Attualita

 

SEMPRE SULLA IMMIGRAZIONE

Nel sito de Lo Spekkietto è stato pubblicato un articolo ed una riflessione  sui problemi della forte immigrazione dai paesi orientali ed africani verso l’Europa, compresa l’Italia. L’articolo è a firma di Pier Ugo Acerbi.

A questo articolo ha in qualche modo ribattuto Giacomo Giacometti con una sua personale riflessione.

 

Ora io non voglio entrare per il momento nell’interessante dibattito sui problemi della immigrazione. Lo farò a suo tempo, se lo riterrò necessario, con idee e riflessioni mie. Per il momento vorrei evitare confusioni  di attribuzione.

La precisazione di cui sopra mi pare necessaria in quanto in entrambi i testi trovo ragioni condivisibili ed altre meno ed in particolare ritengo che nell’articolo di Acerbi siano esposti con lucidità, anche se con un certo pessimismo, numerosi problemi  reali che bisognerà affrontare con meno confusione di idee,  meno pressapochismo - meno populismo da una parte e meno semplicistico buonismo dall’altra - di quanto non avvenga oggi attraverso  molte fonti ( la maggior parte) , mediatiche.

Occorrerà trovare soluzioni efficaci che non potranno limitarsi al solo e semplice accoglimento umanitario (che comunque dovrà essere alla base di un atteggiamento fondante)  e neppure, all’opposto, al  respingimento  violento, chiuso e razzista dall’altra.

Occorrerà certamente recuperare anche la consapevolezza delle radici culturali e religiose della nostra società ed averne profonda conoscenza  al fine di rispondere adeguatamente alle provocazioni e agli attacchi violenti  che vengono messi in atto o predicati dalle frange estremiste islamiche . Soprattutto occorrerà trovare soluzioni  di lungo respiro, razionali e praticabili con molto realismo ed eventualmente,  nel breve periodo ,  ricorrere ad una provvisoria legislazione di emergenza (senza troppe complicazioni burocratiche)  che permetta di  impiegare gli emigranti  in qualche attività lavorativa socialmente utile a parziale risarcimento del trattamento di accoglimento ricevuto.  

Bene mi fermo qui anche se forse sono già andato al di là di quanto mi ero ripromesso all’inizio.

Continuiamo dunque a discutere con mature e meditate riflessioni. Recentemente nel nostro paese, toccato direttamente di questo problema, abbiamo dovuto registrare un assai discutibile, pressappochistico ,  confuso  ed a volte sbracato vocio su Facebook. Vediamo d’ora in avanti di fare meglio e con maggior conoscenza e consapevolezza.

Alessandro Righini

CRONACA DEGLI EVENTI CASOLANI

 

I FUNERALI DI CESARE TAVELLA – Venerdì 23 Ottobre 2015

A Bagnacavallo nella chiesa di Traversara si sono svolti i funerali del dott. Cesare Tavella, il veterinario, cooperante italiano, residente a  Casola Valsenio e cittadino del mondo,  che prestava servizio a Dacca in Bangladesh per insegnare alle povere popolazioni rurali residenti in quella nazione razionali sistemi di allevamento del bestiame e che è stato ucciso  in quella lontana località il 28 settembre 2015 da un commando di tre persone.  L’uccisione è stata rivendicata da una cellula dello Stato Islamico ma secondo la polizia locale si è trattato di un complotto attribuibile ad un generico “ Grande Fratello”  che con  l’uccisione di stranieri punterebbe a  creare difficoltà al governo in caricxa.  Quattro persone sono stati fermati in diverse parti della capitale del Bangladesh. Tre "sono direttamente coinvolti nell'omicidio", ha detto l'ispettore Monirul  Islam, precisando che è stata sequestrata anche la motocicletta usata per l'azione. Le ulteriori indagini che  saranno condotte si spera facciano un po’ più di luce su questa tragica vicenda. Cesare Tavella  nato a Milano si era  approdato a Bagnacavallo ed in seguito aveva acquistato un podere nelle nostre colline, in comune di Casola Valsenio,  dove si era trasferito con tutta la famiglia. Da anni comunque era cittadino del mondo in quanto  il suo impegno di cooperante lo conduceva nelle più lontane e remote località del nostro pianeta.

 

CASOLA UN NATALE DI STELLE – A partire dal 4 Dicembre 2015

Impossibile dar conto dettagliatamente per ragioni di spazio di tutte le numerose iniziative promosse da Amministrazione Comunale, parrocchia e numerose associazioni in occasione delle prossime festività  di Natale e del capodanno. Ricorderemo tuttavia brevissimamente che iniziative di vario genere sono state promosse dall’inizio di Dicembre sino al 6 Gennaio , molte finalizzate a scopi di beneficenza: dal Centro Sociale “Le Colonne”,  da ADS “A. Oriani”, dalla parrocchia di Casola, dalla parrocchia di Valsenio, dal Gruppo Alpini, dal Corpo Bandistico G. Venturi, dal gruppo speleo “Saknussen, dalla Compagnia della Quarta, dai “Creativi sopra La Media, dal Gruppo Scout, dal Centro per l’Infanzia S. Dorotea, dal Centro per l’infanzia “Lo Scoiattolo”, dalla Scuola Primaria,  dal “Teatro Sonoro”, dai Commercianti Casolani, dallo IOR, dal gruppo “Nuova Arte Danza”, da Lo Spekkietto, dal Circolo Fotografico Casolano, dall’Avis.

Di alcune tratteremo più dettagliatamente.

LA SCUOLA SANTA DOROTEA FESTEGGIA I SUOI 80 ANNI – Merc. 18 - Sab. 21 -  dom. 22  Nov. 2016

Con una serie di eventi la Scuola Materna Santa Dorotea ha ricordato la sua lunga storia a favore e a servizio dell’infanzia casolana. Fondataed istituita nel 1935 dalle suore Dorotee, sulla scia delle attività educative svolte per  ottemperare alle finalità della Fondazione istituita dal Card. Giovanni Soglia, per decenni  è stata l’unica scuola per l’infanzia presente nel nostro paese.  Alla partenza delle Suore Dorotee da Casola, la gestione della scuola è stata assunta in carico dalla Parrocchia che con notevole impegno e ottimi risultati, anche se a prezzo di notevoli sacrifici, sta continuando l’opera educativa.

Nell’ambito delle iniziative previste per la celebrazione degli 60 anni, Mercoledì 18 Novembre nella sala Don Guidani si è svolto un incontro testimonianza dal titolo “ Il valore della educazione” in cui si sono  ripercorse le esperienze ed i ricordi del lungo cammino percorso e vissuto insieme nella nostra comunità.

Sabato 21 e  Domenica 22 Novembre nel Centro per l’ infanzia “S.ta Dorotea”  sono stati organizzati incontri  informativi, attività di animazione ed intrattenimento  per i bambini ed i genitori  ed una mostra fotografica.  La S.ta Messa delle 11 alla domenica ha visto riuniti bimbi genitori e parenti.

SANTA  LUCIA  VENERATA COMPATRONA DI CASOLA – Ven. 11  e Dom. 13 Dicembre 2015

La venerata compatrona di Casola, S.ta Lucia, è stata onorata e ricordata  con le iniziative  che il nostro paese dedica al suo nome e che precedono tradizionalmente le festività del Natale.

- Venerdì 11 Dicembre nella Sala Don Guidani si è svolto il concerto “ Canti & Suoni di Natale” del Corpo Bandistico Venturi Band .

- Domenica 13 Dicembre , giorno dedicato alla santa, il mattino è stato scandito dalle celebrazioni delle S.te Messe nella chiesa del “Pio Suffragio” che per i Casolani è anche  la chiesa di S.ta Lucia. Quest’anno, cadendo la festa in domenica , la S.ta Messa delle ore 11 è stata comunque celebrata nella chiesa parrocchiale. Per tutta la giornata poi, nelle vie e nelle piazze del paese si è svolta  la tradizionale “Antica fiera di S.ta Lucia” con mostra mercato esposizione e benedizione di trattori e macchine agricole, mercatino di Natale e di dolciumi, attività e giochi per i bambini, musiche itineranti e, assoluta novità,  scultori di tronchi di legno  con le “ atomiche” (le classiche seghe portatili a motoretta) .

SISTEMATO IL TETTO DELLA CHIESA DEL “PIO SUFFRAGIO”  ( S.TA LUCIA) – Sabato 19 Dicembre 2016

Sono terminati gli importanti lavori di manutenzione straordinaria  del tetto della chiesa del “Pio Suffragio” ( o delle Suore , o di S.ta Lucia che dir si voglia) avviati circa un mese fa  per iniziativa della Fondazione Card. Giovanni Soglia con la collaborazione della Ditta Gentiledile e dello Studio Tecnico Cantagalli-Spada.

 Il tetto della chiesa da tempo era sotto osservazione per una serie di segnali di deterioramento del coperto che si manifestavano soprattutto a seguito delle piogge. Ad un certo punto il Consiglio di Amministrazione ha convenuto che non era possibile procrastinare un intervento risanatore ed ha deciso di affrontare il previsto gravoso impegno finanziario e di procedere ai lavori di restauro necessari. 

Ottenuti i permessi necessari  sono iniziati i lavori e, grazie all’efficienza ed alla collaudata esperienza della ditta Gentiledile e della studio Cantagalli-Spada , oltre che alla fortunata e provvidenziale contingenza di una stagione straordinariamente mite ed insolitamente esente da fenomeni atmosferici importanti, sono stati portati a termine con una certa celerita e nel pieno rispetto delle più ottimistiche previsioni.

La chiesa del Pio Suffragio dunque potrà assolvere in piena sicurezza alla sua funzione di cappella privilegiata da molti fedeli  che, anche grazie alla sua posizione centrale nel paese, la visitano durante la giornata per vivere un breve momento di pausa spirituale.  In occasione della sistemazione del tetto si è anche provveduto a riattivare l’uso delle due piccole campane la cui costruzione risale a circa 200 anni fa.

In questa occasione è doveroso ricordare anche il preziosissimo, costante, gratuito e silenzioso  lavoro delle due signore volontarie: Franca Cantoni e Giuseppina Camurani  che da anni,  con dedizione encomiabile, si  impegnano ogni giorno nella gestione della chiesa  unitamente al  servizio di raccolta di panni  usati nei locali dell’adiacente convento. A loro va il ringraziamento sincero e riconoscente della Fondazione card. Giovanni Soglia e della intera comunità parrocchiale.

FRANCO TOZZI RICEVE A FIRENZE LA LAUREA HONORIS CAUSA – Lunedì 21 Dicembre 2015

Franco Tozzi, classe 1936, nato a Casola Valsenio, traferitosi  poi a Ravenna al seguito della famiglia d’origine, imprenditore di successo  nei settori delle fonti rinnovabili di energia, a capo di un gruppo di aziende attive in Italia ed all’estero nei comparti dei servizi industriali, delle energie rinnovabili e dell’agricoltura, ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze e Tecnologie agrarie nell’aula magna della Scuola di Agraria di Firenze.

