Attualita

 

Il 9 marzo l’Italia è stata costretta a fermarsi, a limitare ogni spostamento e a dare la priorità alla tutela della salute pubblica. E quando il 18 maggio la situazione si è sbloccata (pur sempre, ovviamente, nel rispetto delle norme sanitarie), la voglia di uscire ed evadere era tanta. L’estate si avvicinava, e gli interrogativi più frequenti riguardavano proprio le vacanze estive. Andremo in vacanza quest’anno? Se sì, dove? Qual è il posto più sicuro?

La maggioranza degli italiani ha scelto di rimanere proprio in Italia: il clima di incertezza economica e sanitaria è riuscito a modificare (in parte) le tradizionali abitudini connesse alle vacanze estive. Oltre il 90% degli italiani ha organizzato le proprie vacanze all’interno del territorio nazionale, prediligendo ferie più brevi e meno lontane. Questa tendenza, che alcuni giornalisti hanno comparato ad una “svolta patriottica”, costituisce senz’altro un record: la percentuale di italiani che nel 2020 hanno scelto di trascorrere le proprie vacanze in Italia è la più alta degli ultimi 10 anni.

Gli italiani hanno scelto, nella maggioranza dei casi, di recarsi presso le regioni del sud (prime fra tutte la Sardegna, la Puglia e la Sicilia), le quali vantano meravigliose spiagge e mari cristallini. Anche i piccoli borghi sono stati una meta gettonata per le vacanze del 2020: famosi per la loro storia e per le loro specialità enogastronomiche, si configurano come piccole culle di tesori sconosciuti e ancora da scoprire, ricchi di prodotti tradizionali e artigianali.

Il cosiddetto “turismo esperienziale” ha richiamato moltissimi italiani e italiane, che hanno scelto di dedicarsi a passeggiate, trekking in montagna e alla ricerca di esperienze creative, innovative e partecipative. Nel nostro piccolo, anche a Casola abbiamo risentito positivamente di questo “ritorno alla natura”: Selena Pederzoli, figura di riferimento all’ufficio turistico di Casola Valsenio, ci ha raccontato di come i trekking organizzati alla scoperta dei sentieri e delle bellezze del nostro territorio abbiano visto la partecipazione di molte persone provenienti da altri paesi e città italiane. I percorsi guidati sono stati realizzati nei mesi estivi e hanno permesso ai turisti di conoscere le ricchezze del nostro paese: ogni giornata prevedeva un’escursione guidata lungo gli itinerari e i sentieri casolani (Monte Fortino, Monte dei Pini, Monte Battaglia, Monte Cece), seguiti dal pranzo in uno dei ristoranti indicati (Il Prato dei Fiorentini, Locanda Il Cardello, Piadineria Lori, Ristorante Fava, Trattoria Valsenio) e dalla possibilità di visitare, nel pomeriggio, il Cardello e il Giardino delle Erbe.

A soffrire di più sono state le città d’arte, specialmente a causa della mancanza dei turisti stranieri: è stato stimato che la loro assenza sia costata al sistema turistico nazionale circa 12 miliardi (analisi Coldiretti su dati Bankitalia). A causa della chiusura delle frontiere e dei vincoli imposti al turismo sono infatti mancate le entrate relative ad alloggi, alimentazione, trasporti, divertimenti e shopping.

Quest’estate c’è stata inoltre una diminuzione delle prenotazioni anticipate, dovuta sicuramente al clima di incertezza che regnava sovrano nei mesi post-lockdown. Molti hanno poi scelto di soggiornare in strutture meno affollate, come case in affitto o di proprietà.

Tanti italiani hanno invece deciso di restare a casa quest’estate, e le ragioni che hanno condotto a questa scelta sono principalmente due: da una parte, alcuni hanno preferito rinunciare alle ferie piuttosto che esporsi a rischi sanitari; dall’altra, la crisi economica derivante dallo stop forzato di molte attività lavorative ha avuto pesanti ricadute sui bilanci familiari: circa un terzo delle famiglie ha rinunciato alle vacanze estive proprio a causa della crisi innescata dalla pandemia.

Proprio a tal fine, una delle iniziative proposte all’interno del Decreto Rilancio è il  cosiddetto “Bonus Vacanze”, ossia un contributo economico del valore massimo di 500 euro, da utilizzare per soggiorni in Italia. Potevano richiedere tale contributo i nuclei familiari con ISEE inferiore o pari a 40.000 euro e l’importo erogato era proporzionato alla numerosità del nucleo. Lo scopo di questo Bonus era quello di rilanciare l’economia italiana e di risollevare le sorti di alberghi, campeggi, villaggi turistici, agriturismi e bed&breakfast, duramente colpiti dalla crisi economica generata dall’epidemia da Coronavirus.

Il turismo di prossimità è stato quindi il grande protagonista delle vacanze estive 2020: vacanze sì, ma non lontano da casa. Le prenotazioni in Italia sulla piattaforma AIRBNB sono più che raddoppiate rispetto al 2019, e la stragrande maggioranza di coloro che hanno scelto di partire per le vacanze ha scelto destinazioni raggiungibili entro 4 ore dal proprio domicilio.

Un aspetto positivo di questa “estate italiana”? La riscoperta del “Bel Paese”, pieno di ricchezze sia dal punto di vista naturalistico – con i suoi mari cristallini, le sue splendide e imponenti montagne, i suoi parchi naturali e i suoi laghi –, sia dal punto di vista culturale. Spesso si cerca la bellezza lontano da casa, non vedendo quella che già ci circonda. Forse queste insolite vacanze ci hanno aiutato ad aprire un po’ gli occhi, insegnandoci ad amare ancora di più il nostro bellissimo Paese e le ricchezze che esso custodisce.

