Nuovo Cinema Senio, un ponte tra cultura e comunità
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- Scritto da Nicola Rinaldi Ceroni
- Categoria: Attualita
Il Nuovo Cinema Senio, in questi due anni, ha svolto un ruolo fondamentale nel tessuto culturale di Casola Valsenio. Le sue proiezioni cinematografiche, che si tengono tra inizio novembre e fine marzo, hanno regalato emozioni e riflessioni a un pubblico molto variegato. Sono stati proiettati 22 film, per un totale di 44 proiezioni, ma il cinema è molto più di una semplice sala buia.
È stato il cuore pulsante di numerose iniziative, coinvolgendo associazioni locali, scuole e persino eventi istituzionali. Oltre 25 eventi hanno animato la vita del paese, creando un legame tra cultura e comunità.
Oggi, abbiamo il piacere di intervistare il Presidente dell’Associazione, Gianantonio Gentilini, meglio conosciuto come Gianni.
Puoi parlarci un po’,in generale, della società Nuovo Cinema Senio?
L’Associazione “Nuovo Cinema Senio” venne costituita nel mese di ottobre del 2020 da alcune persone, in parte reduci dall’esperienza della vecchia associazione che era giunta all’epilogo della sua storia.
Le vicende del COVID che hanno condizionato la vita di tutti noi, hanno sortito l’effetto di ibernare per altri due anni l’avvio delle attività. A fine 2022, finalmente, con un gruppo anche più cospicuo si è riusciti a partire.
Va detto che l’Amministrazione comunale, in particolare nei membri della giunta: sindaco e assessori, è stata basilare nel fornire il supporto affinchè il progetto potesse realizzarsi e non possiamo fare altro che ringraziarli, anche pubblicamente, tramite di voi.
La compagine, sia nel consiglio direttivo che nella base sociale, è eterogenea e va a pescare un po’ in tutto il tessuto sociale e culturale della nostra comunità, il chè non può che essere positivo.
Una menzione vorrei dedicarla a Marino Fiorentini che risulta essere nella lista dei soci fondatori. Con lui ci siamo ritrovati a collaborare all’inizio della fase operativa poi, come tutti sanno, ci ha lasciati prematuramente lasciando un vuoto non indifferente sia a livello umano che professionale.
Abbiamo notato un approccio diverso nel proporre l’offerta cinematografica rispetto al passato. Cosa puoi dirci in merito?
Questa, probabilmente, è la grossa novità che questo consiglio direttivo ha proposto al pubblico. Quando ci sono titoli “importanti” oppure ricorrenze di valenza sociale, come la Festa della donna o la Giornata della memoria, non ci si limita a comperare una pellicola e attaccare il manifesto in bacheca facendo un po’ di promozione ma si crea un evento completo coinvolgendo figure che siano inerenti al film stesso o distribuendo gadget, aperitivi… o promuovendo altre iniziative che nascono di volta in volta. Pensiamo che questo approccio sia ben accetto dalla gente e ci pare cheil riscontro sia positivo.
Sicuramente cerchiamo di non perdere nessuna occasione per fare promozione e, devo dire che, a mio avviso, compatibilmente con gli strumenti che abbiamo a disposizione, la cosa è gestita molto bene dai soci che hanno in carico questa delega.
Ci dici, per l’appunto, quali iniziative,oltre le proiezioni cinematografiche, hanno coinvolto la sala cinematografica? E quali sono state le collaborazioni o eventi speciali?
Sicuramente di eventi speciali ce ne sono stati. Voglio ricordare quelli che hanno coinvolto personaggi come la volontaria di ONG, Giulia Lonoce, che si è intrattenuta con il pubblico prima della proiezione di “Io Capitano”. Aggiungo il video intervista dell’attrice Cecilia Bertozzi che ha introdotto la proiezione di “Comandante” e l’intervento di Maurizio Giordani per la proiezione di “Chi segna vince”.
Abbiamo inoltre una collaborazione consolidata con L’Anpi che per la Giornata della memoria si impegna a fare in modo che ci sia una proiezione di un film simbolo da far vedere a tutti i ragazzi delle scuole.
La sala è a disposizione per altri eventi che chiedano il patrocinio al comune. Nel periodo recente ho in mente la pubblica assemblea di febbraio sul tema alluvione, la proiezione del documentario di Bellini “Mare di Fango” non ultimo il processo alla vecchia per la festa di primavera.
