Attualita

 

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Già alcuni numeri fa mi ero occupato della street art a Casola e avevo cercato di analizzare nello specifico il murales del cortile delle case popolari. Nel mentre anche le Poste avevano abbellito la sede che le ospita con dei simpatici e allegri disegni. Questa volta le mie considerazioni di ordine generali ve le risparmio (le potete comunque recuperare in quel vecchio numero del giornale) e mi esprimo direttamente secondo il mio punto di vista totalmente soggettivo: il murales di via Roma non è niente male. Sarà forse perché funge anche da vera e propria porta d’ingresso del centro abitato, sarà perché ti si presenta in maniera così imponente che non puoi fare a meno di darci almeno un’occhiata, sarà perché riconosco qualcosa di casolano. Quindi per queste tre motivazioni il lavoro mi piace: funge da “benvenuti a Casola” perché ha messo una pezza al senso di spaesamento sorto dopo la desertificazione del viale del cimitero; l’abbattimento dei pini avrà anche lasciato spazio ad una porzione più ampia di cielo, ma certamente non ha accresciuto il senso di accoglienza a chi fa ingresso in paese da nord. Se Casola è il Paese dei Frutti Dimenticati, delle orbe officinali, della lavorazione del gesso, della speleologia, adesso è anche Paese dei Carri (proporrei semplicemente CARRI, poi il resto della dicitura “di pensiero e di….  “ce lo mettiamo a voce). Il lavoro dell’artista Alessandra Carloni occupa una metratura notevole e se proprio non hai svoltato trecento metri prima per andare alla Storta, ci sbatti lo sguardo contro. Oltretutto nella geografia carresca (termine inesistente nella lingua italiana, ma in quella casolana ben presente) siamo nei pressi della strettoia di Bruscò che rappresenta un punto nevralgico, qualcosa che sta nelle enciclopedie dei luoghi fantastici; luogo di motoseghe, di misurazioni, di manovre incredibili di trattoristi provetti, luogo di imprecazioni e sussulti di gioia. Il terzo motivo per cui il murales mi è piaciuto l’ho semplificato nella frase “ha qualcosa di casolano” e qui il punto si fa veramente spinoso. Già definire qualcosa come casolano è una sorta di impresa titanica, una categoria sfuggente e impalpabile, una categoria forse dello spirito, chissà. Semplicemente intendo dire che a guardarlo bene, il murales contiene degli elementi che appartengono intrinsecamente al modo di pensare e di realizzare i carri. Per dimostrare questo cercherò di fare un’analisi dell’opera e mi calerò nelle parti di un critico d’arte, che ovviamente non sono.

Partiamo dal basso. Per prima cosa troviamo il carro nella forma che i costruttori conoscono bene, l’equivalente della tela bianca per un pittore. È da lì che si parte, da aspetti puramente concreti ed ingegneristici (misure, pesi, bilanciamenti). È la base concreta da cui prendono slancio i sogni. Questo aspetto è evidente dal fatto che il carro non è appoggiato sulla strada, sull’asfalto, ma su leggere nuvole color violetto (uno dei toni principali di tutta l’opera). Con i piedi ben saldi sulle nuvole si trovano due personaggi raffigurati con i tratti che caratterizzano tutte le figure umane del lavoro dell’artista Alessandra Carloni. È una sorta di marchio di fabbrica, un elemento proprio della sua cifra stilistica. Il personaggio sulla sinistra lavora di sega, simbolo della fatica e della cura del dettaglio, quello di destra tiene tra le mani una corda. Per ancorare il carro alle nuvole?

Con i piedi appoggiati sul carro troviamo la figura principale, la Primavera. L’opera è per l'appunto intitolata “Allegoria della Primavera”. Come da tradizione si tratta di una giovane donna perché la stagione primaverile porta con sé tutta una simbologia legata alla rinascita. Pensate alla Primavera più famosa al mondo, quella di Botticelli. Nella nostra Primavera il vestito è lento, in testa porta una corona di fiori, però non ha nessuna grazia rinascimentale, non ci sono rimandi alla classicità, il viso non ha espressione, il corpo è quello di un burattino con le giunture ben visibili. La posizione forse non è delle più azzeccate perché non si intuisce con la dovuta immediatezza che cosa stia facendo. Sorregge Casola? La spinge indietro? A mio modestissimo parere è il punto debole dell’opera.

Continuando a salire troviamo diversi elementi urbanistici identificativi di Casola (torre dell’orologio, chiesa di sopra, ecc...) a cui l’artista ha aggiunto altri elementi desunti da carri allegorici delle ultime edizioni: riconosco i mulini a vento di un carro Nuova Società Peschiera e una cima di un carro Extra.

Musicalmente a Casola si respira un’aria buona, basti pensare all’attività dei tanti professionisti del settore che ottengono riconoscimenti in giro per l’Italia oppure alla ricostituita Lega del Suono Buono che si è già messa in mostra per una serie di iniziative durante l’estate. Senza nulla togliere ai musicisti più navigati,  vorrei questa volta dedicarmi ai giovani, ma veramente giovani. Se volessi utilizzare un termine molto sanremese direi che anche noi del giornale abbiamo sempre dato ampio spazio alle “nuove proposte” per fare conoscere nuove band e musicisti che si affacciano al mondo della musica e al palcoscenico. Oggi abbiamo il piacere di conoscere un giovane producer casolano, Fabrizio Benericetti e faremo quattro chiacchiere con i Wonderrof, gruppo che abbiamo già intervistato un paio di anni fa ma che sta sfornando importanti novità.

Partiamo da Fabrizio

Nome d’arte?

Bicio.

Ha un significato particolare?

No, in realtà non ho un vero nome d’arte, ma “Bicio” è il nome con il quale tutti mi conoscono e mi chiamano da sempre. Per questo motivo sono molto legato ad esso e mi piace essere riconosciuto così anche in ambito artistico/musicale. Non escludo però che più avanti possa cambiarlo.

Adesso ti chiediamo di fare un piccolo sforzo e di tendere una mano ai nostri lettori meno esperti di musica. Che cosa significa producer?

Il producer è colui che si presenta con l’idea in studio, cioè con il progetto completo in mente. Il progetto viene poi passato al beatmaker che si dedica al suo sviluppo e quindi alla creazione del brano mettendo insieme: parti melodiche (sample, synth, ecc…), parti ritmiche ed effetti, arrivando infine alla realizzazione di una base musicale (beat).

Spesso i compiti di producer e beatmaker sono realizzati dalla stessa persona, oppure il beatmaker crea delle bozze per facilitare il producer a realizzare l’idea.

Io in questo momento preferisco definirmi un beatmaker piuttosto che un producer, anche se spesso lavorando da solo, o in due, alla fine mi trovo a fare entrambi i ruoli con i limiti dettati dalle capacità che attualmente possiedo.

Che musica fai?

Il genere di musica di cui principalmente mi occupo è il rap e i suoi sottogeneri come: la trap di Atlanta e la uk drill, ma in realtà cerco di spingermi anche verso altri stili di musica, sia per curiosità e passione, sia per cercare di integrare sonorità diverse.

Quali sono i tuoi punti di riferimento?

Ci sono tanti artisti italiani e stranieri che apprezzo molto, nel campo italiano ad esempio: Sick Luke, Mace e i 2nd Roof che sono produttori che hanno sonorità innovative e molto interessanti. Allargando invece in campo extraeuropeo seguo: Metro Boomin, Southside e Dr. Dre che credo siano un punto di riferimento anche per gli esperti del settore qui in Italia. La loro peculiarità è la capacità di creare suoni così particolari da renderli sempre identificabili. 

Stai lavorando a qualcosa di preciso?

Sì, sono in costante attività: con un amico di Palazzuolo con il quale mi trovo per produrre insieme, abbiamo una pagina Instagram chiamata: prod_bxr (bicioxraffa) dove carichiamo periodicamente alcune delle nostre produzioni.

Inoltre sto anche lavorando ad un progetto con due miei cugini per la produzione di un disco.

Il progetto ha l’intento di creare il disco con una sonorità rap/trap/hip-hop associata a testi dai contenuti ricchi di significato. La difficoltà di questo progetto è la distanza, abitiamo in luoghi lontani tra noi e siamo costretti a lavorare attraverso videochiamate, per questo motivo si tratta di un progetto a lungo termine. Ma nonostante questo sono molto preso ed entusiasta per come si sta evolvendo la cosa.

Infine, aggiungo che sono ancora in continua formazione, seguendo corsi e cercando sempre di migliorare le mie capacità.

Grazie Fabrizio e stai certo che resteremo sulle tue tracce.

Passiamo adesso ai Wonderrof.

Avete sfornato un nuovo EP dal titolo Six Complaints (From Disgruntled Kids), descriveteci questo progetto.

Una lunga estate siccitosa e calda. Frase breve e laconica che nasconde una situazione critica sul fronte degli approvvigionamenti idrici e su alcune colture. E’ il secondo anno di fila che riusciamo per un pelo a non cadere in regime di razionamento nell’acquedotto pubblico. Il calo brusco delle temperature e qualche acquazzone intenso ci hanno salvato in extremis almeno per le forniture idriche domestiche. Diverso è stato per le colture dove la siccità ha condizionato l’esito dei raccolti che sono stati magri soprattutto per la medica e il castagno.

Complice anche un’allegagione che aveva caricato di ricci le chiome dei castagni la carenza di piogge ha fatto maturare frutti molto piccoli. Pochi i marroni di buona o discreta pezzatura che una volta caduti a terra hanno poi subito l’appetito famelico di caprioli e di cinghiali che hanno falcidiato il già magro raccolto. I prezzi alti non hanno compensato la perdita di reddito dei castanicoltori.

Per gli altri frutteti l’aiuto compensativo per la carenza di pioggia è stata l’irrigazione. Già da parecchi anni una parte delle aziende agricole di Casola fruisce dell’acqua irrigua che viene tesaurizzata durante l’inverno negli invasi progettati dai tecnici del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale.

