Intervista al nuovo assessore Flavio Sartoni
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- Scritto da Nicola Rinaldi Ceroni
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Intervistiamo l’assessore Flavio Sartoni che da ottobre 2020 è entrato nella Giunta comunale con le seguenti deleghe: Turismo, Cultura, Biblioteca, Associazionismi, Politiche e servizi ambientali, Politiche per l’integrazione, Scuola pubblica istruzione, Politiche giovanili e Sport. Per onor di cronaca ricordiamo che il Sindaco Giorgio Sagrini ha conferito l’incarico dopo alcuni mesi dalle dimissioni di Marco Unibosi per ragioni lavorative e non politiche. Con l’ingresso di Sartoni in Giunta il Sindaco ha pensato di rivedere la distribuzione delle deleghe. È buona abitudine di un organo di stampa fare domande a chi, in un determinato momento, ricopre un incarico pubblico, ma poiché le deleghe sono tante, in questa intervista cercheremo di concentrarci solo su alcuni temi, non necessariamente i più importanti, ma quelli che oggi pensiamo meritino una certa attenzione.
Cosa ti ha spinto ad impegnarti così tanto per Casola?
Perché fin da quando sono arrivato a Casola nel “lontano” 2002 mi sono reso conto che è un paese speciale, diverso da tutti gli altri. Mi rendo conto che possa sembrare una risposta fin troppo semplice, ma credo che a Casola sia presente un fortissimo senso di comunità che ti porta a desiderare fortemente di farne parte. Personalmente sento il forte bisogno di mettermi in gioco, e non per “apparire” od “elevarmi”, ma per contribuire per quanto posso, a preservare l’anima e l’identità di un paese che ho imparato in poco tempo ad amare e in cui ho trovato tutto quello di cui avevo bisogno. Mi sono fatto un po’ di ossa in Pro Loco, e lì sono venuto a contatto con persone speciali che mi hanno insegnato a prendersi cura del posto in cui si vive. Il volontariato ti insegna molto, ti accresce e arricchisce, e il passo fino a ruoli più “istituzionali” non è poi tanto lungo. Certo, cambiano temi, ruoli e sicuramente responsabilità, ma l’importante è mantenere viva quella voglia di fare, a volte forse ingenua, ma sicuramente onesta e caparbia.
Stiamo vivendo un momento non buono per il turismo. Gli effetti del Covid hanno fatto saltare molte feste e manifestazioni molto importanti per Casola che vive in piccola parte anche di turismo. Avete qualche idea per rilanciare e rinnovare le nostre feste paesane? Negli ultimi anni, cosa che sta avvenendo in molte realtà, i paesi hanno cercato di trovare un brand. Casola ha scelto di puntare tutto su “Paese delle erbe e dei frutti dimenticati”. Mi viene in mente l’idea del calendario “CasolAromatica”. Credete che sia ancora questa la strada da percorrere o ci sarà qualche strada nuova?
Credo che il tema Erbe e Frutti Dimenticati abbia ancora un grande valore e un infinito potenziale. Negli anni passati diverse persone hanno portato avanti un grandissimo lavoro per riuscire ad identificare Casola, e spesso dimentichiamo che hanno fatto un piccolo miracolo, inventando un brand fondamentalmente dal nulla, cosa che pubblicitari professionisti possono provare a fare per anni senza riuscire a combinare nulla. Negli anni novanta e nei primi duemila Casola è stato per davvero il “Paese delle Erbe e dei Frutti Dimenticati”, tutti ricordano le folle che accorrevano a visitare il mercatino serale, le erbe officinali piantate un po’ ovunque e la splendida Strada della Lavanda. E’ evidente che negli anni, per una serie svariata di motivi, l’entusiasmo, la cura e l’attenzione sono andati gradualmente diminuendo. Credo che sia da folli buttare via lo straordinario lavoro fatto, e penso che questi temi vadano riaffrontati con estrema urgenza, scegliendo senz’altro strade e soluzioni diverse, ma consci del fatto che non è troppo tardi, e che il tema “Erbe e Frutti” può rappresentare ancora un trampolino di lancio per il turismo e l’economia casolana. Fortunatamente esiste ancora una realtà molto forte, quella del Giardino delle Erbe Augusto Rinaldi Ceroni. Penso che ad oggi ci sia bisogno da ripartire dalla base, progettando un’intensa valorizzazione del verde urbano con la piantumazione di lavanda e altre erbe aromatiche, al fine di riguadagnarsi lentamente la denominazione di Piccola Provenza e presentare ai visitatori un paese ricco di colori e profumi. Sono certo che un progetto di questo tipo e strutturato con accuratezza possa trovare ampio consenso tra abitanti di Casola, e rappresentare un nuovo punto di partenza. Oltre a questo, coltivo da sempre il sogno di portare a Casola musica e artisti importanti. L’attuale situazione non permette nemmeno di pensarci, ma quando le cose si sistemeranno mi piacerebbe considerare seriamente la possibilità di organizzare concerti e rassegne musicali che possano identificare ulteriormente Casola. Il nuovo panorama musicale offre scelte e possibilità raggiungibili, che farebbero felici anche i nostri ragazzi più giovani. Dobbiamo ricordare che quando si parla di feste ed eventi gli attori principali sono le varie associazioni che li organizzano. Di una cosa sono certo, questa amministrazione (ed io per primo), è pienamente conscia che senza il loro lavoro prezioso sarebbe impossibile concretizzare qualsiasi progetto, e farà di tutto per aiutarle e supportarle in qualsiasi momento.