Qualsiasi evento si organizzi, anche se non ci coinvolge direttamente, comporta che ci siano soci che si rendono disponibili per tutte le attività collaterali che non sono poche ed è anche grazie alla volontà e la dedizione di queste persone che l’associazione riesce ad andare avanti. Un grande ringraziamento a tutte queste persone penso sia dovuto e che parta dal cuore.
A tal proposito abbiamo rilevato qualche malumore dopo la vicenda del processo alla vecchia nel quale un po’ di gente è rimasta esclusa dall’ingresso alla sala per supero della capienza, cosa pensate di fare?
ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2024
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- Scritto da Riccardo Albonetti
- Categoria: Politica
Le sfide del quorum e l'incertezza elettorale in un contesto senza competizione
La redazione de «Lo Spekki(ett)o» si stava preparando ad organizzare, come già fatto nel 2019, un bel dibattito fra i candidati alla carica di sindaco nelle elezioni amministrative del 2024, avevamo già scelto la data, bloccato informalmente la sala del Cinema Senio, deciso come impostare la serata poi… beh, poi abbiamo scoperto che un dibattito era impossibile per assenza di contraddittorio. Una doccia fredda, inutile dirlo, non ce l’aspettavamo proprio. Allora abbiamo pensato che questo era il tema cardine di questa elezione. Che non significa che non siano importanti il programma dell’unico candidato, i nomi presenti nella lista, le parole che i candidati diranno da qui alle elezioni. Ma prima va fatto un altro discorso. Abbiamo provato a mettere in campo un ragionamento e a dare qualche spiegazione tecnica su quello che può accadere. Poi, a urne chiuse, ci sarà tempo per parlare di altro. Ma per guardare al futuro, facciamo un passo indietro...
Sabato 11 maggio 2024
Dopo settimane di indiscrezioni, suggestioni e supposizioni è arrivato il momento di conoscere ufficialmente i nomi dei candidati alla carica di sindaco di Casola Valsenio e le liste dei candidati al Consiglio comunale. Se nel campo del centro-sinistra è emerso con chiarezza già da un paio di settimane che il nome ufficiale del candidato sindaco è quello di Maurizio Nati – attuale vice-sindaco, che dopo una prima fase di riflessione in cui sembrava poco propenso ad accettare la proposta, probabilmente per la stanchezza, ha deciso poi di confermare la volontà di candidarsi alla carica di primo cittadino – nel campo del centro-destra le cose restano piuttosto incerte. Alcuni nomi circolano tra le chiacchiere di paese, si tratta a volte di attuali consiglieri, altre volte di persone nuove nel mondo della politica, addirittura qualcuno allude a nomi di un certo calibro nella politica locale e, qualcuno aggiunge, nazionale. In molti pensano che il mistero che aleggia intorno al nome del candidato del centro-destra sia dovuto alla volontà della compagine politica di giocare una carta importante all’ultimo momento. Nessuno si immagina quello che succederà.
Allo scadere dei termini di presentazione delle liste, con sorpresa generale, si scopre che correrà per le prossime elezioni amministrative la sola lista “Uniti per Casola” con candidato sindaco Maurizio Nati. Bisogna essere piuttosto esperti di diritto per non sottovalutare la situazione, infatti in molti pensano che le prossime saranno elezioni senza gara, senza competizione democratica, che il risultato è scontato. Ma le cose non stanno così, anzi si complicano.
Il quorum
Quorum è una parola latina che in questo caso indica «il quoziente, in numeri o in percentuale, dei voti espressi o dei votanti, richiesto perché una elezione o una delibera sia valida». In questi casi il quorum è fissato al 40%. Che cosa significa in pratica? Significa che se il numero dei votanti non raggiungerà almeno la quota del 40% degli aventi diritto le elezioni saranno invalidate, non verrà eletto nessun sindaco e le sue funzioni verranno svolte da un commissario.
Raggiungimento del quorum
Un’altra condizione per l’elezione dell’unico candidato alla carica di sindaco è che all’interno del numero dei votanti, quindi di quel 40% come minimo di cui sopra, la maggioranza dei voti vada a quell’unico candidato sindaco. Questo significa che il numero dei voti validi (in questo caso per forza i voti espressi a favore di Maurizio Nati) dovrà superare il numero delle schede nulle o bianche.