 

Benedetta Landi

Sabato 12 settembre 2020 si è svolta la quinta edizione di INQUADRA, concorso ed estemporanea di pittura organizzato dall’Associazione “Creativi sopra la Media”, che quest’anno ha visto la partecipazione di 76 pittori e pittrici provenienti da tutta Italia (Abruzzo, Toscana, Lombardia, Veneto, Umbria, oltre che Emilia Romagna e Casola, ovviamente), i quali hanno realizzato un totale di 120 quadri. Una decina sono stati inoltre gli iscritti nella categoria under 15. Per presentare al meglio INQUADRA e lo spirito che anima tale iniziativa, abbiamo deciso di rivolgere qualche domanda proprio ai Creativi, che con grande cortesia e disponibilità ci hanno parlato di come è nato questo progetto:

Desideriamo, per prima cosa, ringraziare Lo Spekkietto e Benedetta per l’opportunità di parlare di INQUADRA e con esso, di noi. INQUADRA è un evento d’arte, a cadenza annuale, che consiste in un concorso e in una estemporanea di pittura aperta a tutti gli artisti, professionisti e non, di qualsiasi nazionalità ed età. Ogni anno per le due sezioni dell’evento sono proposti dei temi, che servono a caratterizzare la tematica trattata: quest’anno il concorso aveva come tema “i colori dell’acqua”, mentre per l’estemporanea (che cerchiamo di legare maggiormente al nostro territorio), il tema richiesto era “profili”. Capita a volte che qualcuno ci dica che sono “titoli” troppo generici: li scegliamo appositamente nella loro accezione più ampia, proprio per lasciare la massima libertà espressiva all’artista, che può utilizzare qualsiasi tecnica  pittorica e ogni tipo di  supporto (non solo tele, quindi: abbiamo avuto in concorso anche mosaico, ceramica…). Il 2016 è stato il primo anno di INQUADRA: l’idea è stata anche quella di riportare a Casola un evento dedicato all’arte della pittura, riprendendo la bella tradizione della Biennale d’arte che si è tenuta qui diversi anni fa: l’abbiamo fatta nostra, ovviamente, abbiamo introdotto il concorso (opere da studio già realizzate, rispondenti al tema richiesto) accanto all’estemporanea (opera dipinta in giornata), abbiamo abbinato ogni anno un colore all’evento caratterizzando così sia la brochure del regolamento che l’allestimento e …noi stessi, of course! Anzi, notiamo con piacere che i pittori che si uniscono a noi il giorno dell’evento a volte vengono con un accessorio del colore di INQUADRA prescelto, e questo ci fa molto piacere. L’amministrazione comunale e la proloco ci hanno sempre sostenuto ed incoraggiato e qui, e ancora, desideriamo ringraziarli: sono determinanti per la riuscita di un evento come questo che richiede mesi di lavoro.

 

I membri dell’Associazione ci hanno parlato inoltre delle differenze che ci sono state tra questa edizione e quelle passate, viste le normative anti-covid:

Dal 2016 l’evento si è svolto sempre nel Parco del Cardello – Museo Casa Oriani, solitamente a fine maggio. Il 2020 come tutti sappiamo ha messo in discussione molte delle nostre certezze e così, per un momento, anche INQUADRA è rimasto in “quarantena”. Poi, quando la situazione sanitaria si è contenuta ed è stato possibile ragionare a mente fredda, i Creativi si sono rimessi al lavoro per non perdere questa edizione, che per noi rappresenta il primo lustro! Ecco che da maggio si è arrivati a settembre, dal Parco del Cardello ci siamo spostati al Parco G.Cavina: nuova data e nuova collocazione, una sfida alla sfida che crediamo di aver superato brillantemente. Ci è sembrato giusto portare i pittori dentro il paese e di conseguenza i casolani dentro l’evento. Speriamo che anche le attività commerciali e ricettive abbiano potuto godere delle numerose presenze di questa edizione, poiché siamo ben consapevoli che il Covid 19 ha messo alla prova l’economia del nostro territorio. Sappiamo che qualche pittore ha alloggiato nelle strutture che abbiamo, altri hanno cenato nei nostri locali: insomma, cerchiamo di far conoscere il nostro paese che, benché piccolo, offre tante piccole sorprese di qualità. Abbiamo quindi allestito il parco Cavina con tavoli ove poter compilare i moduli di iscrizione per coloro che non li avevano già pronti (a tutti gli iscritti delle precedenti edizioni e a chi li aveva richiesti via telefono erano già stati inviati via email, inoltre erano scaricabili dalla nostra pagina e gruppo Facebook), passando prima per l’igienizzazione delle mani e l’uso obbligatorio della mascherina per l’intera giornata all’ingresso del parco. Sulla “rotonda” centrale del parco, davanti alla fontana, avevamo collocato il tavolo per la registrazione e timbratura dei supporti per l’estemporanea: si è rivelato un punto strategico per il rispetto del distanziamento poiché l’accesso dal “ponticino” consentiva di mantenere le distanze richieste. Ma sopra a tutte queste necessarie accortezze c’è stata l’assoluta, naturale e cosciente attenzione dei partecipanti al regolamento: di questo siamo felici, poiché anche dalla serenità e dal rispetto delle regole dipende la riuscita di un evento.

 

La giuria, composta dalla dottoressa e docente di storia dell’arte Maria Chiara Zarabini, dallo storico dell’arte, pittore e storico fumettista dott. Antonio Dal Muto e dal dott. Nicolò Pace, fondatore e gallerista di Angolo Mazzini a Forlì, ha premiato i primi tre classificati di concorso ed estemporanea, secondo le seguenti motivazioni:

Estemporanea – Profili

1° classificato:  opera n. 11 – Lello Negozio. La tematica di un paesaggio che sembra dissolvere i suoi profili naturali appare come una evidente denuncia dell'azione negativa dell'uomo sull'ambiente. 

2° classificato:  opera n. 35 – Michele Inno. Il tema ricorrente del profilo del campanile a vela della Chiesa di Sopra di Casola Valsenio è stato tradotto dall'artista con una sciolta ed abile interpretazione cromatica.

3° classificato:  opera n. 21 – Aurora Rigatelli.  L'artista è riuscito a coniugare il profilo urbano con quello antropologico e quello naturale attraverso una ricostruzione geometrico/concettuale del tema, assai suggestiva.

Concorso – I colori dell’acqua

1° classificato: opera n. 28 – Walter Marchese.  L'artista è riuscito a trasmettere oltre al dato reale, il momento emozionale di una particolare luce che ha reso il paesaggio in una piena morbidezza espressiva.

2° classificato: opera n. 10 – Concetta Daidone.  L'artista attraverso la disgregazione del paesaggio riesce a far emergere la tematica grazie ad un percorso concettuale che evita la descrizione realistica.

3° classificato:  opera n. 56 – Antonio Mazziale. L'artista ha affrontato il tema attraverso una dimensione onirica in cui l'acqua diventa elemento trasfigurante della realtà paesaggistica.

La giuria ha inoltre conferito la menzione d’onore a Valter Tamiazzo, il quale ha presentato il suo acquerello all’estemporanea, e al nostro concittadino Biagio, che ha presentato un’opera insolita e spiritosa al concorso di pittura, la quale ha colpito i tre giudici per la “spregiudicatezza” con il quale ha affrontato “un tema assai attuale come quello dell'ecologia, in cui l'uomo appare ancora nemico della natura.”