Abbiamo posto alcune domande a Rossano Montuschi che dirige il distretto montano di competenza del Consorzio e che ha seguito personalmente tanti progetti proprio nel nostro territorio comunale. Lo ringraziamo anche per averci messo a disposizione la tabella che pubblichiamo in calce. Riguarda la piovosità misurata nella stazione di Casola dei primi nove mesi dell’anno, periodo entro cui si svolgono i cicli colturali delle principali colture agrarie e che ne condiziona lo stato vegetativo. Se la media negli ultimi venti anni è stata di quasi 630 mm, negli ultimi due è calata di un terzo raggiungendo appena i 430 mm nel 2021 addirittura un pelo sotto al famoso 2003 che tutti ricordiamo per la disastrosa siccità.

D1) Siamo a fine ottobre e si può ormai dire che la stagione siccitosa è conclusa. Anche per il kiwi, ultimo frutto irriguo a essere staccato, è partita la raccolta. Gli invasi irrigui casolani e anche quelli del circondario sono riusciti a a far fronte alla siccità?

R1) Si, si può affermare che la stagione irrigua è conclusa per la totalità delle colture irrigue più importanti del nostro territorio. Le tre strutture interaziendali presenti nel fondovalle del territorio casolano (invaso di Rio della Nave, delle Mighe e del Tufo) hanno ampiamente fatto fronte alla carenza di piovosità che sta caratterizzando quest’ultimo ventennio (vedi immagine). Tuttavia le situazioni più critiche si registrano nelle fasce pedecollinari a monte degli abitatati di Imola, Castel bolognese e Faenza mentre l’impatto della carenza di precipitazioni nel territorio casolano è sensibilmente inferiore.

D2) Qui a Casola il Consorzio gestisce numerosi acquedotti rurali. Qual è la situazione delle sorgenti che li alimentano e che un tempo, prima che per alcuni di essi si realizzasse il collegamento con l’acquedotto di Casola, erano l’unica fonte idrica?

R2) Sono presenti numerosi acquedotti rurale alimentati fin dagli ’60 con sorgenti perenni che sono stati oggetto di ammodernamento ed adeguamento con le risorse rese disponibile dagli utenti e dalla regione Emilia Romagna nell’ambito del PSR 2007. Questo ha consentito di interconnettere queste strutture con la rete pubblica e pertanto si è in grado di sopperire alla carenza di risorsa e alla scarsità delle sorgenti che nel periodo estivo riducono le portate di circa il 50%.

Tuttavia voglio sottolineare l’importanza di queste strutture che - se ben gestite - garantiscono l’alimentazione di fabbricati rurali sparsi sfruttando l’unica risorsa disponibile in aree extra urbane.

D3) L’estate appena trascorsa ci ha rammentato che sulla disponibilità della risorsa acqua si gioca la sostenibilità dell’agricoltura soprattutto in collina. Va detto che il Consorzio già da tempo ha messo in cantiere opere fondamentali per affrontare questa criticità. Avete altri progetti in merito?

R3) Se una ventina di anni fa si ipotizzava la realizzazione di strutture irrigue interaziendali unicamente al servizio di colture maggiormente idro-esigenti ad esempio il kiwi e il pesco ora la situazione è cambiata radicalmente in quanto si assiste ad una carenza di precipitazioni che rende difficile il completamento del ciclo produttivo di qualsiasi coltura. Faccio un esempio relativamente vicino: nella zona pedecollinare della valle Senio segnalo che quest’anno sono caduti 190 mm di piogge nei primi nove mesi dell’anno. Con il permanere di un regime delle precipitazioni di questa tendenza e in assenza di strutture irrigue non è pensabile la permanenza di aziende agricole economicamente vitali ancora per molti anni.

I progetti che stiamo portando avanti riguardano l’ampliamento di un sistema irriguo nella valle del Torrenete Sintria, nella porzione di comprensorio ricadente nel Comune di Casola Valsenio oltre ad uno studio di fattibilità per l’area di Pagnano a monte del capoluogo comunale.

Con buona probabilità nel primo semestre del prossimo anno dovrebbero riaprire i bandi a valere sulla misura 4.1.03 del PSR 2014-2020 che sarà prorogato – causa COVID – nel biennio 2022 e 2023.

A cura di Roberto Rinaldi Ceroni

 

Azienda Prata   Casola Valsenio

Vado ad intervistare Alex e Massimo  in una giornata ventosa e nuvolosa di questo strano maggio agitato e nervoso come in pochi altri anni è capitato di vedere.

Con l’auto mi immetto nella strada che lambisce il parco del Cardello, mi  inoltro un po’ in una direzione che rimane pianeggiante e non sale in alto, come altri sentieri della zona. Il paesaggio intorno a me è gentile, con tanti olivi dalle foglie argentate  e la macchia mediterranea, con cento tonalità di verde, del parco.  Ad ogni bivio compare l’indicazione” FRANTOIO”.

 Ecco, sono davanti a “Prata”, una casa di campagna ristrutturata, con a lato un grande capannone e di nuovo  l’indicazione FRANTOIO.

Ho un appuntamento sul primo pomeriggio perché in questi giorni i lavori dell’azienda agricola richiedono molte ore e non posso chiedere  troppo tempo per un’intervista,   anche se  per il nostro  glorioso “Spekkietto”.

Mi sono preparata una serie di domande, ma la chiacchierata fluisce veloce e spontanea per cui riassumo sotto forma di intervista una vera e propria  e semplice conversazione.

 

Da quanti anni funziona il vostro frantoio?

Nel 2016 abbiamo deciso di comprare un frantoio per noi, per fare il nostro olio con le olive dei nostri ulivi, un frantoio a pressa. Poi qualcuno ci ha chiesto di molire anche  le loro olive, poi qualcun altro ancora, con il passaparola abbiamo ricevuto sempre più richieste, così abbiamo deciso di cambiare il frantoio, non più a pressione ma a forza centrifuga a freddo, e da allora non ci siamo più fermati, abbiamo continuamente acquistato nuove macchine ed aggiornato  le nostre competenze.

 

Che differenza c’è tra i due tipi di frantoio?

Nel vecchio frantoio a pressa l’olio prendeva luce, aria, sbalzi di temperatura, ma per fare il nostro olio andava bene. Nel frantoio a forza centrifuga, a freddo, l’oliva non incontra luce, aria, temperatura esterna. L’olio è una vera spremitura, una semplice estrazione che mantiene al meglio le qualità del succo delle olive:  puro olio extra vergine, con le migliori proprietà organolettiche e chimiche. Da allora  usiamo macchine toscane che sono leader mondiali in questo settore.

 

A partire da aprile 2021, ha preso servizio a Casola, con incarico definitivo, la nuova pediatra di libera scelta. Si chiama Alessandra Rollo, vive a Bologna, e con molta disponibilità e cortesia ha accettato di rispondere a qualche nostra domanda.

 

Buongiorno Dottoressa Rollo, innanzitutto benvenuta a Casola! Vuole una presentarsi brevemente alla cittadinanza e alle famiglie dei suoi piccoli pazienti?

Cari bimbi e cari mamme e papà, piacere di conoscervi, sono la Dott.ssa Alessandra Rollo, la nuova Pediatra di libera scelta di Riolo Terme e Casola Valsenio. Vivo a Bologna, città che mi ha adottato da un po' di anni, nella quale mi sono laureata e specializzata in Pediatria. Qui ho conosciuto mio marito ed insieme abbiamo due bimbi bellissimi, Beatrice di quasi 6 anni ed il piccolo Edoardo di 1 anno e mezzo. Sono molto entusiasta di intraprendere questa nuova avventura nella vostra comunità che si è già dimostrata molto accogliente nei miei confronti. Mi impegnerò affinché si possa stabilire fin da subito un rapporto di reciproca fiducia e collaborazione e spero un po’ alla volta di conoscervi tutti personalmente. So che negli ultimi mesi si sono susseguiti diversi pediatri “provvisori”, e ci tengo a rassicurarvi che il mio è un incarico definitivo, per cui mi auguro di rimanere con voi a lungo e di accompagnarvi nella crescita dei vostri bimbi. Vi lascio i miei riferimenti e alcune regole per l’accesso in ambulatorio. L’accesso in ambulatorio è consentito solo su appuntamento. Gli orari di ricevimento sono:

Lunedì: Riolo Terme 10.30 – 13.00

Martedì: Casola Valsenio 14.00 – 17.00

Mercoledì: Riolo Terme 14.00 – 17.00 

Giovedì: Casola Valsenio 10.30 – 13.30

Venerdì: Riolo Terme 10.30 – 13.30

16/08/2021 un messaggio su whatsapp: "Ciao Marghe, so che sei in ferie ma il Coordinamento Regionale Emilia Romagna delle Unità di strada* ha chiesto disponibilità per il Free Party " Space Travel" di Valentano"
Prima reazione: che razza di legna (tradotto in gergo casolano: entusiasmo potente, disponibilità massima).
Seconda reazione: siamo in mezzo ad una pandemia mondiale, ha senso?
Considerazione finale: dato che il Rave c'è è giusto esserci.
Esserci, presenti e attenti. Esserci nel rapporto con le persone, la relazione come significato e valore di quello che facciamo. Esserci perché mi interessa quello che ti sta succedendo. Esserci perché voglio fare la mia parte, poter aiutare le persone a preservare la salute, pur tenendo conto del consumo di sostanze.
Senza preconcetti, senza giudizi morali ma con informazioni utili che possano metterti nella condizione di non incorrere in rischi o pericoli. Cercare di ridurre i danni nei contesti del divertimento.
A Casola sono conosciuta come Mimì, formalmente sono Margherita Pozzi e dal 2016 lavoro al Servizio Dipendenze Patologiche di Forlì come educatore professionale.
Nell'ambito degli interventi finalizzati al contrasto e alla prevenzione delle dipendenze le unità di strada svolgono funzioni di prossimità sul territorio intervenendo tramite informazione, sensibilizzazione e riduzione dei rischi nei contesti del divertimento e attua interventi di riduzione del danno rivolti a persone con dipendenza patologica nel contesto di strada. La nostra Unità di strada si chiama "Info.Pusher" tradotto: spacciatori di informazioni. Dietro ad un banchetto "di sostanza" diamo la possibilità di fare l'etilometro gratuitamente e diamo informazioni "stupefacenti" rispetto ai consumi e ai rischi connessi. Ci presentiamo come Servizio e cerchiamo di monitorare le situazioni urgenti dove è necessario intervenire.
Ma torniamo al Rave: si arriva al Rave alle 8 e 30 a Valentano. Per prima cosa vediamo posti di blocco delle forze dell'ordine alle entrate/uscite del Free Party. Controllano i nostri documenti, diamo i riferimenti dei Responsabili del coordinamento e gli raccontiamo brevemente che cosa andremo a fare. Ci salutiamo facendoci l'in bocca al lupo a vicenda.
Arriviamo alla postazione operativa, la chill out: lo spazio di decompressione, poco più dislocato rispetto alla "festa", provvista di materiale sanitario e generi di conforto.
Incontriamo colleghi da tutta Italia ed il responsabile di turno, ci informa della situazione precedente e attuale; spiega il materiale presente e gli interventi che si andranno a fare durante la giornata.
Da operatori Ser.D. (Servizio Dipendenze Patologiche) era il nostro primo rave, un gigante rave!
Si presentava come un campo enorme con parcheggiati numerosi camper, camion, incredibili mezzi di trasporto modificati, anzi trasformati, tante persone che si spostavano nelle varie postazioni sound. Differenti spazi decorati, con davanti muri di casse, musica elettronica di svariati generi suonata da diversi dj. Le persone ballavano con vestiti originali e trasgressivi, in allestimenti magici, quasi fantasy.
I così detti "fuori dal sistema".
Un vero e proprio viaggio in un altro spazio. Uno spazio pieno di fascino, di originalità e curioso.

Ho intervistato Matteo Termali, un giovane Casolano con una passione e un talento particolari. Matteo è un cercatore di tartufo DOC, e da qualche anno ha affiancato a questo suo interesse anche la realizzazione di vanghetti e attrezzature per la ricerca del tartufo. Si tratta di un’attività artigianale molto particolare, che Matteo realizza con cura e dedizione.

 

Matteo,  com’è nata la tua passione per la ricerca del tartufo?

È nata quando ero ancora un bambino, grazie ai miei nonni. Dopo la scuola indossavo vestiti vecchi e scarponi e mi avventuravo assieme a loro in mezzo ai boschi, alla ricerca di funghi e tartufi. Non appena ho preso la patente, sono diventato un cercatore indipendente, anche se questo non possedeva il fascino delle giornate trascorse assieme ai miei nonni! Allora non avevo cani o attrezzature mie, così utilizzavo le loro… fino a che non ho preso il mio primo cane e non ho iniziato a creare io stesso gli strumenti necessari.

 

Com’è nata l’idea di produrre questi strumenti?

L’idea di produrre vanghetti è nata quasi di pari passo con la passione della ricerca del tartufo. Cercavo infatti un attrezzo adatto alle mie esigenze, ma sul mercato non trovavo niente che mi soddisfacesse. Per me un vanghetto è un accessorio, così come lo possono essere un paio di scarpe o un paio di occhiali: lo devi sentire tuo, e deve darti emozione quando lo usi. Ho così iniziato a lavorare il legno e l’acciaio per dare vita a qualcosa di mio. Sono riuscito a realizzare uno strumento funzionale, e nonostante fosse il primo era già abbastanza curato nei dettagli, come piace a me.

 

Intervistiamo l’assessore Flavio Sartoni che da ottobre 2020 è entrato nella Giunta comunale con le seguenti deleghe: Turismo, Cultura, Biblioteca, Associazionismi, Politiche e servizi ambientali, Politiche per l’integrazione, Scuola pubblica istruzione, Politiche giovanili e Sport. Per onor di cronaca ricordiamo che il Sindaco Giorgio Sagrini ha conferito l’incarico dopo alcuni mesi dalle dimissioni di Marco Unibosi per ragioni lavorative e non politiche. Con l’ingresso di Sartoni in Giunta il Sindaco ha pensato di rivedere la distribuzione delle deleghe. È buona abitudine di un organo di stampa fare domande a chi, in un determinato momento, ricopre un incarico pubblico, ma poiché le deleghe sono tante, in questa intervista cercheremo di concentrarci solo su alcuni temi, non necessariamente i più importanti, ma quelli che oggi pensiamo meritino una certa attenzione.

 

Cosa ti ha spinto ad impegnarti così tanto per Casola?

Perché fin da quando sono arrivato a Casola nel “lontano” 2002 mi sono reso conto che è un paese speciale, diverso da tutti gli altri. Mi rendo conto che possa sembrare una risposta fin troppo semplice, ma credo che a Casola sia presente un fortissimo senso di comunità che ti porta a desiderare fortemente di farne parte. Personalmente sento il forte bisogno di mettermi in gioco, e non per “apparire” od “elevarmi”, ma per contribuire per quanto posso, a preservare l’anima e l’identità di un paese che ho imparato in poco tempo ad amare e in cui ho trovato tutto quello di cui avevo bisogno. Mi sono fatto un po’ di ossa in Pro Loco, e lì sono venuto a contatto con persone speciali che mi hanno insegnato a prendersi cura del posto in cui si vive. Il volontariato ti insegna molto, ti accresce e arricchisce, e il passo fino a ruoli più “istituzionali” non è poi tanto lungo. Certo, cambiano temi, ruoli e sicuramente responsabilità, ma l’importante è mantenere viva quella voglia di fare, a volte forse ingenua, ma sicuramente onesta e caparbia.

Stiamo vivendo un momento non buono per il turismo. Gli effetti del Covid hanno fatto saltare molte feste e manifestazioni molto importanti per Casola che vive in piccola parte anche di turismo. Avete qualche idea per rilanciare e rinnovare le nostre feste paesane? Negli ultimi anni, cosa che sta avvenendo in molte realtà, i paesi hanno cercato di trovare un brand. Casola ha scelto di puntare tutto su “Paese delle erbe e dei frutti dimenticati”. Mi viene in mente l’idea del calendario “CasolAromatica”. Credete che sia ancora questa la strada da percorrere o ci sarà qualche strada nuova?

Credo che il tema Erbe e Frutti Dimenticati abbia ancora un grande valore e un infinito potenziale. Negli anni passati diverse persone hanno portato avanti un grandissimo lavoro per riuscire ad identificare Casola, e spesso dimentichiamo che hanno fatto un piccolo miracolo, inventando un brand fondamentalmente dal nulla, cosa che pubblicitari professionisti possono provare a fare per anni senza riuscire a combinare nulla. Negli anni novanta e nei primi duemila Casola è stato per davvero il “Paese delle Erbe e dei Frutti Dimenticati”, tutti ricordano le folle che accorrevano a visitare il mercatino serale, le erbe officinali piantate un po’ ovunque e la splendida Strada della Lavanda. E’ evidente che negli anni, per una serie svariata di motivi, l’entusiasmo, la cura e l’attenzione sono andati gradualmente diminuendo. Credo che sia da folli buttare via lo straordinario lavoro fatto, e penso che questi temi vadano riaffrontati con estrema urgenza, scegliendo senz’altro strade e soluzioni diverse, ma consci del fatto che non è troppo tardi, e che il tema “Erbe e Frutti” può rappresentare ancora un trampolino di lancio per il turismo e l’economia casolana. Fortunatamente esiste ancora una realtà molto forte, quella del Giardino delle Erbe Augusto Rinaldi Ceroni. Penso che ad oggi ci sia bisogno da ripartire dalla base, progettando un’intensa valorizzazione del verde urbano con la piantumazione di lavanda e altre erbe aromatiche, al fine di riguadagnarsi lentamente la denominazione di Piccola Provenza e presentare ai visitatori un paese ricco di colori e profumi. Sono certo che un progetto di questo tipo e strutturato con accuratezza possa trovare ampio consenso tra abitanti di Casola, e rappresentare un nuovo punto di partenza. Oltre a questo, coltivo da sempre il sogno di portare a Casola musica e artisti importanti. L’attuale situazione non permette nemmeno di pensarci, ma quando le cose si sistemeranno mi piacerebbe considerare seriamente la possibilità di organizzare concerti e rassegne musicali che possano identificare ulteriormente Casola. Il nuovo panorama musicale offre scelte e possibilità raggiungibili, che farebbero felici anche i nostri ragazzi più giovani. Dobbiamo ricordare che quando si parla di feste ed eventi gli attori principali sono le varie associazioni che li organizzano. Di una cosa sono certo, questa amministrazione (ed io per primo), è pienamente conscia che senza il loro lavoro prezioso sarebbe impossibile concretizzare qualsiasi progetto, e farà di tutto per aiutarle e supportarle in qualsiasi momento.

La pandemia ha costretto e spronato le persone a riscoprire il piacere di stare a contatto con la natura ed anche noi Casolani ci siamo accorti della bellezza del nostro territorio. Tanti sono gli sport che si possono praticare nel nostro territorio.  Molti comuni stanno promuovendo in maniera insistente il turismo sportivo. Riolo Terme, per esempio, sull’onda dei Mondiali di ciclismo, sta puntando anche sulla bici proponendo diversi percorsi tematici sia per MTB che per bici da strada. Quali sono le opportunità già presenti a Casola? Avete delle nuove proposte da sviluppare nei mesi a venire? Non avete pensato ad una sinergia ad esempio tra i comuni collinari dell’Unione dei Comuni?

