portando allo stremo.
Eppure ancora troppo spesso vedo rifiuti a terra, raccolta differenziata fatta nel modo sbagliato (o addirittura non fatta), abuso di imballaggi di plastica…
È per questo motivo che da oggi partirà una nuova rubrica sullo Spekkietto, che come titolo avrà il gioco di parole “MI RIFIUTO”. In ogni numero saranno presenti delle foto “segnaletiche”, accompagnate al massimo da una breve didascalia. Niente articoli, se non questo breve trafiletto di presentazione. Vedrete solo immagini significative, che avranno lo scopo di stuzzicare un po’ le coscienze e far riflettere sui problemi ambientali.
Perché tutti, nel nostro piccolo, possiamo fare la differenza. Basta volerlo. Il cambiamento dipende da noi. Basta rimandare, è arrivato il momento di intervenire.
(Spreco inutile di plastica)
(Parco Pertini, rifiuti gettati a pochi metri dal cestino)
Benedetta Landi
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- Scritto da Mimi Pozzi
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16/08/2021 un messaggio su whatsapp: "Ciao Marghe, so che sei in ferie ma il Coordinamento Regionale Emilia Romagna delle Unità di strada* ha chiesto disponibilità per il Free Party " Space Travel" di Valentano"
Prima reazione: che razza di legna (tradotto in gergo casolano: entusiasmo potente, disponibilità massima).
Seconda reazione: siamo in mezzo ad una pandemia mondiale, ha senso?
Considerazione finale: dato che il Rave c'è è giusto esserci.
Esserci, presenti e attenti. Esserci nel rapporto con le persone, la relazione come significato e valore di quello che facciamo. Esserci perché mi interessa quello che ti sta succedendo. Esserci perché voglio fare la mia parte, poter aiutare le persone a preservare la salute, pur tenendo conto del consumo di sostanze.
Senza preconcetti, senza giudizi morali ma con informazioni utili che possano metterti nella condizione di non incorrere in rischi o pericoli. Cercare di ridurre i danni nei contesti del divertimento.
A Casola sono conosciuta come Mimì, formalmente sono Margherita Pozzi e dal 2016 lavoro al Servizio Dipendenze Patologiche di Forlì come educatore professionale.
Nell'ambito degli interventi finalizzati al contrasto e alla prevenzione delle dipendenze le unità di strada svolgono funzioni di prossimità sul territorio intervenendo tramite informazione, sensibilizzazione e riduzione dei rischi nei contesti del divertimento e attua interventi di riduzione del danno rivolti a persone con dipendenza patologica nel contesto di strada. La nostra Unità di strada si chiama "Info.Pusher" tradotto: spacciatori di informazioni. Dietro ad un banchetto "di sostanza" diamo la possibilità di fare l'etilometro gratuitamente e diamo informazioni "stupefacenti" rispetto ai consumi e ai rischi connessi. Ci presentiamo come Servizio e cerchiamo di monitorare le situazioni urgenti dove è necessario intervenire.
Ma torniamo al Rave: si arriva al Rave alle 8 e 30 a Valentano. Per prima cosa vediamo posti di blocco delle forze dell'ordine alle entrate/uscite del Free Party. Controllano i nostri documenti, diamo i riferimenti dei Responsabili del coordinamento e gli raccontiamo brevemente che cosa andremo a fare. Ci salutiamo facendoci l'in bocca al lupo a vicenda.
Arriviamo alla postazione operativa, la chill out: lo spazio di decompressione, poco più dislocato rispetto alla "festa", provvista di materiale sanitario e generi di conforto.
Incontriamo colleghi da tutta Italia ed il responsabile di turno, ci informa della situazione precedente e attuale; spiega il materiale presente e gli interventi che si andranno a fare durante la giornata.
Da operatori Ser.D. (Servizio Dipendenze Patologiche) era il nostro primo rave, un gigante rave!
Si presentava come un campo enorme con parcheggiati numerosi camper, camion, incredibili mezzi di trasporto modificati, anzi trasformati, tante persone che si spostavano nelle varie postazioni sound. Differenti spazi decorati, con davanti muri di casse, musica elettronica di svariati generi suonata da diversi dj. Le persone ballavano con vestiti originali e trasgressivi, in allestimenti magici, quasi fantasy.
I così detti "fuori dal sistema".
Un vero e proprio viaggio in un altro spazio. Uno spazio pieno di fascino, di originalità e curioso.
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- Scritto da Benedetta Landi
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Ho intervistato Matteo Termali, un giovane Casolano con una passione e un talento particolari. Matteo è un cercatore di tartufo DOC, e da qualche anno ha affiancato a questo suo interesse anche la realizzazione di vanghetti e attrezzature per la ricerca del tartufo. Si tratta di un’attività artigianale molto particolare, che Matteo realizza con cura e dedizione.
Matteo, com’è nata la tua passione per la ricerca del tartufo?
È nata quando ero ancora un bambino, grazie ai miei nonni. Dopo la scuola indossavo vestiti vecchi e scarponi e mi avventuravo assieme a loro in mezzo ai boschi, alla ricerca di funghi e tartufi. Non appena ho preso la patente, sono diventato un cercatore indipendente, anche se questo non possedeva il fascino delle giornate trascorse assieme ai miei nonni! Allora non avevo cani o attrezzature mie, così utilizzavo le loro… fino a che non ho preso il mio primo cane e non ho iniziato a creare io stesso gli strumenti necessari.
Com’è nata l’idea di produrre questi strumenti?
L’idea di produrre vanghetti è nata quasi di pari passo con la passione della ricerca del tartufo. Cercavo infatti un attrezzo adatto alle mie esigenze, ma sul mercato non trovavo niente che mi soddisfacesse. Per me un vanghetto è un accessorio, così come lo possono essere un paio di scarpe o un paio di occhiali: lo devi sentire tuo, e deve darti emozione quando lo usi. Ho così iniziato a lavorare il legno e l’acciaio per dare vita a qualcosa di mio. Sono riuscito a realizzare uno strumento funzionale, e nonostante fosse il primo era già abbastanza curato nei dettagli, come piace a me.
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- Scritto da Nicola Rinaldi Ceroni
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Intervistiamo l’assessore Flavio Sartoni che da ottobre 2020 è entrato nella Giunta comunale con le seguenti deleghe: Turismo, Cultura, Biblioteca, Associazionismi, Politiche e servizi ambientali, Politiche per l’integrazione, Scuola pubblica istruzione, Politiche giovanili e Sport. Per onor di cronaca ricordiamo che il Sindaco Giorgio Sagrini ha conferito l’incarico dopo alcuni mesi dalle dimissioni di Marco Unibosi per ragioni lavorative e non politiche. Con l’ingresso di Sartoni in Giunta il Sindaco ha pensato di rivedere la distribuzione delle deleghe. È buona abitudine di un organo di stampa fare domande a chi, in un determinato momento, ricopre un incarico pubblico, ma poiché le deleghe sono tante, in questa intervista cercheremo di concentrarci solo su alcuni temi, non necessariamente i più importanti, ma quelli che oggi pensiamo meritino una certa attenzione.
Cosa ti ha spinto ad impegnarti così tanto per Casola?
Perché fin da quando sono arrivato a Casola nel “lontano” 2002 mi sono reso conto che è un paese speciale, diverso da tutti gli altri. Mi rendo conto che possa sembrare una risposta fin troppo semplice, ma credo che a Casola sia presente un fortissimo senso di comunità che ti porta a desiderare fortemente di farne parte. Personalmente sento il forte bisogno di mettermi in gioco, e non per “apparire” od “elevarmi”, ma per contribuire per quanto posso, a preservare l’anima e l’identità di un paese che ho imparato in poco tempo ad amare e in cui ho trovato tutto quello di cui avevo bisogno. Mi sono fatto un po’ di ossa in Pro Loco, e lì sono venuto a contatto con persone speciali che mi hanno insegnato a prendersi cura del posto in cui si vive. Il volontariato ti insegna molto, ti accresce e arricchisce, e il passo fino a ruoli più “istituzionali” non è poi tanto lungo. Certo, cambiano temi, ruoli e sicuramente responsabilità, ma l’importante è mantenere viva quella voglia di fare, a volte forse ingenua, ma sicuramente onesta e caparbia.
Stiamo vivendo un momento non buono per il turismo. Gli effetti del Covid hanno fatto saltare molte feste e manifestazioni molto importanti per Casola che vive in piccola parte anche di turismo. Avete qualche idea per rilanciare e rinnovare le nostre feste paesane? Negli ultimi anni, cosa che sta avvenendo in molte realtà, i paesi hanno cercato di trovare un brand. Casola ha scelto di puntare tutto su “Paese delle erbe e dei frutti dimenticati”. Mi viene in mente l’idea del calendario “CasolAromatica”. Credete che sia ancora questa la strada da percorrere o ci sarà qualche strada nuova?
Credo che il tema Erbe e Frutti Dimenticati abbia ancora un grande valore e un infinito potenziale. Negli anni passati diverse persone hanno portato avanti un grandissimo lavoro per riuscire ad identificare Casola, e spesso dimentichiamo che hanno fatto un piccolo miracolo, inventando un brand fondamentalmente dal nulla, cosa che pubblicitari professionisti possono provare a fare per anni senza riuscire a combinare nulla. Negli anni novanta e nei primi duemila Casola è stato per davvero il “Paese delle Erbe e dei Frutti Dimenticati”, tutti ricordano le folle che accorrevano a visitare il mercatino serale, le erbe officinali piantate un po’ ovunque e la splendida Strada della Lavanda. E’ evidente che negli anni, per una serie svariata di motivi, l’entusiasmo, la cura e l’attenzione sono andati gradualmente diminuendo. Credo che sia da folli buttare via lo straordinario lavoro fatto, e penso che questi temi vadano riaffrontati con estrema urgenza, scegliendo senz’altro strade e soluzioni diverse, ma consci del fatto che non è troppo tardi, e che il tema “Erbe e Frutti” può rappresentare ancora un trampolino di lancio per il turismo e l’economia casolana. Fortunatamente esiste ancora una realtà molto forte, quella del Giardino delle Erbe Augusto Rinaldi Ceroni. Penso che ad oggi ci sia bisogno da ripartire dalla base, progettando un’intensa valorizzazione del verde urbano con la piantumazione di lavanda e altre erbe aromatiche, al fine di riguadagnarsi lentamente la denominazione di Piccola Provenza e presentare ai visitatori un paese ricco di colori e profumi. Sono certo che un progetto di questo tipo e strutturato con accuratezza possa trovare ampio consenso tra abitanti di Casola, e rappresentare un nuovo punto di partenza. Oltre a questo, coltivo da sempre il sogno di portare a Casola musica e artisti importanti. L’attuale situazione non permette nemmeno di pensarci, ma quando le cose si sistemeranno mi piacerebbe considerare seriamente la possibilità di organizzare concerti e rassegne musicali che possano identificare ulteriormente Casola. Il nuovo panorama musicale offre scelte e possibilità raggiungibili, che farebbero felici anche i nostri ragazzi più giovani. Dobbiamo ricordare che quando si parla di feste ed eventi gli attori principali sono le varie associazioni che li organizzano. Di una cosa sono certo, questa amministrazione (ed io per primo), è pienamente conscia che senza il loro lavoro prezioso sarebbe impossibile concretizzare qualsiasi progetto, e farà di tutto per aiutarle e supportarle in qualsiasi momento.