La quinta edizione ha inoltre portato in scena una novità, ovvero l’aggiunta di quattro premi speciali per l’estemporanea, oltre ai tradizionali primi tre classificati: il Premio Benericetti, il Premio Pizzeria Incontro, il Premio Locanda Il Cardello e il Premio Fabbri Elio: le quattro attività casolane hanno decretato le opere vincitrici (realizzate da Concetta Daidone, Uber Gatti Luciano, Mauro del Vescovo e Nicol Ranci), trattenendo poi gli stessi quadri premiati.

 

Salutiamo con calore i “Creativi sopra la media”, e desideriamo ringraziarli ancora una volta per l’impegno profuso nell’organizzazione di un evento che, edizione dopo edizione, riesce ad unire artisti di provenienze ed esperienze diverse, nel nome di un amore comune: quello verso l’arte.

Desideriamo ringraziare Casola Valsenio per aver accolto, come sempre, la nostra manifestazione: ogni volta è un piacere, molto più grande della fatica che l’organizzazione richiede, ogni volta una sorpresa, a cui vi invitiamo a partecipare per gioire con noi della bellezza che l’arte ci offre.

 

 

Benedetta Landi

Foto di Serena Bosi

Volgono ormai al termine i lavori di ristrutturazione della Biblioteca Comunale “G. Pittano”, che negli ultimi mesi hanno consentito la messa in sicurezza dello stabile. All’interno, sono stati realizzati il consolidamento del piano calpestabile della sala Biagi Nolasco, un accesso OpenSpace alla Biblioteca, sono stati apportati interventi all’impianto elettrico ed è stata sostituita la precedente centrale termica a gasolio con una a metano. All’esterno sono state eseguite opere di miglioramento sismico, è stata completata la tinteggiatura delle facciate e sono stati realizzati un marciapiede di collegamento tra via Fondazza e Via Soglia (che permetterà un più diretto accesso al servizio dei bagni pubblici) e una pavimentazione in pietra del piazzale antistante la facciata della Biblioteca.

I  lavori, rallentati dalle chiusure conseguenti all’emergenza Covid, sono ora giunti al termine, e la Biblioteca Comunale si prepara a riaprire al pubblico nella sua nuova veste.

Nonostante le difficoltà degli ultimi mesi, dovute alla ristrutturazione (la quale ha notevolmente ridotto gli spazi, consentendo l’ingresso al pubblico solo in una delle due salette laterali) e al Covid (che ha comportato chiusure prolungate e ha limitato gli orari di apertura), il cuore pulsante della Biblioteca sono rimasti, in questo periodo, i suoi utenti, i quali non hanno mai abbandonato la lettura e i servizi di prestito, usufruendo delle consegne a domicilio e continuando a incontrarsi per i consueti incontri di lettura… ovviamente ONLINE!

Il 1° dicembre 2020 la piattaforma Lifesize ha infatti accolto “Gli amici della biblioteca”, i quali, sebbene con una modalità nuova e particolare, hanno raccontato dei libri che hanno tenuto loro compagnia in questo periodo di chiusura e incertezza. Certo, gli incontri mediati da uno schermo non possono sostituire quelli faccia a faccia. Inoltre la tecnologia talvolta gioca qualche brutto scherzo e ci si ritrova improvvisamente senza connessione, con la batteria scarica o con l’audio mal funzionante… ma è stato bello ritrovarsi anche così, e potersi scambiare consigli di lettura.

I libri aprono possibilità, ti fanno entrate in mondi fantastici e nuovi, ti fanno viaggiare con la fantasia e ti fanno conoscere personaggi con i quali instaurare una vicinanza emotiva... in questo periodo di isolamento e scarse relazioni sociali, la lettura è un modo per continuare a viaggiare e a incontrare persone, sia tra le pagine del romanzo, sia davanti ad uno schermo, nel momento in cui si condividono le proprie letture con altri amanti dei libri.

 

Benedetta Landi

Ho chiesto a Sabrina, ex mia cara collega nella scuola primaria, di raccontarmi il trapianto di rene che ha coinvolto lei (come donatrice)  e suo marito Paolo (come ricevente) nel mese di agosto. Questo fatto  ha molto colpito tutti i Casolani, anche perché la notizia è trapelata pochi giorni prima dell’intervento, è rimasta riservata fino all’ultimo, ne erano a conoscenza solo i familiari ed alcuni amici intimi. 

Questo trapianto ha avuto risonanza anche sulla stampa regionale con articoli sul Resto del Carlino e La Repubblica per il fatto che la donazione è stata fatta da un vivente, in questo caso la moglie.

Avevo pensato di riportare l’intervista, ma poi, per come si è svolta, preferisco un racconto.

Ora, 23 settembre, Sabrina sta progettando il rientro a scuola, ne ha tanta voglia , ha ripreso le forze e si sente pronta a “riabbracciare” i suoi alunni, con le dovute protezioni naturalmente! Non dimentichiamo infatti che  hanno vissuto il momento delicato del trapianto nel momento molto delicato per tutti del Covid 19!!

Paolo è invece a fare gli esami di routine a Bologna, la sua convalescenza sarà un po’ più lunga perché il ricevente dell’organo ha il problema del rigetto da tenere sotto controllo.

Comunque la funzionalità dell’organo sembra andare bene. Quando Sabrina ha lasciato l’ospedale per tornare a casa è passata a salutare suo marito ben protetta e coperta come un’ astronauta, l’aveva visto l’ultima volta prima dell’intervento quando a lei stavano per togliere il rene e Paolo aspettava in una saletta attigua di poterlo ricevere, come un bel salvagente lanciato per salvare la vita.

A dire il vero Paolo non ha mai corso il pericolo di perdere la vita per quell’unico rene che aveva smesso di filtrare a dovere il suo sangue. Da quasi tre anni, con una macchina da dialisi sistemata a casa, riusciva a mantenersi in salute, ma quella macchina, chiamata amichevolmente prima Tilde poi Claire, era invadente, ingombrante ed esigente nella loro vita: pretendeva di passare con loro 8 ore ogni notte! Doveva seguirli in ferie: mare o montagna che fosse, pretendeva che gli appuntamenti venissero rigorosamente rispettati!

Un supplizio ormai, erano riconoscenti sì verso questa ancora di salvezza, ma bloccati da una necessaria artificiale pulizia quotidiana del sangue: la stanchezza era sempre più palpabile in Paolo, ma anche in Sabrina, la vita era abbastanza costretta dalle esigenze della macchina. Sabrina mi racconta con qualche sospirone come sono giunti circa due anni fa a cercare qualche altra possibile soluzione.

La soluzione più definitiva e la più “ liberatrice” era il trapianto, ormai

Un’ operazione di routine per il sant’Orsola Malpighi di Bologna.