Questa domanda mi permette di comunicare che Casola Valsenio è da pochi giorni diventata partnership di un progetto molto importante ideato dalla Coop Trasporti di Riolo in collaborazione con il comune di Riolo Terme e coordinato da IF Tourism Company: il Bike Hub Valle del Senio. Il progetto è partito da Riolo ma sta velocemente interessando tutti i Comuni dell’Unione e sono certo potrà rappresentare un importante trampolino di lancio per il nostro territorio. Oltre a questo, come molti avranno notato, stiamo portando avanti il progetto “Sentieri nel Territorio di Casola Valsenio”. Grazie ad un bando regionale dedicato alla sentieristica, siamo riusciti ad aggiudicarci i fondi per ultimare gli interventi sul progetto, che prevedono una revisione della carta e dei tracciati, la posa di bacheche informative in luoghi strategici del paese e la promozione del progetto a livello nazionale. L’epidemia non ci ha ancora permesso di valorizzarlo a dovere, ma sono certo che questa è la strada giusta. Casola possiede itinerari fantastici che aspettano solo di essere scoperti. Il turismo green è esploso e noi abbiamo tutte le carte in regola per accoglierlo alla grande. Il progetto dei Sentieri è stato ideato, realizzato e difeso con i denti da due persone che stimo moltissimo e che non mi stancherò mai di ringraziare: Massimo Tabanelli e Oriano Baracani. Grazie a loro Casola potrà vantare una rete di sentieri chiara, estesa e di immenso valore turistico.

Parliamo ora di Ambiente: come ha funzionato la raccolta differenziata da quando sono stati inseriti i diversi cassonetti in tutte le aree del paese?

Sicuramente l’AVIS non ha bisogno di presentazioni, infatti è una delle associazioni storiche del nostro paese e da diversi decenni svolge un ruolo importantissimo. Come accade a tutte le associazioni, ci sono dei momenti in cui alla strada consolidata si aggiungono esperienze nuove ed in questo caso si tratta di AVIS GIOVANI.  A questo proposito abbiamo rivolto qualche domanda a Lucrezia Camurani, una delle più giovani associate dell’Avis locale e rappresentante dell’Avis giovanile della provincia di Ravenna, e ad Anna Poli, responsabile della sezione Avis di Casola.

Ciao Lucrezia, una domanda personale. Quando sei entrata nell’associazione? Che cosa ti ha spinto a compiere questo passo?

Ciao! Sono entrata nell'associazione a 18 anni, incuriosita da un incontro che avevo fatto al Liceo. Subito ero solo una donatrice, poi ho deciso che volevo diventare una parte attiva di questa associazione. Quello che principalmente mi ha spinto a compiere questo passo è stato il pensiero di poter donare qualcosa di mio a qualcuno che ne ha davvero bisogno, e mi piaceva l'idea di fare volontariato, visto che fino a quel momento non ero in nessuna associazione di questo tipo.

Che cosa fa esattamente AVIS GIOVANI?

Avis Giovani è una sezione dell'Avis composta appunto da ragazze e ragazzi che hanno voglia di dedicare un po' del loro tempo agli altri. Ci occupiamo della sensibilizzazione della fascia più giovane della popolazione verso la donazione, dell'organizzazione di alcuni eventi Avis, e ultimamente stiamo creando varie collaborazioni con altre associazioni per poter fare un bel lavoro d'insieme.

Quanto è importante sensibilizzare la parte più giovane della popolazione alla donazione del sangue?

Intervista a Benedetta Landi
 

10 dicembre, ore 17,  in biblioteca…. è un po’ freddo, ma qui  posso intervistare tranquillamente Benedetta Landi. Infatti, tra le restrizioni per il Covid e i lavori di ristrutturazione che non sono ancora terminati, l’attività della biblioteca è un po’ rallentata. Siamo munite di mascherine, stiamo alla distanza di sicurezza, ma immediatamente la conversazione scorre piacevole e sembra quasi di essere senza tutte queste barriere.

 

Sono venuta ad intervistare  Benedetta, 26 anni, perché sta per uscire fresco fresco di stampa il suo primo libro.

 

Quando uscirà il tuo libro, come si intitolerà?

Il libro uscirà a breve. E’ un saggio di 160 pagine che tratta il legame nonni-nipoti adulti e si intitola proprio “ Il legame nonni-nipoti”.

E’ un saggio e precisamente la mia tesi di laurea magistrale in pedagogia.

 

Come sei riuscita a pubblicare un libro?

Il 2 luglio mi sono laureata  ed il 18 luglio ho inviato la tesi alla casa editrice Erickson. Dopo un mesetto mi hanno contattato per comunicarmi  che avevano deciso di pubblicarla.

Ora io non posso non chiarire ai lettori dello Spekkietto che la casa editrice Erikson con sede a Trento  è una casa editrice specializzata in pubblicazioni di carattere educativo pedagogico didattico, organizza convegni, corsi di aggiornamento per educatori ed insegnanti e ciò da lustro al lavoro prodotto da Benedetta. Insomma la Erikson è una casa editrice di prestigio in questo settore e la pubblicazione della tesi può essere veramente motivo di orgoglio .

Desidero innanzitutto ringraziare la redazione de “Lo Spekkietto” per aver preso in esame la possibilità di devolvere parte del ricavato delle vendite a questo progetto e per l’attenzione dimostrata nei confronti di una missione che mi sta molto a cuore.

Conosco questa realtà, nata per opera di un sacerdote polacco, dal 1897. Inizialmente la sede era situata in Bolivia, poi dopo 15 anni è stato creato un istituto anche in Giamaica, Paese ancora più povero. Nel febbraio del 2015 ho avuto la possibilità di visitare personalmente la sede di questo progetto, localizzata nella città di Maggotty (provincia di Sant Elisabeth, a ovest della Giamaica) e posso pertanto parlarvi di quelle che sono le attività realizzate da Suor Emilia e da tutti i suoi collaboratori.

L’attività principale è quella svolta dal poliambulatorio, nel quale si alternano medici di varie missioni che si occupano di ginecologia, cardiologia, diabetologia e pneumologia (quest’ultima in particolare è molto importante, viste le gravi problematiche a livello respiratorio di cui soffr la popolazione a causa della grande umidità presente nel Paese). L’ambulatorio è frequentato soprattutto da donne e bambini, e la media giornaliera di persone che si accostano a questo poliambulatorio va dalle 150 alle 200 persone. L’ospedale più vicino si trova a 150 km, pertanto accedono al poliambulatorio tutti coloro che necessitano di cure mediche di qualsiasi natura (ad esempio, mettere i punti ad una ferita, estrarre un dente o più semplicemente farsi prescrivere dei farmaci).

 

La fila d’attesa al poliambulatorio

 

Il tutto è gratuito, ma viene richiesto alla popolazione di ricambiare in qualche modo le cure ricevute. Ognuno dà quello che può: chi ne ha la possibilità, porta qualcosa da mangiare, in modo che tutti, durante l’attesa, possano condividere un pasto all’interno di una cucina comunitaria. Chi non può permetterselo, può invece dare il proprio contributo impegnandosi nella pulizia degli ambulatori, nel taglio dell’erba o in qualche altro servizio utile alla comunità.

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Vedervi.
Ore 8:15, preparo il link. C’è un po’ di trepidazione per la paura di sbagliarsi a cliccare qualche tasto strano…
Alle 8:20 pubblico il link, entro in classroom e vedo la mia faccia come dentro a uno specchio. “Dentro questa riunione non c’è nessuno” leggo sullo schermo. Oddio. Ecco che ho sbagliato davvero. E poi, magicamente compare il primo volto sorridente. “Buongiorno Dario”, e poi un’altra “Buongiorno Lucia”. Sul monitor compaiono molte bolle colorate che pulsano quando parlate e dentro le bolle riesco quasi sempre a veder fiorire i vostri occhi.
Qualcuno si stiracchia, ci sono palpebre pesanti di un sonno e facce da guardare senza mascherina, almeno quello.
E poi ci sono bocche che chiedono, dicono, raccontano … quanto parlano!”Sai Paola che mia nonna….” “Sai che ieri…” “Sai maestra cosa ho fatto…”
Un coro di parole cariche di storie, emozioni, domande e soprattutto desiderio di trovare ascolto, non risposte.
Ma si fa presto a trovarsi dentro ad un flusso di voci che esplodono nella testa e allora è necessario incanalare tutto il vortice rumoroso per dare spazio a tutti, uno alla volta.
“Spegnete i microfoni, per favore e adesso do la parola a …”
Nella classe virtuale valgono le stesse regole della scuola reale. Se vogliamo capirci, allora bisogna saper aspettare.
Già… saper aspettare, non è questo la chiave di tutto? Per noi umani dell’era digitale aspettare è una cosa difficilissima. Vogliamo tutto subito.
Ma saper attendere è uno dei cardini del saper vivere, assaporando il tempo senza scavalcarlo, senza bruciarlo e senza perderlo. La natura ce lo insegna. Io cerco di impararlo dal mio gatto che nella sua infinita sapienza di felino evoluto, conosce questa arte .Lui se ne sta fermo, lì sul davanzale, per ore e aspetta che gli apra. Intanto guarda, osserva e impara ogni fruscio, ogni fremito di ali. Poi entra e aspetta il suo cibo e mi attende per uscire o per oltrepassare le soglie sbarrate da porte chiuse. Imperturbabile, lui aspetta. Senza spazientirsi perchè sa che prima o poi accade tutto quello che deve accadere e allora non ha senso disperdere energie in inutili ansie. In tutto questo suo saper aspettare c’è la stessa magnifica certezza del seme sotto la neve o del fiore che genera il frutto.
Intanto nulla si disperde e ogni cosa viene captata, percepita, ascoltata e carpita dai suoi sensori super specializzati . La sua vita è questa. E la nostra? Noi abbiamo altri bisogni, dobbiamo illuderci, progettare, lavorare, sognare, anche.
_Paola! Mi senti? –
_Sì che ti sento, scusa mi ero distratta un attimo. Stavo dicendo che dovete provare ad aspettare il vostro turno per poterci capire.
Giorgia prende la parola e, guarda caso, vuole parlarmi di Nina, la sua gatta, che cammina sulla tastiera perché anche lei vuole fare la DAD.
All’improvviso gli schermi diventano finestre ed io mi arrampico e vi raggiungo, scavalco i davanzali e vi trovo davanti a me, entro nelle vostre stanze piene di giocattoli, tocco i vostri pupazzi preferiti coi quali andate a dormire.
E la lezione diventa viva, con voi, me, i pupazzi, i gatti e qualche cane che arriva festoso e le mamme che vigilano attente, mentre sbrigano le loro faccende.
Lezioni senza banchi. Senza grembiuli, soprattutto senza mascherine. Un lusso, di questi tempi.
Siete al sicuro. E siamo qui insieme mentre ridiamo di qualche errore buffo che ci servirà per imparare meglio l’ortografia. Perche sbagliando s’impara.
Ora possiamo leggere, a turno. Comprendere quello che abbiamo letto e parlare fra di noi. Riflettere su quello che ci ha fatto pensare quel racconto, quella storia.
C’è sempre così tanto da raccontarsi. Per fortuna.