La pandemia ha costretto e spronato le persone a riscoprire il piacere di stare a contatto con la natura ed anche noi Casolani ci siamo accorti della bellezza del nostro territorio. Tanti sono gli sport che si possono praticare nel nostro territorio. Molti comuni stanno promuovendo in maniera insistente il turismo sportivo. Riolo Terme, per esempio, sull’onda dei Mondiali di ciclismo, sta puntando anche sulla bici proponendo diversi percorsi tematici sia per MTB che per bici da strada. Quali sono le opportunità già presenti a Casola? Avete delle nuove proposte da sviluppare nei mesi a venire? Non avete pensato ad una sinergia ad esempio tra i comuni collinari dell’Unione dei Comuni?
Questa domanda mi permette di comunicare che Casola Valsenio è da pochi giorni diventata partnership di un progetto molto importante ideato dalla Coop Trasporti di Riolo in collaborazione con il comune di Riolo Terme e coordinato da IF Tourism Company: il Bike Hub Valle del Senio. Il progetto è partito da Riolo ma sta velocemente interessando tutti i Comuni dell’Unione e sono certo potrà rappresentare un importante trampolino di lancio per il nostro territorio. Oltre a questo, come molti avranno notato, stiamo portando avanti il progetto “Sentieri nel Territorio di Casola Valsenio”. Grazie ad un bando regionale dedicato alla sentieristica, siamo riusciti ad aggiudicarci i fondi per ultimare gli interventi sul progetto, che prevedono una revisione della carta e dei tracciati, la posa di bacheche informative in luoghi strategici del paese e la promozione del progetto a livello nazionale. L’epidemia non ci ha ancora permesso di valorizzarlo a dovere, ma sono certo che questa è la strada giusta. Casola possiede itinerari fantastici che aspettano solo di essere scoperti. Il turismo green è esploso e noi abbiamo tutte le carte in regola per accoglierlo alla grande. Il progetto dei Sentieri è stato ideato, realizzato e difeso con i denti da due persone che stimo moltissimo e che non mi stancherò mai di ringraziare: Massimo Tabanelli e Oriano Baracani. Grazie a loro Casola potrà vantare una rete di sentieri chiara, estesa e di immenso valore turistico.
Parliamo ora di Ambiente: come ha funzionato la raccolta differenziata da quando sono stati inseriti i diversi cassonetti in tutte le aree del paese?
AVIS GIOVANI
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- Scritto da Riccardo Albonetti
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Sicuramente l’AVIS non ha bisogno di presentazioni, infatti è una delle associazioni storiche del nostro paese e da diversi decenni svolge un ruolo importantissimo. Come accade a tutte le associazioni, ci sono dei momenti in cui alla strada consolidata si aggiungono esperienze nuove ed in questo caso si tratta di AVIS GIOVANI. A questo proposito abbiamo rivolto qualche domanda a Lucrezia Camurani, una delle più giovani associate dell’Avis locale e rappresentante dell’Avis giovanile della provincia di Ravenna, e ad Anna Poli, responsabile della sezione Avis di Casola.
Ciao Lucrezia, una domanda personale. Quando sei entrata nell’associazione? Che cosa ti ha spinto a compiere questo passo?
Ciao! Sono entrata nell'associazione a 18 anni, incuriosita da un incontro che avevo fatto al Liceo. Subito ero solo una donatrice, poi ho deciso che volevo diventare una parte attiva di questa associazione. Quello che principalmente mi ha spinto a compiere questo passo è stato il pensiero di poter donare qualcosa di mio a qualcuno che ne ha davvero bisogno, e mi piaceva l'idea di fare volontariato, visto che fino a quel momento non ero in nessuna associazione di questo tipo.
