Variante di BORGO RIVOLA
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- Scritto da Roberto Rinaldi Ceroni
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Sono diversi i momenti di dibattito che si sono svolti sul tema della variante di Borgo Rivola. In quello di martedì 21 maggio 2024 è stato presentato a un nutrito pubblico lo studio di fattibilità della variante sulla provinciale 306 da Federica Malavolti, sindaca di Riolo Terme e dall’ing. Paolo Nobile, dirigente del settore lavori pubblici della provincia di Ravenna.
L’opera è già stata finanziata nell’ordinanza n. 13 dal commissario di Governo per la ricostruzione. Il tratto che congiunge gli abitati di Rivola di sotto con Rivola di sopra è franato nel corso degli eventi alluvionali del maggio scorso e tuttora la circolazione è regolata da un semaforo che rallenta di molto il percorso giornaliero dei pendolari come dei turisti nel fine settimana.
Dai sondaggi geologici è risultato che tutto il versante in questione poggia su detriti alluvionali, quindi su antiche frane e pertanto non offre garanzie di stabilità.
La variante partirà dall’incrocio con via Raggio per arrivare all’attuale disimpegno degli autocarri che portano il gesso a Valsenio. La sede stradale, larga 9,5 metri, sarà tutta su viadotto per una lunghezza di 650 metri e un dislivello di 28 metri e una pendenza massima del 7,7%.
I vantaggi sono chiari per tutti. Spariranno le curve a tornante ma soprattutto quella a gomito del ponte che costringeva autocarri e corriere a difficili manovre. Le criticità sono due.
La prima riguarda l’innesto di via rio Raggio sulla provinciale di cui si sta ancora discutendo nel dettaglio. La seconda è per la regolazione del traffico sul viadotto.
L’intenzione è quella di vietarlo alle biciclette che per motivi di sicurezza saranno deviate sul vecchio tracciato.
Le amministrazioni interessate stanno cercando di coniugare le esigenze dei residenti con la necessità di cogliere l’opportunità di un finanziamento che copre tutti i costi compresi quelli del progetto esecutivo.
Dell’idea di questa variante se ne sente parlare da decenni tanto che sembrava archiviata fra le tante leggende della valle del Senio. Invece stavolta si fa sul serio: i lavori inizieranno nel 2025 e la chiusura del cantiere deve essere in linea con gli obblighi del PNRR da cui provengono le risorse e cioè a metà del 2026.
A cura di Roberto Rinaldi Ceroni
Rientro da un altro mondo
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- Scritto da Paoletta
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I COLORI accoglienza e crescita a Casola Valsenio
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- Scritto da Benedetta Landi
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Non tutti sanno che nel nostro paese è presente una casa famiglia. Io stessa sono venuta a conoscenza della sua esistenza solo poco tempo fa, e parlandone con amici e parenti mi sono resa conto del fatto che molti ignorassero la presenza di questa realtà a Casola Valsenio. La casa famiglia, per definizione, è una struttura destinata all'accoglienza di minorenni, disabili, anziani, adulti in difficoltà e/o a persone con problematiche psicosociali, e si configura come una comunità di tipo familiare con sede in un’abitazione civile. Mi sono quindi ripromessa di approfondire la conoscenza di questa struttura, e di farla conoscere il più possibile anche a tutti i miei concittadini. Ho incontrato Marcella Marzioni, colei che ha dato vita alla Comunità familiare “I colori”, per capire quando è nata e quale tipo di attività si svolge al suo interno.
Ci siamo incontrate in un pomeriggio di inizio aprile, e non appena sono entrata in casa sua sono stata accolta dai sorrisi di cinque meravigliosi ragazzi: uno stava lavando i piatti, mentre un altro stava sparecchiando la tavola. Gli altri, dopo avermi salutata ed essersi presentati, sono usciti in cortile a giocare con il cane e a terminare il lavoro di raccolta dell’erba appena tagliata nel prato, armati di forcale.
Io e Marcella abbiamo parlato a lungo, e grazie ai suoi racconti sono riuscita ad entrare un po’ all’interno del loro mondo.
La Comunità familiare, situata alla Calgheria, è nata poco prima del Covid: è in quel periodo che Marcella, originaria del Friuli Venezia Giulia, si è trasferita a Casola e ha cominciato i lavori di ristrutturazione della sua nuova casa, per renderla strutturalmente adeguata ad accogliere i ragazzi. Marcella è un’educatrice professionale laureata, che ha alle spalle un passato di coordinatrice in una struttura per minori non accompagnati. È stato proprio questo suo passato lavorativo a spingerla a «cercare di fare di più e a fare meglio»: in una struttura così grande, che accoglieva oltre 80 ragazzi, sentiva molto la carenza di un rapporto individuale con loro, così come nella progettazione di un percorso di vita ad hoc per ciascuno di essi. Ha quindi scelto di mettere a frutto l’esperienza maturata negli anni a contatto con questi ragazzi, e di realizzare una struttura tutta sua, ma più piccola, nella quale il progetto di vita perseguito fosse assolutamente individualizzato e personalizzato sulle esigenze del singolo minore.