Siamo così soli,in questo periodo. Dentro alle nostre vite chiuse, con la paura che bussa alla porta. Siamo così fragili senza la forza di un abbraccio o di una stretta di mano. Col cuore rotto per un amico che non ce l’ha fatta.
Mentre vi guardo penso che è tutto così fuggevole. Siamo ali nel vento. E il vento può cessare, a un tratto. E lasciare tutto fermo, immobile, senza respiro.
Raccontiamoci la vita, bambini, mostratemi il vostro arsenale di risate e schiamazzi. Io, qui con voi, penso che la vita vinca.
E sarà così.

Paola Pozzi

Dieci anni fa mio nonno Diego se ne andava. Era stato un leone per tutta la vita; con la cocciutaggine che lo aveva sempre accompagnato, aveva cercato di combattere contro una malattia, il morbo di Parkinson, che alla fine lo aveva sovrastato nel fisico, non nell’animo. Quando la mia nonna Bidina se n’era andata il mio nonno però era diventato più dolce, aveva voglia di raccontare la sua vita, di mettere insieme tanti pezzi, ovviamente di giustificare gli errori commessi, di trovare ragioni alle scelte compiute e di lasciare ai suoi nipoti un’eredità fatta di valori. La sua memoria era un serbatoio inesauribile di nomi che corrispondevano a rapporti fatti di sincerità, di amicizia, di stima reciproca. E tutte le volte che lo andavo a trovare, finivamo per andare a ripescare episodi della sua vita. Sapevo benissimo che appena aprivo uno spiraglio, mio nonno Diego diventava un fiume e raccontava per ore, senza sosta. Ovviamente continuava ad essere cocciuto come sempre ed anche di fronte al Parkinson pensava di spuntarla attraverso una serie di esercizi che lui definiva determinanti. La verità purtroppo è che la medicina non aveva ancora fatto passi così grandi per fermare gli effetti devastanti della malattia che alla fine, insieme al corpo, si era preso anche la memoria.

Di mio nonno si possono dire mille cose, ma di sicuro non che non abbia avuto una sua personalità, in tutte le cose che faceva ci metteva il suo marchio. Per questo tanti sono stati gli estimatori, così come non sono mancati i detrattori, però sicuramente in vita non ha vissuto nell’indifferenza. Dopo dieci anni, del ricordo di mio nonno rimane poco, non una targa, quasi nulla di tangibile, eppure ha dedicato decenni e decenni della sua vita al calcio. Se cerco di fare un conto approssimativo sul  tempo che mio nonno aveva trascorso in un campo da calcio, semplicemente mi rendo conto che è una quantità di tempo incalcolabile, e quando non si trattava di calcio giocato, si trattava di parlare di quello che era successo il sabato o la domenica prima nel rettangolo di gioco e di quello che sarebbe successo il sabato o la domenica dopo. Il calcio in casa di mio nonno era una vera e propria religione, una passione senza confini.

Da giovane mio nonno era stato un portiere molto forte, poi aveva dovuto abbandonare la carriera del calcio giocato per molti motivi, quindi era diventato un allenatore e così squadra dopo squadra, annata dopo annata, stagione dopo stagione, si era fatto conoscere da mezza Romagna, una sorta d’istituzione. Così mi sono sempre immaginato la sua vita costruita su un doppio binario, da una parte le cose che accadono a tutti, le vicende personali, l’infanzia, l’amore, i figli, le case, il lavoro e dell’altra un filo ininterrotto segnato da campi di calcio, panchine, palloni, allenamenti, formazioni, schemi e chi più ne ha più ne metta. Nel suo piccolo e semplice appartamento aveva pochi suppellettili, qualche foto della famiglia, qualche ricordo, ma troneggiavano i riconoscimenti più significativi della sua vita calcistica. Un momento di grandissimo orgoglio per lui era stata la cittadinanza onoraria che il Sindaco Marino Fiorentini gli aveva assegnato. Piangendo ricordava che erano stati i comunisti, mio nonno era un uomo decisamente di destra, ad avergli riconosciuto quello che di straordinario aveva fatto per la nostra comunità. Infatti Diego è stato l’allenatore per centinaia e centinaia di ragazzi che hanno giocato a calcio o che ci hanno anche solo provato. Ha allenato ragazzi che sono diventati bravi e bravissimi, ha allenato brocchi indicibili ma verso i quali ha avuto lo stesso affetto che aveva per i migliori, ha allenato bambini e uomini già fatti, ha addirittura allenato una piccola squadra di calcio femminile tutta casolana.  Che fosse stato un sindaco “comunista” a scegliere lui come cittadino casolano che aveva dato lustro al nostro Paese, era stato il segno di quanto il bene comune non abbia in fondo un vero colore politico e che appartenga all’intelligenza e alla dedizione di tutti. Insieme a mio nonno c’erano il padre comboniano Francesco Rinaldi Ceroni e il dottor Filippo La Porta. Mi viene in mente che quando a Casola si pronunciava il nome di Diego, tutti capivano di chi si stava parlando e che il discorso aveva come fulcro il calcio. Oggi rimane poco di quel nome, anche se la sua storia è significativa per Casola. Per fortuna mio nonno ha lasciato una specie di memoria, il suo famoso “Cinquant’anni di calcio” che mio fratello Cristiano sta cercando di sistemare da anni e come accade a molte fatiche storiche che richiedono un lavoro intenso, prima o poi vedrà la luce, perché quando le persone se ne vanno una traccia può rimanere nelle parole.

Riccardo Albonetti

DOCUMENTIAMO E PUBBLICHIAMO UNA BREVE DOCUMENTAZIONE DEGLI INTERVENTI  DELLE PROPOSTE E CONSIDERAZIONI PRODOTTE DA COMPONENTI DEL GRUPPO DI STUDIO SUI PROBLEMI DELL’ASP PERVENUTECI PRIMA DELLA APPROVAZIONE DEL NUOVO STATUTO DA  PARTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI CASOLA.

 

  1. 1)       Comunicazione ai membri del Gruppo di Studio su ASP e ad alcuni Consiglieri Comunali inviata da Righini dopo la riunione del Gruppo di Studio del 27/10/2014
  2. 2)       POPOSTE DI EMENDAMENTI ALLO STATUTO ED ALLA CONVENZIONE PERVENUTE DA GIACOMO GIACOMETTI  (Componente comitato comunale di Casola) 
  3. 3)       PROPOSTE DI EMENDAMENTI ALLA BOZZA DI STATUTO DELLA A.S.P. DELLA ROMAGNA FAENTINA E DELLA CONVENZIONE TRA I SEI COMUNI SOCI E LA STESSA A.S.P. PERVENUTE DA MORINI ROBERTO ( Componente del Comitato Comunale di Casola)

Carissimi, ieri sera su richiesta di Roberto Rinaldi Ceroni si incontrato il gruppo di studio sui problemi dell'ASP per esaminare la bozza del nuovo statuto che il Consiglio Comunale di Casola dovrebbe approvare questa sera. Sono emerse tanti seri appunti e perplessità su temi importanti economici (ad esempio manca ancora un serio studio di sostenibilità economica per alcune realtà i cui servizi verranno tutti esternalizzati -vedi ad esempio Casola), sulla definizione del patrimonio disponibile e quello indisponibile, il ruolo dei comitati comunali che appare solo un contentino di facciata, dato che, a parte una loro mera consultazione senza alcun vincolo, non hanno alcuna seria funzione. Ma soprattutto la parte più problematica e seria si profila quella del peso di rappresentanza dei vari comuni all'interno dell'Assemblea dei soci.
L'ipotesi che è prevista nella bozza dello statuto prevede che la rappresentanza sia basata sui parametri del Patrimonio, dei Servizi e della Popolazione. In tal caso, senza alcun correttivo la rappresentanza di Faenza
sarebbe addirittura del 52,37% (Casola ad esempio avrebbe una rappresentanza
irrisoria del 5,63%). Poichè per l'approvazione degli atti è prevista una maggioranza di quote del 66,67% a Faenza basterebbe accordarsi con Brisighella o Castel Bolognese, a seconda delle circostanza per approvare
tutti gli atti; in ogni caso da sola, avendo il 52,37% potrebbe impedire l'approvazione di qualsiasi deliberazione che non gli andasse a genio.
Morini ha a suo tempo avanzato una ipotesi di diversa suddivisione delle quote di rappresentanza introducendo anche una percentuale di quota di rappresentanza da assegnare a tutti i comuni, indipendentemente dal Capitale, Popolazione e Servizi conferiti, ma a solo titolo di
partecipazione, che stabilirebbe un più giusto equilibrio all'interno della Assemblea dei soci.
Allego alla presente la tabella proposta da Morini in modo che abbiate la possibilità di consultarla e di poter discutere della faccenda anche (per chi c’è) in seno al Consiglio Comunale.
Anche Giacometti ha avanzato una serie di proposte di modifica allo statuto che ugualmente allego alla presente perchè possiate prenderne visione. A proposito delle quote di rappresentanza Giacometti rileva che nella proposta di Morini il Comune di Riolo, che non conferisce ne' capitale, ne' servizi, potrebbe essere troppo favorito. Questo aspetto però potrebbe venire corretto lavorando sulla quota di rappresentanza assegnata per la pura partecipazione diminuendola appunto per i comuni che non conferiscono nulla e distribuendo la differenza agli altri comuni sulla base della percentuale complessiva raggiunta.
Allego anche le proposte di modifica avanzate da Giacometti così che possiate esaminarle ed avere maggiori informazioni per il Consiglio Comunale di questa sera.
Saluti carissimi Alessandro Righini a nome del Gruppo di Studio sui problemi dell'ASP.
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PROPOSTA EMENDAMENTI ALLA BOZZA DI STATUTO

 ART. 2 -  Sede Legale a Faenza . Sede operativa a Castelbolognese

ART – 4 comma 4  :   Aggiungere a rafforzamento dell'art 8 -comma 5  “ Può partecipare con quote di minoranza ad iniziative sociali promosse da privati che siano conformi agli indirizzi del Piano di zona dei servizi sociali.