Franco Tozzi, anzi il dott. Franco Tozzi, che a Casola possiede una elegante abitazione dove ama ritornare nelle pause della sua intensa attività imprenditoriale per riassaporare l’atmosfera ed i ricordi delle sue origini - e che abbiamo imparato a conoscere meglio un paio di anni fa, dopo la presentazione della  sua biografia “Franco Tozzi qualcosa abbiamo fatto”  - ha ricevuto l’ambito riconoscimento a seguito del suo lungo impegno e della sua collaborazione con l’Ateneo fiorentino nel campo della ricerca dei settori sopra ricordati. Ricerca in cui, come Lui stesso sottolinea, investe il 5% dei suoi utili. “Un esempio che - come ha ricordato il prof. Paolo Onnipieri, ordinario di Chimica agraria e direttore del dipartimento di Scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente -  moltissime aziende dovrebbero seguire”. A conclusione della cerimonia di conferimento della laurea Honoris Causa il neo dott. Franco Tozzi ha svolto la lectio doctoralis sul tema “Il contadino del terzo millennio”. Ricordiamo che anche recentemente il dott. Tozzi ha mostrato il suo amore e la sua affezione al  suo paese di origine, collaborando e finanziando l’elegantissima e documentatissima  pubblicazione sulla storia dei carri allegorici di Casola.

GLI SCOUTS E  GUIDE , I LUPETTI E LUPETTE PARTONO PER IL CAMPO INVERNALE – Merc. 23 Dic. 2015

Questa mattina gli Scouts e oggi pomeriggio i Lupetti sono partiti per i campi invernali.

 

NATALE NELLA NOSTRA PARROCCHIA – RITUALI INTENSI E SUGGESTIVI ED UNO STRAORDINARIO PRESEPE -  UN PRESEPE MECCANICO ANCHE PRESSO L’ABBAZIA DI VALSENIO - 25 Dicembre 2015

Il Natale è sempre una occasione per rinsaldare i rapporti di comunità,  riscaldare i cuori  e ravvivare la fede degli uomini in una realtà di amore, di umanità e di grande spiritualità che ci sovrasta e ci avvolge nel medesimo tempo, nel ricordo e con la celebrazione di una nascita che con la venuta del Bambino Gesù  ha visto il divino incarnarsi nella concreta realtà dell’uomo. Un evento  che ha sconvolto le modalità dell’essere dei millenni precedenti il suo verificarsi.

 Nella nostra parrocchia, oltre alle numerose iniziative anche qui sopra ricordate, i momenti  più significativi e pregnanti  di questa ricorrenza sono le celebrazioni rituali e la più suggestiva fra queste  è certamente la S.ta Messa della Mezzanotte a cavallo fra la vigilia ed il sorgere del giorno di Natale. Una S.ta Messa particolarmente solenne ed animata dai canti e dalle letture che la precedono e l’accompagnano. Poi vi sono le espressioni di devozione particolari e fra queste certamente le più suggestive sono  le creazioni delle rappresentazioni della natività attuate nei presepi. Presepi realizzati nelle varie famiglie, specialmente dai giovani, e quello particolarmente curato e prestigioso  realizzato tradizionalmente nella cappella della S.ta Vergine di Lourdes con straordinaria perizia ed inventiva dalla ormai collaudata coppia Luisa e Roberto.  Un presepe suggestivo e straordinario per la cura riservata ai particolari e per l’effetto ottenuto nell’insieme.

Fra i presepi particolari va ricordato anche il suggestivo presepe animato meccanicamente recuperato dalla  canonica della parrocchia di Mongardino ed esposto a cura di Flavio Linguerri  nell’Abbazia di Valsenio.

RITROVATO SENZA VITA AI BORDI DEL FIUME LUDOVICO POLI DI 77 ANNI – 25 Dicembre 2015

Il nostro concittadino Ludovico Poli di 77 anni, dopo due giorni di ricerche -  da quando un’operatrice della Casa Protetta  che lo seguiva e gli prestava alcuni servizi di assistenza  aveva segnalato la sua scomparsa - è stato ritrovato il pomeriggio del giorno di Natale, senza vita, ai bordi del fiume Senio , nell’area del parco fluviale sotto il centro abitato. Pare che l’ultima volta sia stato visto da qualcuno  il mattino del giorno del ritrovamento.  Ludovico, che abitava in paese in casa da solo, di solito consumava il pasto di mezzogiorno presso la mensa della Casa Protetta ed il fatto che non si fosse presentato a pranzo la vigilia di Natale ha insospettito l’assistente che lo seguiva  che ha lanciato l’allarme ed ha avvertito i carabinieri. Ludovico quasi ogni giorno si recava in un suo piccolo appezzamento di terra nella collina ad est del fiume dove coltivava un piccolo orto. Da tempo però pare fosse colto da crisi di amnesia. Le ricerche protrattesi per quasi due giorni sono state condotte dai Carabinieri, dai Vigili del Fuoco fra cui sommozzatori venuti da Bologna, unità cinofile della Protezione Civile – in tutto 15 uomini. Alla fine il corpo e stato ritrovato, al bordo dell’acqua, ai piedi di una scarpata fiancheggiante la strada del parco fluviale , già percorsa dai ricercatori ma dalla quale non si riusciva a scorgere il corpo. La morte potrebbe essere stata causata da un malore, da un trauma o da un assideramento notturno . Questo sarà verificato dalle analisi mediche che verranno condotte.

FULVIO PEZZAROSSA E MICHELE RIGHINI   “ IN CAMMINO CON PASOLINI”  Dom. 27 Dic. 2015

Per iniziativa de Lo Spekkietto,  Il prof Fulvio Pezzarossa, docente di Sociologia della Letteratura all’Università di Bologna, e il Casolano  dott. Michele Righini, direttore della biblioteca Casa di Kaula di Bologna e ricercatore di Italianistica, hanno animato una serata dal tema “ In cammino con Pasolini” nella sala Biagi Nolasco. La serata si è sviluppata  tra letture di brani di romanzi, poesie, e proiezioni di filmati  di Pasolini e la presentazione del libro “ La camminata malandrina”, scritto a due mani da Pezzarossa e Righini avente come tema conduttore la fruizione e le modalità di appropiazione degli spazi, in particolare di quelli periferici  e residuali, da parte dei “Ragazzi di strada”  della Roma descritta da Pasolini.   Il libro era già stato presentato nella prestigiosa aula Alma Mater della biblioteca Archiginnasio di Bologna. I vari brani sono stati letti dal narratore Simone Moretti.

SERATA NOVECENTO : “ il novecento casolano” – Martedì 29 Dicembre 2016

Si è svolta al cinema-teatro Senio  l’annuale proiezione retrospettiva di foto e filmati curata dal Circolo Fotografico Casolano  su temi del nostro passato. Come sempre questa serata, giunta alla sua 17° edizione,  risulta uno degli eventi più seguito ed atteso da tutti i casolani che ritrovano nelle immagini, nelle letture e nelle performances recitative proposte una parte della loro storia recente. Una specie di serata della nostalgia. Quest’anno l’argomento era il “Novecento casolano”  raccontato da Giuseppe Pittano (Pecio), studioso, linguista di chiara fama, professore universitario,  grande affabulatore delle vicende del proprio paese di origine a cui è sempre rimasto fortemente legato. Ricordiamo (vedi Spekkietto n. 59) che “Pecio” è stato commemorato lo scorso Ottobre a Casola con una serie di incontri in occasione dei 20 anni dalla morte. Durante la serata è stata ripercorsa la storia del “secolo breve” del nostro paese con la riproposizione di letture, riprese cinematografiche e foto tratte dagli scritti e da vari interventi del nostro illustre studioso e concittadino.

 

QUALE ACCOGLIENZA PER PROFUGHI ED IMMIGRATI ? – Mercoledì 13 Gennaio 2016

Dopo le reazioni d’esordio, non proprio felicissime, di una parte della nostra comunità e di alcune sue componenti dirigenziali,  che hanno fatto seguito  all’arrivo a Casola di un consistente nucleo di richiedenti asilo fuggiti dalle difficoltà dei loro paesi d’origine, il Partito Democratico  locale ha avvertito la necessità di affrontare lo spinoso argomento in un confronto pubblico tenutosi nella sala Biagi Nolasco con la partecipazioni dei rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, dell’ASP ,  della segreteria provinciale del partito. Presenti  fra il pubblico, anche i gestori della struttura ex albergo “Antica Corona” che accoglie un gruppo di 40 profughi.  Presente fra il pubblico -  ma non accolta al tavolo dei relatori, nonostante una sua specifica richiesta - anche una rappresentante  della Cooperativa  “Global Solidarietà” che collabora con la struttura “Antica Corona”. Ricordiamo che un altro piccolo gruppo di 4 richiedenti  asilo, gestito dall’ASP , è stato accolto, prima dell’arrivo del più folto gruppo dei 40 ospitati all’Antica Corona”,  in un appartamento dell’ex ricovero a fianco della chiesa parrocchiale.

Su questa tema, o problema che dir si voglia, Lo Spekkietto ha già relazionato con un paio di articoli intervista pubblicati sul  precedente numero 59.

La discussione ha registrato qualche momento di acceso reazione e di tensione e non sembra aver portato contributi significativi se non quello di cercare una giustificazione alle reazioni  negative di primo acchito a cui abbiamo accennato all’inizio. Tuttavia, senza entrare nel dettaglio degli interventi o delle discussioni che si sono sviluppate intorno a questo “caso”,  ci pare che, a qualche mese  di distanza dall’arrivo dei richiedenti asilo, si possa dire che - almeno stando all’esperienza fatta fino ad ora – l’operazione si stia sviluppando senza particolari problemi ed in tranquillità. Come dicevamo nel numero precedente, oltre a dare risposta  ai bisogni più pressanti ed immediati di persone in forte difficoltà, si è trovato anche il modo di recuperare l’utilizzo di una struttura che, in forte crisi sul versante alberghiero aveva praticamente chiuso i battenti ed ora si è ora riciclata, almeno temporaneamente, con un'altra funzione ricettiva.  Non sarà il massimo ma, come dice il proverbio . piuttosto che niente, è meglio piuttosto.

 

Domenica 17 Gennaio 2016

- S. ANTONIO  FESTEGGIATO IN PARROCCHIA 

La nostra parrocchia ha festeggiato la ricorrenza di S. Antonio Abate, protettore della nostra Casa Protetta e degli animali, ritrovandosi come sempre in piazza della Chiesa con i propri cari animali domestici  per l’annuale benedizione. La tradizionale lotteria a premi ha distribuito numerosi premi ai fortunati vincitori. Primo fra tutti l’ambito maialino, quest’anno consegnato già confezionato ed impachettato.