Lista d’attesa….tempo che scorrre…….macchina sempre più invadente…..ma ci sarà un’altra possibilità per accellerare i tempi?

-Donazione da un vivente, da un familiare, dopo avere verificato la compatibilità!-

Paolo rifiuta subito l’ipotesi suggerita dai medici, nessuno dei suoi familiari, cioè il figlio e la moglie, devono esporsi ad un dono cosi impegnativo. Lui non ci pensa neanche!

Allora….fermi tutti i progetti….ferma la situazione….ferma la speranza di ritornare ad una vita più normale ….ma Sabrina non ci sta!

Lei, escludendo, d’accordo con Paolo, la donazione da parte di Edo, il figlio, vuole provare a vedere se c’è mai compatibilità con lei.

Iniziano a muoversi, Sabrina decisa, Paolo reticente.

Il cinema Senio di Casola, gestito fino all’anno scorso da un’Associazione presieduta da Luigi Barzaglia, si trova  ora in una situazione di “vuoto”, in quanto la convenzione con il Comune del paese è scaduta e si sta cercando di capire se potrà continuare ad essere attivo.

“Abbiamo registrato una nuova Associazione che prende il nome di “Nuovo Cinema Senio” – spiega Alberto Fiorentini, Presidente dell’organizzazione – per fare in modo che il cinema di Casola continui con le sue attività e non sia costretto a chiudere. L’Associazione è composta da diversi ragazzi del paese, ma, a causa del Coronavirus, il cinema si trova in una fase di stallo.”

“Il nostro augurio per  l’anno prossimo, pensando che il Covid non ci sia più e che la situazione sia risolta, - continua Alberto – è che il cinema sia attivo a partire dalla fine del 2021.”

Gestire una sala cinematografica in una realtà piccola come quella di Casola non è affatto semplice, tuttavia provare ad attuare strategie che soddisfino gli interessi dei cittadini è importante e necessario per cercare di mantenerla in vita.

“I film che vanno per la maggiore sono quelli per famiglie e per bambini/ragazzi, come ad esempio i film di supereroi . Questo tipo di programmazione di solito ha un riscontro molto positivo. – afferma Alberto - Quello che però serve è una maggiore partecipazione: inizialmente l’Associazione era composta da una quindicina di persone, ma adesso siamo rimasti in tre. L’intento, quindi,  è quello di coniugare la programmazione cinematografica all’utilizzo del cinema per fini artistici. Come associazione c’è la volontà per fare in modo che il cinema continui a dare un servizio di intrattenimento per famiglie e giovani.”

Ciò che l’Associazione “Nuovo Cinema Senio” vorrebbe fare è istituire un calendario che coinvolga e soddisfi  anche le altre associazioni presenti a Casola, per far sì che la sala cinematografica non venga utilizzata solo per proiettare film, ma che possa essere utile anche per le iniziative delle altre associazioni casolane.

 

Enrica Dalla Vecchia

 

Io Maradona non lo ricordo bene. No, non bene. Adesso è facile. Prima ricordare bene non era così ovvio.

Ma ricordo che sembrava bizzarro, l'estate dei Mondiali in Italia, che l'Argentina avesse perso con il Camerun la prima partita della manifestazione.

Molto entusiasmo, nelle campagne di collina come nella piazza del paese, per la sconfitta del talento contro l'impegno. Del prevedibile, contro l'imprevedibile. Ricordo. Molto bene.

Dunque, nella mente di bambini e degli esseri maturi, un tributo inconscio alla sostanza e al caos. Sostanza e caos. Strano, conflittuale forse; ma tutto sommato credibile.

"Hai visto, Maradona ha perso?"

"Hai saputo dell'Argentina?"

"E alla fine non è riuscito a segnare…"

Io pure, che guardavo mio padre caricare pesche susine, che era l'ultimo giorno di scuola credo, che mi confondevo per l'estate in arrivo, io, pure, ne rimasi lieto. Lieto, spensierato e lieto.

Ero lieto perchè uno che non poteva perdere, aveva d'improvviso perso. E perchè i deboli, succede quindi, possono battere i forti.

Bhe, se questa necessità di gioire dell' imprevisto, di sorridere all'incapace che batte il capace, ha un senso, lo ha perchè probabilmente, Maradona, era archetipo di qualcosa di indecifrabile, ma che aveva a che fare con il "non sono belle le cose troppo scontate". Oppure: "A noi uomini piace ciò che non ci aspettiamo". E ancora: "A noi, esseri umani, piace quando un poco mette in difficoltà un tanto". Dunque, se il fato ha creato una sorte dove il poco e il tanto sono in eterno conflitto, questa sorte sarà ammirata, o, almeno, sarà studiata.

Poi sarà amata. Odiata. Amata. Odiata. E amata ancora. In tempi e in spazi diversi, con caos e passione. Sarà il nostro eroe, nemico, condottiero, avversario.

E infatti in quell'estate Maradona non era il buono. Quel pomeriggio del '90 contro il Camerun, Maradona era il cattivo. Era il cattivo, in quella partita con l'Inghilterra, per quegli inglesi che ancora oggi, nei pub, fanno cambiare canale. Era il cattivo, quando pranzava con l'allibratore di Bagnoli, per chi combatteva gli stilemi mafiosi. Era il cattivo.

Ma poi, poi non vuol dire. Poi le cose sono, e basta, e se regali matematicamente più sorrisi che lacrime, l'umano e l'animale, il vegetale non so, tende ad affezionarsi. E cattivo e buono diventano due termini di poco valore, utili solo se guardi Il Trono di Spade o se credi ancora alle finzioni della politica.

Sostanza o talento quindi? Caos o prevedibilità? No, in questo caso, il caso "Maradona", tutto. Tutto insieme. Come, ora che ci penso attento, in quasi tutti quelli che conosco e ho conosciuto.

Quest'anno per i Casolani il rischio di non avere a disposizione un servizio importante come la piscina, è stato concreto. Nonostante le tante avversità che tutti ben conosciamo e un bando partito in ritardo, la Nuova Co.Gi Sport di Faenza, ha preso in gestione l'impianto di Casola Valsenio. La cooperativa gestisce già le piscine di Faenza, Solarolo, Russi e Castel Bolognese. Il Presidente Roberto Carboni ha risposto ad alcune delle nostre domande.

 

Salve Carboni,

ora che la piscina di Casola Valsenio ha chiuso i cancelli fino alla prossima estate, come valuta la stagione da poco conclusa?