La pandemia ha costretto e spronato le persone a riscoprire il piacere di stare a contatto con la natura ed anche noi Casolani ci siamo accorti della bellezza del nostro territorio. Tanti sono gli sport che si possono praticare nel nostro territorio. Molti comuni stanno promuovendo in maniera insistente il turismo sportivo. Riolo Terme, per esempio, sull’onda dei Mondiali di ciclismo, sta puntando anche sulla bici proponendo diversi percorsi tematici sia per MTB che per bici da strada. Quali sono le opportunità già presenti a Casola? Avete delle nuove proposte da sviluppare nei mesi a venire? Non avete pensato ad una sinergia ad esempio tra i comuni collinari dell’Unione dei Comuni?
Questa domanda mi permette di comunicare che Casola Valsenio è da pochi giorni diventata partnership di un progetto molto importante ideato dalla Coop Trasporti di Riolo in collaborazione con il comune di Riolo Terme e coordinato da IF Tourism Company: il Bike Hub Valle del Senio. Il progetto è partito da Riolo ma sta velocemente interessando tutti i Comuni dell’Unione e sono certo potrà rappresentare un importante trampolino di lancio per il nostro territorio. Oltre a questo, come molti avranno notato, stiamo portando avanti il progetto “Sentieri nel Territorio di Casola Valsenio”. Grazie ad un bando regionale dedicato alla sentieristica, siamo riusciti ad aggiudicarci i fondi per ultimare gli interventi sul progetto, che prevedono una revisione della carta e dei tracciati, la posa di bacheche informative in luoghi strategici del paese e la promozione del progetto a livello nazionale. L’epidemia non ci ha ancora permesso di valorizzarlo a dovere, ma sono certo che questa è la strada giusta. Casola possiede itinerari fantastici che aspettano solo di essere scoperti. Il turismo green è esploso e noi abbiamo tutte le carte in regola per accoglierlo alla grande. Il progetto dei Sentieri è stato ideato, realizzato e difeso con i denti da due persone che stimo moltissimo e che non mi stancherò mai di ringraziare: Massimo Tabanelli e Oriano Baracani. Grazie a loro Casola potrà vantare una rete di sentieri chiara, estesa e di immenso valore turistico.
Parliamo ora di Ambiente: come ha funzionato la raccolta differenziata da quando sono stati inseriti i diversi cassonetti in tutte le aree del paese?
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- Scritto da Riccardo Albonetti
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Sicuramente l’AVIS non ha bisogno di presentazioni, infatti è una delle associazioni storiche del nostro paese e da diversi decenni svolge un ruolo importantissimo. Come accade a tutte le associazioni, ci sono dei momenti in cui alla strada consolidata si aggiungono esperienze nuove ed in questo caso si tratta di AVIS GIOVANI. A questo proposito abbiamo rivolto qualche domanda a Lucrezia Camurani, una delle più giovani associate dell’Avis locale e rappresentante dell’Avis giovanile della provincia di Ravenna, e ad Anna Poli, responsabile della sezione Avis di Casola.
Ciao Lucrezia, una domanda personale. Quando sei entrata nell’associazione? Che cosa ti ha spinto a compiere questo passo?
Ciao! Sono entrata nell'associazione a 18 anni, incuriosita da un incontro che avevo fatto al Liceo. Subito ero solo una donatrice, poi ho deciso che volevo diventare una parte attiva di questa associazione. Quello che principalmente mi ha spinto a compiere questo passo è stato il pensiero di poter donare qualcosa di mio a qualcuno che ne ha davvero bisogno, e mi piaceva l'idea di fare volontariato, visto che fino a quel momento non ero in nessuna associazione di questo tipo.
Che cosa fa esattamente AVIS GIOVANI?
Avis Giovani è una sezione dell'Avis composta appunto da ragazze e ragazzi che hanno voglia di dedicare un po' del loro tempo agli altri. Ci occupiamo della sensibilizzazione della fascia più giovane della popolazione verso la donazione, dell'organizzazione di alcuni eventi Avis, e ultimamente stiamo creando varie collaborazioni con altre associazioni per poter fare un bel lavoro d'insieme.
Quanto è importante sensibilizzare la parte più giovane della popolazione alla donazione del sangue?
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- Scritto da Roberto Rinaldi Ceroni
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In una delle brevi uscite locali ammesse nell’ultimo periodo di zona arancione mi è capitato di scendere sotto il ponte dei Monteroni e risalire via Lama. Attraversato il ponte e il mulino ho notato sulla destra che l’aspetto della briglia sul fiume era molto diverso da come lo ricordavo. Tracce di lavori e di movimento terra mi hanno fatto intuire che poteva trattarsi delle attività per la realizzazione di una piccola centrale idroelettrica. Qualcosa di simile come localizzazione e tipo di intervento avevo già avuto modo di vederlo sul Santerno sia alla chiusa di Codrignano sia in quella poco a monte del circuito di Imola.
A distanza di più di mezzo secolo dalle prime pionieristiche produzioni idroelettriche nel nostro territorio comunale ecco che qualcuno si ripropone di sfruttare i piccoli salti d’acqua per questa nobile fonte di energia rinnovabile.
Di anni ne ho giusti giusti per ricordarmi quell’epoca in cui nelle nostre campagne l’energia elettrica apparteneva al futuro e la sera ci si andava a letto con la candela. I miei nonni abitavano a Sommorio e soprattutto d’estate passavo qualche settimana ospite da loro. Non c’era nessuno degli elettrodomestici che oggi affollano le nostre cucine e al centro della sala da pranzo, appeso a un trave, stava il lume a gas.
Gli faceva coppia un piccolo lampadario smaltato con una lampadina a incandescenza che magicamente, col sopraggiungere del buio, dapprima fievole, poi più deciso emetteva un bagliore. Era il momento buono per tirare fuori le carte, aprire un libro, sfogliare un giornale ma bisognava coglierlo in fretta quel momento. La luce dopo un po’ impallidiva, ingialliva e la briscola o l’articolo di giornale andavano conclusi con il lume a gas che però non sempre funzionava a dovere. Mio nonno aveva fatto portare i fili della corrente agganciati a rudimentali pali con quei bellissimi isolanti di ceramica marchiati Richard Ginori, dal mulino della Gattara fino a Sommorio e credo che pagasse un canone o una sorta di bolletta ai Toschi che ne erano i proprietari. Non capivo perché di luce ce ne toccasse così poca. Forse non aveva pagato abbastanza? Forse ne consumavano troppa a valle della linea? Noi, in effetti, eravamo gli ultimi utenti in cima alla valle: più su i fili non erano stati stesi.
Soltanto in seguito ho capito che la produzione di corrente elettrica ( 125 volt, mica la 220 come ora) funzionava così: durante il giorno l’acqua del fiume veniva incanalata nella lunga gora che fungeva da riserva. Quando si faceva buio aprivano la saracinesca, l’acqua cadeva sulle pale e partiva la produzione di elettricità ma terminato il carico nella gora terminava anche la luce. E tutti a nanna.
Nel paese l’illuminazione elettrica arrivò ai primi del secolo scorso. Il mulino Tozzi produceva corrente elettrica e già nel 1914 vennero accese le lampadine nell’antico ospedale di Casola che si trovava accanto alla nostra chiesa arcipretale. Le turbine erano meta di visite didattiche delle nostre scolaresche. Nel suo diario la mia zia rammenta che nel dicembre del 1924 la maestra portò la sua classe a vedere “la macchina che trasforma l’acqua in elettricità. Ho visto un canale che riserba l’ acqua perchè nell'estate il fiume Senio à un piccolo corso”. Infatti il nodo cruciale della produzione idroelettrica del nostro Senio è proprio la grande variablità nella portata che passa da lunghi periodi di secca a piene improvvise per quanto brevi.
Abbiamo intervistato uno dei progettisti della piccola centrale idroelettrica in costruzione presso la briglia di via Lama. Si chiama Marco Giampreti, ha 39 anni ed è originario di Mercato Saraceno, un comune della media valle del fiume Savio. Laureato in ingegneria elettronica da oltre 15 anni si occupa di sviluppare impianti di energia da fonte rinnovabile , principalmente mini impianti idroelettrici.
“Questo lavoro per me rappresenta anzitutto una passione : da sempre mi affascina l’idea che tali impianti possano apportare così tanti benefici alla nostra comunità, producendo l’energia necessaria e al contempo rispettando l’ambienteo In questi 15 anni ho sviluppato diverse centrali idroelettriche lungo l’asta fluviale del fiume Savio, del fiume Reno - compresi i suoi affluenti - e sul fiume Lamone.
D1 Ingegnere con chi sta realizzando la mini centrale?
R1 Con la società Idro-Senio srl che ha sede legale a Bolzano. Io e i miei soci abbiamo deciso di realizzare due piccoli impianti, di cui uno nel territorio di Casola Val Senio e l’altro in comune di Riolo Terme in via Rio Ferrato.
D2 Le energie rinnovabili sul nostro territorio sono state per ora relegate soltanto a qualche impianto fotovoltaico. Per l’energia idroelettrica quello di via Lama è il primo intervento che viene realizzato mentre sul Santerno e sul Lamone sono già stati costruiti alcuni impianti. Quali sono state le motivazioni che vi hanno condotto a scegliere il Senio e quel sito in particolare?