- LA TELEVISIONE CON LA TRASMISSIONE DI “MELAVERDE” E’ APPRODATA A FURMA

L’azienda della famiglia Giacometti  di Furma , agricoltori di antica tradizione, è stata visitata dalle telecamere del programma televisivo “Melaverde” che con questa incursione ha permesso ad un vasto pubblico di conoscere la vita quotidiana ed il lavoro di persone che «non scordano il passato e continuano ad allevare razze storiche come l’asino Romagnolo, la Vacca Romagnola e il Cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido. Tutte razze che da sempre hanno aiutato i contadini di collina nei lavori più pesanti, dando loro reddito e contribuendo naturalmente a tenere puliti i pascoli e i boschi che rendono unica questa terra». Durante la trasmissione sono inoltre state presentate le altre attività che l'azienda Giacometti porta avanti con dedizione e passione immutata come l'allevamento dei maiali, pecore, galline e la coltivazione dei terreni circostanti.

UNO SPETTACOLO PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA – Sabato 30 Gennaio 2016

La giornata della memoria per non dimenticare gli orrori e le degenerazioni delle persecuzioni  razziali subite dal  popolo Ebraico da parte governi nazisti e fascisti è stata celebrata a Casola con due eventi.

 Il primo,  svoltosi al mattino, con uno spettacolo interattivo  che ha visto la partecipazione degli studenti della scuola secondaria di !° grado (la medie) Alfredo Oriani. Il seondo alla sera presso i Vecchi Magazzini, a cura del “Teatro Sonoro” , intitolato “ … E la chiamavano arte degenerata”  - Considerazioni sull’arte bandita dal Nazismo , a cui è seguita una rappresentazione concertata de “La ballata del capitano Makie”  - libera interpretazione di Enrico Vagnini de “L’opera da due soldi” di B. Brecht – K. Weill

 

IMMAGINI DAL MONDO EDIZIONE 2016 – Tutti i venerdi di Febbraio a partire dal Venerdì 5 Febbraio

Il Circolo Fotografico Casolano ripropone l’annuale rassegna di viaggi e viaggiatori “Immagini dal mondo” che si dipanerà  nelle serate del  5  Febbraio con Mario Quadalti ed il suo viaggio in Normandia e Bretagna; del  12 Febbraio con Benito Cattani sul Buddismo in Asia Orientale;  del 19 Febbraio con Rosalba Pezzi in Patagonia “alla fin del Mundo”   ed infine del  26 Febbraio  con Serena Bosi e Maria Laura Giacometti  che hanno fotografato una India piena di colori, vita e spezie. Gli incontri si svolgeranno tutti  nella sala “Biagi Nolasco.

 

Domenica 7 Febbraio 2016

LA  38° GIORNATA DELLA VITA E LA RACCOLTA PER IL C.A.V.

Oggi si celebra in tutta Italia la 38° Giornata per la vita per ricordare la sacralità della vita umana in tutte le sue tappe ed espressioni, a partire dalla sua prima manifestazione  nella fase embrionale sino alla vecchiaia. Una vita che viene sempre più offesa e mercificata dagli interessi contingenti  e lasciata in balia dagli umori emozionali  degli individui, con l’appannamento e la cancellazione di ogni considerazione  etica. Una vita minacciata sin dal suo prima apparire dal ricorso all’aborto, dai pastrocchi delle risultanze delle manipolazioni genetiche e fecondative artificiali, dalla mercificazione degli individui e dei corpi e dalle soppressioni  procurate con le apparentemente pietose pratiche di “fine vita”. Nella nostra parrocchia  si è sottolineato il valore di questa giornata con la raccolta, durante le s.te Messe, di offerte, tramite la vendita  dei fiori di primula  a favore del CAV (Centro di Aiuto alla Vita) di Castel Bolognese  a cui compartecipa  e si appoggia anche Casola  in caso di bisogno e necessità.

CARNEVALE DEI BAMBINI IN PIAZZA –

Invasione di bambini, genitori e nonni in piazza Sasdelli per festeggiare il Carnevale. Damine settecentesche, burattini, guerrieri di tutte le epoche, personaggi delle favole, burattini, pagliacci, viaggiatori intrastellari, si sono sparati per tutto il pomeriggio coriandoli, spruzzi di polistirolo liquido e di sapone spugnoso ,  filande, castagnole  e tutto quanto compone il corredo  folkloristico ludico e giocoso di questa stralunata ricorrenza annuale, coprendo alla fine tutto il lastricato della piazza sotto gli occhi vigili, anche se un po’ frastornati e rintronati,  dei genitori e dei nonni  presenti. Fra qualche giorno comincerà la Quaresima ed allora ci sarà modo di ritemprarsi con un lungo periodo di calma e moderazione…??? Sarà vero? In teoria sì poi si vedrà.

WEEK END IN MONTAGNA PER LE FAMIGLIE DELLA PARROCCHIA – Giovedì 11 Febbraio 2016

Da qualche anno a questa parte, per iniziativa del nostro arciprete don Euterio, un buon numero di giovani famiglie trascorre un lungo week end in una delle località montane delle nostre Alpi per un piacevole e ristoratore soggiorno sulla neve. Ottima occasione per staccare qualche giorno dalla routine e dai traffici - a volte frenetici -  della vita quotidiana e per rinsaldare i rapporti comunitari. Quest’anno  la località prescelta è stata Falcade in Val D’Agordo (BL) e una cinquantina i parrocchiani gitanti. Due giornate di sole con le piste innevate e poi finalmente (poteva forse mancare?) una bella nevicata per tutta la notte del sabato e la domenica .

 

LE VISIONARIE – LETTURE DI FRANCESCA VIOLA MAZZONI  - Domenica 14 Febbraio 2016

E’ iniziata con “Le visionarie” un reading ( letture ) di testi al femminile recitato dall’attrice e scrittrice Francesca Viola Mazzoni  la rassegna “Incontri con l’autore” curata dagli “Amici della biblioteca” e dal “Giardino delle Erbe” . La rassegna prevede la presentazione di testi con la presenza dal vivo degli autori stessi. Altri due incontri sono previsti per le due domeniche successive:  21 Febbraio con “Il caso Manzoni” e l’autore Fabio Mongardi  e 28 Febbraio  con “Ti racconterò di Ciaccia” e l’autore Antonio Spino.

PRESENTATO IL LOGO PER GLI 800 ANNI DI CASOLA – Sabato 20 Febbraio 2016

Quest’anno  Casola compirà 800 anni e sono in preparazione gli eventi  con cui, a partire da metà Giugno, questa ricorrenza verrà celebrata e festeggiata. Nell’ambito di questi preparativi il nostro comune aveva promosso un concorso per la creazione di un logo che sintetizzasse l’essenza degli 800 anni di vita del nostro paese.

Al bando hanno risposto oltre 60 creativi che hanno presentato le loro proposte grafiche. Una apposita commissione giudicatrice - formata da Roberto Ossani, direttore Isaia di Faenza, da Saura Vignoli, ceramista e da Andrea Rivola, illustratore – ha preso visione delle opere presentate ed ha scelto come vincitore il logo presentato dal ferrarese Stefano Buzzi.  E’ stata inoltre segnalata come meritoria la proposta presentata dalla casolana Elisa Sangiorgi.

Il logo prescelto presenta uno svolazzo grafico che in qualche modo rappresenta il numero 800 tracciato da una penna immaginaria all’interno del quale emergono il profilo della Chiesa di Sopra e le date 1216 e 2016.

Il logo servirà anche per il timbro postale che verrà utilizzato per l’annullo dei francobolli della cartolina che verrà pubblicata e messa in vendita per l’occasione. Il logo verrà utilizzato anche per alcuni gadget.

E MORT VIV –Tornano in scena “J’ amig de dialet” – Venerdì 26 Febbraio 2016

Nella sala “Don Guidani” la nostra consolidata compagnia “I amig de dialet” ha messo in scena una gustosa e divertente piece dialettale in cui, come quasi sempre accade in queste rappresentazioni, alcune faccende familiari , per un motivo o l’altro, si ingarbugliano e creano situazioni paradossali ed esilaranti, fomentando attriti e contrasti che però alla fine finiscono per risolversi e lasciare tutti felici e contenti.

In questo caso una giovane signora e la madre, entrambe spendaccione, si lasciano irretire da due venditori, casa per casa, di mobili e firmano un costoso contratto di acquisto di un salotto senza che il marito, che dovrà poi pagare, ne sappia niente. Inutile dire che il marito, venuto a conoscenza dell’acquisto, non vorrà saperne niente del contratto anche perché i soldi di una sua recente vincita ad una lotteria li vuole spendere per una vacanza di caccia al sud con un suo amico. A questo punto anche l’amico, cacciatore e facoltoso uomo d’affari,  viene coinvolto nella faccenda che poi si sviluppa paradossalmente con un finto suicidio, un finto morto che poi diventano due finti morti, un fantasma, ed altre figure di contorno che interagiscono in diversi modi. Il problema diventa quello di annullare il contratto che la giovane signora ha già firmato ed è inutile dire che alla fine i nostri eroi ci riusciranno.

Gli spettatori per tutta la serata si sono sganasciati dalle risa, alternate da intensi battimani. Da segnalare in questa piece il felice esordio di nuovi attori che non ci risulta avessero  prima mai  calcato le scene di un teatro.

Al cast hanno partecipato : Arianna Poli, Giovanni Tagliaferri, Romana Fabbri, Elio Fabbri (promettente esordiente) , Andrea Visani, Marina Bartoli, Tonino Montefiori e Piera Dall’Osso. Hanno inoltre collaborato: Tamara Bellini come suggeritrice e Valerio Baruzzi, Anna Poli, Marisa Pierani,  Mauro Poggiali quali assistenti di scena e collaboratori .

L’incasso, dedotte le spese, sarà devoluto in beneficenza.

“LA SCELTA” – Tu cosa avresti fatto? – Venerdì 4 Marzo 2016

Nella sala Don Guidani Lo Spekkietto ed il gruppo scout hanno organizzato uno spettacolo di forte impatto emotivo  di denuncia delle violenze determinate dai conflitti etnici e religiosi. Lo spettacolo , che potremmo definire più appropriatamente una recita a due, è stato incentrato sul dramma della guerra civile che tra il 1991 ed il 1995 ha insanguinato la ex Jugoslavia. Una guerra con un spaventoso numero di vittime civili e teatro di una serie di atrocità e ferocie difficili da raccontare ed anche solo da sentirsi raccontare.