E dopo? Commissario?
Mettiamo il caso che non si raggiunga il quorum. A questo punto verrebbe nominato dal Prefetto della Repubblica un commissario che rimarrebbe in carica fino alle prossime elezioni ordinarie previste (leggi approfondimento). La presenza di un commissario implicherebbe l’assunzione da parte sua di tutti gli incarichi, deleghe e competenze di sindaco e assessori. Ovviamente non si insedierebbe il Consiglio comunale e sparirebbero le occasioni del dibattito democratico previste.
In caso di elezione del sindaco
Nel caso dovesse essere eletto Maurizio Nati, allora si insedierebbe anche il Consiglio comunale, ovviamente privo della componente di minoranza. Questa opzione significherebbe, automaticamente, che il Consiglio comunale, formato dai soli componenti della maggioranza, perderebbe di fatto il valore per cui è stato scelto ovvero quello della discussione. È vero infatti che non è un automatismo che tutti i membri di maggioranza di un Consiglio comunale votino sempre e comunque tutte le delibere, ma si tratta di situazioni sporadiche ed episodiche; solitamente la maggioranza è compatta nel momento di appoggiare le scelte della Giunta comunale. Vorrei evitare la lezioncina di storia, ma vale la pena ricordare che fin dall'antichità, nelle civiltà in cui sono riconoscibili le prime forme della democrazia, il valore che si attribuiva alla democrazia era anzitutto il valore della parola. Poter prendere la parola è appunto il primo gesto della democrazia. Come ebbe modo di ricordarmi un mio maestro, destinato e votato quasi per statuto ad un ruolo di minoranza nelle occasioni di discussione e nelle occasioni istituzionali in cui si era trovato a svolgere un ruolo di rappresentanza, «le minoranze servono sempre»; come a dire che anche un ruolo di minoranza ha grande dignità e importanza nel dibattito pubblico, sempre. Se ci ragioniamo bene, l'assenza di componenti della minoranza significa, di fatto, lasciare una parte della cittadinanza senza la possibilità di avere dei propri rappresentanti e di esprimersi tramite loro.
Perché non correre?
Di fronte alla mancanza di una lista propriamente di centro-destra o comunque di un’altra lista che potesse raccogliere preferenze da quell’area di riferimento, sorge spontanea la domanda su quale sia la ragione di una scelta di questo tipo.
La prima ipotesi
I maligni credono che il ragionamento prevalente sia stato all’insegna del «Piuttosto che correre e non vincere, meglio giocarsi la carta dell’azzardo» e quindi non permettere a Nati di diventare sindaco, lasciando l’amministrazione del Comune di Casola ad un commissario. Se si trattasse di una tattica politica di questo tipo, ovvero volta ad indebolire la compagine di centro-sinistra confidando principalmente sull’astensionismo, sarebbe motivo di biasimo. Si tratterebbe di un gioco che non esiterei a definire sporco, lontano da una logica di responsabilità. Ma come ho detto, si tratta sicuramente di voci sbagliate alle quali preferiamo non dare credito.
La seconda ipotesi
Possibile che la scelta di non correre dipenda invece dalla mancanza di un nome forte capace di competere con la candidatura di Maurizio Nati, certamente apprezzato in maniera piuttosto trasversale dai cittadini casolani? Se guardiamo però i risultati delle precedenti elezioni amministrative è bene ricordare che Gian Carlo Rivola con la lista “Alternativa per Casola” aveva raccolto 578 voti per un 37,7%, un risultato senza dubbio lontano da quello di Giorgio Sagrini e della lista “Uniti per Casola” (che aveva raggiunto il 59,4% con 910 voti) ma tutto sommato più che dignitoso per un esordiente. Non bisogna allora dimenticare neanche che alle ultime elezioni politiche la somma dei voti raccolti dai partiti dell’attuale maggioranza di Governo aveva raggiunto una quota altissima. Ad esempio in molti si sorpresero del balzo di Fratelli d’Italia che raggiunse a Casola quote impensabili pochi anni prima. Al di là delle mille speculazioni aritmetiche che possiamo fare, non c’è dubbio che per questa tornata amministrativa il centro-destra sarebbe partito da un potenziale bacino di elettori molto ampio. Sicuramente da confermare nella logica di un’elezione amministrativa, in cui i nomi e le storie dei candidati valgono molto, eppure non sarebbe stato così difficile immaginare almeno una conferma del precedente risultato o addirittura un discreto incremento. A questo punto sorge spontaneo un altro punto nevralgico della questione: perché lasciare una così ampia fetta di cittadini casolani senza una voce di riferimento? Perché non correre? Strano pensare che i partiti organizzati del territorio non si siano fatti avanti con soluzioni. Ricordiamo che nella tornata elettorale delle amministrative del 2014, ad essersi candidato per il centro-destra era stato Oriano Casadio, non un cittadino casolano, ma un navigato uomo politico con esperienza in altri comuni della provincia di Ravenna.