 E' stata una stagione complicata: abbiamo dovuto aprire in corsa e con poco tempo a disposizione, si è comunque deciso di erogare il servizio per andare incontro alle esigenze dei Casolani. Aprire a metà luglio con 10 giorni di preavviso è stato complesso ma ce l'abbiamo fatta e possiamo dirci soddisfatti del risultato e della risposta da parte della cittadinanza. Abbiamo seguito tutte le regole sanitarie, e l'ormai nota limitazione dei 100 posti. Probabilmente non siamo riusciti a rendere tutti contenti, mi riferisco in particolare  a chi si è visto negato l'accesso all'impianto per via del raggiungimento della capienza massima, ma le regole erano quelle, abbiamo fatto quello che si poteva fare. Ora non ci resta che guardare con positività al prossimo anno.

 

A proposito dell'anno prossimo, può darci qualche anticipazione?

Proprio in questi giorni è partita la manifestazione di interesse per il pub collegato alla piscina, vedremo se nel mese di ottobre qualcuno parteciperà, almeno cinque o sei persone con cui ho parlato si sono dette interessate, ma un conto sono le parole un conto è partecipare effettivamente. Siamo consci della potenzialità di quella struttura, e crediamo che possa tornare ad essere un importante punto di aggregazione, sopratutto nel periodo che va da maggio a settembre. Sappiamo quanto è mancato questo spazio soprattutto ai ragazzi più giovani, ma non solo. Comunque sia a  prescindere, garantiremo l'apertura del bar, in che modo e in che maniera lo vedremo. Per quanto invece riguarda la piscina inizieremo a lavorare il prima possibile per mettere in piedi una proposta che possa essere il più variegata possibile: corsi di nuoto, fitness acquatico, lezioni di acquagym e tante altre attività che già si svolgono nei nostri impianti sparsi per il territorio. Oltre a questo saranno previsti i lavori di messa a norma della piscina, ci saranno il secondo e il terzo stralcio, il secondo è in mano al comune, e ipoteticamente ad aprile questi saranno terminati, e la capienza massima fissata a 100 persone sarà solo un ricordo, contiamo di poter arrivare a 230 persone, che credo essere un numero più che giusto per il tipo d'impianto che Casola offre.

 

I bagnanti hanno sicuramente notato come la piscina di Casola abbia adottato tutte le normative sanitarie: dal controllo della temperatura all'ingresso, all'obbligo di indossare la mascherina negli spogliatoi, quanto queste procedure hanno influito sul vostro lavoro?

Fabio Donatini firma una nuova regia, un documentario dal titolo San Donato Beach. Prodotto da Zarathustra Film, è stato presentato all'ultimo Torino Film Festival, riscuotendo un successo andato ben oltre le aspettative. Se volete vedere il trailer lo trovate qua: https://www.youtube.com/watch?v=p2m-y0h8PIE. Di seguito alcune considerazioni, anche personali, se invece volete capire di cosa parla trovate un sacco di recensioni in rete.

Sono certo che tutto sia iniziato nell’estate del 2003, estate dolce per alcuni versi (che non sto qui a dirvi) e famigerata per altri che invece vi dirò. Quell'anno iniziò quel caldo folle che prima non esisteva e che invece adesso è normale nei mesi estivi. Iniziò il due maggio 2003 (quindi tecnicamente non era nemmeno estate...) e non mollò il colpo fino a fine settembre. Sono certo che tutto sia iniziato allora perché io c’ero, io abitavo in San Donato quell’estate, avevo una nuova morosa (alla fine vi dirò anche perché fu un’estate dolce se vado avanti così...) e tre coinquilini: Albo, che dormiva con la testa nel terrazzino di 80 cm quadrati per combattere il caldo, Lori, con il quale ci disputavamo l’uso dell’unico sgangherato ventilatore di casa, e Fabio che adesso su quel caldo ci ha fatto un film.

Secondo me anche l’idea di questo film ha iniziato a frullargli in testa in quella torrida estate di 17 anni fa, una delle prime trascorse a San Donato. Si deve essere reso conto già allora che non rimane molta gente in agosto in quel giro di strade che sta subito al di là del ponte: via Amaseo, via Galeotti, piazza Mickiewicz... Un discount, un bar a fare da punto di riferimento e, come dice Patrizia all’inizio del film, un gran caldo.

Quando in un posto è molto caldo, o molto freddo, la gente tende ad andarsene. Pensate al deserto che di giorno è caldo caldo e di notte freddo freddo, non ci sono molte cose nel deserto. Quindi le poche cose che ci sono si notano, emergono, colpiscono l’occhio di chi lo osserva (e magari ci si ritrova dentro per caso, errore, necessita, o perché si è perso). Se va bene quello che si nota in lontananza è un’oasi. Nella maggior parte dei casi invece è un cactus. Che ha comunque una sua utilità, ci insegnano i western. Credo che sia successa la stessa cosa con questo film: Fabio, bloccato nel caldo agostano di San Donato, ha notato i cactus, le poche persone rimaste in quello stretto giro di vie. Persone, non personaggi, che normalmente si mimetizzano fra la folla ma che in quel deserto spiccavano come cactus. Con le loro spine e con una scorta d’acqua chiusa dentro di sé, invisibile per tutti quelli che non hanno la voglia, il tempo, la curiosità di farci due chiacchiere. Fabio, lo credo io poi dirà lui se è vero, ha semplicemente inciso quei cactus (poi la smetto con questa similitudine, promesso) per fare sgorgare le loro storie. Non li ha intervistati, è rimasto lì ad ascoltarli mentre parlavano e raccontavano. Il fatto che avesse con sé una telecamera e qualcuno che gli desse una mano a girare (“una troupe ridotta al minimo e attrezzatura leggera”, dicono le note inviatemi dall’ufficio stampa) era un dettaglio di fronte all'urgenza di potere raccontare, per la prima volta, le proprie sfortune, i propri rimpianti, le rare gioie e le scarse ma tenaci speranze.

Nel momento in cui scriviamo, ci troviamo in una situazione di forte incertezza e abbiamo oramai capito come è difficile organizzare eventi a lunga scadenza. Sappiamo però che la Festa di Primavera edizione 2020 è saltata, cosa che non accadeva dal secondo conflitto mondiale. Prima che la pandemia fermasse tutto però nell’ ambiente c’era un certo fermento, trapelavano notizie, si intuiva una gran voglia di fare per portare in piazza i carri allegorici. Tra i tanti rumors, le indiscrezioni che di norma filtrano dalla stanza in cui si riuniscono i rappresentanti delle società che  li costruiscono (Extra, Sisma e Nuova Società Peschiera 1984) e i discorsi delle persone, ne circolava una particolarmente interessante: il fatto che sarebbe nata un’associazione ad hoc esclusivamente per occuparsi della Festa di Primavera in tutti i suoi aspetti.

