Recentemente, mentre sistemavo una parte del contenuto della casa dei miei genitori, è rispuntata una vecchia foto datata luglio 1970 che ha catturato la mia attenzione. La foto raffigurava la squadra di calcio del BAR NUOVO prima della partita di inaugurazione dell'allora famoso torneo notturno di Borgo Tossignano. Immediatamente la mia mente ha iniziato a viaggiare indietro nel tempo e a rivivere alcuni momenti di quel periodo così lontano e diverso da oggi.

Avevo dieci anni quando, nel 1968, i miei genitori acquistarono licenza e contenuto del BAR NUOVO, "il bar del prete" per qualche casolano. Ricordo che l'idea di lasciare la mia Borgo Rivola e gli amici non mi piaceva affatto, ma molto presto l'ambiente casolano e i nuovi amici allontanarono ogni sensazione negativa.

La vita del bar a quel tempo era qualcosa di inimmaginabile oggi. Qualche sabato fa, in piena estate, mi è capitato di rientrare a Casola con mia moglie verso le 22.30, trovando una via Roma semideserta, con tre dei quattro bar chiusi. In quegli anni, nei weekend, si assisteva al rientro dei casolani che per motivi di lavoro si erano trasferiti in città, per ritrovarsi con i vecchi amici del posto, genitori da una parte e figli dall'altra, dando al paese un'aria di vitalità e di festa. I bar erano pieni e le luci venivano spente ogni sera ben oltre l'una di notte, malgrado fosse l'orario di chiusura imposto dalla legge. Ricordo che mio padre, per scongiurare il pericolo della multa, chiudeva la serranda facendo rimanere all'interno i clienti mentre lui terminava le pulizie. In altre occasioni i clienti aspettavano che mio babbo finisse il suo lavoro per andare a Imola a mangiare la pizza nella nota pizzeria "Il Lanternino". Qualche volta anch'io riuscivo ad aggregarmi, grazie al lungo lavoro di persuasione di Berto e Nadalì nei confronti di mio babbo.

Nei giorni feriali al bar c'era sempre la fila per prendere il caffè dopo pranzo e mio babbo sosteneva che per offrire un servizio dignitoso bisognava essere almeno in tre. Dopo il caffè i clienti facevano un po' di chiacchiere, qualche discussione o una partita a carte prima del ritorno al lavoro, che per la maggior parte di loro era alle 14.

Lo sport ufficiale praticamente non esisteva, la società di calcio sarebbe rinata soltanto nel 1978, ma c'era comunque un proliferare di tornei e gare amatoriali e improvvisati che ai miei occhi avevano un qualcosa di affascinante e magico.

Ricordo il primo torneo di pallavolo a cui ho assistito, che si disputava alla "Arena", dove adesso è situato l'ufficio postale. Quel torneo fu vinto dalla squadra del BAR NUOVO, per la quale ovviamente facevo il tifo, grazie alle splendide prestazioni di Franco Rinaldi Ceroni, soprannominato Francone e giocatore della Spem Faenza, che oltre a giocare per tre era come un vero allenatore in campo per i compagni Dino Dall'Osso, Araldo, Lamberto Venturi…

In estate si disputava anche il torneo di tennis e io, a 11 anni, ebbi l'onore di fare il raccattapalle nella finalissima vinta da Nino Carli Moretti (Ninone). Ricordo di avere seguito i tornei seguenti per tifare Beppe Guidi, personaggio simpaticissimo che tutte le estati organizzava con l'Anna Maria (guai a non sottolinearlo), a casa sua, la bellissima serata della polenta, dove erano invitati tutti gli amici, rigorosamente clienti del BAR NUOVO.

Non mancavano certamente gare di ciclismo. Ogni anno si disputava la classica denominata "Giro di Marradi". I partecipanti, per la maggior parte clienti del BAR NUOVO, iniziavano mesi prima a denigrare e a provocare gli avversari, esaltando le proprie future gesta, ma alla fine vinceva sempre quello che se ne stava zitto, Poggiali, soprannominato il Rocétt’. Ho ricordi del bar nei giorni precedenti la gara, pieno di premi per i corridori offerti dai vari commercianti casolani.

 

Grande interesse avevano poi i tornei di calcio dei bar, che i casolani seguivano in massa con grande passione. Il BAR NUOVO partecipava al torneo del prosciutto di Borgo Rivola – riservato ai giocatori non tesserati e dove giocavano tutti casolani e clienti del bar – e al più qualificato torneo di Borgo Tossignano, dove, per essere competitivi, oltre ai migliori casolani bisognava anche rinforzarsi con giocatori di fuori paese e tesserati nelle squadre più importanti della zona (Imolese, Faenza, Baracca Lugo, Ravenna, ecc.).