R2 la produzione di energia da fonte rinnovabile, già da tempo ma soprattutto negli ultimi anni e nel futuro, sarà la salvezza del nostro pianeta rappresentando la prima vera arma contro la lotta al cambiamento climatico.
La scelta di quel sito in particolare è stata dettata dalla necessità di realizzare micro-impianti idroelettrici puntuali aventi forte integrazione con il contesto naturale .
Nel caso specifico ciò è avvenuto con l’utilizzo di un salto esistente, formato dallo sbarramento artificiale già presente in loco, sviluppando successivamente un impianto a impatto zero fondato sul concetto “presa e rilascio”, per cui il prelievo dell’acqua avviene a monte dello sbarramento e il rilascio immediatamente a valle dello stesso.
In questo modo non si lascia neanche un metro di alveo naturale senza acqua e questo è di fondamentale importanza per tutto l’ecosistema fluviale.
La realizzazione dell’impianto in questione ha inoltre reso possibile il ripristino della parte superiore della briglia, la quale si era deteriorata nel tempo e che è pertanto stata riportata alla sua originaria forma e funzionalità.
Una volta completata l’opera avverrà il ricongiungimento di due parti dell’alveo - che al momento risultano interrotte dalla presenza dello sbarramento - e questo grazie alla realizzazione della scala di risalita per l’ittiofauna.
Infine la centrale sarà anche un presidio stabile per la cura e il mantenimento di tutta l’area afferente la zona dell’alveo fluviale, in quanto verrà sempre eseguita una corretta manutenzione.
La scelta della briglia di Via Lama è stata dettata dal fatto che, in quel punto, l’ampiezza dell’alveo fluviale permetteva un corretto inserimento dell’impianto nel contesto esistente.
D3 L’impianto idroelettrico che vi accingete a costruire quali obiettivi produttivi potrà riuscire a realizzare? Il nostro fiume ha un regime torrentizio: d’estate va in secca e purtroppo in questi ultimi anni risente di una distribuzione e frequenza delle piogge non certo ottimali per questo tipo di impianti.
R3 L’impianto prevede l’installazione di una turbina a coclea la quale sfrutterà un salto medio di circa 4 mt e una portata massima di circa 4 mc/s, con una potenza di picco pari a 99 kw.
Dopo aver studiato il regime idrologico del Senio è stato scelto un valore di portata massima alto proprio per sfruttare al meglio i momenti di pioggia più intensi .
Successivamente la macchina ha la capacità di autoregolarsi in base alla diminuzione delle portate, fino ad utilizzare il minimo di risorsa disponibile , garantendo sempre al fiume il deflusso minimo vitale che verrà assicurato all’interno della scala di risalita per il passaggio dell’ittiofauna.
Ci attendiamo una produzione attorno ai 300.000 kwh annui, tale da poter potenzialmente soddisfare il consumo medio annuo di 300 abitazioni
D4 Immaginiamo che sul piano finanziario abbiate attinto a contributi pubblici che vanno verso quella transizione ecologica auspicata dal governo e da quanti hanno a cuore la questione del riscaldamento globale. Sul piano burocratico è stata una procedura lunga? Come hanno accolto la proposta l’ente locale e l’autorità di bacino?
R4 In realtà sul piano finanziario al momento abbiamo attinto dalle nostre finanze, e solo un domani quando l’impianto sarà realizzato beneficeremo di un incentivo sulla produzione di energia da fonte rinnovabile.
A livello burocratico l’iter è stato relativamente breve durando poco più di due anni, durante i quali sono stati realizzati i diversi studi ed ottenute le relative autorizzazioni necessarie per la realizzazione dell’opera.
Tali tempistiche sostanzialmente rapide sono però anche merito della buona organizzazione delle amministrazioni con cui ci siamo rapportati a cui è doveroso porgere un ringraziamento, a partire dall’amministrazione comunale di Casola val Senio, all’Unione dei Comuni della Romagna Faentina ARPAE e Protezione Civile , con i quali vi è stato sempre un dialogo costruttivo e collaborativo finalizzato al raggiungimento dei comuni obbiettivi.
D5 Entro quando pensate di concludere l’impianto e quindi di entrare in produzione?
R5 Purtroppo l’avvento della pandemia non ci ha aiutato comportando la necessaria sospensione dei lavori in più riprese. Riteniamo tuttavia di poter avviare l’impianto entro il prossimo autunno 2021.
A cura di Roberto Rinaldi Ceroni
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- Scritto da Paoletta
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10 dicembre, ore 17, in biblioteca…. è un po’ freddo, ma qui posso intervistare tranquillamente Benedetta Landi. Infatti, tra le restrizioni per il Covid e i lavori di ristrutturazione che non sono ancora terminati, l’attività della biblioteca è un po’ rallentata. Siamo munite di mascherine, stiamo alla distanza di sicurezza, ma immediatamente la conversazione scorre piacevole e sembra quasi di essere senza tutte queste barriere.
Sono venuta ad intervistare Benedetta, 26 anni, perché sta per uscire fresco fresco di stampa il suo primo libro.
Quando uscirà il tuo libro, come si intitolerà?
Il libro uscirà a breve. E’ un saggio di 160 pagine che tratta il legame nonni-nipoti adulti e si intitola proprio “ Il legame nonni-nipoti”.
E’ un saggio e precisamente la mia tesi di laurea magistrale in pedagogia.
Come sei riuscita a pubblicare un libro?
Il 2 luglio mi sono laureata ed il 18 luglio ho inviato la tesi alla casa editrice Erickson. Dopo un mesetto mi hanno contattato per comunicarmi che avevano deciso di pubblicarla.
Ora io non posso non chiarire ai lettori dello Spekkietto che la casa editrice Erikson con sede a Trento è una casa editrice specializzata in pubblicazioni di carattere educativo pedagogico didattico, organizza convegni, corsi di aggiornamento per educatori ed insegnanti e ciò da lustro al lavoro prodotto da Benedetta. Insomma la Erikson è una casa editrice di prestigio in questo settore e la pubblicazione della tesi può essere veramente motivo di orgoglio .
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- Scritto da Benedetta Landi
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Desidero innanzitutto ringraziare la redazione de “Lo Spekkietto” per aver preso in esame la possibilità di devolvere parte del ricavato delle vendite a questo progetto e per l’attenzione dimostrata nei confronti di una missione che mi sta molto a cuore.
Conosco questa realtà, nata per opera di un sacerdote polacco, dal 1897. Inizialmente la sede era situata in Bolivia, poi dopo 15 anni è stato creato un istituto anche in Giamaica, Paese ancora più povero. Nel febbraio del 2015 ho avuto la possibilità di visitare personalmente la sede di questo progetto, localizzata nella città di Maggotty (provincia di Sant Elisabeth, a ovest della Giamaica) e posso pertanto parlarvi di quelle che sono le attività realizzate da Suor Emilia e da tutti i suoi collaboratori.
L’attività principale è quella svolta dal poliambulatorio, nel quale si alternano medici di varie missioni che si occupano di ginecologia, cardiologia, diabetologia e pneumologia (quest’ultima in particolare è molto importante, viste le gravi problematiche a livello respiratorio di cui soffr la popolazione a causa della grande umidità presente nel Paese). L’ambulatorio è frequentato soprattutto da donne e bambini, e la media giornaliera di persone che si accostano a questo poliambulatorio va dalle 150 alle 200 persone. L’ospedale più vicino si trova a 150 km, pertanto accedono al poliambulatorio tutti coloro che necessitano di cure mediche di qualsiasi natura (ad esempio, mettere i punti ad una ferita, estrarre un dente o più semplicemente farsi prescrivere dei farmaci).
La fila d’attesa al poliambulatorio
Il tutto è gratuito, ma viene richiesto alla popolazione di ricambiare in qualche modo le cure ricevute. Ognuno dà quello che può: chi ne ha la possibilità, porta qualcosa da mangiare, in modo che tutti, durante l’attesa, possano condividere un pasto all’interno di una cucina comunitaria. Chi non può permetterselo, può invece dare il proprio contributo impegnandosi nella pulizia degli ambulatori, nel taglio dell’erba o in qualche altro servizio utile alla comunità.
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- Scritto da Paola Pozzi
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D=
A=
D=
Vedervi.
Ore 8:15, preparo il link. C’è un po’ di trepidazione per la paura di sbagliarsi a cliccare qualche tasto strano…
Alle 8:20 pubblico il link, entro in classroom e vedo la mia faccia come dentro a uno specchio. “Dentro questa riunione non c’è nessuno” leggo sullo schermo. Oddio. Ecco che ho sbagliato davvero. E poi, magicamente compare il primo volto sorridente. “Buongiorno Dario”, e poi un’altra “Buongiorno Lucia”. Sul monitor compaiono molte bolle colorate che pulsano quando parlate e dentro le bolle riesco quasi sempre a veder fiorire i vostri occhi.
Qualcuno si stiracchia, ci sono palpebre pesanti di un sonno e facce da guardare senza mascherina, almeno quello.
E poi ci sono bocche che chiedono, dicono, raccontano … quanto parlano!”Sai Paola che mia nonna….” “Sai che ieri…” “Sai maestra cosa ho fatto…”
Un coro di parole cariche di storie, emozioni, domande e soprattutto desiderio di trovare ascolto, non risposte.
Ma si fa presto a trovarsi dentro ad un flusso di voci che esplodono nella testa e allora è necessario incanalare tutto il vortice rumoroso per dare spazio a tutti, uno alla volta.
“Spegnete i microfoni, per favore e adesso do la parola a …”
Nella classe virtuale valgono le stesse regole della scuola reale. Se vogliamo capirci, allora bisogna saper aspettare.
Già… saper aspettare, non è questo la chiave di tutto? Per noi umani dell’era digitale aspettare è una cosa difficilissima. Vogliamo tutto subito.
Ma saper attendere è uno dei cardini del saper vivere, assaporando il tempo senza scavalcarlo, senza bruciarlo e senza perderlo. La natura ce lo insegna. Io cerco di impararlo dal mio gatto che nella sua infinita sapienza di felino evoluto, conosce questa arte .Lui se ne sta fermo, lì sul davanzale, per ore e aspetta che gli apra. Intanto guarda, osserva e impara ogni fruscio, ogni fremito di ali. Poi entra e aspetta il suo cibo e mi attende per uscire o per oltrepassare le soglie sbarrate da porte chiuse. Imperturbabile, lui aspetta. Senza spazientirsi perchè sa che prima o poi accade tutto quello che deve accadere e allora non ha senso disperdere energie in inutili ansie. In tutto questo suo saper aspettare c’è la stessa magnifica certezza del seme sotto la neve o del fiore che genera il frutto.