Marco Cortesi e Mara Moschini,  I due narratori ed autori di questa drammatico racconto, che si inserisce  a pieno diritto fra le opere più incisive e toccanti del cosiddetto “teatro civile”, hanno replicato in tutta Italia ed in numerosi stati esteri  il loro spettacolo per oltre 560 volte, raccogliendo ovunque un grande e commosso consenso. Consenso senza dubbio legato anche alla straordinaria interpretazione degli attori, una interpretazione orale e gestuale di grande intensità e capacità professionale. Raramente a Casola si è potuto assistere ad uno spettacolo di tale qualità ed il consenso del pubblico, attento e rapito durante la rappresentazione, si è espresso unanimemente al termine della recita. Agli organizzatori de Lo Spekkietto e del Gruppo Scout va dunque riconosciuto il merito di aver  proposto alla nostra comunità  un momento di seria riflessione sulle brutture ed atrocità della guerra, soprattutto delle guerre civili, e l’interrogativo  “e tu cosa avresti fatto? “ in circostanze analoghe dovrebbe scuotere le nostre coscienze, spesso in fase di stallo e quiescenza, e servire da forte antidoto onde evitare di scivolare con troppa leggerezza e superficialità su tutti quegli atteggiamenti  e paradigmi che fomentano i sentimenti di avversione, razzismo, intolleranza verso i diversi anche se, come nel caso raccontato,  pochissimo diversi.

DONNEDARTE – Domenica 6 Marzo 2016

Nella sala don Elviro Guidani,  nell’ambito degli eventi  organizzati per la giornata della festa delle donne, è stata realizzata una mostra dei lavori al femminile a cui hanno collaborato l'associazione "Creativi Sopra la Media", i ragazzi del Centro Diurno "Il Fiordaliso" e del Centro Occupazionale "l'Ape" di Casola Valsenio.

Merletti, ricami, addobbi, tovaglie ricamate, lavori in ceramica, borse in pelle, soprammobili, oggetti d’arredamento hanno riempito la sala a testimonianza della creatività delle donne  casolane , virtù che avevamo già avuto modo di constatare alcuni anni fa in occasione di un evento simile. Per l’occasione le espositrici e tutte le donne che hanno visitato la mostra sono state omaggiate con un piccolo gadget realizzato per l’occasione.

FIGLIE – Martedì 8 Marzo 2016 -

Sempre nella sala Don Elviro Guidani nella sera di Martedì 8 Marzo si è svolto un altro evento legato alla festa delle donne. Il Gruppo C&C Company/ Laboratorio Femminile Plurale di Solarolo ha presentato un lavoro teatrale liberamente ispirato a “Le Troiane” di Euripide creato e diretto da Chiara Taviani e Carlo Massari.

Nel corso della serata a tutte le donne presenti è stato donato un  ramo di mimosa.

CHE FINE HA FATTO SUOR GIANNA?

“ Che fine ha fatto suor Gianna? ” …..l’interrogativo di Kekko, giunto assolutamente inatteso, ci ha lasciati tutti un attimo sorpresi durante l’ultima riunione di redazione. E pensare che poi non avrei dovuto essere troppo sorpreso dal momento che diverse volte mi è capitato di  sentirmi rivolgere la domanda relativamente a questa o quella delle suore che per ultime, nel 2006, hanno lasciato il convento delle Dorotee.

Già…. che fine hanno fatto le nostre Dorotee, le nostre suorine che per tanti anni hanno reso così importanti servizi alla nostra comunità; prima di tutto  nel campo dell’educazione con l’asilo, la scuola media, i corsi di formazione professionale, i  corsi di catechismo; poi nel supporto alla vita spirituale ed ecclesiastica  in collaborazione con la nostra parrocchia e direttamente con le liturgia nella chiesa del Pio Suffragio annessa al convento; infine  nel campo dell’occupazione  con i laboratori di maglieria e dell’assistenza agli anziani con la mensa e le visite nella Casa Protetta ?

Le  suore Dorotee lasciarono il convento affacciato su p.za Oriani alla fine del 2006. Un esito doloroso per la nostra comunità che per 150 anni - grazie all’iniziale intervento del Card. Giovanni Soglia, nostro illustre cittadino - aveva usufruito e goduto dei servigi di questo ordine religioso e ne aveva profondamente interiorizzato la presenza.

Ma una volta lasciato Casola dove sono andate?

Abbiamo chiesto aiuto a Sandra Landi che ha sempre mantenuto i contatti  con l’ Istituto e la Casa Madre delle nostre religiose e che, oltre a seguire la gestione dei  beni che le Dorotee posseggono ancora nel nostro comune, trascorre alcuni periodi dell’anno e presta la sua opera  presso i conventi o le strutture in cui le suore operano nelle varie località italiane.

Attualmente l’Istituto delle Suore Maestre di S.ta Dorotea conta in Italia e all’estero circa 180 religiose distribuite in vari conventi o case di accoglienza. La Casa Madre di origine è a Venezia mentre la centrale operativa è a Roma. L’istituto vive certamente, in una certa misura, la crisi di vocazioni che in occidente colpisce, in questo scorcio di tempo, le varie espressioni del mondo consacrato, questo tuttavia non impedisce alle Dorotee di essere presenti con le loro opere anche all’estero con scuole laboratori e servizi nelle parrocchie in paesi  dove le condizioni sociali sono ancora arretrate e carenti: Albania, Madagascar, Burundi, Camerun, Columbia, Bolivia, Brasile.

L’età media delle consacrate dell’ Istituto è di oltre 70 anni. Seguendo la loro vocazione e la loro specifica missione le Dorotee operano soprattutto nel campo dell’educazione giovanile gestendo tutta una serie di scuole di vario livello.

Nel convento di Casola, al momento della dipartita nel 2006, le suore operanti erano 6: la Madre Superiora Suor Ottaviana, suor Osanna, Suor Luca Maria, Suor Irma, Suor Pierdomenica ed infine suor Gianna.

Purtroppo due di loro nel frattempo sono morte ed hanno raggiunto la casa del Padre.

La prima è stata suor Irma, storica cuoca del convento, che ha prestato servizio a Casola per quasi 50 anni. Morta il 24 Gennaio 2013, all’età di 92 anni, a Padova  in una delle Case di riposo dell’Istituto dove era stata trasferita dopo la partenza dal nostro paese. Lo Specchio/Spekkietto ha ricordato la figura di questa cara religiosa nel n. 237/53 uscito nell’Aprile 2013.

L’ 11 Giugno 2014 a Castell’Arquato è morta anche suor Osanna a 92 anni - classe 1922-.

A Casola aveva operato soprattutto come responsabile dei laboratori di maglieria e come istruttrice ed  insegnante nei corsi di formazione professionale. Poi, quando le suore cessarono di svolgere a Casola questa attività, si dedicò al servizio dell’asilo infantile ed al conforto degli ammalati e degli ospiti della nostra Casa Protetta. Nel 2006, con la chiusura del convento, si trasferì  nel convento di Castell’ Arquato in provincia di Piacenza dove ha concluso santamente i suoi giorni.

La madre Superiora, suor Ottaviana, classe 1924,  è stata presente a Casola per circa 20 anni. Ora di anni ne ha 92 ed è ospitata anch’essa a Castell’Arquato. Recentemente è stata colpita da una paresi e utilizza la carozzina ma conserva  una buona lucidità di mente.

Suor Luca Maria, classe 1927, ora ha 89 anni.  A Casola  si era impegnata prima nel laboratorio di maglieria, poi nell’asilo e contemporaneamente nell’insegnamento del catechismo.  Nel 2006 da Casola fu destinata a Villanova di Forlì dove le suore gestiscono un asilo. Da Villanova, dopo qualche anno, per problemi di salute si è dovuta spostare prima nel convento di Forlì città, poi recentemente, nella casa di riposo dell’istituto a Padova.

Suor Pierdomenica, di cui ricordiamo il carattere vivace e dinamico, quando partì da Casola fu destinata a nella casa dell’Istituto a Cavaso del Tomba in provincia di Treviso.  Le ho fatto visita alcune volte in questi anni  e mi ha sempre accolto con grande festa manifestando una grande nostalgia per  Casola, paese alla cui memoria è sempre rimasta molto affezionata. Ogni volta ricordava con passione la sua attività all’asilo ed in parrocchia, le sue visite ai malati ed agli ospiti della Casa Protetta, le sue puntate con l’Arci, Don Menetti, alla Comunità Incontro di Frassineta ed i suoi rapporti affettuosi e materni con i ragazzi colà ospitati ed infine la sua inconsolabile nostalgia per gli annuali pellegrinaggi al santuario della Madonna di Boccadirio - Sempre in prima fila, sempre scalpitante e reticente a sottostare ai ritmi mediati e controllati del passo da tenere in gruppo -

Ora suor Pierdomenica, purtroppo, soffre qualche problema di salute e di memoria. E’ nata nel 1934 e molto probabilmente la sua mente sta fluttuando nelle visioni estatiche del proprio passato, troppo presa dal ricomporre i propri ricordi per prestare attenzione alla piccole cose dell’attualità.

Infine Suor Gianna, anch’essa classe 1935. Giunse a Casola nel 1985, a 50 anni:  dinamica, attiva, orientata soprattutto al mondo giovanile, frizzante, a volte un po’ insofferente nei confronti di certe convenzioni.

E’ stata Insegnante di religione alle scuole elementari e durante la sua permanenza a Casola si è dedicata molto all’insegnamento del catechismo ai nostri ragazzi ed alle attività della Parrocchia.

Nel 2006 è stata destinata alla Casa Madre dell’Istituto a Venezia dove risiede tutt’ora  con la mente rivolta ai propri orizzonti lontani, non sempre  immediatamente comprensibili.

 Dunque dal 2006, dopo 150 anni, siamo rimasti senza le nostre suore. A loro, alle ultime qui ricordate, ed a tutte quelle che generosamente nel corso di un secolo e mezzo hanno prestato il loro prezioso servizio al nostro paese, anche in condizioni estremamente difficili (ricordiamo il passaggio del fronte) , va il nostro ricordo affettuoso e riconoscente; che il Signore renda loro merito e grazie.

