«Succede che in Terapia Intensiva, dove i pazienti vengono ricoverati per compromissione delle funzioni vitali, si guarisca da gravi malattie e dopo la degenza e la riabilitazione in altri Reparti  si possa tornare a casa dai propri cari. Succede altre volte (per fortuna di rado) che i pazienti, a causa di lesioni cerebrali irreversibili, muoiano di morte cerebrale, ossia a cuore battente. In questi casi si può procedere con la donazione di organi (cuore, polmoni, fegato, reni, intestino, pancreas) e tessuti  (cute, tessuto muscoloscheletrico, vasi arteriosi e venosi, valvole cardiache, cornee), laddove ci sia una volontà donativa da parte del paziente stesso o quando i parenti decidano di dare il proprio consenso. Accettando di donare, essi aprono la via del trapianto a pazienti riceventi con malattie incurabili, i quali possono così rinascere a nuova vita.Il lavoro del Medico di Rianimazione è anche questo.»

 

Con questa riflessione si apre l’intervista alla Dottoressa Patrizia Maccolini, Medico dell'Unità Operativa di Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgicadell’AUSL di Imola e dal 2003 Coordinatore locale alla Donazione di Organi e Tessuti presso la stessa Azienda.

Molti dei lettori senz’altro conosceranno personalmente Patrizia: potremmo dire che è casolana d’adozione, in quanto cognata di Roberto, membro della nostra redazione.

 

Buongiorno Patrizia, ci parli meglio del suo lavoro come Coordinatore Locale alla Donazione.

«Il mio lavoro è a stretto contatto con il Centro Riferimento Trapianti di Bologna e, all'interno della AUSL di Imola, da circa 2 anni, sono affiancata da una figura infermieristica per il Procurement (cioè per l'intero percorso che parte dalla selezione del donatore e arriva alla donazione vera e propria) e per il lavoro di formazione ed informazione all'interno dell'AUSL e all'esterno con le associazioni di volontariato.»

 

Come si esplica il lavoro di formazione e informazione svolto dalla AUSL e dalle associazioni?

«Si svolge attività divulgativa presso le Scuole (Scuole Medie Superiori di II grado e Scuola di Scienze Infermieristiche). In giornate dedicate allestiamo insieme all’URP e alle associazioni di volontariato banchetti informativi direttamente in Ospedale (Ospedale Nuovo a Imola e Ospedale di Castel San Pietro Terme). È logico che in tempi di pandemia tutto ciò è stato rallentato e reso più difficile.»

 

Qual è l'iter per la donazione degli organi e dei tessuti?

«È un processo molto complesso. Le Morti Encefaliche, cioè con lesioni cerebrali che irreversibilmente “spengono” tutte le funzioni dell’encefalo, devono per  legge essere accertate. In 6 ore vengono analizzate più volte indagini strumentali e cliniche (es. EEG e visita neurologica) da parte di una commissione  di tre medici nominati dalla Direzione Sanitaria, in modo che non ci siano dubbi riguardo alla diagnosi di morte a cuore battente. Se durante queste 6 ore gli organi sono mantenuti vitali da complesse procedure rianimatorie si può procedere al prelievo, che risulta essere un vero intervento chirurgico  in cui intervengono diverse equipe specializzate. Niente deve essere lasciato al caso o alla superficialità. È per questo che in ogni donazione intervengono più di 100 professionisti.»

 

Quali sono i requisiti per diventare un donatore?

«Innanzitutto bisogna sfatare l’idea che l’età può essere un ostacolo alla donazione. Non ci sono limiti di età per essere donatori (mi riferisco in particolare al fegato). Comunque la selezione del donatore è un processo che richiede molte verifiche di idoneità per evitare malattie trasmissibili, attraverso prelievi ematici di controllo, anamnesi del donatore, indagini macro e microscopiche anche in Sala Operatoria al momento del prelievo vero e proprio (N.B. non si parla mai di espianto perché espianto è la rimozione di organo già trapiantato). È grazie alla collaborazione con il Centro Riferimento Trapianti dell’Emilia Romagna e alla intera rete trapiantologica che sono stati raggiunti risultati di eccellenza (in Emilia Romagna sono stati eseguiti nel 2021 493 trapianti, 101 in più rispetto al 2020)»

 

Vorrei approfondire assieme a lei il concetto di “volontà donativa”. Com’è possibile esprimere il proprio consenso alla donazione degli organi?

«Parlare in famiglia della propria volontà è importante per non lasciare questa scelta ai familiari in un momento così doloroso come la perdita del proprio caro. Da pochi anni c’è la possibilità di esprimere la volontà anche in Comune quando si richiede o si rinnova la Carta d’Identità. È valido comunque lasciare anche un scritto datato e firmato con la propria espressione di volontà o rivolgersi  presso L’URP di qualsiasi ASL o presso le Associazioni di volontariato. La Legge 91/99 pone l’accento sul silenzio assenso in caso di notifica accertata al cittadino da parte dello Stato: se non è indicata la volontà (controllata anche tramite un database chiamato SIT) e non ci sono familiari aventi diritto (coniuge non separato, convivente more uxorio, figli o genitori) si può procedere al prelievo di organi e tessuti.»

 

Veniamo ora ad un tema molto delicato: il rapporto con le famiglie dei donatori. Esso è senz'altro fondamentale, quanto difficile in situazioni come quelle da lei descritte, caratterizzate da dolore e sofferenza. Come vengono affiancate e sostenute le famiglie? Come viene loro proposta la possibilità di una donazione, in mancanza di una esplicita volontà del paziente?

«Non può mai venire a mancare il rapporto con la famiglia del donatore. In questi anni ho avuto tante esperienze di questo genere: ho incontrato persone che nel dolore hanno dimostrato sempre dignità, anche se in modi diversi… alcune con rabbia, altre con più introspezione. La prassi prevede che il medico di Reparto di Terapia Intensiva o il Coordinatore locale per le donazioni, comunichi ai familiari il decesso e solo in un secondo momento formuli la richiesta di donazione. In questo delicato compito è di solito affiancato da una figura infermieristica che svolge anche attività di supporto. Separando i due momenti si cerca di “aiutare” nell’elaborazione del lutto e di far comprendere l’importanza della donazione.In alcune occasioni sarebbe molto utile la figura di uno psicologo, che in alcune realtà è sempre presente.»

 

Ringrazio la Dottoressa Patrizia Maccolini per aver risposto alle domande della Redazione de Lo Spekkietto, illustrando a tutti i lettori alcuni aspetti della sua importantissima professione e sensibilizzando all’importanza di donare organi e tessuti.

Ci tengo a ringraziare, assieme a lei, tutte le sue colleghe e tutti i suoi colleghi, medici e infermieri, che svolgono un lavoro eccezionale, il quale negli ultimi due anni è stato messo a dura prova dalla situazione pandemica. Tutti noi dobbiamo essere loro riconoscenti per la forza, la tenacia e l’impegno che ogni giorno mettono in campo per salvare vite umane.

Benedetta Landi

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