Intanto nulla si disperde e ogni cosa viene captata, percepita, ascoltata e carpita dai suoi sensori super specializzati . La sua vita è questa. E la nostra? Noi abbiamo altri bisogni, dobbiamo illuderci, progettare, lavorare, sognare, anche.
_Paola! Mi senti? –
_Sì che ti sento, scusa mi ero distratta un attimo. Stavo dicendo che dovete provare ad aspettare il vostro turno per poterci capire.
Giorgia prende la parola e, guarda caso, vuole parlarmi di Nina, la sua gatta, che cammina sulla tastiera perché anche lei vuole fare la DAD.
All’improvviso gli schermi diventano finestre ed io mi arrampico e vi raggiungo, scavalco i davanzali e vi trovo davanti a me, entro nelle vostre stanze piene di giocattoli, tocco i vostri pupazzi preferiti coi quali andate a dormire.
E la lezione diventa viva, con voi, me, i pupazzi, i gatti e qualche cane che arriva festoso e le mamme che vigilano attente, mentre sbrigano le loro faccende.
Lezioni senza banchi. Senza grembiuli, soprattutto senza mascherine. Un lusso, di questi tempi.
Siete al sicuro. E siamo qui insieme mentre ridiamo di qualche errore buffo che ci servirà per imparare meglio l’ortografia. Perche sbagliando s’impara.
Ora possiamo leggere, a turno. Comprendere quello che abbiamo letto e parlare fra di noi. Riflettere su quello che ci ha fatto pensare quel racconto, quella storia.
C’è sempre così tanto da raccontarsi. Per fortuna.
Siamo così soli,in questo periodo. Dentro alle nostre vite chiuse, con la paura che bussa alla porta. Siamo così fragili senza la forza di un abbraccio o di una stretta di mano. Col cuore rotto per un amico che non ce l’ha fatta.
Mentre vi guardo penso che è tutto così fuggevole. Siamo ali nel vento. E il vento può cessare, a un tratto. E lasciare tutto fermo, immobile, senza respiro.
Raccontiamoci la vita, bambini, mostratemi il vostro arsenale di risate e schiamazzi. Io, qui con voi, penso che la vita vinca.
E sarà così.
Paola Pozzi
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- Scritto da Riccardo Albonetti
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Dieci anni fa mio nonno Diego se ne andava. Era stato un leone per tutta la vita; con la cocciutaggine che lo aveva sempre accompagnato, aveva cercato di combattere contro una malattia, il morbo di Parkinson, che alla fine lo aveva sovrastato nel fisico, non nell’animo. Quando la mia nonna Bidina se n’era andata il mio nonno però era diventato più dolce, aveva voglia di raccontare la sua vita, di mettere insieme tanti pezzi, ovviamente di giustificare gli errori commessi, di trovare ragioni alle scelte compiute e di lasciare ai suoi nipoti un’eredità fatta di valori. La sua memoria era un serbatoio inesauribile di nomi che corrispondevano a rapporti fatti di sincerità, di amicizia, di stima reciproca. E tutte le volte che lo andavo a trovare, finivamo per andare a ripescare episodi della sua vita. Sapevo benissimo che appena aprivo uno spiraglio, mio nonno Diego diventava un fiume e raccontava per ore, senza sosta. Ovviamente continuava ad essere cocciuto come sempre ed anche di fronte al Parkinson pensava di spuntarla attraverso una serie di esercizi che lui definiva determinanti. La verità purtroppo è che la medicina non aveva ancora fatto passi così grandi per fermare gli effetti devastanti della malattia che alla fine, insieme al corpo, si era preso anche la memoria.
Di mio nonno si possono dire mille cose, ma di sicuro non che non abbia avuto una sua personalità, in tutte le cose che faceva ci metteva il suo marchio. Per questo tanti sono stati gli estimatori, così come non sono mancati i detrattori, però sicuramente in vita non ha vissuto nell’indifferenza. Dopo dieci anni, del ricordo di mio nonno rimane poco, non una targa, quasi nulla di tangibile, eppure ha dedicato decenni e decenni della sua vita al calcio. Se cerco di fare un conto approssimativo sul tempo che mio nonno aveva trascorso in un campo da calcio, semplicemente mi rendo conto che è una quantità di tempo incalcolabile, e quando non si trattava di calcio giocato, si trattava di parlare di quello che era successo il sabato o la domenica prima nel rettangolo di gioco e di quello che sarebbe successo il sabato o la domenica dopo. Il calcio in casa di mio nonno era una vera e propria religione, una passione senza confini.
Da giovane mio nonno era stato un portiere molto forte, poi aveva dovuto abbandonare la carriera del calcio giocato per molti motivi, quindi era diventato un allenatore e così squadra dopo squadra, annata dopo annata, stagione dopo stagione, si era fatto conoscere da mezza Romagna, una sorta d’istituzione. Così mi sono sempre immaginato la sua vita costruita su un doppio binario, da una parte le cose che accadono a tutti, le vicende personali, l’infanzia, l’amore, i figli, le case, il lavoro e dell’altra un filo ininterrotto segnato da campi di calcio, panchine, palloni, allenamenti, formazioni, schemi e chi più ne ha più ne metta. Nel suo piccolo e semplice appartamento aveva pochi suppellettili, qualche foto della famiglia, qualche ricordo, ma troneggiavano i riconoscimenti più significativi della sua vita calcistica. Un momento di grandissimo orgoglio per lui era stata la cittadinanza onoraria che il Sindaco Marino Fiorentini gli aveva assegnato. Piangendo ricordava che erano stati i comunisti, mio nonno era un uomo decisamente di destra, ad avergli riconosciuto quello che di straordinario aveva fatto per la nostra comunità. Infatti Diego è stato l’allenatore per centinaia e centinaia di ragazzi che hanno giocato a calcio o che ci hanno anche solo provato. Ha allenato ragazzi che sono diventati bravi e bravissimi, ha allenato brocchi indicibili ma verso i quali ha avuto lo stesso affetto che aveva per i migliori, ha allenato bambini e uomini già fatti, ha addirittura allenato una piccola squadra di calcio femminile tutta casolana. Che fosse stato un sindaco “comunista” a scegliere lui come cittadino casolano che aveva dato lustro al nostro Paese, era stato il segno di quanto il bene comune non abbia in fondo un vero colore politico e che appartenga all’intelligenza e alla dedizione di tutti. Insieme a mio nonno c’erano il padre comboniano Francesco Rinaldi Ceroni e il dottor Filippo La Porta. Mi viene in mente che quando a Casola si pronunciava il nome di Diego, tutti capivano di chi si stava parlando e che il discorso aveva come fulcro il calcio. Oggi rimane poco di quel nome, anche se la sua storia è significativa per Casola. Per fortuna mio nonno ha lasciato una specie di memoria, il suo famoso “Cinquant’anni di calcio” che mio fratello Cristiano sta cercando di sistemare da anni e come accade a molte fatiche storiche che richiedono un lavoro intenso, prima o poi vedrà la luce, perché quando le persone se ne vanno una traccia può rimanere nelle parole.
Riccardo Albonetti
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- Scritto da Alessandro Righini
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DOCUMENTIAMO E PUBBLICHIAMO UNA BREVE DOCUMENTAZIONE DEGLI INTERVENTI DELLE PROPOSTE E CONSIDERAZIONI PRODOTTE DA COMPONENTI DEL GRUPPO DI STUDIO SUI PROBLEMI DELL’ASP PERVENUTECI PRIMA DELLA APPROVAZIONE DEL NUOVO STATUTO DA PARTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI CASOLA.
- 1) Comunicazione ai membri del Gruppo di Studio su ASP e ad alcuni Consiglieri Comunali inviata da Righini dopo la riunione del Gruppo di Studio del 27/10/2014
- 2) POPOSTE DI EMENDAMENTI ALLO STATUTO ED ALLA CONVENZIONE PERVENUTE DA GIACOMO GIACOMETTI (Componente comitato comunale di Casola)
- 3) PROPOSTE DI EMENDAMENTI ALLA BOZZA DI STATUTO DELLA A.S.P. DELLA ROMAGNA FAENTINA E DELLA CONVENZIONE TRA I SEI COMUNI SOCI E LA STESSA A.S.P. PERVENUTE DA MORINI ROBERTO ( Componente del Comitato Comunale di Casola)
Carissimi, ieri sera su richiesta di Roberto Rinaldi Ceroni si incontrato il gruppo di studio sui problemi dell'ASP per esaminare la bozza del nuovo statuto che il Consiglio Comunale di Casola dovrebbe approvare questa sera. Sono emerse tanti seri appunti e perplessità su temi importanti economici (ad esempio manca ancora un serio studio di sostenibilità economica per alcune realtà i cui servizi verranno tutti esternalizzati -vedi ad esempio Casola), sulla definizione del patrimonio disponibile e quello indisponibile, il ruolo dei comitati comunali che appare solo un contentino di facciata, dato che, a parte una loro mera consultazione senza alcun vincolo, non hanno alcuna seria funzione. Ma soprattutto la parte più problematica e seria si profila quella del peso di rappresentanza dei vari comuni all'interno dell'Assemblea dei soci.
L'ipotesi che è prevista nella bozza dello statuto prevede che la rappresentanza sia basata sui parametri del Patrimonio, dei Servizi e della Popolazione. In tal caso, senza alcun correttivo la rappresentanza di Faenza
sarebbe addirittura del 52,37% (Casola ad esempio avrebbe una rappresentanza
irrisoria del 5,63%). Poichè per l'approvazione degli atti è prevista una maggioranza di quote del 66,67% a Faenza basterebbe accordarsi con Brisighella o Castel Bolognese, a seconda delle circostanza per approvare
tutti gli atti; in ogni caso da sola, avendo il 52,37% potrebbe impedire l'approvazione di qualsiasi deliberazione che non gli andasse a genio.
Morini ha a suo tempo avanzato una ipotesi di diversa suddivisione delle quote di rappresentanza introducendo anche una percentuale di quota di rappresentanza da assegnare a tutti i comuni, indipendentemente dal Capitale, Popolazione e Servizi conferiti, ma a solo titolo di
partecipazione, che stabilirebbe un più giusto equilibrio all'interno della Assemblea dei soci.