Alessandro Righini

La Casa Residenza Anziani di Casola Valsenio è una struttura che nel corso del tempo ha sempre cercato di integrarsi nel tessuto sociale del paese. A tal proposito le iniziative volte a coinvolgere gli ospiti della struttura sono state numerose, non solo con la finalità di integrarli nel territorio, ma con il fine di dar loro una quotidianità che preveda giornalmente attività comuni a tutti noi. 
Per i nostri anziani è stato di fondamentale importanza l’incontro con i bambini delle scuole per l’infanzia, primaria e secondaria. Questi appuntamenti hanno generato uno scambio relazionale reciproco attraverso i racconti degli ospiti che via via si sono trasformati in nonni.
Gli incontri sono avvenuti mensilmente, durante l’anno scolastico, permettendo di organizzare un concorso letterario, nel quale i bambini della seconda classe secondaria del paese  hanno scritto racconti riguardanti la terza età. A tal fine si deve sicuramente un importante contributo da parte dello scrittore casolano Cristiano Cavina che, dopo aver piacevolmente incontrato i bambini assieme agli anziani, ha fornito una chiave di lettura della realtà in cui viviamo, dove è emerso che l’aspetto importante è vedere ed osservare la realtà con il cuore e la semplicità. Cristiano parteciperà al concorso, che si terrà entro la fine dell’anno, come “giudice”  nel valutare gli scritti che più rappresentano l’anzianità, le sue bellezze e le sue  diversità.
Un’altra iniziativa è stata la giornata del ritratto al nonno, dove i bambini della quarta classe primaria hanno simpaticamente e vivacemente rappresentato gli ospiti della nostra struttura. In una prima occasione ad ogni bambino è stato assegnato “un nonno”, con il quale interagire, per quanto possibile, cercando di ritrarlo. Non ci crederete, ma i ritratti che ne sono emersi rappresentano in maniera colorata ed entusiasmante questo nostro mondo.
Per le festività hanno partecipato sia i bambini della scuola per l’infanzia con canti e poesie, sia gli Scout che hanno piacevolmente animato la grande festa natalizia, vestendosi da “Babbi Natale” e portando doni ai nostri anziani cantando nenie natalizie.
Per i compleanni e in feste particolari dell’anno hanno partecipato rallegrando i nostri pomeriggi: i Maggiaioli di Povlò che in abiti folcloristici hanno cantato Maggio egregiamente, i Trigliceridi che con fortissima ironia hanno reinterpretato canzoni storiche, Arianna Poli con il karaoke è riuscita a coinvolgere tutti cantando assieme (non vi diciamo cosa è emerso………..) 
Al pranzo della festa di primavera con i parenti hanno partecipato: il nostro sindaco, i volontari della Misericordia, il nostro amato Don Euterio (non manca mai alla celebrazione della ss. Messa del sabato mattina) e il fantastico professore di musica Daniele Faziani che ha allietato la festa con il suo sax.
Durante l’estate abbiamo organizzato uscite settimanali con destinazione il mercato paesano, dando modo agli ospiti di incontrare amici e conoscenti che non avevano avuto modo di vedere. Il tutto prevedeva una sosta nei giardini o nei bar…… in fondo per sentirci “più sburi anche tutti noi”.
 Durante il corso dell’anno sono state organizzate feste di struttura all’aperto a tal fine di coinvolgere la collettività, con rappresentazioni teatrali, festa hawaiana corredata di cocktail fruttati e look hawaiani (non sapete cosa vi siete persi!!) con partecipazioni delle cariche pubbliche fra cui il Vice sindaco e l’assessore ai servizi sociali.
   Inoltre, annualmente, viene pubblicato il giornalino di struttura e distribuiti in tutti gli esercizi pubblici e istituzioni pubbliche, anche in questa sede potrete essere informati di tutto ciò che accade all’interno della nostra realtà comprese “le bische clandestine” delle 17.00 e i frammenti di vita dei nostri amabili nonni.
Le nostre iniziative sono mirate a creare relazioni sociali che permettano ai nostri anziani di poter vivere quotidianamente emozioni che, a causa delle loro condizioni fisiche, non consentirebbero di far percepire loro tutto ciò che accade nel paese.
E’ quindi importante ricordare a tutti voi, che giovani si nasce ma anziani si diventa, ogni contributo che ciascuno di voi vuol dare sarà sempre ben accetto e riconosciuto di notevole importanza. D’altra parte, per ottenere questi risultati di socialità di cui noi viviamo, se Maometto non va alla montagna, noi la montagna la portiamo qua. 
                                                    Gli Ospiti della Casa Residenza
VANA P0LI  -  LA  MAGA DELLE FOGLIE , LA FATA DELL’AUTUNNO
Ivana Poli è una casolana “Doc”, che durante l’anno svolge diverse attività ma che, all’approssimarsi dell’autunno, viene assorbita interamente dalla magia dei colori delle piante, delle foglie, dei fiori e dei frutti.  Colori che virano dal verde, al giallo, al rosso, all’arancione, ai riflessi dorati e argentei con cui l’universo vegetale reagisce alle mutazioni climatiche e temporali. 
I cieli tersi e il solleone dell’estate cedono, pian piano, il posto alle nuvole, ai venti freschi e alle prime piogge dell’autunno e le piante si adattano. La nostra valle poi sotto questo aspetto fornisce punti di vista  assolutamente speciali e straordinari. Basta affacciarsi in questi giorni  sulla ringhiera sospesa sul “gravina” o sul “canjon” del muraglione per rimanere affascinati dalla meravigliosa varietà dei colori dei boschi dei prati dei campi su cui il nostro sguardo si si allarga e si distende. 
L’autunno è una stagione che Ivana, figlia della nostra valle,  ama particolarmente e da cui si sente affascinata. Una stagione che suscita in lei stimoli creativi ed attiva la sua sensibilità artistica e la sua immaginazione . 
Fin da ragazzina si divertiva a ideare in casa con le foglie composizioni di vario genere per le amiche poi, con il tempo, ha affinato la sua tecnica preparando, costumi e addobbi per i carri allegorici casolani. 
Nel 2007 Ivana realizzò per la bancherella di una amica un viso assemblando frutti dimenticati, ispirandosi alle pitture di Giuseppe Arcimboldo, l’artista del XVI secolo, noto per i ritratti realizzati combinando assieme la riproduzione di elementi naturali quali: frutti, foglie, fiori, pesci ed uccelli. 
Il lavoro piacque molto alla sua mamma Filomena che, apprezzando la sua abilità, le suggerì di realizzare una figura intera per la festa dei frutti dimenticati del 2008. Ivana seguì il suo suggerimento e  realizzò una figura femminile interamente costituita da frutti e foglie come piaceva a Lei. Ivana battezzò la sua opera “Ottobrata”. Purtroppo la madre non riuscì a vederla perché morì nell’estate di quell’anno. 
Dopo di allora, ogni anno, Ivana, diventata una vera maga delle foglie ed una fata creatrice dell’autunno, ha realizzato diverse altre opere. Fra queste una nel 2009 con le foglie del granoturco, ispirandosi alle maschere veneziane, poi via, via, negli anni seguenti:  una figura maschile sdraiata su di un carretto, una figura femminile con il volto dell’Arcimboldo e vestita di saggina e foglie di Kaki, un’altra figura femminile nominata “La regina dell’Autunno” e tante altre. 
Nel 2010, in occasione del raduno internazionale di speleologia, ha creato nella piazzetta del Municipio un grande viso con muschio, ginestre, foglie di betulla e di viburno. Particolarmente affascinante e preferita da Ivana è una figura femminile realizzata con fasci di saggina che ispira un’aurea di nobile eleganza. 
 La sua ultima creazione è una figura femminile realizzata interamente con rami e fiori di luppolo con una tonalità prevalente di verde / azzurro chiaro e giallo raccolti da una pianta del nostro lungo fiume. 
Ivana compone le sue opere con una tecnica paziente ed assai curata nei dettagli. Su di uno scheletro di legno e di reticelle  metalliche  applica le foglie, i tralci, i rametti, i fiori ed i frutti,  incollandoli ad uno ad uno  mediante la colla a caldo. Un lavoro impegnativo e tutt’altro che semplice e tranquillo tanto che spesso si ritrova con l’indice ed il pollice scottati. Talvolta per le strutture portanti utilizza anche oggetti casuali trovati in casa quali ad esempio un fiasco per supportare una testa. 
Quest’anno Ivana ha esposto le sue opere floreali-arboree nei locali dell’ex ferramenta di Conti Giancarlo, riscuotendo unanimi ed ammirati consensi dai numerosi visitatori. Ma durante l’anno dove si trovano le dame fiorite di Ivana?  :-  Quando la gente mi chiede come faccio a mantenerle nel tempo  - ci confida - io rispondo: Sara' un miracolo della stanza che le ospita durante l anno nel ex convento delle suore!!!!-
 Per una Festa dei frutti dimenticati ci poteva essere una realizzazione più appropriata ed in tema di questa? 
Complimenti davvero Ivana! Una volta di più dimostri che l’estro e la creatività dei Casolani trova sempre  occasioni nuove e stupefacenti per esprimersi.
A cura di Alessandro Righini
 
 
PIAZZA  LUIGI  SASDELLI , LA PIAZZA STORICA  DEL NOSTRO CENTRO ABITATO,  
DECLASSATA A SEMPLICE  AREA DI   PARCHEGGIO … PEGGIO … A GARAGE.
 
“La scelta di  declassare Piazza Sasdelli a parcheggio, anzi  peggio ….a garage è una scelta  irresponsabile, incivile, qualunquistica, poco lungimirante e soprattutto di nessuna effettiva e reale utilità per i cittadini,  a parte accontentare  le ubbie e  i grilli di qualcuno che pensa che 8 posti in più di parcheggio possano risollevare  l’economia  del centro storico  (quando poi di posti liberi nel centro storico, nel giro di cento metri ce ne sono sempre a disposizione) .
Una scelta sciatta, ottusa  che denota scarsa sensibilità urbanistica, poco rispetto dell’ambiente, scarso coraggio civico. 
Una scelta di ripiegamento rispetto alle  decisioni prese in passato,  in occasione del restauro dell’area del centro storico. Decisioni, quelle di allora che, sebbene prese a metà, delineavano per questa area  quella che avrebbe dovuto essere  lo sbocco auspicabile del futuro e cioè la liberazione totale di piazza Sasdelli dalle macchine.  
Una  scelta vanificata  invece da quella ora adottata. Una scelta,quest’ultima, permettetemi di dirlo, e lo dico con grande amarezza (perchè avevo stima , e per certi versi ne ho ancora,  dei nostri amministratori), di stupidità politica.”
 