La caccia al rinforzo al BAR NUOVO era qualcosa di coinvolgente per un sacco di persone: chi consigliava, chi partecipava attivamente andando di domenica a cercare di convincere qualche giocatore che si trovava al mare sotto l'ombrellone e addirittura chi si impegnava a trovare e a pagare (di tasca propria) il campione che avrebbe fatto vincere la squadra, con il grosso rischio di venire sbeffeggiato regolarmente per un bel po' di tempo nel caso il campione in questione non si fosse dimostrato all'altezza.

 

Nella foto della squadra che prese parte alla partita inaugurale si riconoscono in piedi da sinistra:

Giovanardi, casolano di origine che giocava nel Faenza;

Giordani Orfeo, presidente (mio babbo);

Lama, riolese e fidanzato con una casolana, giocava nell'Imolese;

Albonetti Carlo (Carlone), casolano;

Cantagalli Pietro (Paia o Pirì), casolano;

Franco Rinaldi Ceroni (Francone), il pallavolista che giocava nella Spem;

Suzzi Ivano, casolano.

Accosciati, sempre da sinistra:

Frostituri, partecipò soltanto a quella partita in sostituzione di Negrini, mi sembra di ricordare fosse il portiere del Solarolo;

Ballardini, giocava nel Faenza;

Dall'Osso Dino, casolano;

Albonetti Franco (Franchino), casolano;

Visentin, giocava nel Faenza;

Farina Franco, casolano trasferitosi a Faenza, non ricordo in quale squadra aveva militato nella stagione appena conclusa, ma so per certo che qualche anno prima aveva giocato nel Ravenna;

Rivola Domenico (Farinè), casolano.

Il selezionatore era il mister Diego Dall'Osso che nella foto non appare.

Di quella partita ricordo molte cose. Ero troppo giovane per poter capire la disposizione tattica della squadra, ma ricordando la numerazione dei giocatori e conoscendo le idee di Diego per averlo avuto 8 anni come allenatore, sono certo di indovinarla.

Frostituri con il numero 1 era il portiere.

Farinè con il 2 e Ballardini con il 3 i terzini.

Carlone con il 4 lo stopper e Giovanardi con il 5, il libero.

Lama con il 6 era il centromediano metodista, mentre ai lati come mezze ali c’erano Franchino con il 7 e Paia con il 10.

Dino, il numero 9, era il centravanti arretrato di ispirazione ungherese, oggi di ispirazione spagnola, lo chiameremmo falso nueve.

Farina Franco e Visentin, rispettivamente l'8 e l'11, erano le 2 punte.

Franco Rinaldi Ceroni, che era il portiere titolare nel torneo del prosciutto, qui faceva il dodicesimo, mentre il tredicesimo era il giovane Suzzi Ivano. Oggi siamo abituati a vedere panchine di nove o dieci giocatori, ma a quei tempi erano così corte in tutti i campionati ufficiali, partendo dalla serie A.

Assistetti a quella partita con il mio amico Piero Dall'Osso, figlio del mister. Ricordo che ci divertimmo a canzonare un tifoso avversario che fin dal primo minuto aveva preso di mira Franco Farina, urlandogli ripetutamente: "Farina tipo zero". Per fortuna Franco, dopo pochi minuti, si inventò un gol dei suoi con una girata improvvisa che mandò il pallone proprio sotto l'incrocio dei pali, così da far prima tacere e poi dileguarsi con la coda tra le gambe il tifoso provocatore.

Il BAR NUOVO vinse quella partita 2 a 0. Non ricordo bene chi segnò il secondo gol, presumo ancora Franco Farina. Di sicuro non fu Visentin. Avrei tanto desiderato una sua rete, innanzitutto perché aveva il numero 11, lo stesso numero che avevo io quando giocavo, poi perché stava giocando una grande partita. Ricordo poi la prestazione di Lama che entusiasmò tutti per classe ed eleganza, me in particolare, tanto che per un po' di tempo, nelle partite che ero solito organizzare con gli amici, mettevo il numero 6 proprio perché volevo giocare come lui.

Per qualche tempo i giocatori di quella foto sono stati idoli per me, e non avrei mai immaginato che in seguito sarebbero stati miei compagni di squadra. Lama nel Castel Bolognese e nel Casola, nel Faenza ritrovai Giovanardi, che una volta diventato dirigente di quella società mi volle negli anni a venire come allenatore. Con Franco Farina ho giocato a Riolo Terme e con Pietro Cantagalli, Franco Albonetti e Ivano Suzzi a Casola.

 Questa foto non mi ha ricordato semplicemente quella partita, ma un periodo in cui, al contrario di oggi, lo sport era molto più praticato che visto, ed era un'occasione di aggregazione sentita da tutto il paese. I sorrisi della squadra ben rappresentano la grande voglia di vivere, di divertirsi e di stare insieme dei casolani di quel tempo.

 

Maurizio Giordani

 

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