La terza ipotesi
L’ultima ipotesi da vagliare è quella della frattura interna, ma qui la mia capacità di fare congetture e approntare discorsi si arena perché non ho sufficienti elementi nemmeno per iniziare a fare un ragionamento. La perplessità forte verte su quali possano essere state le ragioni di una eventuale frattura: questioni programmatiche? Divergenze sui nomi da candidare al ruolo di consigliere? Si dice che tre indizi facciano una prova. Di indizi ne abbiamo pochi, di conseguenza non abbiamo nemmeno una prova. Certo è che non avere consiglieri di minoranza in sé costituisce, e costituirebbe anche a parti invertite, ovviamente, un azzoppamento del principio di rappresentanza democratica.
Leoni da tastiera
Stupisce il fatto, ma forse neanche più di tanto, che quando ci si nasconde dietro uno schermo, tutti sono capaci di giudicare, di lanciare anatemi, di stracciarsi le vesti, ma quando è il momento di fare un passo in più e metterci la faccia allora il coraggio scende come la colonnina di mercurio a dicembre, sotto lo zero. E non mi riferisco certo ai tanti che in questi anni si sono spesi direttamente e che hanno portato avanti le proprio idee. Infatti, per quanto possa sembrare retorico, dell'importanza di certe cose ce ne accorgiamo quando non ci sono; ecco, di quanto sia importante il dibattito nelle sedi istituzionali, ce ne accorgeremo a giugno. I leoni da tastiera speriamo abbiano il buon senso di non pigiare più i tasti.
Che cosa succederà domani
In questo preciso istante il mio articolo si ferma perché bisognerebbe tenere conto di altri fattori come l’astensionismo, le elezioni Europee, la consapevolezza degli elettori… Spero di essere stato chiaro e non rimane che lasciare a ciascun cittadino il sacrosanto diritto di prendere la propria decisione. Che cosa succederà domani? Chissà.
Riccardo Albonetti
FOOD FOR PROFIT - proiezione 11 Maggio ai Vecchi Magazzini
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- Scritto da LoSpekkietto
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Unisciti a noi per la proiezione gratuita di "Food for Profit," il docu-film di Giulia Innocenzi e Paolo d’Ambrosi che svela le connessioni tra l'industria della carne, le lobby e il potere politico nell'UE.
L'evento si terrà martedì 11 giugno alle ore 20:30 presso la sala I VECCHI MAGAZZINI, in Via Fondazza, Casola Valsenio.
Il film mostra le condizioni degli animali negli allevamenti intensivi e l'impatto ambientale di queste pratiche.
La proiezione, organizzata da Lo Specchio APS, è legata alla pubblicazione su Lo Spekkietto dell'articolo di Lorenzo Sabbatani "L’industria della carne: tra scienza e bioetica." (<-- clicca per leggere) con riflessioni di consapevolezza ad ampio raggio sull'impatto che i nostri comportamenti di oggi possono avere sul futuro del genere umano
Non mancate!