Allego alla presente la tabella proposta da Morini in modo che abbiate la possibilità di consultarla e di poter discutere della faccenda anche (per chi c’è) in seno al Consiglio Comunale.
Anche Giacometti ha avanzato una serie di proposte di modifica allo statuto che ugualmente allego alla presente perchè possiate prenderne visione. A proposito delle quote di rappresentanza Giacometti rileva che nella proposta di Morini il Comune di Riolo, che non conferisce ne' capitale, ne' servizi, potrebbe essere troppo favorito. Questo aspetto però potrebbe venire corretto lavorando sulla quota di rappresentanza assegnata per la pura partecipazione diminuendola appunto per i comuni che non conferiscono nulla e distribuendo la differenza agli altri comuni sulla base della percentuale complessiva raggiunta.
Allego anche le proposte di modifica avanzate da Giacometti così che possiate esaminarle ed avere maggiori informazioni per il Consiglio Comunale di questa sera.
Saluti carissimi Alessandro Righini a nome del Gruppo di Studio sui problemi dell'ASP.
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PROPOSTA EMENDAMENTI ALLA BOZZA DI STATUTO
ART. 2 - Sede Legale a Faenza . Sede operativa a Castelbolognese
ART – 4 comma 4 : Aggiungere a rafforzamento dell'art 8 -comma 5 “ Può partecipare con quote di minoranza ad iniziative sociali promosse da privati che siano conformi agli indirizzi del Piano di zona dei servizi sociali.
Art. 10 – Riportare a Statuto il diritto dei comitati di esprimere pareri che siano vincolanti. Almeno su determinate materie.
Rendere il parere entro 30 giorni dalla richiesta .
NOTE : Prima di passare alla fase definitiva della Costituzione della nuova ASP e prima che ne discutano i Consigli Comunali, sarebbe opportuno prevedere una fase di informazione e consultazione almeno del volontariato sociale se non di tutta la
popolazione.
Occorre evitare di fare prevalere l'opinione che nel campo dei Servizi sociali si diventa succubi di Faenza . Perciò nella stesura di ogni atto occorre tenerne conto.
Sarebbe opportuno non accelerare i tempi di costituzione anche se non vengono rispettati quelli indicati dalla Regione. Dalle informazioni che arrivano risulta che anche altri territori NON HANNO FRETTA!
Non vorremmo essere gli apripista di una frettoloa riforma che va fatta, ma con tutte le attenzioni che servono.
PROPOSTA DI EMENDAMENTI DELLA CONVENZIONE TRA I COMUNI
ART. 3 -Comma 3- 4 : Introdurre il --”parere vincolante “ del Comune di provenienza del patrimonio da alienare . Analogo parere vincolante anche per i Comitati Comunali .(almeno su alcuni punti)
AGGIUNGERE : Qualora alla proposta del CDA venga dato parere negativo del Comune e/o del Comitato , Il CDA stesso potrà chiedere di aprire un tavolo di confronto- che coinvolga anche il Consiglio Comunale per illustrare le finalità del ricavato dalla proposta alienazione
ART. 4 e 5 Attivare un metodo di definizione della rappresentanza che renda più difficile la prevalenza di due comuni rispetto agli altri quattro. (Il metodo proposto da MORINI può essere una base di partenza che va però corretta ad evitare una evidente eccessiva penalizzazione di Faenza ed una eccessiva rappresentanza a Riolo Terme
ART. 8 - I contratti di servizio nella loro stesura definitiva dovrebbero trovare il consenso del Comuni interessati al servizio oggetto di convenzione e dei rispettivi Comitati Comunali.
ART. 12 -14 - il CDA dovrebbe trovare composizione sulla base dell'esempio B proposto in bozza( Faenza – CB -Sol.- e/Sub Zona montana-
La composizione dei Comitati Comunali fatta di 5 membri. Nella regolamentazione per il funzionamento andrebbe previsto un coordinamento di distretto dei 6 comitati comunali
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STATUTO
Art. 3 comma 2) – Propongo di cancellare il seguente periodo: “nell’ambito delle norme e dei principi stabiliti dalla legge regionale e delle successive indicazioni regionali”
CONVENZIONE
Art. 4 – Quote di rappresentanza - Propongo di modificare il secondo comma nel seguente modo:
La quota di rappresentanza in seno all’Assemblea degli enti pubblici territoriali soci è determinato sulla base dei seguenti criteri:
- 50% è attribuito in parti uguali fra i Comuni soci;
- Il restante 50% viene così determinato: (fermo il resto)
RICALCOLO QUOTE DI RAPPRESENTANZA SECONDO I PARAMETRI DA ME PROPOSTI |
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COMUNE |
50% |
50% |
TOTALI |
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Parti |
45% |
51% |
4% |
|||||||||||||||
uguali |
Patrimonio |
Servizi |
Popolazione |
Precedente |
Nuovo |
|||||||||||||
Brisighella |
9,56 |
8,43 |
0,35 |
18,34 |
||||||||||||||
8,33 |
|
4,78 |
|
4,22 |
|
0,18 |
|
17,50 |
||||||||||
Casola Valsenio |
1,75 |
3,76 |
0,12 |
5,63 |
||||||||||||||
8,33 |
|
0,88 |
|
1,88 |
|
0,06 |
|
11,15 |
||||||||||
Castel Bolognese |
5,15 |
9,77 |
0,43 |
15,35 |
||||||||||||||
8,33 |
|
2,58 |
|
4,89 |
|
0,22 |
|
16,01 |
||||||||||
Faenza |
26,43 |
23,30 |
2,64 |
52,37 |
||||||||||||||
8,33 |
|
13,22 |
|
11,65 |
|
1,32 |
|
34,52 |
||||||||||
Riolo Terme |
0,00 |
0,00 |
0,26 |
0,26 |
||||||||||||||
8,33 |
|
0,00 |
|
0,00 |
|
0,13 |
|
8,46 |
||||||||||
Solarolo |
2,11 |
5,74 |
0,20 |
8,05 |
||||||||||||||
8,33 |
|
1,06 |
|
2,87 |
|
0,10 |
|
12,36 |
||||||||||
TOTALI |
|
45,00 |
51,00 |
4,00 |
100,00 |
|||||||||||||
50,00 |
|
22,50 |
|
25,50 |
|
2,00 |
|
100,00 |
||||||||||
Le suddette proposte sono state formulate dal sottoscritto nell’incontro di ieri 8 settembre - convocato dal Presidente dell’A.S.P. “Solidarietà insieme” - fra il Comitato Comunale di Casola Valsenio con il delegato al welfer nella Giunta dell’Unione della Romagna Faentina ed il direttore delle A.S.P. “Solidarietà Insieme” e “Prendersi Cura”.
Casola Valsenio, 9 settembre 2014 Roberto Morini
(componente del Comitato Comunale)
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- 4) LETTERA AL SINDACO PERVENUTA DA GIACOMO GIACOMETTI PER CONOSCENZA AL GRUPPO DI STUDIO
- 5) BREVI RIFLESSIONI FINALI DI ROBERTO RINALDI CERONI SULLA NASCITA DELLA NUOVA ASP
A Nicola Iseppi – Sindaco - e a Matteo Mogardi - Assessore Servizi Sociali p.c. A Rinaldi Ceroni Roberto – Pres.Asp Sol - Ai componenti del comitato cittadino della ASP Solidarietà Insieme - A Righini Alessandro Coordinatore del Gruppo di Studio sulla riforma delle ASP del Territorio Faentino Il Consiglio Comunale di Casola Valsenio ha di recente approvato i documenti propedeutici alla costituzione di una unica Azienda di Servizio alla Persona che supera le due Aziende precedenti ( Prendersi cura di Faenza – Solidarietà Insieme di Castel Bolognese) nate nel 2008 a seguito di un riordino delle Opere Pie che era previsto da una legge Statale e da una Regionale conseguente a quella. Approvando la Convenzione tra i sei Comuni del Faentino e la Bozza dello Statuto della futura ASP della Romagna Faentina , che dovrebbe essere operativa dal 1 Gennaio 2015 , viene nel concreto annullata la autonomia funzionale delle due Azienda precedenti. Si conclude con ciò quindi anche l'operato dei Comitati Comunali nominati dai Sindaci con il compito specifico di essere vigilanti sull'andamento operativo della ASP. Almeno per quanto mi riguarda ritengo esaurito l'incarico affidatomi dal Sindaco di Casola. Nel lasciarlo credo doveroso riferire a grandi linee alcune impressioni generali sul funzionamento della Nostra Casa Protetta ed alcune considerazioni sul futuro della stessa e dell'insieme dei servizi sociosanitari nel nostro Comune. Un giudizio sull'operato del comitato cittadino non spetta ai suoi membri, ma alla Amministrazione Comunale, agli utenti ed alle famiglie, al personale della struttura ed a tutta la cittadinanza interessata . A me preme solo esprimere un apprezzamento che coinvolge la Amministrazione , la Direzione e tutto il Personale. La nostra Casa Protetta è un bene prezioso da salvaguardare nella qualità e nella sua dimensione attuale non escludendo possibilità di un allargamento dell'operato verso nuovi bisogni che dovessero emergere nel territorio. Un secondo punto che è fondamentale è mantenere il radicamento della struttura nella Società Casolana. La Storia, dalle origini pluri secolari fino alle vicende legate alle trasformazioni degli ultimi anni , non va trascurata ne oscurata anche a fronte dell' emergere di nuove esigenze sociali che portano la politica a dover compiere scelte di aggregazioni che a volte possono apparire perfino innaturali. E'anche a partire da questi valori della tradizione che deriva la constatazione che detta perplessità il percorso seguito dai Sindaci della Unione dei Comuni Faentina verso la Costituzione della ASP unica del territorio. E' prevalsa nella politica regionale , poi in quella locale , una visione burocratica ,accentatrice e verticistica che non ha soddisfatto molti dei protagonisti del mondo dei servizi sociali. In alcuni casi si è verificato sconcerto ,in altri casi si è sentita la mancanza di un serio esame delle motivazioni vere che portavano a quella scelta che è sembrata essere ineludibile senza conoscerne a fondo il perchè. I Bilanci, le covenienze , i risparmi , gli investimenti , il destino delle strutture in essere, le possibilità di futuri sviluppi, la capacità di accedere a risorse anche non tradizionali non hanno trovato sufficienti momenti di discussione per arrivare a solide con a soluzioni largamente condivise . E' mancato in sostanza un progetto dal cui esame e dal confronto con il volontariato sociale ed i cittadini emergesse chiara l'esigenza di una unica ASP . Restano in sospeso tante domande a cui a tutt'oggi non c'è risposta definita . Resta dunque un senso di incertezza , soprattutto se si ha a mente che fra due mesi ci sarà la completa attuazione dell'accreditamento delle singole gestioni dei servizi che potrebbe avere qualche sconvolgimento nella gestione delle singole strutture e nei servizi sociali locali. Tutte queste considerazioni sono state oggetto di un confronto anche dentro al Comitato di studio sulla riforma delle ASP formatosi nel 2013 tra i cittadini e le Associazioni di Casola – Brisighella - e Castel Bolognese. Le obiezioni e le critiche emerse anche in quella sede non sono dovute ad un campanilismo esasperato , sono piuttosto dettate dalle incertezze sopra descritte e da una sorta di fatalismo sul destino delle strutture , sopratutto di quelle di periferia,e più in generale sui Servizi Sociali . Prende corpo pericolosamente il rifiuto a sfidare il nuovo e non prende vigore invece la volontà a cogliere le opportunità e gli spazi di protagonismo che pure ci sono nell'atto di Convezione tra i Comuni e nello Statuto- Quello che deve preoccupare è dunque anche il prevalere nell'opinione pubblica del pensiero di coloro che sono contrari ad ogni riforma a prescindere . Un pensiero che fa presto a sfociare nel qualunquismo . Per questo sarebbe doveroso un supplemento di discussione avendo sottomano un progetto che delinei il futuro della Nuova ASP della Romagna Faentina Se ciò non sarà possibile , sarà allora ancora più necessario attrezzarsi presto in ogni Comune per non essere impreparati alla partecipazione e per essere protagonisti nel confronto sulle scelte della nuova gestione. Protagonisti dovranno essere le Associazioni di Volontariato, il Comitato di studio che dovrebbe restare come struttura perenne, tutto il personale addetto e non ultimi i famigliari degli utenti dei servizi. Se resta il rammarico per essere giunti ad una riforma non sufficientemente motivata e discussa, che potrebbe divenire un qualcosa di estraneo alla predisposizione alla solidarietà della gente casolana , resta tuttavia da confidare sul cosidetto “ottimismo della ragione “ ed essere convinti che la politica saprà correggere gli eventuali errori commessi e contare che ci sia l'impegno forte e deciso della Amministrazione Comunale supportato dal protagonismo della cittadinanza casolana. Non sarebbe utile rimpiangere il passato né si può pensare che la riforma chiuda ogni possibilità di attiva partecipazione per migliorarne l'impatto sul territorio-. Giacomo Giacometti 29 ottobre 2014 ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ |
La nuova ASP distrettuale nasce con troppi elementi di incertezza che qui proviamo a riassumere.