 Art. 10 – Riportare a Statuto il diritto dei comitati di esprimere pareri che siano vincolanti. Almeno su determinate materie.

Rendere il parere entro 30 giorni dalla richiesta .

 NOTE  :   Prima di passare alla fase definitiva della Costituzione della nuova ASP e prima che ne discutano i Consigli Comunali, sarebbe opportuno prevedere una fase di informazione e consultazione almeno del volontariato sociale se non di tutta la

popolazione.

Occorre evitare di fare prevalere l'opinione che nel campo dei Servizi sociali si diventa succubi di Faenza . Perciò nella stesura di ogni atto occorre tenerne conto.

Sarebbe opportuno non accelerare i tempi di costituzione anche se non vengono  rispettati quelli indicati dalla Regione. Dalle informazioni che arrivano risulta che anche altri territori NON HANNO FRETTA!

Non vorremmo essere gli apripista di una frettoloa riforma che va fatta, ma con tutte le attenzioni che servono.

 PROPOSTA DI EMENDAMENTI DELLA CONVENZIONE TRA I COMUNI

 ART. 3 -Comma  3-  4 :  Introdurre  il --”parere vincolante “ del Comune di provenienza del patrimonio da alienare . Analogo parere vincolante anche per i Comitati Comunali .(almeno su alcuni punti)

AGGIUNGERE : Qualora alla proposta del CDA venga dato parere negativo del Comune e/o del Comitato , Il CDA stesso potrà chiedere di aprire un tavolo di confronto-  che coinvolga anche il Consiglio Comunale per illustrare le finalità  del ricavato dalla proposta alienazione

 ART. 4 e 5 Attivare un metodo di definizione della rappresentanza che renda più difficile  la prevalenza di due comuni rispetto agli altri quattro. (Il metodo proposto da MORINI può essere una base di partenza  che va però corretta ad evitare una evidente eccessiva penalizzazione di Faenza ed una eccessiva rappresentanza a Riolo Terme

 ART. 8  - I contratti di servizio nella loro stesura definitiva dovrebbero trovare il consenso del Comuni interessati al servizio oggetto di convenzione e dei rispettivi Comitati Comunali.

 ART. 12 -14  - il  CDA dovrebbe trovare composizione sulla base dell'esempio B proposto in bozza( Faenza – CB -Sol.- e/Sub Zona  montana-

La composizione dei Comitati Comunali fatta di 5 membri. Nella regolamentazione per il funzionamento  andrebbe previsto  un coordinamento di distretto  dei 6 comitati comunali

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STATUTO

Art. 3 comma 2) – Propongo di cancellare il seguente periodo: “nell’ambito delle norme e dei principi stabiliti dalla legge regionale e delle successive indicazioni regionali”

CONVENZIONE

Art. 4 – Quote di rappresentanza - Propongo di modificare il secondo comma nel seguente modo:

La quota di rappresentanza in seno all’Assemblea degli enti pubblici territoriali soci è determinato sulla base dei seguenti criteri:

- 50% è attribuito in parti uguali fra i Comuni soci;

- Il restante 50% viene così determinato:  (fermo il resto)

RICALCOLO QUOTE DI RAPPRESENTANZA SECONDO I PARAMETRI DA ME PROPOSTI

   
   
                     

COMUNE

50%

50%

TOTALI

   

Parti

45%

51%

4%

   

uguali

Patrimonio

Servizi

Popolazione

Precedente

Nuovo

   

Brisighella

 

9,56

 

8,43

 

0,35

 

18,34

     

8,33

 

4,78

 

4,22

 

0,18

 

17,50

   

Casola Valsenio

 

1,75

 

3,76

 

0,12

 

5,63

     

8,33

 

0,88

 

1,88

 

0,06

 

11,15

   

Castel Bolognese

 

5,15

 

9,77

 

0,43

 

15,35

     

8,33

 

2,58

 

4,89

 

0,22

 

16,01

   

Faenza

 

26,43

 

23,30

 

2,64

 

52,37

     

8,33

 

13,22

 

11,65

 

1,32

 

34,52

   

Riolo Terme

 

0,00

 

0,00

 

0,26

 

0,26

     

8,33

 

0,00

 

0,00

 

0,13

 

8,46

   

Solarolo

 

2,11

 

5,74

 

0,20

 

8,05

     

8,33

 

1,06

 

2,87

 

0,10

 

12,36

   

TOTALI

 

45,00

 

51,00

 

4,00

 

100,00

     

50,00

 

22,50

 

25,50

 

2,00

 

100,00

   
                                     

 

Le suddette proposte sono state formulate dal sottoscritto nell’incontro di ieri 8 settembre - convocato dal Presidente dell’A.S.P. “Solidarietà insieme” - fra il Comitato Comunale di Casola Valsenio con il delegato al welfer nella Giunta dell’Unione della Romagna Faentina ed il direttore delle A.S.P. “Solidarietà Insieme” e “Prendersi Cura”.

Casola Valsenio, 9 settembre 2014                                                               Roberto Morini

                                                                                                         (componente del Comitato Comunale)

 

 

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  1. 4)      LETTERA AL SINDACO PERVENUTA DA GIACOMO GIACOMETTI PER CONOSCENZA AL GRUPPO DI STUDIO
  2. 5)       BREVI RIFLESSIONI FINALI DI ROBERTO RINALDI CERONI SULLA NASCITA DELLA NUOVA ASP

A Nicola Iseppi – Sindaco -  e a  Matteo Mogardi - Assessore Servizi Sociali

p.c. A Rinaldi Ceroni Roberto – Pres.Asp Sol  - Ai componenti del comitato cittadino della ASP Solidarietà Insieme - A Righini Alessandro Coordinatore del Gruppo di Studio sulla riforma delle ASP del Territorio Faentino

Il Consiglio Comunale di Casola Valsenio ha di recente approvato i documenti propedeutici alla costituzione di una unica Azienda di Servizio alla Persona che supera le due Aziende precedenti ( Prendersi cura di Faenza – Solidarietà Insieme di Castel Bolognese) nate nel 2008 a seguito di un riordino delle Opere Pie che era previsto da una legge Statale e da una Regionale conseguente a quella.

Approvando la Convenzione tra i sei Comuni del Faentino e la Bozza dello Statuto della futura ASP della Romagna Faentina , che dovrebbe essere operativa dal 1 Gennaio 2015 , viene nel concreto annullata la autonomia funzionale delle due Azienda precedenti.

Si conclude con ciò quindi anche l'operato dei Comitati Comunali nominati dai Sindaci con il compito specifico di essere vigilanti sull'andamento operativo della ASP.

Almeno per quanto mi riguarda ritengo esaurito l'incarico affidatomi dal Sindaco di Casola.

Nel lasciarlo credo doveroso riferire a grandi linee alcune impressioni generali sul funzionamento della Nostra Casa Protetta ed alcune considerazioni sul futuro della stessa e dell'insieme dei servizi sociosanitari nel nostro Comune.

Un giudizio sull'operato del comitato cittadino non spetta ai suoi membri, ma alla Amministrazione Comunale, agli utenti ed alle famiglie, al personale della struttura ed a tutta la cittadinanza interessata .

A me preme solo esprimere un apprezzamento che coinvolge la Amministrazione , la Direzione e tutto il Personale. La nostra Casa Protetta è un bene prezioso da salvaguardare nella qualità e nella sua dimensione attuale non escludendo possibilità di un allargamento dell'operato verso nuovi bisogni che dovessero emergere nel territorio.

Un secondo punto che è fondamentale è mantenere il radicamento della struttura nella Società Casolana. La Storia, dalle origini pluri secolari fino alle vicende legate alle trasformazioni degli ultimi anni ,  non va trascurata ne oscurata anche a fronte dell' emergere di nuove esigenze sociali che portano la politica a dover compiere scelte di aggregazioni che a volte possono apparire perfino innaturali.

E'anche a partire da questi valori della tradizione che deriva la constatazione che detta perplessità il percorso seguito dai Sindaci della Unione dei Comuni Faentina verso la Costituzione della ASP unica del territorio.

E' prevalsa nella politica regionale , poi in quella locale , una visione burocratica ,accentatrice e verticistica che non ha soddisfatto molti dei protagonisti del mondo dei servizi sociali. In alcuni casi si è verificato sconcerto ,in altri casi si è sentita la mancanza di un serio esame delle motivazioni vere che portavano a quella scelta che è sembrata essere ineludibile senza conoscerne a fondo il perchè.

I Bilanci, le covenienze , i risparmi , gli investimenti , il destino delle strutture in essere, le possibilità di futuri sviluppi, la capacità di accedere a risorse anche non tradizionali non hanno trovato sufficienti momenti di discussione per arrivare a solide con a soluzioni largamente condivise .