L’industria della carne: tra scienza e bioetica
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- Scritto da Lorenzo Sabbatani
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Di recente, è diventata celebre l’inchiesta di una giovane giornalista romagnola – Giulia Innocenzi – che ha indagato sulla connessione tra l’industria della carne, le lobby e il potere politico, all’interno dei paesi UE. L’inchiesta prende forma nel docu-film investigativo Food for Profit (aprile 2024) [Proiezione ai VECCHI MAGAZZINI 11 giugno 2024], da lei diretto assieme al regista internazionale Paolo d’Ambrosi. Il documentario è apparso – in versione ridotta – in una recente puntata di Report su Rai 3 (visibile in streaming), programma in cui Giulia aveva già partecipato con un’indagine sotto copertura in cui era riuscita ad entrare nel maxi allevamento-grattacielo di maiali in Cina (sempre visibile in streaming su Rai), oltre ad essere proiettato in molti cinema italiani proprio in queste settimane. Il film ha l’intento demistificatorio di portare alla luce le controverse intenzioni di alcuni rappresentanti della politica a Bruxelles che, sull’impulso delle lobby dei grandi allevamenti intensivi, vorrebbero investire sempre più miliardi – e già lo fanno – nel settore agro-alimentare. Ma i finanziamenti pubblici della PAC – Politica agricola comunitaria – vanno per oltre la metà al 10% agli imprenditori più ricchi e solo il 6% delle sovvenzioni al 50% di quelli più poveri, anche se attualmente le riforme stanno cambiando (dati Matthews 2022). Oltremodo, l’obiettivo è sicuramente quello di raccontare, attraverso la crudezza delle immagini, le condizioni aberranti a cui sono sottoposti certi animali – gli stessi a cui l’Unione Europea dovrebbe garantire i diritti per evitare loro sofferenze e inutili maltrattamenti – nonché quello di riprendere situazioni gravi che in quanto tali avrebbero un impatto ecologico sul territorio e di conseguenza sul pianeta.
Premessa – l’articolo che segue non ha alcun interesse a screditare l’attività degli allevatori o della loro professione in generale, di chi lavora onestamente, delle aziende agricole dislocate anche sul nostro territorio. L’inchiesta riportata da Giulia nel suo film si riferisce agli allevamenti che non rispettano le normative europee: qui non facciamo di tutta l’erba un fascio. Proprio per evitare discriminazioni di categoria, è stata condotta una piccola ricerca sul territorio, raccogliendo opinioni diverse tra allevatori e professionisti del settore, al fine di avere gli elementi necessari in grado di formare anche l’opinione dei lettori di questo articolo, che vestono i panni dei consumatori nella realtà quotidiana. L’obiettivo è proprio quello di fare chiarezza sul tema e generare un dibattito aperto che possa stimolare la riflessione sui contenuti qui proposti.
Problematiche e dati alla mano
Siamo franchi: molti di noi mangiano carne, spesso. Personalmente, mangio carne da tutta la vita. A volte, se manca la pasta o la carne, mi pare di non aver nemmeno pranzato. Quindi non ho mai disdegnato: la bistecca di vitello, la costola d’agnello, la fiorentina, lo stufato, la salsiccia grigliata; ma anche gli insaccati, il brodo con il lesso dentro, il ripieno dei cappelletti (i nostri di collina), il ragù, le polpette ecc. In Romagna, poi, l’alimentazione e lo stare a tavola rientrano nella nostra cultura più intima e casereccia, a cominciare da quella trasmessa dai nostri nonni, molti dei quali contadini, che, nel periodo invernale, uccidono il maiale per fare scorta tutto l’anno. Il maiale può essere considerato l’animale simbolo della Romagna dal punto di vista alimentare, la cui storia rimanda agli antichi confini di queste terre: Longobardi (poi Franchi) e Bizantini. A pensarci, la piadina nasce con lo strutto, non con l’olio. Ergo, l’allevamento porta con sé un enorme valore culturale da cui non possiamo prescindere e non è semplicemente finalizzato alla mera alimentazione. Questo porta a coinvolgere i sentimenti e a complicare i ragionamenti. Personalmente, tutto ciò mi è sempre andato bene (almeno finora): d’altra parte, se la carne si vuol mangiare, l’animale si deve uccidere.