 Carissimi cittadini e lettori de Lo Spekkietto, da qualche tempo avevo ricevuto segnali  indicativi dell’emergere nelle intenzioni  e negli orientamenti  di certi nostri amministratori  ed esponenti dell’area politica di loro maggior riferimento  - il PD - di declassare  piazza Sasdelli , la piazza storica del nostro paese, a semplice area di parcheggio, abolendo quel minimo di salvaguardia di decoro e di significanza urbanistica che le era stata riattribuita diversi anni fa , dopo il restauro delle vie del centro storico.
 Ho scritto ripetutamente a quegli amministratori per scongiurare questa loro intenzione ed esortarli  a non recedere da quel poco che si era ottenuto nella salvaguardia della piazza. In un primo tempo mi pareva di aver ottenuto un qualche responsabile ascolto, poi invece alla fine si è ceduto scivolando verso  la scelta dell’insignificanza , dello squallore frutto di  insensibilità qualunquistica.
La piazza -  dopo essere stata veramente tale per qualche secolo -  con l’avvento della cosiddetta modernità, ovvero con  il proliferare e l’espansione  del traffico automobilistico degli anni ’60 e seguenti, - era diventata di fatto un parcheggio, spesso caotico ed indisciplinato, seguendo, d’altra parte, quello che era l’andazzo di molte altre piazze anche ben più famose ed illustri della nostra (basti pensare che il sottoscritto nel 1966, in visita a Roma, potè parcheggiare senza problemi, come facevano tutti, in Piazza del Vaticano) e, qualche anno dopo, in piazza del Duomo a Milano.
Negli ultimi  decenni   però, con il maturare di una certa riflessione  ed il lento affermarsi di una maggiore  sensibilità e consapevolezza storica ed urbanistica, gli spazi più significativi all’interno dei centri abitati sono stati recuperati e rivalorizzati in particolare quegli spazi specialissimi che sono le piazze.
Senza andare a pescare  ai grossi centri basti vedere quali sono state le recenti  le scelte effettuate dalle cittadine a noi vicine, quali Imola, Faenza e molti altri centri minori.
Anche a Casola, negli anni del recente passato, alcuni spazi sono stati recuperati alla loro originaria funzione e fra questi , per ultima, piazza Sasdelli  in occasione del restauro delle vie del centro storico.
 Non fu  un recupero  completo perché i nostri politici ed amministratori non ebbero il coraggio di reagire con la necessaria  fermezza  ai malumori  di  certi settori della nostra comunità e  di prendere una decisione definitiva ( c’è sempre chi  trova il motivo di lamentarsi per il venir meno apparente di certe presunte comodità o vantaggi). 
Dunque non fu un recupero completo, ma comunque un recupero ci fu e soprattutto - come gli stessi amministratori  precisarono  in diverse occasioni – quello realizzato era  un recupero parziale che tuttavia indicava  l’orientamento  verso  un certo assetto per il futuro ( quello di liberare dalle auto tutta la piazza) che  con il tempo  ed il maturare di una certa consapevolezza  si sarebbe avverato.
Io nel mio piccolo con alcuni interventi su Lo Spekkietto  ho sempre cercato di spingere in questa direzione, a volte anche con spirito acceso.
Ora, quando sono venuto a  conoscenza  della retromarcia dei nostri amministratori e della loro ingiustificata decisione  di  ripristinare il “garage” nella storica piazza sono rimasto basito ed interdetto anche perché , dopo le difficoltà e le resistenze iniziali a far prevalere il senso civico ed il rispetto degli spazi, ormai si era instaurata  una certa maturazione nel comportamento dei cittadini  e le cose funzionavano.
 Questo dietrofront davvero non lo capisco. Nelle settimane precedenti, allorquando ho cominciato a presentire  l’avanzare di  questa ipotesi,  mi sono premurato di  scrivere agli amministratori ed agli esponenti del partito  di loro riferimento  alcune lettere con tutta una serie di riflessioni sull’argomento  per giustificare il mio punto di vista . 
Tuttavia, sino a che non mi è giunta la notizia della decisione presa ,  ho però cercato di mantenere la discussione in un ambito ristretto perché mi era stato detto che si trattava  solo di orientamenti non decisivi e sui quali bisognava ancora riflettere e discutere.  Non volevo  pertanto che l’inevitabile verve polemica andasse a scapito di una matura e consapevole riflessione.
Ora mi sono reso conto che l’atteggiamento riflessivo era una balla! Ora di fronte alle ultime notizie non posso più starmene zitto. 
Nelle lettere inviate agli amministratori ed agli esponenti politici ho cercato di motivare dettagliatamente e razionalmente  il mio pensiero riguardo ai diversi aspetti del problema  e pertanto, per non dover stare a riscrivere il tutto, vi rimando, cari lettori  cittadini ed interlocutori  a quanto già scritto e rintracciabile nel sito del nostro giornalino.
Devo tuttavia ammettere e amaramente constatare che il disinteresse verso i destini di piazza Sasdelli è abbastanza diffuso. 
Con  poche e crude parole credo di poter amaramente affermare che in fondo alla maggioranza dei Casolani  non gliene frega niente della salvaguardia delle funzioni e delle caratteristiche urbanistiche e storiche di piazza Sasdelli, L’importante è poter parcheggiare e risparmiarsi dieci, venti passi per raggiungere il centro … ma quale centro?
La cosa che più mi mi ferisce e colpisce negativamente  è constatare quale sia il ragionamento di base su cui molti giustificano la scelta della “piazza garage” : - Ma sì! .. ma di cosa ti preoccupi, cosa te ne frega, tanto questo è un buco di paese che sta morendo”-
 Ora se per qualche aspetto ( decremento demografico e fuga di molti giovani) questo pensiero  contiene purtroppo qualche germe di verità, per molti altri invece non tiene conto di certe realtà ed iniziative dinamiche, vitali ed effervescenti  che, nonostante un certo spopolamento, il paese mantiene e che magari non sono tali nei paesi circostanti. Mi è capitato recentemente di  ascoltare commenti di Riolesi e Brisighellesi sui loro paesi  raffrontati con quanto succede a Casola e, con mia sorpresa, ho potuto constatare come Casola sia ritenuta molto più vivace e creativa. Perché allora su certi temi scegliere lo “squash”? … ripeto,  senza  alcuna reale e seria necessità che lo giustifichino?
Alessandro Righini
 

 

 

 

 

Blank Under the Map

I saatelliti delle serie Sentinel sono in grado di fotografare e mostrarci ogni angolo del pianeta e i suoi cambiamenti ogni tre giorni. Vista sotto questa prospettiva, la Terra potrebbe sembrare un posto immerso in un eterno presente, privo di angoli bui. Un posto dove ormai parrebbe impossibile trovare luoghi blank on the map: spazi vuoti sulle carte, capaci di affascinare e raccontare nuove storie proprio perché ancora ignoti. Fortunatamente per la nostra fantasia e umanità, gli speleologi sanno che l’ignoto e l’esplorazione sono un qualcosa ancora oggi vivo e reale. Qualcosa di cui per ora non vediamo la fine. Le chiazze bianche si sono solo spostate divenendo blank under the map, al riparo dall’occhio indiscreto di Sentinel. Seguendo le strade segrete dell’aria e dell’acqua la geografia della Terra è ancora una via da esplorare e percorrere con il proprio corpo. Se poi l’acqua che si decide di seguire è tanta, si possono avere belle sorprese. Come speleologo sono cresciuto leggendo e sognando sui racconti delle esplorazioni di Minye, Nare e delle altre incredibili grotte della Nuova Guinea. Luoghi dove roccia, acqua e vuoto si sono alleati: decisi a rendere difficile la vita agli esploratori. La speleologia tropicale non è tutta uguale. Dopo oltre vent'anni passati ad organizzare spedizioni a cavallo dell'equatore, con gli amici del nostro gruppo ci siamo domandati se non fosse arrivato il momento di andare a caccia di qualcosa di diverso. Non solo chilometri di grandi gallerie fossili, ma anche qualcosa dove l'acqua fosse la vera padrona dei luoghi. La domanda che ci poniamo è semplice: dove si trova il fiume sotterraneo con la maggiore portata? E sopratutto è mai stato esplorato? Nel 2012 sotto il coordinamento del gruppo Acheloos Geo Exploring, nasce così il progetto Call for river, proprio con obbiettivo la documentazione e l’esplorazione dei fiumi sotterranei con il maggiore regime idrico esistenti sul pianeta.

 

Call for river...

Tra carte topografiche, immagini satellitari e calcolo dei bacini idrogeologici scopriamo così come inaspettatamente molti dei maggiori corsi d'acqua sotterranei del pianeta siano ancora inesplorati e in molti casi mai documentati. Il grosso si concentra nell'area del Sud Est Asiatico e dell'Oceania e indubbiamente sull'isola della Nuova Guinea sembrano esserci obbiettivi realmente grandiosi. Nel 2016, una survey nella Bird’s Head, penisola settentrionale di West Papua, parte indonesiana dell'isola, ci convince oltre ogni dubbio. Obbiettivo i grandi trafori idrogeologici e i sistemi carsici che il fiume Aouk-Kladuk ha creato lungo la sua vallata. Con una lunghezza di oltre 250 chilometri su un bacino di oltre 4000 km², si tratta di uno dei principali corsi d’acqua nella Bird’s head peninsula. Originato dal versante meridionale della catena dei monti Tamrau, scorre verso sud-ovest attraversando la grande area carsica del plateau di Ayamaru fino a sfociare nel mare di Seram. La posizione del suo bacino a ridosso della catena montuosa, fa si che intercetti un altissimo regime pluviometrico, che nella parte alta supera i sei metri annui di precipitazioni, portando il corso d’acqua ad avere alla foce una portata stimata nell’ordine di oltre 300 metri cubi al secondo. Proprio la verifica sul campo e l’inizio delle esplorazioni, ci ha confermato che l’Aouk-Kladuk, potrebbe essere quello che stavamo cercando. Lungo la sua vallata il fiume ha infatti creato una serie di grotte e trafori che in alcuni tratti arrivano ad avere una portata media stimata in oltre 180 metri cubi al secondo. Un luogo fatto di acqua e di pietra che s’intreccia con la storia e la mitologia dei Mey Mare, la popolazione che abita le foreste di questa parte della piana di Ajamaru, ma anche con le storie degli antichi esploratori della Nuova Guinea. Odoardo Beccari, primo europeo che visitò l’interno della penisola nel 1873, esplorando la valle del fiume Wa Samson, arrivò a circa una dozzina di chilometri dal fiume Aouk. Ma nel suo ultimo viaggio nel 1875 si reco presso la sua foce, nel golfo di Samei da dove riconobbe e per primo descrisse la lunga dorsale di coni calcarei dove scorre il fiume. Alcuni decenni più tardi, nel 1914 il tenente Gustav Ilgen al comando di una pattuglia di esploratori olandesi riuscì invece a raggiungere e fotografare proprio l’imbocco di uno dei trafori. Nella carta che contribui a produrre, una piccola sigla segna per la prima volta l’esistenza di una parte del corso sotterraneo dell’Aouk. A oltre un secolo da quel primo e unico segno su una carta geografica, la nostra spedizione si propone di seguire il fiume lungo il suo corso, tentando l’esplorazione e la documentazione di questo incredibile patrimonio geologico. Perché anche oggi, nell’era dei satelliti, è ancora tempo per andare a caccia di luoghi e di nuove storie da raccontare.