E' mancato in sostanza un progetto dal cui esame e dal confronto con il volontariato sociale ed i cittadini emergesse chiara l'esigenza di una unica ASP .

Restano in sospeso tante domande a cui a tutt'oggi non c'è risposta definita . Resta dunque un senso di incertezza , soprattutto se si ha a mente che fra due mesi ci sarà la completa attuazione dell'accreditamento delle singole gestioni dei servizi che potrebbe avere qualche sconvolgimento nella gestione delle singole strutture e nei servizi sociali locali.

Tutte queste considerazioni sono state oggetto di un confronto anche dentro al Comitato di studio sulla riforma delle ASP formatosi nel 2013 tra i cittadini e le Associazioni di Casola – Brisighella - e Castel Bolognese.

Le obiezioni e le critiche emerse anche in quella sede non sono dovute ad un campanilismo esasperato , sono piuttosto dettate dalle incertezze sopra descritte e da una sorta di fatalismo sul destino delle strutture , sopratutto di quelle di periferia,e più in generale sui Servizi Sociali . Prende corpo pericolosamente il rifiuto a sfidare il nuovo e non prende vigore invece la volontà a  cogliere le opportunità e gli spazi di protagonismo che pure ci sono nell'atto di Convezione tra i Comuni e nello Statuto-

Quello che deve preoccupare è dunque anche il prevalere nell'opinione pubblica del pensiero di coloro che sono contrari ad ogni riforma a prescindere . Un pensiero che fa presto a sfociare nel qualunquismo .

Per questo sarebbe doveroso un supplemento di discussione avendo sottomano un progetto che delinei il futuro della Nuova ASP della Romagna Faentina

Se ciò non sarà possibile , sarà allora ancora più necessario attrezzarsi presto in ogni Comune per non essere impreparati alla partecipazione e per essere protagonisti nel confronto sulle scelte della nuova gestione.

Protagonisti dovranno essere le Associazioni di Volontariato, il Comitato di studio che dovrebbe restare come struttura perenne, tutto il personale addetto e non ultimi i famigliari degli utenti dei servizi.

Se resta il rammarico per essere giunti ad una riforma non sufficientemente motivata e discussa, che potrebbe divenire un qualcosa di estraneo alla predisposizione alla solidarietà della gente casolana , resta tuttavia da confidare sul cosidetto “ottimismo della ragione “ ed essere convinti che la politica saprà correggere gli eventuali errori commessi e contare che ci sia l'impegno forte e deciso della Amministrazione Comunale supportato dal protagonismo della cittadinanza casolana.

Non sarebbe utile rimpiangere il passato né si può pensare che la riforma chiuda ogni possibilità di attiva partecipazione per migliorarne l'impatto sul territorio-.

Giacomo Giacometti 29 ottobre 2014

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La nuova ASP distrettuale nasce con troppi elementi di incertezza che qui proviamo a riassumere.

Il primo dato di assoluta evidenza è che il volume di entrate subirà una contrazione di circa un terzo del volume  delle due ASP attuali. Dal primo gennaio 2015 infatti i servizi residenziali per anziani di Brisighella, Casola e una parte di quelli di Faenza, per effetto delle norme regionali sull'accreditamento, saranno per intero gestiti dalla cooperativa In Cammino.

La cooperativa dovrà rimborsare una quota che comprende tutte le voci di remunerazione dei fattori che l'ASP cederà ma questa quota è tuttora incognita poichè le trattative non sono ancora iniziate.

E' quindi un'azienda che nasce da un atto politico dei Sindaci e non da un  maturo e solido impianto contabile e amministrativo.

E' un'azienda che nasce senza poter garantire un quadro occupazionale chiaro soprattutto per i dipendenti del settore amministrativo. Infatti se accettiamo per valido il rapporto suggerito dagli esperti di gestione di un milione di entrate per ogni impiegato qui siamo in presenza di una quota di esuberi.

E' un'azienda che nasce senza poter garantire una politica tariffaria chiara e per le famiglie degli anziani assistiti è invece importante sapere se le rette fin qui praticate dall'ASP Solidarietà Insieme si manterranno sugli attuali livelli.

Roberto Rinaldi Ceroni

 

L’ANNUNCIO CHOC DELLA FRANA DEL CAMPO SPORTIVO

La mattina del 25 Febbraio, intorno alle 8.45, un'ampia porzione del campo sportivo "E. Nannini" di Casola Valsenio è sprofondata nel fiume Senio. La porzione franata ha una dimensione di circa 50 metri per 150.

Il campo da calcio, che sorgeva sulla sponda del Senio, è letteralmente crollato nel fiume, complici le forti piogge degli ultimi giorni.

"Un disastro". Queste le prime parole del sindaco e sui social network è iniziata la solidarietà ed il supporto nei confronti  del primo cittadino e dei casolani da parte di privati, associazioni e società sportive.

Sul posto sono prontamente accorsi i Carabinieri della caserma di Casola Valsenio, i Vigili del fuoco del distaccamento dei volontari della cittadina collinare e i tecnici del Comune, della Provincia, del Consorzio di Bacino.

I Vigili del Fuoco invece si sono impegnati per la messa in sicurezza delle strade e al recupero di alcuni animali intrappolati dalla frana.

A seguito dell’intervento del Servizio tecnico di Bacino, la parziale ostruzione del fiume che aveva causato la formazione di un piccolo laghetto nell’area circostante, è stato risolto. Il normale deflusso dell’acqua è stato ristabilito e non vi è pericolo per l’incolumità dei cittadini.

 

COMUNQUE UN  SOSPIRO DI SOLLIEVO

Quello sopra riportato è il sobrio, sintetico, ma quanto mai impattante comunicato, apparso sul sito internet del nostro Comune, con il quale si è dava notizia di uno straordinario e shoccante crac geologico che ha interessato il nostro territorio, un evento che verrà certamente ricordato per molto tempo negli anni futuri.

Shoccante soprattutto perché il cedimento di una alta ed imponente parete rocciosa del rivale del nostro fiume ha interessato un’area sportiva normalmente frequentata dai giovani e giovanissimi calciatori Casolani. Un evento dunque che poteva avere conseguenze gravissime per la loro incolumità, ma che, provvidenzialmente, si è verificato in un orario in cui nessuno si trovava in loco.

Grazie a Dio - come ha bene e prontamente sottolineato Cristiano Cavina con una efficace espressione - noi Casolani oggi, nonostante la frana, “abbiamo ancora tutti i nostri bambini e tutti i nostri palloni”. La nostra comunità dunque, pur colpita sul piano delle risorse e delle strutture materiali, è stata risparmiata dalla Divina Provvidenza da ogni danno a qualsivoglia persona ed in particolare ai nostri figli e di questo non possiamo fare a meno di esserle infinitamente grati.

I FATTI E LE OSSERVAZIONI DI UN GEOLOGO

Il dott. Gabriele Cesari, geologo di Imola, sulla base di una prima sommaria osservazione effettuata a titolo personale e a distanza, per regioni di sicurezza, riassume così l’evento e lo stato delle cose in un commento già pubblicato sul sito de Lo Spekkietto:

Alle 8.50 un'enorme massa rocciosa (si stimano circa 400.000-500.000 mc.) si è distaccata in corrispondenza di un tratto della riva sinistra del Fiume Senio, coinvolgendo il centro sportivo Enea Nannini. La frana si è portata via il campo da allenamento ed una estesa porzione del campo da gioco principale, in cui si svolgono le partite di calcio nei fine settimana. Una lunga fenditura, longitudinale alla scarpata del corso d'acqua, si è improvvisamente aperta lungo il campo da calcio ed in pochi istanti, una porzione del substrato roccioso stratificato è scivolato in direzione Nord, sbarrando temporaneamente il corso del Senio.
Quasi immediatamente, a monte dello sbarramento formatosi, le acque hanno iniziato ad innalzarsi fino a formare una specie di lago che si è esteso fino oltre il ponte del “Cantone”, situato alcune centinaia di metri più a monte.
 La frana può essere identificata come uno scorrimento lungo una superficie di uno strato marnoso sotterraneo. Il movimento si è innescato a seguito del distacco della massa in corrispondenza di un'antica frattura verticale allungata da Sud a Nord che oggi ha originato la nuova ripida riva a lato di quel che rimane del campo da calcio.
E' certo che la frattura non fosse identificabile prima dell'innesco della frana in quanto si trovava all'interno della massa rocciosa e occultata, in superficie, dai terreni del terrazzo fluviale su cui era stato creato il campo da gioco. Un residuo della spaccatura si può ancora osservare in corrispondenza della porzione settentrionale della riva, laddove rimane visibile il contatto con la porzione di roccia non coinvolta dalla frana.
Un ruolo determinante nell'innesco della frana è stato giocato indubbiamente dalla cospicue e persistenti precipitazioni meteoriche che hanno caratterizzato le ultime settimane infatti, la penetrazione nel sottosuolo di acqua provenienti, in gran parte, dal versante situato in sinistra Senio ha sicuramente determinato un generale e progressivo rapido decadimento della resistenza della roccia proprio in corrispondenza della frattura sotterranea. Gli ingenti volumi d'acqua infiltratasi hanno inoltre contribuito a lubrificare lo strato marnoso su cui è poi scivolata a valle il pacco di strati rocciosi. Non si può infine escludere che anche l'azione di erosione al piede della massa rocciosa esercitata dal Torrente Senio, possa aver fornito in una certa misura un contribuito all'innesco del franamento.

 

LA GESTIONE DELL’EMERGENZA

 

In seguito al verificarsi dell’evento franoso L’Amministrazione Comunale, con il proprio Ufficio Tecnico, come già citato nel comunicato del proprio sito  internet sopra riportato, ha immediatamente trasmesso la richiesta di intervento ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco, al Servizio Tecnico di Bacino della Regione Emilia Romagna, ai servizi tecnici della Provincia e della Protezione Civile.