Negli ultimi anni, tuttavia, il tema della produzione di carne è tornato alla ribalta in conseguenza all’emergenza climatica: all’esigenza di invertire la rotta in termini di emissioni di CO2, alle ragioni del discorso ecologico e dell’economia sostenibile. Riportiamo qui alcuni dati scientifici, ad oggi ancora oggetto di dibattito tra gli esperti:
- l’allevamento tradizionale sarebbe responsabile di circa il 14% delle emissioni di gas serra e il 32% delle emissioni di gas metano riconducibili all’attività umana, ed è anche una delle principali cause di perdita di biodiversità – perché per nutrire il bestiame grandi aree boschive vengono convertite in monocolture (come la soia per esempio). Tuttavia si sta discutendo molto sull’impatto effettivo causato dal settore agricolo: il dato scenderebbe di molto se si considerano gli assorbimenti (l’emissione di CO2 in Europa scenderebbe dall’11% al 4%); inoltre, bisognerebbe distinguere i gas a vita breve (metano) da quelli a vita lunga (CO2), utilizzando parametri differenti. Sul tema dell’assorbimento, per esempio, si dovrebbe tenere conto che gli animali allevati, come i bovini, trasformano foraggi e cellulosa in proteine nobili (carne e latte), mentre rilasciano, per metabolismo, metano e CO2 – che sono altro rispetto alle sostanze inquinanti emesse in atmosfera per combustione. Di vero, però, c’è da dire che gli allevamenti intensivi impattano molto a partire dai liquami degli animali, i quali generano particolato secondario (fonte Greenpeace e ISPRA, 2020: in Italia gli allevamenti intensivi sono responsabili del 17% di emissioni di PM2.5, dannosi per la qualità dell’aria). È importante però distinguere, per esempio, il letame dal liquame: il primo deriva da allevamento su paglia, si trasforma in humus che lentamente genera fertilità nei campi, mentre il secondo è un sottoprodotto dell’agricoltura industriale – altro non è che l’acqua nera proveniente dal lavaggio delle stalle – e non subisce trasformazioni ma va diretto nel terreno, con rilascio di nitrati in falda acquifera e ammoniaca in atmosfera.
- Riguardo all’impronta idrica della carne – ossia l’utilizzo dell’acqua nel processo di produzione della carne, che tiene conto quindi della produzione dei mangimi, l’allevamento, la depurazione degli ambienti e la macellazione – convenzionalmente si aggirerebbe intorno ai 15.000 litri per 1kg di carne (anche se il Water Footprint Network non terrebbe conto che la maggior parte dell’acqua utilizzata è piovana evo-traspirata dal terreno delle colture destinate ai mangimi, e torna dunque al suo ciclo naturale: in tal senso, il dato si ridurrebbe di parecchio, circa dell’80%). Di fatto, l’impronta idrica per la produzione alimentare in generale vede al primo posto la carne: quella bovina – seguita da fragole e frutta secca – poi ovina, suina e pollame.
- Una cosa è però certa: la carne ha anche e soprattutto un impatto sulla salute. Citiamo pure che l’OMS ha dichiarato la carne rossa dannosa a lungo andare per l’organismo (malattie cardiovascolari, diabete), consigliandone un consumo moderato, e ha inserito le carni lavorate (insaccati, salsicce, wurstel, hamburger ecc.) nel gruppo 1 dei prodotti sicuramente cancerogeni (secondo l’IARC esiste una netta correlazione tra questi alimenti e il rischio di sviluppare il cancro) anche a causa della presenza di nitriti e nitrati utilizzati per processarle, conservarle e proteggerle dai patogeni esterni. Inoltre, con l’avvento dell’età globalizzata, siamo diventati i più grandi consumatori di tutti i tempi, anche e soprattutto di carne, mangiando 3 volte il corrispettivo delle generazioni precedenti (a dispetto della dieta mediterranea).
