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Vedervi.
Ore 8:15, preparo il link. C’è un po’ di trepidazione per la paura di sbagliarsi a cliccare qualche tasto strano…
Alle 8:20 pubblico il link, entro in classroom e vedo la mia faccia come dentro a uno specchio. “Dentro questa riunione non c’è nessuno” leggo sullo schermo. Oddio. Ecco che ho sbagliato davvero. E poi, magicamente compare il primo volto sorridente. “Buongiorno Dario”, e poi un’altra “Buongiorno Lucia”. Sul monitor compaiono molte bolle colorate che pulsano quando parlate e dentro le bolle riesco quasi sempre a veder fiorire i vostri occhi.
Qualcuno si stiracchia, ci sono palpebre pesanti di un sonno e facce da guardare senza mascherina, almeno quello.
E poi ci sono bocche che chiedono, dicono, raccontano … quanto parlano!”Sai Paola che mia nonna….” “Sai che ieri…” “Sai maestra cosa ho fatto…”
Un coro di parole cariche di storie, emozioni, domande e soprattutto desiderio di trovare ascolto, non risposte.
Ma si fa presto a trovarsi dentro ad un flusso di voci che esplodono nella testa e allora è necessario incanalare tutto il vortice rumoroso per dare spazio a tutti, uno alla volta.
“Spegnete i microfoni, per favore e adesso do la parola a …”
Nella classe virtuale valgono le stesse regole della scuola reale. Se vogliamo capirci, allora bisogna saper aspettare.
Già… saper aspettare, non è questo la chiave di tutto? Per noi umani dell’era digitale aspettare è una cosa difficilissima. Vogliamo tutto subito.
Ma saper attendere è uno dei cardini del saper vivere, assaporando il tempo senza scavalcarlo, senza bruciarlo e senza perderlo. La natura ce lo insegna. Io cerco di impararlo dal mio gatto che nella sua infinita sapienza di felino evoluto, conosce questa arte .Lui se ne sta fermo, lì sul davanzale, per ore e aspetta che gli apra. Intanto guarda, osserva e impara ogni fruscio, ogni fremito di ali. Poi entra e aspetta il suo cibo e mi attende per uscire o per oltrepassare le soglie sbarrate da porte chiuse. Imperturbabile, lui aspetta. Senza spazientirsi perchè sa che prima o poi accade tutto quello che deve accadere e allora non ha senso disperdere energie in inutili ansie. In tutto questo suo saper aspettare c’è la stessa magnifica certezza del seme sotto la neve o del fiore che genera il frutto.
Intanto nulla si disperde e ogni cosa viene captata, percepita, ascoltata e carpita dai suoi sensori super specializzati . La sua vita è questa. E la nostra? Noi abbiamo altri bisogni, dobbiamo illuderci, progettare, lavorare, sognare, anche.
_Paola! Mi senti? –
_Sì che ti sento, scusa mi ero distratta un attimo. Stavo dicendo che dovete provare ad aspettare il vostro turno per poterci capire.
Giorgia prende la parola e, guarda caso, vuole parlarmi di Nina, la sua gatta, che cammina sulla tastiera perché anche lei vuole fare la DAD.
All’improvviso gli schermi diventano finestre ed io mi arrampico e vi raggiungo, scavalco i davanzali e vi trovo davanti a me, entro nelle vostre stanze piene di giocattoli, tocco i vostri pupazzi preferiti coi quali andate a dormire.
E la lezione diventa viva, con voi, me, i pupazzi, i gatti e qualche cane che arriva festoso e le mamme che vigilano attente, mentre sbrigano le loro faccende.
Lezioni senza banchi. Senza grembiuli, soprattutto senza mascherine. Un lusso, di questi tempi.
Siete al sicuro. E siamo qui insieme mentre ridiamo di qualche errore buffo che ci servirà per imparare meglio l’ortografia. Perche sbagliando s’impara.
Ora possiamo leggere, a turno. Comprendere quello che abbiamo letto e parlare fra di noi. Riflettere su quello che ci ha fatto pensare quel racconto, quella storia.
C’è sempre così tanto da raccontarsi. Per fortuna.

Siamo così soli,in questo periodo. Dentro alle nostre vite chiuse, con la paura che bussa alla porta. Siamo così fragili senza la forza di un abbraccio o di una stretta di mano. Col cuore rotto per un amico che non ce l’ha fatta.
Mentre vi guardo penso che è tutto così fuggevole. Siamo ali nel vento. E il vento può cessare, a un tratto. E lasciare tutto fermo, immobile, senza respiro.
Raccontiamoci la vita, bambini, mostratemi il vostro arsenale di risate e schiamazzi. Io, qui con voi, penso che la vita vinca.
E sarà così.

Paola Pozzi

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