Il primo dato di assoluta evidenza è che il volume di entrate subirà una contrazione di circa un terzo del volume delle due ASP attuali. Dal primo gennaio 2015 infatti i servizi residenziali per anziani di Brisighella, Casola e una parte di quelli di Faenza, per effetto delle norme regionali sull'accreditamento, saranno per intero gestiti dalla cooperativa In Cammino.
La cooperativa dovrà rimborsare una quota che comprende tutte le voci di remunerazione dei fattori che l'ASP cederà ma questa quota è tuttora incognita poichè le trattative non sono ancora iniziate.
E' quindi un'azienda che nasce da un atto politico dei Sindaci e non da un maturo e solido impianto contabile e amministrativo.
E' un'azienda che nasce senza poter garantire un quadro occupazionale chiaro soprattutto per i dipendenti del settore amministrativo. Infatti se accettiamo per valido il rapporto suggerito dagli esperti di gestione di un milione di entrate per ogni impiegato qui siamo in presenza di una quota di esuberi.
E' un'azienda che nasce senza poter garantire una politica tariffaria chiara e per le famiglie degli anziani assistiti è invece importante sapere se le rette fin qui praticate dall'ASP Solidarietà Insieme si manterranno sugli attuali livelli.
Roberto Rinaldi Ceroni
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- Scritto da Alessandro Righini
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L’ANNUNCIO CHOC DELLA FRANA DEL CAMPO SPORTIVO
La mattina del 25 Febbraio, intorno alle 8.45, un'ampia porzione del campo sportivo "E. Nannini" di Casola Valsenio è sprofondata nel fiume Senio. La porzione franata ha una dimensione di circa 50 metri per 150.
Il campo da calcio, che sorgeva sulla sponda del Senio, è letteralmente crollato nel fiume, complici le forti piogge degli ultimi giorni.
"Un disastro". Queste le prime parole del sindaco e sui social network è iniziata la solidarietà ed il supporto nei confronti del primo cittadino e dei casolani da parte di privati, associazioni e società sportive.
Sul posto sono prontamente accorsi i Carabinieri della caserma di Casola Valsenio, i Vigili del fuoco del distaccamento dei volontari della cittadina collinare e i tecnici del Comune, della Provincia, del Consorzio di Bacino.
I Vigili del Fuoco invece si sono impegnati per la messa in sicurezza delle strade e al recupero di alcuni animali intrappolati dalla frana.
A seguito dell’intervento del Servizio tecnico di Bacino, la parziale ostruzione del fiume che aveva causato la formazione di un piccolo laghetto nell’area circostante, è stato risolto. Il normale deflusso dell’acqua è stato ristabilito e non vi è pericolo per l’incolumità dei cittadini.
COMUNQUE UN SOSPIRO DI SOLLIEVO
Quello sopra riportato è il sobrio, sintetico, ma quanto mai impattante comunicato, apparso sul sito internet del nostro Comune, con il quale si è dava notizia di uno straordinario e shoccante crac geologico che ha interessato il nostro territorio, un evento che verrà certamente ricordato per molto tempo negli anni futuri.
Shoccante soprattutto perché il cedimento di una alta ed imponente parete rocciosa del rivale del nostro fiume ha interessato un’area sportiva normalmente frequentata dai giovani e giovanissimi calciatori Casolani. Un evento dunque che poteva avere conseguenze gravissime per la loro incolumità, ma che, provvidenzialmente, si è verificato in un orario in cui nessuno si trovava in loco.
Grazie a Dio - come ha bene e prontamente sottolineato Cristiano Cavina con una efficace espressione - noi Casolani oggi, nonostante la frana, “abbiamo ancora tutti i nostri bambini e tutti i nostri palloni”. La nostra comunità dunque, pur colpita sul piano delle risorse e delle strutture materiali, è stata risparmiata dalla Divina Provvidenza da ogni danno a qualsivoglia persona ed in particolare ai nostri figli e di questo non possiamo fare a meno di esserle infinitamente grati.
I FATTI E LE OSSERVAZIONI DI UN GEOLOGO
Il dott. Gabriele Cesari, geologo di Imola, sulla base di una prima sommaria osservazione effettuata a titolo personale e a distanza, per regioni di sicurezza, riassume così l’evento e lo stato delle cose in un commento già pubblicato sul sito de Lo Spekkietto:
Alle 8.50 un'enorme massa rocciosa (si stimano circa 400.000-500.000 mc.) si è distaccata in corrispondenza di un tratto della riva sinistra del Fiume Senio, coinvolgendo il centro sportivo Enea Nannini. La frana si è portata via il campo da allenamento ed una estesa porzione del campo da gioco principale, in cui si svolgono le partite di calcio nei fine settimana. Una lunga fenditura, longitudinale alla scarpata del corso d'acqua, si è improvvisamente aperta lungo il campo da calcio ed in pochi istanti, una porzione del substrato roccioso stratificato è scivolato in direzione Nord, sbarrando temporaneamente il corso del Senio.
Quasi immediatamente, a monte dello sbarramento formatosi, le acque hanno iniziato ad innalzarsi fino a formare una specie di lago che si è esteso fino oltre il ponte del “Cantone”, situato alcune centinaia di metri più a monte. La frana può essere identificata come uno scorrimento lungo una superficie di uno strato marnoso sotterraneo. Il movimento si è innescato a seguito del distacco della massa in corrispondenza di un'antica frattura verticale allungata da Sud a Nord che oggi ha originato la nuova ripida riva a lato di quel che rimane del campo da calcio.
E' certo che la frattura non fosse identificabile prima dell'innesco della frana in quanto si trovava all'interno della massa rocciosa e occultata, in superficie, dai terreni del terrazzo fluviale su cui era stato creato il campo da gioco. Un residuo della spaccatura si può ancora osservare in corrispondenza della porzione settentrionale della riva, laddove rimane visibile il contatto con la porzione di roccia non coinvolta dalla frana.
Un ruolo determinante nell'innesco della frana è stato giocato indubbiamente dalla cospicue e persistenti precipitazioni meteoriche che hanno caratterizzato le ultime settimane infatti, la penetrazione nel sottosuolo di acqua provenienti, in gran parte, dal versante situato in sinistra Senio ha sicuramente determinato un generale e progressivo rapido decadimento della resistenza della roccia proprio in corrispondenza della frattura sotterranea. Gli ingenti volumi d'acqua infiltratasi hanno inoltre contribuito a lubrificare lo strato marnoso su cui è poi scivolata a valle il pacco di strati rocciosi. Non si può infine escludere che anche l'azione di erosione al piede della massa rocciosa esercitata dal Torrente Senio, possa aver fornito in una certa misura un contribuito all'innesco del franamento.
LA GESTIONE DELL’EMERGENZA
In seguito al verificarsi dell’evento franoso L’Amministrazione Comunale, con il proprio Ufficio Tecnico, come già citato nel comunicato del proprio sito internet sopra riportato, ha immediatamente trasmesso la richiesta di intervento ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco, al Servizio Tecnico di Bacino della Regione Emilia Romagna, ai servizi tecnici della Provincia e della Protezione Civile.
Le strutture di pronto intervento degli enti suddetti si sono attivate con tempestività, per monitorare la zona e contemporaneamente mettere in atto le misure di sicurezza necessarie ad evitare coinvolgimenti e danni per le persone. In seguito alla mobilitazione d’emergenza un elicottero della Protezione Civile ha sorvolato la zona per ispezionare dall’alto il teatro della frana e, a seguito di un avvistamento, è intervenuto per mettere in salvo un cavallo rimasto intrappolato in un piccolo campo fra il letto del fiume ed i detriti della frana.