Ne abbiamo parlato con il Presidente della Pro-Loco Bruno Boni nonché, da quanto abbiamo potuto capire, presidente della neonata associazione che si occuperà nei prossimi anni della Festa di Primavera.

Anzitutto una domanda semplice semplice. Il nome dell’associazione?

CARRI APS (Associazione di Promozione Sociale)

Da quale esigenza nasce l’idea di scorporare la Festa di Primavera dalla gestione della Pro-Loco e di creare un’entità a sé stante?

L’associazione nasce per la necessità di tutelare i volontari che ogni anno partecipano alla costruzione dei carri; ovviamente con la creazione di questa non si vuole andare a togliere l’organizzazione alla proloco ma dargli un supporto.

Chi fa parte di questa associazione?

-          “Pronto?…ohi Cava, cosa mi dici?”

-          “Massimo è diventato sindaco di Faenza e stasera suoneremo in piazza a Faenza!” –

Quando Cristiano Cavina mi ha chiamato, nel pomeriggio del giorno successivo alle elezioni, sinceramente, dentro di me ho pensato: “Lo sapevo già dal 1990 che Massimo avrebbe, prima o poi, ricoperto un ruolo politico importante e credo che sia solo l’inizio di un lungo percorso!”

Fra noi giovani ragazzi degli anni ’90, a Casola, Massimo Isola è sempre stato un leader, un trascinatore, ed io ho sempre percepito il suo entusiasmo nell’inventare tutto ciò che, in quegli anni (profondamente diversi da oggi) mancava ai giovani in un piccolo paese dell’Appennino Romagnolo: praticamente quasi tutto.

In realtà, credo che la generazione del ’74, a Casola, sia stata speciale e non lo dico solo perché sono il primo nato in quell’anno funestato da crisi economica e terrorismo. Ne sono profondamente convinto perché ho avuto modo di stringere amicizie vere, con persone dotate di grandi virtù e capacità intellettive frutto anche delle importanti esperienze del passato, vissute dai nostri genitori.

Con Massimo ho condiviso gli anni in cui l’evoluzione fisica e mentale corre veloce. Un giorno ti svegli e ti senti profondamente legato ai tuoi giochi dell’infanzia, il giorno dopo sogni di guidare l’auto e scorrazzare senza patente sulle colline di notte, con i tuoi amici (fatto poi avveratosi in una calda notte d’agosto del ’91).

Ogni giorno sognavamo di fare qualcosa e diventare qualcuno. Prima il calcio, che ci ha legato indissolubilmente nei ricordi magici raccontati e magistralmente cristallizzati per sempre da Cristiano nel suo romanzo Un’ultima stagione da esordienti. Poi la musica, la cui scoperta fu un intenso percorso che partì dalle origini del rock fino ad arrivare al noise-punk e ai centri sociali, nel giro di 5 anni.

Nella nostra compagnia di amici (maschi-prevalente) nonostante fossimo tutti dotati di carattere e temperamento tutt’altro che scialbo, non vi erano grandi gerarchie.

Ho sempre pensato che ognuno di noi fosse in realtà un leader, a modo proprio. Questo si percepiva, silenziosamente, e veniva in un certo senso riconosciuto, senza doverne parlare. C’era chi dimostrava le proprie doti a scuola, chi nello sport, chi nella musica, chi nei rapporti umani e chi… con le ragazze! Il nostro denominatore comune era comunque il riconoscimento reciproco della personalità, del carattere talvolta sanguigno che contraddistingue tipicamente il romagnolo-montanaro.

La fame di sapere e sperimentare ha sempre caratterizzato Massimo, come confermato in età adulta nelle sue prime missioni politiche, in particolare come Assessore alla Cultura, proprio in quel di Faenza. Seppur seguendo dalla fredda vetrina dei social network il suo operato, in questi ultimi anni, ho sempre percepito nei suoi sguardi lo stesso entusiasmo che ci accompagnava nei lunghi pomeriggi estivi a comporre canzoni o ascoltare a luci spente i Pink Floyd, a tutto volume, così forte che coprivano le lamentele dei vicini. Un assolo di David Gilmour suonato in via Cenni (dove abitava Massimo, nella Casola alta) poteva essere percepito chiaramente fino in Piazza Sasdelli (dove abitavo io), tant’è che mia mamma una volta mi disse - “Ma non sarete mica voi che tenete la musica così alta, in paese?!”

Ogni giorno, per tutti noi, doveva diventare speciale per non cadere nella noia che a quell’età, quando hai poco, rischia di trascinarti in una dimensione apatica. Forse questo lo percepivamo involontariamente, istintivamente e quindi ci adoperavamo in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo per coltivare i nostri sogni, piccoli o grandi che fossero. Quello che ci mancava, lo creavamo noi.

Riceviamo da Teresa Rinaldi Ceroni questa lettera concernente  alcune problematiche che riguardano il nostro fiume e la pubblichiamo per renderla nota a chi di dovere
 

E’ dal settembre del 2017 che i proprietari delle abitazioni di via Cantone n.10, 12, 14 e 16 hanno portato a conoscenza della provincia di Ravenna il timore di frane sulle loro proprietà proprio sul fiume Senio, forse per perdite di acqua dei condotti idrici, delle piogge eccessive e di altro. Sulla frana del campo sportivo, avvenuta il 26/02/2015, siamo tutti a conoscenza. Quello che abbiamo evidenziato è un altro punto pericoloso che si trova nella corsia della strada provinciale oltre il km 22 verso il ponte, dove si nota un avvallamento del manto stradale, provocato da infiltrazioni di acqua e anche dal vuoto del terreno sottostante. Abbiamo fatto presente questo alla Provincia, chiarendo che nel passato, oltre il guard-rail, c’era un passaggio su cui il mezzadro conduceva i mezzi agricoli (anche il trattore) da un campo all’altro; poi il terreno è franato e si sta facendo un vuoto pericoloso. Il sindaco, attento a questa problematica, ha segnalato, in data 11/11/2019, alla Provincia di Ravenna il timore di cedimento lungo la scarpata a valle della strada. La Provincia ha inviato alcuni esperti, i quali, dopo un sopralluogo sul posto, hanno riscontrato che i movimenti in atto nella scarpata a valle della strada appaiono stabilizzati; allo stato attuale, non comportano problematiche di sicurezza per la circolazione stradale e hanno garantito controlli da parte del personale provinciale di sorveglianza.
Tutta la documentazione degli scritti è presente negli uffici competenti del comune di Casola Valsenio.
Perché, caro fiume Senio, ho fatto questa premessa?
Noi Casolani abbiamo piacere di conoscere come è la situazione del corso delle tue acque, dalla frana del campo sportivo fino al ponte del Cantone, dove si è creato un invaso che potrebbe determinare problemi al ponte stesso, cosa che ci preoccupa assai. A questo proposito, nel mese di giugno, insieme al geologo dell’Unione della Romagna Faentina, Alessandro Poggiali, è stata fatta una perlustrazione proprio in questo punto del fiume. Abbiamo percorso la stradina-sentiero che scende prima del ponte del Cantone (quasi chiusa dalla vegetazione e di proprietà di Rinaldi Ceroni Alessandro e Maria Teresa e di Anna Sartoni) e siamo arrivati sull’argine. La visione delle sponde e delle acque del Senio ci ha veramente colpiti. (Personalmente mi sono venuti in mente i felici momenti trascorsi con la mia famiglia, tre bimbi e il nipotino proprio in questo punto; si riusciva a fare il bagno e a giocare sui sassi). Che orribile visione! Ma non è questo il problema. Ci siamo avvicinati alle pile del ponte, ma molto non si è potuto vedere. Amareggiati e, come si suol dire, “con la coda fra le gambe”, siamo risaliti. Come comunicato da Alessandro Poggiali, grazie ad un’approfondita perlustrazione eseguita in canoa dal consigliere Andrea Benassi, lungo il tratto tra il ponte e la frana, sono state scattate alcune fotografie alla base del ponte, successivamente inviate alla Provincia. Questa ha comunicato che non risultano particolari problematiche sulle pile del fiume, riservandosi di eseguire un sopralluogo, ancora non avvenuto. Altro non è stato fatto dalla Provincia.
Beati loro che dormono sonni tranquilli, meno noi che abitiamo in questa zona!!!