La sua comunità familiare può ospitare fino a un massimo di 5 bambini/ragazzi, di età compresa tra i 3 e i 18 anni. Attualmente vivono con lei 5 ragazzi adolescenti, due di origini italiane e tre stranieri.
Marcella sogna in futuro di potersi allargare, arrivando ad accogliere fino a 7/8 ragazzi, ma non di più: «mi piacerebbe poter aiutare più ragazzi, ma senza rinunciare a quell’atmosfera di “famiglia” e di “casa” che si è creata» e che sicuramente è resa possibile dal dover gestire piccoli numeri. Le piacerebbe anche valorizzare ulteriormente gli ampi spazi esterni, piantando alberi da frutto e creando uno spazio per galline e capre. «A contatto con il verde questi ragazzi possono tirare un sospiro di sollievo, vivere un senso di libertà e pace mai sperimentato prima. Mi piacerebbe inoltre ristrutturare il capannone di fianco alla casa, e creare degli appartamenti nei quali i ragazzi possano sperimentare una vita autonoma una volta diventati maggiorenni… una sorta di “dopo di noi”».
I ragazzi che vengono affidati a lei sono generalmente minori stranieri non accompagnati, che hanno lasciato il proprio paese e la propria famiglia in cerca di condizioni di vita migliori, nella speranza un giorno di poter portare in Italia anche la propria famiglia o comunque di garantire loro una stabilità economica, oppure ragazzi italiani allontanati dalle proprie famiglie, considerate non idonee ad occuparsi dei propri figli. «Tutti loro hanno ancora rapporti con la famiglia di origine: nel caso dei ragazzi stranieri, è un rapporto costante, si sentono praticamente ogni giorno. Nel caso dei ragazzi italiani è un po’ più complicato: essendo stati allontanati dal nucleo familiare a causa di una situazione problematica, generalmente gli incontri avvengono sotto la supervisione di un assistente sociale».
Questi ragazzi le vengono affidati da un Comune o da una ASP, dopodiché lei se ne prende cura a 360°: gestisce gli aspetti scolastici, sanitari, relazionali e affettivi, così come eventuali rapporti con il servizio psicologico e di neuropsichiatria. Li aiuta con i compiti, li accompagna nei vari spostamenti e insegna loro l’italiano: alcuni arrivano senza sapere la lingua, e necessitano quindi di una prima alfabetizzazione. All’inizio ci si può aiutare con l’inglese o con il francese… «oppure con Google traduttore!»
Anche la collaborazione con la scuola in questa fase è di fondamentale importanza: «innanzitutto bisogna trovare un istituto che accolga il ragazzo ad anno scolastico iniziato… dopodiché, l’anno successivo, il ragazzo potrà cambiare scuola e scegliere quella che più gli piace, in base ai suoi interessi». Marcella afferma di aver sempre trovato grande disponibilità e collaborazione da parte degli istituti scolastici e dei docenti, i quali hanno anche predisposto, laddove necessario, un Piano Didattico Personalizzato che consentisse ai ragazzi di concentrarsi in un primo momento principalmente sulle attività pratiche, mettendo da parte le materie di studio, in modo da consentirgli di imparare la lingua.
Marcella, insomma, si occupa di questi ragazzi e di ogni ambito della loro vita 7 giorni su 7, 24 ore su 24. La cosa importante, dice, è «seguirli sia in maniera singola, che nel microgruppo, che nel macrogruppo»: dare quindi spazio alle esigenze del singolo, ma anche alle relazioni che si instaurano tra i vari ragazzi. Quando un nuovo membro entra a far parte della comunità familiare, si va inevitabilmente incontro ad una ridefinizione dei ruoli e delle relazioni, e non sempre è facile andare d’accordo. «Generalmente un nuovo ingresso è preceduto da un breve preavviso, specialmente se i ragazzi arrivano da situazioni di emergenza. Ma gli altri sono preparati al suo arrivo, prima di quel momento lavoro con loro sulle relazioni. C’è da dire che comunque sono sempre tutti molto solidali con la sofferenza che quel ragazzo si porta dietro: loro stessi l’hanno provata, quindi sono accoglienti e rispettosi, gli lasciano spazio».