Sempre ai fini del monitoraggio e dei necessari rilievi per rendere più leggibile e chiara la dinamica e gli effetti dell’evento franoso, la Regione ha autorizzato anche il sorvolo di un drone che ha proceduto a fotografare tutta la zona.
Contemporaneamente l’Amministrazione Comunale per ovvie ragioni di sicurezza ha emesso una ordinanza che proibisce, fino a nuovo ordine, l’accesso alla zona franata e a quelle immediatamente adiacenti. E’ stata inoltre spedita una lettera di allerta per i cittadini residenti nelle zone non interessate dalla frana ma adiacenti all’alveo del fiume (Molinaccio, Mulino Soglia e Calgheria).
IL PAESAGGIO MODIFICATO
In seguito alla frana , un buon terzo del campo sportivo ed altri terreni agricoli adiacenti sono scivolati nel fiume modificando in modo impressionante e, diciamo pure spettacolare, tutta l’area interessata dallo choc geologico. Il fianco del campo sportivo che guarda al fiume ora si presenta come una lunga riva diritta e verticale che si affaccia a piombo sull’alveo e si ha quasi l’impressione che una gigantesca lama abbia improvvisamente e drasticamente tranciato il terreno, così come un coltello affonda in una torta. La linea di trancio è leggermente obliqua rispetto alla direzione sud/nord del campo e di conseguenza l’ edificio dei servizi e degli spogliatoi è rimasto fortunatamente fuori dall’area crollata.
E’ chiaramente visibile il consistente strato di terreno che copre le sottostanti e diverse falde di roccia. La morfologia geologica delle rive del nostro fiume mostra chiaramente quanto sia lento, vario e diversificato, a seconda delle varie ere, il formarsi della crosta terrestre, i tempi geologici si misurano nell’ordine delle migliaia e dei milioni di anni, e purtroppo diventa estremamente difficile prevederne l’evoluzione ed i comportamenti soprattutto per quanto riguarda gli strati meno superficiali e meno controllabili.
Nel fiume una parte della riva crollata è risalita sulla sponda opposta ostruendo parzialmente il defluire della corrente e creando di conseguenza, a monte, un ampio e lungo invaso di acqua che oggi, passato lo choc dei primi giorni, attira la curiosità e l’interesse di molti casolani e visitatori forestieri richiamati dalle notizie che i media hanno prontamente e largamente diffuso anche sui canali regionali e nazionali della TV.
Particolarmente impattante è la vista delle vaste porzioni rocciose che, invadendo l’alveo del fiume hanno creato un misto abbastanza caotico di emergenze rocciose e isolotti. Particolarmente interessante ed impressionante è una enorme e spessa falda di roccia di colore biancastro che si stende attraverso il fiume e mostra la sua superficie superiore perfettamente liscia e levigata. Questo può fornire un’idea di come le falde, in determinate condizioni, possano scivolare una sull’altra.
ORA LA RICOSTRUZIONE
Con ammirevole sollecitudine le istituzioni, le associazioni, i comuni vicini, gli organi regionali, provinciali e di distretto, professionisti del settore e molti cittadini si sono attivati in questa emergenza per rimuovere lo choc e cercare soluzioni per gestire l’immediato e prossimo futuro. Naturalmente in prima linea, in questa azione, oltre al Comune, vi è l’Associazione Calcio Casola, che è la più diretta interessata e colpita dalle conseguenze negative della frana. Ora i ragazzi delle varie squadre ( la prima e quelle giovanili) si trovano senza un regolare campo di calcio su cui giocare ed è quanto mai importante trovare soluzioni temporanee, oltre naturalmente a pensare successivamente alla ricostruzione di una struttura idonea a sostituire quanto è andato perduto.
Il primissimo passo da parte della Amministrazione Comunale è stato quello di convocare un’assemblea straordinaria della cittadinanza per dar conto di quanto accaduto e soprattutto di quanto si vuol fare nell’immediato presente e nel prossimo futuro. I dirigenti e gli amici dell’A.C. Casola invece hanno dato vita ad un comitato di cittadini volontari denominato ForzaCasola con l’impegno di promuovere la solidarietà e l’aiuto fattivo al proseguimento dell’attività sportiva dei giovani.
Nel frattempo si sono mossi anche i rappresentanti delle istituzioni regionali e provinciali e delle federazioni sportive del settore, sia per testimoniare la loro vicinanza in questo momento critico, sia per assicurare il loro futuro appoggio ed interessamento. Particolarmente significativa in proposito è stata la visita del Presidente della Regione Bonaccini, unitamente al Presidente della Provincia svoltasi domenica 1 Marzo.
Nel corso della partecipata assemblea pubblica - presenti i dirigenti dell’A.C. Casola, i ragazzi della prima squadra ed il vice presidente della lega dilettanti della F.I.G.C. (Federazione Italiana Gioco Calcio) Alberto Mambelli - il sindaco Nicola Iseppi ha fatto il punto della situazione ed illustrato le future iniziative.
Nell’immediato i ragazzi della prima squadra sia alleneranno nel campo sportivo di Palazzuolo o in quello di Riolo Terme, messi generosamente a disposizione da quei Comuni. I ragazzi delle sezioni giovanili invece si alleneranno in un primo tempo nel campo di calcetto/tennis gestito dal Circolo del tennis. Verrà poi allestito in tempi rapidi un campetto di allenamento di 33 x 22 metri nell’area del Parco Pertini. In questa area esiste già una struttura dotata di servizi igienic,i docce e spogliatoi che può naturalmente e fortunamente essere utilizzata.
Per rendere attuabile questo intervento, già nel Consiglio Comunale di martedì 17 Febbraio è stato deliberata la parziale modifica di destinazione d’uso della suddetta area. La bella notizia è che il tutto, per un importo di circa 7.500 euro, verrà attuato dall A.C. Casola e sarà interamente finanziato da 5 aziende cooperative: Coop. Montana Valle Senio, Coop. Trasporti Riolo Terme, Coop. Terremerse, Coop. Colli Romagnoli e Coop. Sociale Zerocento.
Sempre per la gestione dell’immediato va sottolineato che oltre ai due comuni di Palazzuolo e Riolo Terme anche altri comuni della nostra provincia e di quelle circostanti hanno offerto di mettere a disposizione le loro strutture. Il problema è ovviamente quello degli oneri e dei problemi di trasferimento. Particolarmente interessante, per tempi ragionevolmente brevi, sembra essere l’opportunità offerta dall’Associazione Calcio di Borgo Rivola, il cui campo attualmente è inagibile a causa delle piene del Senio dei mesi scorsi, ma che può essere rimesso in sesto nel giro di poco tempo.
Rimane ovviamente il problema principale da risolvere e cioè dove e come ricostruire la struttura regolare ed a norma che dovrà sostituire il campo franato.
Oltre al reperimento delle risorse finanziarie necessarie, cosa di non poco conto, rimane anche il non semplice problema di dove localizzare la nuova struttura. Casola si trova in mezzo ai monti, le aree pianeggianti, vicine al paese e con una estensione adeguata non sono molte, soprattutto se si tiene conto che l’orientamento di un campo da calcio a norma deve rispettare certe misure e un preciso orientamento sud/nord che non sempre concorda con la direzione di maggior espansione dei terreni disponibili. Uno studio di massima realizzato volontariamente e gratuitamente dallo studio tecnico associato Cantagalli & Spada, di cui abbiamo potuto prendere visione, evidenzia molto bene questi aspetti. La zona di Valsenio, ad esempio, dove si trovano i terreni più pianeggianti, oltre alla distanza, presenta l’handicap di una eccessiva vicinanza alla zona industriale da una parte e dall’altra la vicinanza con la zona di rispetto dei siti storici (vedi abbazia di Valsenio). In altre zone la direzione sud/nord è trasversale rispetto a quella dei terreni e dunque non vi è lo spazio necessario.
Una delle ipotesi finora ritenuta più praticabile può ritenersi quella che identifica una possibile localizzazione nei terreni collocati poco prima dell’area urbanizzata a valle del cimitero.
Il terreno e di proprietà della fondazione Casa Oriani. Esistono anche qui dei problemi di vincolo ma che con l’impegno, la buona volontà ed il buon senso forse possono essere risolti in tempi ragionevoli.
Per quanto poi riguarda il reperimento delle risorse economiche necessarie è chiaro che dovranno prendere corpo in primo luogo le promesse fatte dai politici e dai rappresentanti delle istituzioni.
Il costo, compreso l’acquisto del terreno, per avere una struttura completa, come quella che avevamo, secondo una stima approssimata, dovrebbe aggirarsi intorno a 1.300.000 euro. Molto difficilmente reperibili tutti in una volta, quindi con ogni probabilità bisognerà procedere per stralci.
Fondamentale sarà il ricorso a finanziamenti regionali previsti dai programmi per l’impiantistica sportiva e ai prestiti concessi dal Credito Sportivo. Molto utile potrebbe essere in questo frangente l’interessamento della senatrice e campionessa sportiva Josefa Idem, membro della Giunta del Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), che nei giorni seguenti la frana si è interessata all’evento ed ha manifestato la propria solidarietà alla nostra Comunità.
Non ci rimane altro dunque che sperare e rimboccarci le maniche e a conclusione ricordiamo che la S.ta Messa delle ore 11 in parrocchia è stata celebrata con il particolare intento di ringraziare la Divina Provvidenza per aver risparmiato in questo pericoloso frangente l’incolumità dei nostri giovani e dei cittadini in genere.
Alessandro Righini
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- Scritto da Federica
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Dopo la terribile frana che ha colpito il nostro campo sportivo, nasce #FORZACASOLA un comitato che si pone come obiettivo quello di creare le condizioni per proseguire i campionati calcistici in corso e l’attività negli anni futuri, con particolare attenzione al settore giovanile. Proprio per questo la prima iniziativa è stata quella della costruzione, in atto, di un campo da calcetto di metri 22x33 nell’area del parco Pertini, che verrà inaugurato il 10 maggio, giorno della festa dello Sport a Casola. A partire dalla prossima stagione, nel nuovo campo da calcetto, si terranno gli allenamenti e i campionati di due squadre di pulcini e gli allenamenti della scuola calcio.