Che cosa fa esattamente AVIS GIOVANI?
Avis Giovani è una sezione dell'Avis composta appunto da ragazze e ragazzi che hanno voglia di dedicare un po' del loro tempo agli altri. Ci occupiamo della sensibilizzazione della fascia più giovane della popolazione verso la donazione, dell'organizzazione di alcuni eventi Avis, e ultimamente stiamo creando varie collaborazioni con altre associazioni per poter fare un bel lavoro d'insieme.
Quanto è importante sensibilizzare la parte più giovane della popolazione alla donazione del sangue?
Lo Spekkietto 75 è in edicola
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- Scritto da LoSpekkietto
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Il legame nonni-nipoti
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- Scritto da Paoletta
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10 dicembre, ore 17, in biblioteca…. è un po’ freddo, ma qui posso intervistare tranquillamente Benedetta Landi. Infatti, tra le restrizioni per il Covid e i lavori di ristrutturazione che non sono ancora terminati, l’attività della biblioteca è un po’ rallentata. Siamo munite di mascherine, stiamo alla distanza di sicurezza, ma immediatamente la conversazione scorre piacevole e sembra quasi di essere senza tutte queste barriere.
Sono venuta ad intervistare Benedetta, 26 anni, perché sta per uscire fresco fresco di stampa il suo primo libro.
Quando uscirà il tuo libro, come si intitolerà?
Il libro uscirà a breve. E’ un saggio di 160 pagine che tratta il legame nonni-nipoti adulti e si intitola proprio “ Il legame nonni-nipoti”.
E’ un saggio e precisamente la mia tesi di laurea magistrale in pedagogia.
Come sei riuscita a pubblicare un libro?
Il 2 luglio mi sono laureata ed il 18 luglio ho inviato la tesi alla casa editrice Erickson. Dopo un mesetto mi hanno contattato per comunicarmi che avevano deciso di pubblicarla.
Ora io non posso non chiarire ai lettori dello Spekkietto che la casa editrice Erikson con sede a Trento è una casa editrice specializzata in pubblicazioni di carattere educativo pedagogico didattico, organizza convegni, corsi di aggiornamento per educatori ed insegnanti e ciò da lustro al lavoro prodotto da Benedetta. Insomma la Erikson è una casa editrice di prestigio in questo settore e la pubblicazione della tesi può essere veramente motivo di orgoglio .
Missione in Giamaica
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- Scritto da Benedetta Landi
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Desidero innanzitutto ringraziare la redazione de “Lo Spekkietto” per aver preso in esame la possibilità di devolvere parte del ricavato delle vendite a questo progetto e per l’attenzione dimostrata nei confronti di una missione che mi sta molto a cuore.
Conosco questa realtà, nata per opera di un sacerdote polacco, dal 1897. Inizialmente la sede era situata in Bolivia, poi dopo 15 anni è stato creato un istituto anche in Giamaica, Paese ancora più povero. Nel febbraio del 2015 ho avuto la possibilità di visitare personalmente la sede di questo progetto, localizzata nella città di Maggotty (provincia di Sant Elisabeth, a ovest della Giamaica) e posso pertanto parlarvi di quelle che sono le attività realizzate da Suor Emilia e da tutti i suoi collaboratori.
L’attività principale è quella svolta dal poliambulatorio, nel quale si alternano medici di varie missioni che si occupano di ginecologia, cardiologia, diabetologia e pneumologia (quest’ultima in particolare è molto importante, viste le gravi problematiche a livello respiratorio di cui soffr la popolazione a causa della grande umidità presente nel Paese). L’ambulatorio è frequentato soprattutto da donne e bambini, e la media giornaliera di persone che si accostano a questo poliambulatorio va dalle 150 alle 200 persone. L’ospedale più vicino si trova a 150 km, pertanto accedono al poliambulatorio tutti coloro che necessitano di cure mediche di qualsiasi natura (ad esempio, mettere i punti ad una ferita, estrarre un dente o più semplicemente farsi prescrivere dei farmaci).
La fila d’attesa al poliambulatorio
Il tutto è gratuito, ma viene richiesto alla popolazione di ricambiare in qualche modo le cure ricevute. Ognuno dà quello che può: chi ne ha la possibilità, porta qualcosa da mangiare, in modo che tutti, durante l’attesa, possano condividere un pasto all’interno di una cucina comunitaria. Chi non può permetterselo, può invece dare il proprio contributo impegnandosi nella pulizia degli ambulatori, nel taglio dell’erba o in qualche altro servizio utile alla comunità.
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