 

0°57'25”S 132°20'18”E Waykut: unconventional Speleo

Il primo impatto con il grande fiume e le sue grotte è sempre traumatico. Quando lo scorso anno abbiamo iniziato le esplorazioni, alla fine ci siamo salutati sull'onda di un Banjir: più che una piena, un vero e proprio tsunami di fiume. Nonostante tutta la nostra buona volontà, qui di stagioni secche proprio non se ne parla: diciamo che semplicemente non esistono. Cosi anche questa volta i giorni passano esplorando gallerie tra una piena e l'altra. Questa volta quando va bene si gioca con trenta o quaranta metri cubi d'acqua al secondo, quando decide di piovere e va male... beh in quel caso è meglio uscire molto rapidamente. Giocare con così tanta acqua in grotta è strano. C'è un limite sottile che separa il molto divertente dal molto pericoloso. Un limite fatto di velocità dell'acqua, turbolenze, trappole e tronchi. Una speleologia diversa dal solito, dove è tutto un mischiare tecniche e attrezzi. Cosi accanto a caschi e attrezzi da grotta, compaiono corde galleggianti, giubbetti di salvataggio, moschettoni a sgancio rapido, arpioni, taglisagole e perfino una variante delle piccozze da ghiaccio: costruita apposta per risalire controcorrente. Dimenticavo: ovviamente gli immancabili Packraft, i kayak gonfiabili per navigare gallerie e rapide sotterranee! Il tutto per provare a dimenticarci che il fiume e la sua voce fanno veramente paura. D'altronde il luogo esige sicuramente rispetto: Waykut, il luogo delle eclissi, ovvero l'enorme portale dove il fiume scompare, ma anche dove si avviano i morti: la madri e i padri che diventeranno antenati. Antenati dei Mey Mare, ovvero del popolo che abita da tempi immemorabili queste foreste. Aouk è la loro voce. Ma visto che è il fiume dopo il suo viaggio nel sottosuolo ha scavato anche una via per uscire nuovamente alla luce, il luogo da cui ricompare è al contrario uno spazio di nascita e vita. Quan: l'immagine stessa della donna pronta per partorire. Nei racconti del nostro amico Samuel, morte e rinascita si uniscono nel corso sotterraneo del fiume Aouk. Morte e rinascita: devo dire che questi pensieri mi passano nella mente mentre scendo la lunga calata di oltre 150 metri che ci permette di atterrare direttamente davanti al portale. Non è tanto l'altezza a mettere pensiero, quanto la roccia a cui sono attaccato. Calcarenite del Miocene, ovvero un calcare corallino pieno di conchiglie e sabbia. Marc quando l'ha vista ha detto di non aver mai trovato una roccia peggiore per fare armi e piantare chiodi. Siamo stati tutti perfettamente d'accordo. Mentre scendo, guardo perplesso le grosse viti da 12mm di diametro che abbiamo fissato. Thomas è stato più di mezz'ora appeso alla ricerca di un pezzo di roccia solida in cui avvitarle. Il suo ultimo messaggio via radio prima di scendere è stato un laconico “Ok! Ne ho trovato un pezzetto solido grande come una mano!”. Nonostante tutto, alcuni giorni dopo, stringendo in mano la fine dell'ultima corda a disposizione, dobbiamo accettare a malincuore che anche questa volta il fiume è stato più forte di noi. E' buffo essere in mezzo ad una galleria larga quasi quaranta metri, alta oltre settanta e non poter proseguire. Andare avanti a nuoto o in Kayak, non sarebbe certo un problema. Ma in questo tratto, con le sponde completamente e verticali e la fortissima corrente, senza un traverso di sicurezza non ci sarebbe modo di tornare indietro. In tre settimane con l'esplorazione di circa sei chilometri di enormi gallerie abbiamo cominciato a dare una forma ai trafori del fiume Aouk. Una river cave veramente unica, che con i suoi circa 50 metri cubi di portata media, si pone sullo stesso ordine di grandezza della Xe Bang Fai in Laos o del sistema Gebihe in Cina, ovvero tra le due tre più grandi dell'intero pianeta. Ovviamente è solo un arrivederci e la partita con Waykut è solo rinviata al prossimo anno.

 

Kladuk_Ilgen sink

L'Aouk è un fiume che ha tante storie da raccontare, cosi strada facendo decide di cambiare nome è diventare Kladuk. Ormai è enorme, ha oltre 2800 chilometri quadrati di bacino su cui piove sempre: raramente il suo colore non è scuro e limaccioso. Siamo più vicini al mare che alle montagne, ma lui ancora non si è levato il vizio di scomparire sottoterra. Questo è il nostro secondo obbiettivo. Un traforo potenzialmente assurdo percorso da un fiume con una portata stabile di 130-180 metri cubi di acqua al secondo. Le immagini satellitari ci mostrano chiaramente il punto dove il fiume scompare e quello dove ricompare in una enorme rapida di acque bianche. Nel mezzo alcune grandi chiazze nere hanno tutta l'aria di enormi pozzi dove provare a scendere. Quando arriviamo davanti al grande lago dove s'inghiotte, riconosciamo la foto fatta oltre un secolo fa dal tenente Gustav Ilgen, mentre esplorava questa parte della Nuova Guinea. Come allora una enorme catasta di legna ricopre come una lastra di ghiaccio lo specchio d'acqua. Sembra di camminare su terreno solido, ma sotto di noi scorre il fiume. Sul fondo la parete e una bocca larga e bassa. Ci avviciniamo con circospezione, un grande antro prosegue all'interno fino a quella che sembra una parete, un sifone. Qui non si può ne nuotare ne camminare e anche il resto serve a poco, non ci resta che tentare la risorgente a valle. Se a monte il Kladuk scompariva quasi silenzioso nel grande lago, qui dove esce ruggisce con tutta la sua forza. Più che rapide sono vere e proprie onde e anche se è praticamente in magra saranno oltre cento i metri cubi che sputa verso di noi. Purtroppo anche da questo lato l'acqua esce sotto la parete e non ci resta che contemplare la più grande risorgente carsica del pianeta. Nel vicino villaggio di Saluk, conoscono bene il loro fiume e la sua abitudine a nascondersi nel sottosuolo. Cosi il loro Re ci accompagna presso una di quelle macchie scure a metà strada. Dall'alto il ruggito è inconfondibile, sotto questo Tiankeng scorre il Kladuk. Tra foresta e pareti, una lingua d'acqua torna a giorno per settanta metri traversandolo da un lato all'altro. Lo spettacolo è grandioso. Purtroppo anche qui due sifoni ci sbarrano la strada. Abbiamo ancora pochi giorni a disposizione; mentre risalgo penso che avendo più tempo, forse cercando meglio potremmo avere più fortuna. Eppure, allo stesso tempo sono contento di aver vissuto questo luogo incredibile. Pensandoci bene, mi sembra ovvio e giusto che il fiume sotterraneo più grande del pianeta abbia deciso di conservare intatto il suo buio e il mistero. Almeno fino alla prossima spedizione...

 

Andrea Benassi

 

 

Partecipanti: Andrea Benassi (Società Speleologica Saknussem), Ivan Vicenzi (Gruppo Speleologico Sacile), Thomas Pasquini (Gruppo Speleologico Piemontese); Katia Zampatti (Gruppo Speleologico Brescia), ; Riccardo Pozzo (Gruppo Speleologico Biellese); Tommaso Biondi, Marc Faverjon e Paolo Turrini.

Un ringraziamento agli sponsors che con il loro appoggio e fiducia hanno reso possibile la spedizione: Petzl; Rodcle Equipment; Korda’s; CT Climbing technology; Kikko Lamp; Repetto Sport; Enomad; AlpackaRaft; Società Geografica Italiana; Società Speleologica Italiana; Museo di Storia Naturale di Firenze; Museo di Sgtoria Naturale di Verona; Unione dei Comuni della Romagna Faentina; Parco regionale della Vena del Gesso; Parco regionale delle Dolomiti Friulane.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua la nostra esplorazione dei casolani che hanno fatto della musica un lavoro oppure che la vivono con grande passione. Abbiamo visto come nuovi gruppi rock stanno nascendo e crescendo in questi anni. Oggi rispolveriamo una “vecchia gloria” della musica casolana, chitarrista dotato di talento, grintoso, amante dell’heavy metal e di tutto quello che vi ruota intorno, fondatore dei Backlash ad inizio anni Novanta. Marco Campoli. Ovviamente a Casola lo riconosciamo più per il suo lavoro da ingegnere ma ho scoperto che in questi anni non ha abbandonato la sua Gibson Les Paul.

Ciao, facciamo un piccolo riassunto per i più giovani e per i più distratti. Tutto inizia molti anni fa. Ti abbiamo sempre visto con una chitarra elettrica in mano. Come è nato il tutto?

Fin da piccolo ho seguito i classici corsi di musica per bambini, senza che una vera fiamma si accendesse in me. Poi, ai primi anni delle superiori, mi accorsi che le cassette che alcuni ragazzi più grandi mettevano a tutto volume nella corriera per Faenza delle 06:50 facendo infuriare l’autista di turno, mi piacevano parecchio. Ma il battesimo di fuoco è avvenuto con il mio primo concerto dei leggendari Iron Maiden nel 1992.

Poi ci sono stati i gruppi casolani. Hai un ricordo in particolare?

Negli anni ’90 a Casola c’era un incredibile fermento musicale, probabilmente frutto di un irripetibile momento per la musica rock da cui anche noi eravamo travolti. Ricordo i Mirrors, i Lesti, gli Aldamera, … e le serate dei Backlash (con Nicola, Lorenzo e Simone) a tutto volume alla piscina, in piazza, al cinema, con vari gruppi dei più disparati generi musicali (con anche una non dichiarata competizione): quando era il nostro turno, era immancabile lo stop con la pattuglia dei Carabinieri che interveniva per sedare i nostri rumori molesti!

Già da tempo sono nati i “Vicolo Inferno”. Raccontaci qualcosa della band e del vostro suono.

Con i Vicolo suoniamo del 2003, da quando, tramite un messaggio affisso in una bacheca di una scuola di musica di Imola, ho conosciuto il cantante Igor. Nella prima formazione schieravamo alla batteria anche Simone, un altro ex casolano trapiantato in città. Da allora abbiamo suonato con vari avvicendamenti di formazione, un po’ in giro, in una marea di locali… anche se in alcuni non sarebbe valsa proprio la pena! Il sound di noi “rockers della domenica” è un hard rock metal bello tosto e sanguigno, con qualche fondamenta nel grunge, ma non sono molto bravo a definire i generi… ti garantisco però che il volume è sempre quello dei vecchi tempi!

Tra noi appassionati di musica ti associamo ad un certo stile musicale, all’heavy metal che nonostante il passare del tempo continua ad avere un pubblico affezionato, interessato, partecipe, una sorta di fedeltà  Che cosa ti lega a quel mondo che non è solo musicale, ma anche un’attitudine, uno stile, un immaginario ben preciso?

Sicuramente l’attitudine rock è qualche cosa che non si riesce a trasmettere se non fa parte di te… anche se ormai i media definiscono rock un sacco di cose che con il rock non hanno nulla a che fare. Hai l’impressione che il pubblico la possa percepire mentre suoni ad un concerto e ti restituisca energia positiva.

Molti gruppi ambiscono alla produzione e alla pubblicazione di un proprio album, magari senza grandi pretese di sfondare ma per concretizzare un progetto musicale. Nel vostro caso ho letto che avete pubblicato due album.