Che gli allevamenti influiscano sull’impatto ambientale, come ogni attività umana, non c’è dubbio. Se cerchiamo il pelo nell’uovo, tentando di definire che cos’è l’allevamento “intensivo”, entriamo in un dibattito controverso. In effetti, quando si parla di allevamento intensivo ci viene restituita un’immagine di animali ammucchiati in grandi capannoni, costretti nei loro box ad alimentarsi e riprodursi rimanendo pressoché immobili. E in questo, in buona parte, è vero: soprattutto se pensiamo alle mucche da latte, alle scrofe, ai polli e alle galline ovaiole (a riguardo dei pulcini maschi delle ovaiole – non geneticamente selezionati per la carne – si apre un capitolo a parte, dato che vengono soppressi a migliaia dopo la nascita perché non sono vantaggiosi economicamente. Anche sull’allevamento di vitelli e agnelli ci sarebbe da fare una questione a sé). Ma ci sono dettagli che per buona informazione vanno citati: come l’esistenza di norme che regolamentano l’ampiezza di tali spazi e la distribuzione dei capi di bestiame. Se i detrattori dell’allevamento intensivo lo considerano un’attività di tipo “industriale” che non rispetta il benessere animale ed è fonte di pericolo per igiene e salute, i sostenitori ritengono che tali allevamenti garantiscano invece protezione, un’adeguata disponibilità di alimenti e acqua che riduca gli sprechi, nonché maggiore controllo e possibilità di curare gli animali da malattie infettive. Esistono dei protocolli molto severi – in Italia ancora di più – che prevedono controlli serrati, dalla nascita dell’animale fino al termine del suo ciclo vitale, dall’alimentazione all’allattamento e svezzamento dei cuccioli, ecc. L’allevamento estensivo – il quale ci riporta ad un’immagine bucolica del rapporto uomo-natura – influisce sì sul benessere dell’animale, garantendogli una vita quanto più simile allo stato brado, ma – secondo i tecnici – ciò non significa necessariamente che l’animale libero sia sempre e comunque più sano. A livello sanitario, inoltre, la normativa attualmente sarebbe quella di somministrare antibiotici il meno possibile, a causa della resistenza batterica sempre maggiore (con cui dovremo fare i conti in un futuro non lontano). Insomma, la zootecnia vorrebbe rassicurarci presentandoci il modello intensivo “più vicino” all’esigenze dell’animale – almeno idealmente – che non il crudele “tritacarne” a cui siamo abituati a pensare. Le condizioni di igiene e benessere approssimative, che quarant’anni fa potevano essere considerate normali, oggi non sono più tollerate: in passato gli animali non avevano diritti, erano maltrattati e subivano una fine più brutale. Parlando con un zootecnico, chiaramente mi dice che: non è nell’interesse di nessuno lasciare che l’animale patisca sofferenze o stress eccessivo, dato che ne influirebbe sul suo rendimento in termini di sviluppo e sul prodotto finale.
LAVORI PUBBLICI ORDINARI E STRAORDINARI
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- Scritto da Roberto Rinaldi Ceroni
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Intervista al vice sindaco Maurizio Nati
In questi ultimi mesi diverse son state le occasioni pubbliche che hanno affrontato i temi del post alluvione.
Il 6 febbraio al cinema Senio un folto pubblico ha ascoltato e dibattuto per più di due ore le questioni legate alle procedure di richiesta dei danni e delle risorse disponibili. Erano presenti il vice presidente della regione Irene Priolo, il nostro sindaco, il responsabile della Protezione Civile della Prov. Di Ravenna Geologo Marco Bacchini, la consigliera Manuela Rontini.
Nella serata del 9 dopo un primo momento informativo è stato proiettato il docu film “la grande frana” con la sala gremita di persone che hanno potuto rivivere il dramma di quei tragici giorni di maggio. Matteo Bellini che ha curato la regia, il montaggio e girato parte delle scene ha saputo rievocare i sentimenti crudi e intensi di quei giorni riproponendo il 23 la seconda parte del suo lavoro.
A tutte le serate era presente anche Maurizio Nati che ha rendicontato lo stato dei finanziamenti , dei lavori realizzati e in corso d’opera.
Maurizio ci puoi aiutare a fare il punto della situazione complessiva dei lavori pubblici straordinari e ordinari che interessano il nostro comune?
Partiamo dalle risorse. Ad oggi il nostro comune ha potuto saldare tutti i lavori della prima fase, quella cosiddetta di somma urgenza, per un importo pari 2.521.942,00 € di cui 480.000,00 soltanto per il ripristino della viabilità nel tratto delle Case Bruciate. Ora siamo nella fase di messa in sicurezza delle strade comunali che ricordiamo hanno uno sviluppo di 91 chilometri quelle asfaltate e 13 Km quelle bianche. Con l’ordinanza commissariale numero 13 sono stati messi a disposizione del nostro comune 1.896.000,00 €. A queste risorse dobbiamo aggiungere 103.658,00 € relativi ai danni subiti dall’alluvione sul nuovo campo sportivo e i 124.000,00 € per lavori sulla piscina comunale. Altri 123.000,00 € ci sono stati assegnati per i danni della piena del 2 novembre, quella che a Palazzuolo ha devastato il tratto urbano del Senio.