Le strutture di pronto intervento degli enti suddetti si sono attivate con tempestività, per monitorare la zona e contemporaneamente mettere in atto le misure di sicurezza necessarie ad evitare coinvolgimenti e danni per le persone. In seguito alla mobilitazione d’emergenza un elicottero della Protezione Civile ha sorvolato la zona per ispezionare dall’alto il teatro della frana e, a seguito di un avvistamento, è intervenuto per mettere in salvo un cavallo rimasto intrappolato in un piccolo campo fra il letto del fiume ed i detriti della frana.

Sempre ai fini del monitoraggio e dei necessari rilievi per rendere più leggibile e chiara la dinamica e gli effetti dell’evento franoso, la Regione ha autorizzato anche il sorvolo di un drone  che ha proceduto a fotografare tutta la zona.

Contemporaneamente l’Amministrazione Comunale per ovvie ragioni di sicurezza ha emesso una ordinanza che proibisce, fino a nuovo ordine, l’accesso alla zona franata e a quelle immediatamente adiacenti. E’ stata inoltre spedita una lettera di allerta per i cittadini residenti nelle zone non interessate dalla frana ma  adiacenti all’alveo del fiume (Molinaccio, Mulino Soglia e Calgheria).

IL PAESAGGIO MODIFICATO

In seguito alla frana , un buon terzo del campo sportivo ed altri terreni agricoli adiacenti sono  scivolati nel fiume modificando in modo impressionante e,  diciamo pure spettacolare,  tutta l’area interessata dallo choc  geologico. Il fianco del campo sportivo che guarda al fiume ora si presenta come una lunga riva diritta e verticale che si affaccia a piombo sull’alveo e si ha quasi l’impressione che una gigantesca lama abbia improvvisamente e drasticamente tranciato il terreno, così come un coltello  affonda in una torta. La linea di trancio è leggermente obliqua rispetto alla direzione sud/nord del campo e di conseguenza l’ edificio dei servizi e  degli spogliatoi è rimasto fortunatamente fuori dall’area crollata.

E’ chiaramente visibile il consistente strato di terreno che copre le sottostanti e diverse falde di roccia. La morfologia geologica delle rive del nostro fiume mostra chiaramente quanto sia lento, vario e diversificato, a seconda delle varie ere, il formarsi della crosta terrestre, i tempi geologici si misurano nell’ordine delle migliaia e dei milioni di anni, e purtroppo diventa estremamente difficile prevederne l’evoluzione ed i comportamenti soprattutto per quanto riguarda gli strati meno superficiali e meno controllabili.

Nel fiume una parte della riva crollata è risalita sulla sponda opposta ostruendo parzialmente il defluire della corrente e creando di conseguenza, a  monte, un ampio e lungo invaso di acqua che oggi, passato lo choc dei primi giorni, attira la curiosità e l’interesse di molti casolani e visitatori forestieri richiamati dalle notizie che i media hanno prontamente e largamente diffuso anche sui canali regionali e nazionali della TV.

Particolarmente impattante è la vista delle vaste porzioni rocciose che, invadendo l’alveo del fiume hanno creato un misto abbastanza caotico di emergenze rocciose e isolotti. Particolarmente interessante ed impressionante è una enorme e spessa falda di roccia di colore biancastro che si stende attraverso il fiume e mostra la sua superficie superiore perfettamente liscia e levigata. Questo può fornire un’idea di come le falde, in determinate condizioni, possano scivolare una sull’altra.

ORA LA RICOSTRUZIONE

Con ammirevole sollecitudine le istituzioni, le associazioni, i comuni vicini, gli organi regionali, provinciali e di distretto, professionisti del settore e molti cittadini si sono attivati in questa emergenza per rimuovere lo choc e cercare soluzioni per gestire l’immediato e prossimo futuro. Naturalmente in prima linea, in questa azione, oltre al Comune, vi è l’Associazione Calcio Casola, che è la più diretta interessata e colpita dalle conseguenze negative della frana. Ora i ragazzi delle varie squadre ( la prima e quelle giovanili) si trovano senza un regolare campo di calcio su cui giocare ed è quanto mai importante trovare soluzioni temporanee, oltre naturalmente a pensare successivamente alla ricostruzione di una struttura idonea a sostituire quanto è andato perduto.

Il primissimo passo da parte della Amministrazione Comunale è stato quello di convocare un’assemblea straordinaria della cittadinanza per dar conto di quanto accaduto e soprattutto di quanto si vuol fare nell’immediato presente e nel prossimo futuro. I dirigenti e gli amici dell’A.C. Casola invece hanno dato vita ad un comitato di cittadini volontari denominato ForzaCasola con l’impegno di promuovere la solidarietà e l’aiuto fattivo al proseguimento dell’attività sportiva dei giovani.

Nel frattempo si sono mossi anche i rappresentanti delle istituzioni regionali e provinciali e delle federazioni sportive del settore, sia per testimoniare la loro vicinanza in questo momento critico, sia per assicurare il loro futuro appoggio ed interessamento. Particolarmente significativa in proposito è stata la visita del Presidente della Regione Bonaccini, unitamente al Presidente della Provincia svoltasi domenica 1 Marzo.

Nel corso della partecipata assemblea pubblica - presenti i dirigenti dell’A.C. Casola, i ragazzi della prima squadra ed il vice presidente della lega dilettanti della F.I.G.C. (Federazione Italiana Gioco Calcio) Alberto Mambelli - il sindaco Nicola Iseppi ha fatto il punto della situazione ed illustrato le future iniziative.

Nell’immediato i ragazzi della prima squadra sia alleneranno nel campo sportivo di Palazzuolo o in quello di Riolo Terme, messi generosamente a disposizione da quei Comuni. I ragazzi delle sezioni giovanili invece si alleneranno in un primo tempo nel campo di calcetto/tennis gestito dal Circolo del tennis. Verrà poi allestito in tempi rapidi un campetto di allenamento di 33 x 22 metri nell’area del Parco Pertini. In questa area esiste già una struttura dotata di servizi igienic,i docce e spogliatoi che può naturalmente e fortunamente essere utilizzata.

Per rendere attuabile questo intervento, già nel Consiglio Comunale di martedì 17 Febbraio è stato deliberata la parziale modifica di destinazione d’uso della suddetta area. La bella notizia è che il tutto, per un importo di circa 7.500 euro, verrà attuato dall A.C. Casola e sarà interamente finanziato da 5 aziende cooperative: Coop. Montana Valle Senio, Coop. Trasporti Riolo Terme, Coop. Terremerse, Coop. Colli Romagnoli e Coop. Sociale Zerocento.

Sempre per la gestione dell’immediato va sottolineato che oltre ai due comuni di Palazzuolo e Riolo Terme anche altri comuni della nostra provincia e di quelle circostanti hanno offerto di mettere a disposizione le loro strutture. Il problema è ovviamente quello degli oneri e dei problemi di trasferimento. Particolarmente interessante, per tempi ragionevolmente brevi, sembra essere l’opportunità offerta dall’Associazione Calcio di Borgo Rivola, il cui campo attualmente è inagibile a causa delle piene del Senio dei mesi scorsi, ma che può essere rimesso in sesto nel giro di poco tempo.

Rimane ovviamente il problema principale da risolvere e cioè dove e come ricostruire la struttura regolare ed a norma che dovrà sostituire il campo franato.

Oltre al reperimento delle risorse finanziarie necessarie, cosa di non poco conto, rimane anche il non semplice problema di dove localizzare la nuova struttura. Casola si trova in mezzo ai monti, le aree pianeggianti, vicine al paese e con una estensione adeguata non sono molte, soprattutto se si tiene conto che l’orientamento di un campo da calcio a norma deve rispettare certe misure e un preciso orientamento sud/nord che non sempre concorda con la direzione di maggior espansione  dei terreni disponibili. Uno studio di massima realizzato volontariamente e gratuitamente dallo studio tecnico associato Cantagalli & Spada, di cui abbiamo potuto prendere visione, evidenzia molto bene questi aspetti.  La zona di Valsenio, ad esempio, dove si trovano i terreni più pianeggianti, oltre alla distanza, presenta l’handicap di una eccessiva vicinanza alla zona industriale da una parte e dall’altra la vicinanza con la zona di rispetto dei siti storici (vedi abbazia di Valsenio). In altre zone la direzione sud/nord è trasversale rispetto a quella dei terreni e dunque non vi è lo spazio necessario.

Una delle ipotesi finora ritenuta più praticabile può ritenersi quella che identifica una possibile localizzazione nei terreni collocati poco prima dell’area urbanizzata a valle del cimitero.

Il terreno e di proprietà della fondazione Casa Oriani. Esistono anche qui dei problemi di vincolo ma che con l’impegno, la buona volontà ed il buon senso forse possono essere risolti in tempi ragionevoli.

Per quanto poi riguarda il reperimento delle risorse economiche necessarie è chiaro che dovranno prendere corpo in primo luogo le promesse fatte dai politici e dai rappresentanti delle istituzioni.

Il costo, compreso l’acquisto del terreno, per avere una struttura completa, come quella che avevamo, secondo una stima approssimata, dovrebbe aggirarsi intorno a 1.300.000 euro. Molto difficilmente reperibili tutti in una volta, quindi con ogni probabilità bisognerà procedere per stralci.

Fondamentale sarà il ricorso a finanziamenti regionali previsti dai programmi per l’impiantistica sportiva e ai prestiti concessi dal Credito Sportivo. Molto utile potrebbe essere in questo frangente l’interessamento della senatrice e campionessa sportiva Josefa Idem, membro della Giunta del Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), che nei giorni seguenti la frana si è interessata all’evento ed ha manifestato la propria solidarietà alla nostra Comunità.

Non ci rimane altro dunque che sperare e rimboccarci le maniche e a conclusione ricordiamo che la S.ta Messa delle ore 11 in parrocchia è stata celebrata con il particolare intento di ringraziare la Divina Provvidenza per aver risparmiato in questo pericoloso frangente l’incolumità dei nostri giovani e dei cittadini in genere.

Alessandro Righini