Numerose sono le iniziative promosse dal gruppo #FORZACASOLA grazie alla collaborazione di molte associazioni e gruppi, casolani e non, che hanno dedicato eventi e serate donando il ricavato. Fra i prossimi eventi in programma ricordiamo:
Giovedì 23 aprile nello stadio "Bolognini" di Castel Bolognese dalle ore 16, si terrà la partita amichevole tra A.C.Casola e A.C. Cesena.
Sabato 2 maggio dopo la sfilata notturna dei carri della Festa di Primavera il comitato gestirà la "Notte bianca" post verdetto grazie alla collaborazione della Pro loco e de "I Luppoli" di Villa Vezzano che gestiranno la serata
Sabato 9 maggio secondo spettacolo teatrale "UN TOPO… DUE TOPI… TRE TOPI. UN TRENO PER HAMELIN" regalato da Accademia Perduta/Romagna Teatri, ore 21 al Cinema Senio.
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- Scritto da Alessandro Righini
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Grande successo musicale per il Concerto di percussioni del
MADERNA PERCUSSION GROUP
Sabato 11 luglio, alle 21, in una piazza Sasdelli assai affollata, il “Maderna Percussion Group”, quartetto formatosi all’interno del Conservatorio Maderna di Cesena, in occasione della rassegna “Musica nei luoghi della Storia”, ha tenuto un concerto, sorprendendo il pubblico casolano, non solo per l’originalità degli strumenti (Marimba, Xilofono, Vibrafono, Cassa sinfonica, Maracas, Congas, Bastone della pioggia e una serie pressoché infinita di vari strumenti non facenti parte della tradizione occidentale) e per la splendida performance, ma, e soprattutto, per la presenza, all’interno del gruppo, di due fratelli casolani, Michele e Vittorio Soglia che, insieme al loro insegnante, il Maestro Daniele Sabatani, e al loro compagno di studi Tommaso Sassatelli, hanno costituito, da oltre quattro anni, questa particolarissima formazione strumentale.
La loro bravura si è palesata in un repertorio di grande presa sul pubblico, costituito da alcuni brani molto difficili, tra cui “Music for pieces of wood” di Steve Reich, originariamente scritto per cinque suonatori di clave o legnetti, e arrangiato per l’occasione per quattro strumentisti, la cui particolarità consiste nella fitta rete di incastri dalla quale è impossibile riconoscere se tutti gli strumentisti stanno eseguendo la stessa frase; “Ghanaia” di Mattias Schmitt, l’omaggio che il compositore vuole rendere alla musica tradizionale africana; “Mitos Brasileiros” di Ney Rosauro, concerto in cinque movimenti per quartetto di percussioni, che vuole essere un omaggio alla musica latino americana; “Marimba Spiritual” del giapponese Minoru Miki, scritto dal suo autore tra il 1983 e il 1984 come riflessione sulle terribili condizioni di povertà che attanagliavano il popolo africano in quegli anni.
Il concerto è trascorso tra gli applausi convinti e scroscianti del pubblico, circa 200 spettatori, in cui erano presenti sia gli organizzatori, sia, in particolare, il sindaco di Casola, Nicola Iseppi, il vice sindaco ed assessore alla Cultura Maurizio Nati e, naturalmente, le numerose persone, che, entusiaste, hanno sempre sottolineato ogni momento della emozionante performance del quartetto.
Al termine del concerto il professor Michele Soglia poi ha ringraziato le autorità, il pubblico presente in sala ed il suo insegnante, il Maestro Daniele Sabatani, per l’intransigenza ed il perfezionismo che ha sempre preteso, grazie ai quali, e solo grazie ai quali, un allievo può diventare un professionista della musica.
Sono certo che l’esempio dato dai due fratelli casolani servirà da stimolo alle future generazioni, per mantenere in vita la cultura musicale a Casola, attualmente rappresentata nel paese dalla Scuola di Musica annessa alla Banda (dove Michele da quest’anno insegna Batteria e Percussioni) presente sul territorio da circa due secoli.
Prof. Pier Giacomo Zauli
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- Scritto da Alessandro Righini
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INAUGURATA LA VIA DELLA CROCE D LUCE
Domenica 5 Giugno, in occasione del tradizionale ed annuale pellegrinaggio alla Croce di Luce, è stata inaugurata la Via Crucis composta da 14 pilastrini che, distribuiti sul sentiero di crinale che conduce dal Cerro al monte Alberino di Albignano, ricordano le tappe della passione di nostro Signore Gesù Cristo.
Il progetto per la realizzazione del percorso sacro era stato lanciato lo scorso anno quando, al termine della S.ta Messa celebrata ai piedi della Croce, Alessandro Righini aveva presentato il modello in polistirolo, di un possibile pilastrino da realizzarsi in cemento e da collocare in 14 esemplari sul sentiero.
Ogni pilastrino in cemento doveva poi essere completato da una formella in ceramica illustrante il tema della “stazione”
La Via Crucis ideata e proposta da Alessandro Righini in quella occasione è basata su di una scrittura e suddivisione delle 14 “stazioni” della Passione di nostro Sig. Gesù Cristo che, pur rispettando rigorosamente l’impostazione ed il soggetto rituale tratto dal racconto evangelico, presenta qualche variante rispetto alla tradizionale ed usuale successione ed esposizione delle tappe della via Dolorosa. A tal poposito val la pena di ricordare che varianti alla tradizionale suddivisione delle cosiddette stazioni della Via Crucis sono state proposte ed attuate anche negli anni passati in occasione delle celebrazioni del Venerdì Santo presiedute dal Pontefice a Roma .
L’idea base per l’esecuzione del progetto di questa Via Crucis era quella di procedere con la realizzazione di un paio di pilastrini ogni anno; quindi inizialmente si trattava di un’ opera pensata a lunga scadenza e da attuarsi con una certa calma, visto che, non essendovi disponibilità finanziarie specifiche, si poteva contare solo sul lavoro di volontari. Inoltre, poiché il sentiero del Cerro è percorribile solo con mezzi fuori strada ed è situato in una località abbastanza distante dal paese, occorreva anche reperire di volta in volta le attrezzature idonee - anche queste possibilmente messe a disposizione volontariamente e gratuitamente da proprietari sensibili agli appelli di collaborazione. Quella di procedere a piccole tappe dunque sembrava l’unica ipotesi percorribile.
Invece, dopo diversi mesi di incubazione , il progetto, in seguito alla sua ufficiale adozione da parte dell’arciprete don Euterio, ed all’esposizione all’esterno della chiesa parrocchiale del prototipo del pilastrino, ha assunto un corso accelerato.
Fondamentali per la partenza dell’iniziativa sono state - oltre al manifesto interesse espresso da molti fedeli che si sono proposti di supportare l’iniziativa con le loro offerte - la disponibilità a collaborare della locale ditta di manufatti in cemento Cavina Angelo con i suoi dipendenti e le capacità ed il dinamismo di Italo Fiorentini. Entrambi i soggetti infatti si sono attivati per una rapida esecuzione dei 14 pilastrini in versione anche migliorata rispetto al prototipo.
Inoltre per un efficace lancio del progetto era necessario completare almeno il primo pilastrino in cemento con la formella in ceramica illustrante il tema della prima stazione “La passione di Cristo nell’orto degli ulivi”. Il problema è stato risolto grazie alla collaborazione volontaria di una delle nostre più abili ceramiste, Nicoletta Cavallari che ha realizzato con maestria ed efficacia espressiva il primo riquadro e lo ha collocato in opera con l’aiuto del marito Giancarlo.
Una volta “prodotti” i pilastrini è stato necessario collocarli sul sentiero e non si è trattato di impresa semplice dal momento che ogni pilastrino pesa circa 350 kg e che per ciascuno occorreva scavare una buca ( anche in presenza di terreno roccioso) dove inserire la base e fissarla poi con impasto di cemento.
Anche per questa operazione è risultato determinante la collaborazione di Italo Fiorentini che si è attivato per trovare i fornitori professionali e soprattutto volontari delle attrezzature e dei mezzi operativi oltre che delle “braccia” necessarie.
Strategica poi è stata la messa a disposizione, da parte della famiglia del dott. Pierluigi Tagliaferri, della base operativa nell’area di proprietà del Cerro e di alcune attrezzature, così come l’autorizzazione al collocamento dei pilastrini da parte di tutti i proprietari dei terreni adiacenti al sentiero.
E’ stato grazie alla messa in campo di tutte queste buone e generose volontà che il 5 Luglio tutto era pronto per la prima inaugurazione della Via Crucis.
Diciamo la “prima inaugurazione” perché, come già precisato, solo il primo pilastrino è già completo anche della immagine in ceramica. Gli altri pilastrini, allestiti in via provvisoria con immagini stampate su appositi fogli plastificati, dovranno aspettare le loro formelle per la realizzazione delle quali sono stati presi contatti con artisti locali e con altri faentini della scuola del maestro ceramista Guido Mariani. Per completare il tutto e riuscire a pagare i puri costi occorrerà ancora il supporto delle offerte dei fedeli. Si spera comunque di riuscire ad inaugurare definitivamente la Via Crucis entro il prossimo anno.
Oltre ai soggetti ed alle persone già citate nell’articolo desideriamo qui ricordare gli altri collaboratori che hanno reso possibile e preso parte a vario titolo. al compimento della Via Crucis: Francesco Naldi, Turrini Bruno, Cenni Giancarlo, Visani Giuliano, Rinaldi Ceroni Michele, Rinaldi Ceroni Filippo, Rinaldi Ceroni Orlando , Cantagalli Giancarlo, Tagliaferri Luca, Tagliaferri Giuseppe, Rivola Gianni, Rossi Valerio, Cortecchia Giampietro, Gentilini Giampiero, Alpi Franco, Fabbri Roberto, Tozzani Severino, Fabbri Marino, il Consorzio Bacini Montani, , la Cooperativa Valle Senio, l’Ufficio Tecnico comunale.
Riportiamo infine di seguito il titolo delle varie stazioni della via Crucis così come previste nella successione adottata dal progetto: (1) La passione nel bosco degli ulivi , (2) Il tradimento, (3) Lo sgomento e lo scoramento degli apostoli, (4) Il processo davanti al Sinedrio, (5) Il giudizio di Pilato, (6) Nelle mani dei soldati, (7) La via dolorosa, (8) Gesù cade sulla via, (9) Gesù incontra la Madre e le pie donne, (10) Il Cireneo, (11) Gesù crocefisso, (12) Ai piedi della croce, (13) La morte sulla croce, (14) La sepoltura.
Alessandro Righini.
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