Intervistiamo il nostro Sindaco Giorgio Sagrini per avere alcune delucidazioni sul dibattito intorno alla cava di Monte Tondo, situazione che almeno nell’opinione pubblica casolana si sta caricando di preoccupazioni. Ci teniamo intanto a chiarire che l’intento di questa intervista è di informare i cittadini per fare un punto della situazione preciso. In futuro avremo modo di intervistare le parti in causa, ma al momento abbiamo bisogno di avere punti fermi da cui partire per un ragionamento.

Se non abbiamo letto male e se le informazioni che circolano non sono errate, il punto di rottura sta nella richiesta da parte della Saint Gobain dell’ampliamento della capacità estrattiva nella cava di Monte Tondo. È corretto?

E’ necessario, precisare in premessa che siamo nella fase di verifica e aggiornamento del Piano Infraregionale delle Attività Estrattive. Verifica che, come stabilito dalla L.R.17/1991, Disciplina delle attività estrattive, deve avvenire ogni 5 anni …ed è stato nel corso del 2017 che la Provincia ha provveduto ad eseguire la verifica quinquennale del PIAE (Piano Infraregionale della Attività Estrattive), con validità fino al 2023. La stessa L.R.17/1991 stabilisce inoltre che il PIAE sia sottoposto a verifica generale almeno ogni 10 anni e che alle relative procedure si dia avvio almeno 2 anni prima della scadenza. La Provincia di Ravenna nei tempi sopra indicati ha avviato l’iter per la Variante Generale al PIAE, che dovrà corrispondere ai contenuti ed ai criteri previsti dalla L. R. n° 17/1991.

Obiettivo della Variante Generale al PIAE sarà quello di prevedere il soddisfacimento dei fabbisogni di materiali (argilla, ghiaia, sabbia e gesso) al 2031, garantendo la sostenibilità ambientale delle previsioni.

Ciò premesso e per venire alla domanda, la proprietà della Cava – il Gruppo Saint-Gobain - non ha ad oggi presentato formalmente nessuna richiesta di ampliamento. Ha bensì sottoposto all’attenzione delle Amministrazioni coinvolte, sulla base degli elementi a sua disposizione, una propria analisi che evidenzia diversi ambiti d’incongruità con le previsioni dello studio, risalente ai primi anni duemila, sulle modalità di coltivazione ottimali applicabili al polo estrattivo del gesso, e ha posto l’esigenza di determinare tempi e condizioni della prosecuzione dell’attività estrattiva in funzione delle esigenze produttive e occupazionali dello stabilimento casolano, delle possibili innovazioni dei processi industriali che possano salvaguardare e tutelare il lavoro e il reddito degli addetti diretti e dell’indotto, e per programmare le azioni di tutela, di ripristino e anche di utilizzo a fini turistici e museali della cava.

Da quanto emerge dai documenti ad inizio anni Duemila era stato posto un limite per l’estrazione del gesso. A che punto ci troviamo?

Il sig. Mohame El Harchi, ex Capitano della Marina Marocchina, ora residente a Casola, che abbiamo già visto tante volte partecipare alle manifestazioni commemorative, ci ha scritto una lettera in cui esprime gratitudine per l’accoglienza ricevuta alle Terme di Riolo. Riteniamo che questa lettera sia anche espressione di una più generale riconoscenza per la cordialità riscontrata nelle nostre terre e nel nostro paese. Pubblichiamo dunque volentieri lo scritto di El Harchi

“Stiamo parlando di noi: Mohamed El Harchi e mia moglie Aisha Sabri, marocchini residenti a Casola Valsenio. Durante il mese di Luglio 2020 al centro termale di Riolo Terme che il nostro medico di base, Dott,sa Elena ci ha consigliato.

Una volta arrivati al centro, il medico termale ci ha prescritto una dozzina di cure per ciascuno (fango+vasca) con l’autorizzazione di bere 2 bicchieri di acqua Breta , un’acqua terapeutica che compriamo quotidianamente.

Al dipartimento “fango” siamo stati sempre ben accolti e ben serviti in tutte le nostre sedute dalla responsabile Lara che ci accompagnava nelle nostre sale, sempre sorridente e con grande educazione e disponibilità a tal punto che ci sono rimaste due parole che lei diceva abitualmente: Permesso e Prego e per questo ho deciso di scrivere una parola in termine del riconoscimento della sua gratitudine.

Non possiamo dire che brava e complimenti da parte di una coppia marocchina che ha visitato il dipartimento “fango” e la ringraziamo per la sua grande gentilezza, la buona impressione che presenta al centro termale e per tutto quello che ha fatto per noi al fine di rendere il nostro soggiorno termale nelle migliori condizioni.

Infine è stata davvero un’occasione benefica per scoprire Riolo Terme la città dell’acqua, incantevole località che presenta un ricco patrimonio storico con le sue terme che racchiudono questi preziosi tesori naturali di questo bellissimo paese che adoro.

Mohamed El Harchi

Ex Capitano della Marina Marocchina.