GIARDINO DELLE ERBE, il tesoro di Casola Valsenio
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- Scritto da LoSpekkietto
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Il Giardino delle Erbe “Augusto Rinaldi Ceroni”, nel cuore della suggestiva località di Casola Valsenio, a detta di molti visitatori è un “luogo incantato” che accoglie gli amanti della natura e gli appassionati di piante ed erbe officinali, in un viaggio senza tempo attraverso le diverse stagioni.
Forse molti non sanno che Il Giardini delle Erbe è di proprietà della Regione Emilia Romagna, la quale ha affidato la gestione del Giardino delle Erbe all’Ente Parchi e Biodiversità Romagna; a sua volta, mediante gara di appalto ha incaricato, fino a dicembre del 2024, per la conduzione del Giardino delle Erbe, la Montana Valle del Senio mentre per l’organizzazione degli eventi, le attività didattiche, visite guidate, laboratori, picnic, aperitivi tematici e corsi tecnici specializzati, la coop. Atlantide.
Fa parte del Sistema Museale della Regione Emilia Romagna e del circuito degli Orti Botanici Italiani. Collabora con la SIROE Società Italiana Ricerca Olii Essenziali ed è socio FIPPO Federazione Italiana Produttori Piante Officinali. Collabora ed è un punto di appoggio sugli studi delle officinali per molte Università Italiane; negli ultimi anni ci sono state collaborazioni per ricerche e master, con le Università di Bologna (Agraria, Veterinaria, Farmacia, Erboristeria), Modena e Reggio Emilia (Farmacia), Roma la Cattolica e la Sapienza (Farmacia, Biologia), Firenze (Medicina e chirurgia, Biologia), ecc.
Riteniamo e vogliamo che il Giardino delle Erbe sia un bene di tutti, un luogo sempre aperto al pubblico, visitabile nel rispetto di quanto si trova, in qualsiasi momento dell’anno. I locali interni invece sono aperti solo durante gli orari ufficiali di apertura e di lavoro.
Un’altra curiosità: quest’anno ricorrono i 49 anni dalla data della inaugurazione nella sua sede attuale e 86 anni dal 1° Giardino sperimentale e campo catalogo voluto dal Prof. Augusto Rinaldi Ceroni nel 1938.
Le attività didattiche e le visite guidate quest’anno sono iniziate alla fine di marzo con i laboratori ed i corsi tecnici legati al concorso “Il Piatto Verde” organizzato dall’Istituto Alberghiero Pellegrino Artusi di Riolo Terme in collaborazione con IF Imola Faenza. Riporto sotto il programma degli eventi in programma quest’anno da maggio ad ottobre.
Maggio sarà il mese dedicato alla rassegna di eventi di “Erbe in Fiore”: questo infatti è il periodo in cui il Giardino si trasforma in una sinfonia di colori e profumi, dando vita ad un programma ricco di appuntamenti tematici.
CI HA LASCIATI DON SANTE, UN SACERDOTE, UNA GUIDA, UN AMICO, UNO SCOUT
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- Scritto da Super User
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Ci ha lasciato don Sante , un amico, una roccia, parroco della Costa ( di Borgo Rivola) , amministratore della parrocchia e dell’ abbazia di Valsenio, ex assistente scout della squadriglia libera di Borgo Rivola aggregata all’allora nascente gruppo scout di Casola.
Erano i primi anni sessanta dello scorso secolo quando l’esperienza scout fece sì che la mia strada incrociasse quella di questo amico e straordinario sacerdote . I rapporti intrapresi grazie allo scoutismo hanno permesso che fra il sottoscritto e Don Sante si cementasse una forte empatia, s i sviluppasse una consolante confidenza spirituale ed in seguito , grazie all’intermediazione e all’esercizio di alcune funzioni rappresentative , anche una proficua collaborazione in certe fasi della ristrutturazione dell’Abbazia di Valsenio; impresa che, iniziata da don Giovanni Visani (don Giovannino), è stata portata avanti con determinazione e successo da don Sante.
Don Sante è stato un sacerdote dinamico, poliedrico ( ricordo la sua passione per la musica ) , tosto e forte di carattere ma anche comprensivo ed umanissimo nel prestare aiuto e sostegno, non solo nei percorsi spirituali, ma anche pratici e fattuali della vita.
La sua dipartita lascia un vuoto nella nostra valle, un vuoto che non sarà facile colmare, ma confidiamo che da lassù, da dove oggi egli ci sta guardando sorridente, sarà già all’opera per intercedere e impetrare una soddisfacente soluzione per la nostra comunità.
Grazie don Sante per tutto ciò che ha fatto per noi.
Aquila Solitaria
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