Cosa si intende per messa in sicurezza?
Vuol dire che interverremo sui tratti più critici dove ancora il transito dei veicoli è permesso ai mezzi di soccorso e ai residenti. Dobbiamo riuscire a far sì che le attività economiche delle nostre campagne dalla coltivazione dei campi, alla conduzione degli allevamenti, all’accesso agli agriturismi avvengano in sicurezza.
Quindi i tracciati delle strade comunali con tutte le rettifiche seguite all’emergenza rimarranno così come li vediamo o verranno sistemati ?
La terza fase, dopo la somma urgenza e la messa in sicurezza, sarà la ricostruzione. A quel punto procederemo a risistemare i tracciati. Dovremo redigere i progetti per ricostruire le strade procedendo agli espropri laddove necessario e aprendo i cantieri per le opere necessarie. Purtroppo ad oggi la struttura commissariale non ci ha ancora fornito alcuna notizia né sui tempi né sulle risorse.
Parliamo delle condizioni di sicurezza del centro storico. Il tratto sul fiume di via Matteotti ha subito cedimenti e il Senio ha eroso la base della scarpata. Sappiamo che a metà febbraio hai coordinato un sopralluogo della protezione civile. Quali sono le prospettive?
Siamo stati a visionare tutto il tratto che va dalla chiesa del Suffragio fino alle ultime case che si affacciano sul fiume prima della piscina. Da subito la protezione civile regionale interverrà per mettere in sicurezza il tratto che dà sul Rio di Casola sotto al ponte dei Poggi. Sarà sistemato il muro in sasso nella zona torre del Galbetto lato destro Rio Casola, verrà collocata una rete di protezione sulla riva sinistra del rio Casola zona depuratore e ripristinato l’alveo sopra il tombinamento del Rio Casola, liberandolo dalle frane che anno ostruito i pozzetti d’ispezione. Servono interventi importanti di consolidamento anche nella zona riva sinistra fiume senio sdi sostegno al centro storico, dalla Torre Civica a Piazza L. Sasdelli, come a suo tempo si fece nel muraglione fino alla curva prima del ponte della Soglia, altri interventi di sostegno e protezione sempre sulla parte sinistra del fiume senio dovranno interessare il tratto tra Piazza Sasdelli fino alla strada SP 63 di Zattaglia e zona piscina . Per questo abbiamo già sollecitato e interessato la Regione e gli organi competenti, sono interventi importanti serviranno molte risorse ma estremamente importanti e urgenti .
E’ impressionante come il Senio abbia mutato il suo aspetto. In certe anse ha scavato nella roccia e in altre ha accumulato enormi masse di inerti così che si fa fatica a capire quali saranno gli esiti delle future piene.
Sul Senio, insieme alla Protezione Civile, abbiamo individuato alcune criticità: a Mercatale dove sta scavando sotto il centro abitato, a Baffadi sotto la Canova, in via dei Mulini e al Molinetto. Ma dobbiamo considerare anche i suoi affluenti e cominceremo a intervenire per primi su quelli a ridosso del paese. Il Consorzio di Bonifica ha a disposizione 650.000,00 € per la sistemazione del Rio di Casola, del rio della Peschiera e del Cestina dove i laghetti che riforniscono l’acquedotto hanno subito danni non lievi. Entro febbraio almeno quest’ ultimo cantiere dovrebbe essere concluso.
Proviamo a lasciare da parte i lavori seguiti agli eventi straordinari dell’alluvione e riprendiamo il filo di quelli che riguardano l’ordinarietà con una breve carrellata.
Se l’andamento climatico ci assiste il campo sportivo dovrebbe essere pronto nei prossimi mesi di maggio / giugno. Per le medie dovremmo assegnare i lavori entro aprile. Per il consolidamento del ponte della Soglia la Regione ha adeguato l’importo aggiungendo altri 40.000,00 € e a breve sarà ripetuta la gara d’appalto dei lavori. Un cantiere importante sarà l’adeguamento sismico delle scuole; sarà aperto alla chiusura dell’anno scolastico ma è difficile pensare che si concluda in un paio di mesi.
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