Pubblichiamo su Lo Spekkietto la nuova PLAYLIST
compilata Manuel Andreotti

1 - Purple Disco Machine, Sophie and the Giants - Hypnotized - 2020: uno spot SKY che ti entra prepotentemente in testa, grazie a Jude Law e alle rinate sonorità Dance di questo irresistibile pezzo.
2 - Defones - Genesis - 2020: disco attesissimo, non delude minimamete (come del resto per tutta la loro carriera). Produzione e sound devastante!
3- Lady Gaga - 911 - 2020: sfido CHIUNQUE nello stare assolutamente immobili durante l'ascolto a volume spropositato di questa canzone. Produzione che più "TOP" di così non si può.
4 - Corey Taylor - Silverfish - 2020: il vocalist di Slipknot e Stone Sour che omaggia palesemente gli Alice in Chains. Voce spettacolare che vi accompagnerà in questo inizio autunnale.
5 - The Cure - Pictures of You - 1989: pioggia incessante fuori, divano, plaid, bicchiere di vino rosso e "Disintegration" che circola nell'aria. Bentornato Autunno!
6 - Mr. Bungle - Eracist - 2020: dopo 21 anni, Mike Patton, Trey Spruance, Travor Dunn più i nuovi arrivi Scott Ian e Dave Lombardo. Quanto ci siete mancati!
7 - The Sisters of Mercy - Temple of Love - 1983: in una playlist autunnale possono mancare i T.S.O.M.? Per chi non li conoscesse, cercate sul "Tubo" e potrete apprezzare quella che si definiva Dark Wave. Semplicemente spettacolari!
8 - Him - Your Sweet 666 - 1997: come sopra, ma la naturale evoluzione dovuta dal decennio successivo, con inserti più "Metal" e l'arrivo del gotico.
9 - Death SS - Terror - 1977: la Storia del Metal tricolore! Fatevi una cultura, cercate le tenebre e riscoprite questa gemma criptica. L'oltretomba in Musica.
10 - Duran Duran - The Chaffeur - 1982: molto probabilmente, il mio pezzo dei Duran Duran. La Cazone autunnale per eccellenza. LEGGENDA.


BUON DIVERTIMENTO

Nell’ambito della cinquantesima mostra-mercato nazionale del tartufo bianco di San Miniato una delegazione di casolani è stata invitata a consegnare il premio Stagnaza ospite della Pro Loco locale per ricordare un nostro compaesano che in quella comunità ha lasciato una traccia indelebile e un’eredità a dir poco preziosissima.

Mentre qui nel suo paese natale se ne è perso il ricordo, di Stagnazza, al secolo Stanislao Costa, nel comune di San Miniato, in particolare nella frazione di Balconevisi, dove risiedeva emigrato da Casola e dove aveva trovato moglie (Amelia Pieragnoli), la sua memoria è ancora molto viva.

Andiamo per ordine: chi era Stagnazza? Stanislao Costa , classe 1875, soprannominato Stagnazza (il perché non lo sappiamo ma l’assonanza potrebbe essere con un mestiere o suo o del padre allora molto diffuso cioè lo stagnino che girava i paese e le campagne per rattoppare il pentolame della cucina) apparteneva a quella schiera di braccianti che stagionalmente scavallavano il crinale verso la toscana alla ricerca di un’occupazione saltuaria.

Il centro storico del paese di San Miniato è situato sulle prime colline a ridosso dell’Arno in una posizione strategica fra le città di Firenze e Pisa. Dall’alto della torre che sovrasta il paese si osserva il corso dell’Arno che ora defluisce in sicurezza idraulica dopo aver accolto parte delle acque che scolano dall’appennino pistoiese. Un tempo però il fiume non aveva argini e dilagava ad ogni piena nella pianura circostante. La zona fu oggetto di bonifica già a partire dall’epoca medievale. Durante il Granducato di Toscana si pose mano alla bonifica di tutta l’area a valle di San Miniato con un’impostazione tecnico giuridica all’avanguardia per l’epoca nel panorama dell’intera penisola. Lo stato italiano riprese l’iniziativa degli Asburgo Lorena e cercò di portare a termine il processo di prosciugamento della valle inferiore dell’Arno che con le sue piene produceva miseria e devastazione ma anche pesanti lutti con le epidemie di malaria.

A cavallo fra ottocento e novecento i braccianti romagnoli potevano recarsi sui cantieri toscani o a piedi con un lungo e faticoso cammino attraverso il passo Ronchi di Berna del Carzolano poi verso Borgo San Lorenzo e Firenze oppure con la nuova ferrovia Faenza-Firenze inaugurata nell’aprile del 1893. Ma per il nostro Stagnazza, che arrotondava le magre sue finanze con i proventi della vendita del tartufo, l’opzione era una soltanto: a piedi. Già perché nelle ferrovie del Regno era severamente vietato il carico dei cani e ogni buon tartufaio che si rispetti gira sempre in compagnia del suo inseparabile compare a quattro zampe.

Arrivati a destinazione sicuramente i braccianti cercavano di trovare alloggio lontano dal fondovalle dove risiedevano invece i cantieri di lavoro per evitare la calura umida e i “ miasmi” che si credevano portatori delle febbri malariche ( la scoperta del plasmodio come causa e della zanzara come vettore avverrà solo nel 1898).

Chissà: forse Stagnazza avrà lasciato in custodia il cane presso un podere oppure lui stesso, terminato il duro turno al cantiere, alloggiava presso una famiglia in collina, fatto sta che scoprì come in quei boschi crescesse a meraviglia il tartufo bianco pregiato ( Tuber magnatum Pico). I contadini del posto sapevano di questi bei tuberi profumati ma non ne facevano commercio tanto che a goderne erano soltanto i maiali portati al pascolo nei boschi di querce. Per un tartufaio provetto come Stagnazza erede della scuola casolana dei cercatori di tartufo quel territorio si palesava come un vero e proprio Eldorado.

A Stagnazza si affiancarono altri raccoglitori e, di seguito, commercianti intraprendenti che della attività di ricerca , raccolta e commercio del tartufo  ne fecero una vera professione. Si deve ad un altro cercatore di Tartufi di Balconevisi, Arturo Gallerini , soprannominato il “Bego” il ritrovamento del tartufo bianco più grande del mondo, nel 1954 ( pesava 2,5 Kg e fu regalato al Presidente degli Stati Uniti) .

A San Miniato non si sono dimenticati di Stagnazza ed in occasione dell’ annuale “Mostra Mercato Nazionale” che si svolge ogni anno negli ultimi tre week end di Novembre si ricorda anche la figura di quel nostro antico compaesano che diede origine a questa prospera attività.