Dopo il primo mini “Hell’s Alley” autoprodotto nel 2005, nel 2013 abbiamo pubblicato “Hourglass” e nel 2017 “Stray Ideals” con l’etichetta di Brescia logic(il)logic Records che ci cura distribuzione e promozione… peccato che oggi ormai vendere un cd è un’impresa titanica!!! E’ sempre più necessario esporsi su piattaforme con video, dirette, … Il livello richiesto delle produzioni è molto alto, la concorrenza è spietata (le nuove generazioni sono tecnicamente preparatissime). Cerchiamo di difenderci con un po’ di esperienza… anche se il tempo a disposizione è sempre meno.

Ho saputo che con la tua band avete fatto anche un mini tour in Inghilterra. Immagino sia stata un’esperienza elettrizzante, il sogno di ogni ragazzo che inizia a suonare.

Eh sì, il sogno di ogni ragazzo… anche se quando siamo partiti non ero proprio un ragazzo ma un quarantenne con una terza figlia appena nata.

Non ti immaginare però il classico tour in hotel a 5 stelle!!! Considera che il primo stop c’è stato alla partenza alle 03.30 sotto casa di Igor quando Carabinieri di Imola ci hanno fermato, pensando stessimo svaligiando il palazzo: sono entrati nella via in contro mano a sirene lampeggianti spiegate e… “chefffffate e dddddove ve ne annnnate a quest’ora ehhhhh??” e noi “andiamo in Inghilterra”… loro “mizzzzzzegha e peccchè nunciannnnnate n’aereo???”!!! E’ stato benaugurante... 6 concerti in 8 giorni, 4000 km sul nostro jet privato (un impagabile furgone stipato di attrezzatura e strumenti da caricare e scaricare), il ponte del traghetto sulla Manica all’alba, speronamenti in rotonde prese contro mano, pasti gratuiti offerti da un gruppo di Evangelisti che ci avevano preso per homeless e ci volevano a tutti i costi a cantare nel coro della loro “Church”, pernottamenti in posti dove neanche Bear Grylls avrebbe soggiornato.

Proprio per questo è stata un’esperienza unica. Non ti nascondo che qualche serata memorabile c’è stata tipo quella al The Duke in Galles o quella al Dublin Castle di Camden a Londra, con personaggi che cantavano a squarciagola sotto il palco, non chiedermi cosa però, non saprei dirtelo… di sicuro ci sono alcune storie da poter raccontare ai nipoti.

Ovviamente l’età avanza, lo dico scherzando ovviamente, ma il sogno di fare il grande salto nel mondo della musica è un sogno oramai riposto in un cassetto oppure rimane vivo?

Oggettivamente ho smesso di credere nella possibilità del grande salto nel 1994 ma in pratica ci si prova sempre come il primo giorno!

 

Grazie

 

Intervista a cura di Riccardo Albonetti

 

 

Era un po' che non lo vedevo in giro. Ho immaginato fosse ricoverato. Allora ho chiesto a chi poteva sapere e ho imparato che Gabriele Suzzi è morto.

Detto Mamola.

Interpreto il silenzio attorno a questa triste notizia come una forma di riservatezza. Come l'intenzione di non voler disturbare. Caro Gabriele io ti conosco, tu non disturbi affatto.

Lo soprannominammo così per via della sua somiglianza col pilota motociclistico Randy Mamola. Era il 1979, avevamo 15 anni e noi ragazzini gravitavamo attorno all'officina di Mino, al Macello e Gabriele aveva sguardo, naso, capelli e lentiggini, la faccia da bambino insomma, di Mamola.

Da bambini siamo stati grandi amici. Gli unici,lui e io, all'età di 4 anni (parlo del 1968, quindi) a ritrovarci liberi, fuori dall'asilo, nei territori del vecchio campo sportivo.

Io che l'ho conosciuto bambino, ricordo il passamontagna, la giacca a vento e i pantaloni lunghi, ma di maglia (si usava così allora) mentre io portavo ancora le braghe corte, ma soprattutto ricordo suoi i guanti con le dita tagliate che nelle giornate terse portava alla bocca per soffiarvi sopra l'alito caldo. Per noi, bambini selvatici, dicembre era come marzo e marzo come agosto.

Quante battute di pesca con le mani, cercando le tane di barbi e cavedani sotto i sassi del fiume dal Cantone a scendere fino ad Arsella, riempendoci le mutande dei pesci più grossi e tirandoci in faccia quelli più piccoli. Allora, l'unica differenza rilevante fra noi era la statura. Io di febbraio, lui di marzo, io ero decisamente più alto. Poi le cose cambiano, la vita prende le strade sue, eventi più grandi di noi, profili già tracciati,  decidono il nostro destino e senza che  possiamo averne contezza. Lui in fonderia, io a scuola, ovvio. Come avremmo potuto essere lungimiranti?

Nessuno può ignorare come le cose, nel volgere di una brevissima stagione sbagliata, siano andate malissimo per Gabriele.

Tutti sappiamo come più di ogni altro abbia pagato duramente e senza sconti i propri errori.

Vorrei solo dire che Gabriele Suzzi è stata la persona più buona di cuore e più candida che io abbia mai conosciuto.

Negli ultimi anni ci incrociavamo, due frasi: come va? Bene, e tu?  Poco di più. Qualche chiacchiera su quel tempo remoto. Quand'è che andiamo a pescare? Il suo modo di sorridere ironico e profondamente mite: lo stesso di allora.

Sono certo che se ci fosse un paradiso lui siederebbe non distante dalla mensa del Padre.

Lo stimavo e gli volevo bene.

C.M.

Il 9 marzo l’Italia è stata costretta a fermarsi, a limitare ogni spostamento e a dare la priorità alla tutela della salute pubblica. E quando il 18 maggio la situazione si è sbloccata (pur sempre, ovviamente, nel rispetto delle norme sanitarie), la voglia di uscire ed evadere era tanta. L’estate si avvicinava, e gli interrogativi più frequenti riguardavano proprio le vacanze estive. Andremo in vacanza quest’anno? Se sì, dove? Qual è il posto più sicuro?

La maggioranza degli italiani ha scelto di rimanere proprio in Italia: il clima di incertezza economica e sanitaria è riuscito a modificare (in parte) le tradizionali abitudini connesse alle vacanze estive. Oltre il 90% degli italiani ha organizzato le proprie vacanze all’interno del territorio nazionale, prediligendo ferie più brevi e meno lontane. Questa tendenza, che alcuni giornalisti hanno comparato ad una “svolta patriottica”, costituisce senz’altro un record: la percentuale di italiani che nel 2020 hanno scelto di trascorrere le proprie vacanze in Italia è la più alta degli ultimi 10 anni.

Gli italiani hanno scelto, nella maggioranza dei casi, di recarsi presso le regioni del sud (prime fra tutte la Sardegna, la Puglia e la Sicilia), le quali vantano meravigliose spiagge e mari cristallini. Anche i piccoli borghi sono stati una meta gettonata per le vacanze del 2020: famosi per la loro storia e per le loro specialità enogastronomiche, si configurano come piccole culle di tesori sconosciuti e ancora da scoprire, ricchi di prodotti tradizionali e artigianali.

Il cosiddetto “turismo esperienziale” ha richiamato moltissimi italiani e italiane, che hanno scelto di dedicarsi a passeggiate, trekking in montagna e alla ricerca di esperienze creative, innovative e partecipative. Nel nostro piccolo, anche a Casola abbiamo risentito positivamente di questo “ritorno alla natura”: Selena Pederzoli, figura di riferimento all’ufficio turistico di Casola Valsenio, ci ha raccontato di come i trekking organizzati alla scoperta dei sentieri e delle bellezze del nostro territorio abbiano visto la partecipazione di molte persone provenienti da altri paesi e città italiane. I percorsi guidati sono stati realizzati nei mesi estivi e hanno permesso ai turisti di conoscere le ricchezze del nostro paese: ogni giornata prevedeva un’escursione guidata lungo gli itinerari e i sentieri casolani (Monte Fortino, Monte dei Pini, Monte Battaglia, Monte Cece), seguiti dal pranzo in uno dei ristoranti indicati (Il Prato dei Fiorentini, Locanda Il Cardello, Piadineria Lori, Ristorante Fava, Trattoria Valsenio) e dalla possibilità di visitare, nel pomeriggio, il Cardello e il Giardino delle Erbe.

A soffrire di più sono state le città d’arte, specialmente a causa della mancanza dei turisti stranieri: è stato stimato che la loro assenza sia costata al sistema turistico nazionale circa 12 miliardi (analisi Coldiretti su dati Bankitalia). A causa della chiusura delle frontiere e dei vincoli imposti al turismo sono infatti mancate le entrate relative ad alloggi, alimentazione, trasporti, divertimenti e shopping.

Quest’estate c’è stata inoltre una diminuzione delle prenotazioni anticipate, dovuta sicuramente al clima di incertezza che regnava sovrano nei mesi post-lockdown. Molti hanno poi scelto di soggiornare in strutture meno affollate, come case in affitto o di proprietà.

Tanti italiani hanno invece deciso di restare a casa quest’estate, e le ragioni che hanno condotto a questa scelta sono principalmente due: da una parte, alcuni hanno preferito rinunciare alle ferie piuttosto che esporsi a rischi sanitari; dall’altra, la crisi economica derivante dallo stop forzato di molte attività lavorative ha avuto pesanti ricadute sui bilanci familiari: circa un terzo delle famiglie ha rinunciato alle vacanze estive proprio a causa della crisi innescata dalla pandemia.

Proprio a tal fine, una delle iniziative proposte all’interno del Decreto Rilancio è il  cosiddetto “Bonus Vacanze”, ossia un contributo economico del valore massimo di 500 euro, da utilizzare per soggiorni in Italia. Potevano richiedere tale contributo i nuclei familiari con ISEE inferiore o pari a 40.000 euro e l’importo erogato era proporzionato alla numerosità del nucleo. Lo scopo di questo Bonus era quello di rilanciare l’economia italiana e di risollevare le sorti di alberghi, campeggi, villaggi turistici, agriturismi e bed&breakfast, duramente colpiti dalla crisi economica generata dall’epidemia da Coronavirus.

Il turismo di prossimità è stato quindi il grande protagonista delle vacanze estive 2020: vacanze sì, ma non lontano da casa. Le prenotazioni in Italia sulla piattaforma AIRBNB sono più che raddoppiate rispetto al 2019, e la stragrande maggioranza di coloro che hanno scelto di partire per le vacanze ha scelto destinazioni raggiungibili entro 4 ore dal proprio domicilio.

Un aspetto positivo di questa “estate italiana”? La riscoperta del “Bel Paese”, pieno di ricchezze sia dal punto di vista naturalistico – con i suoi mari cristallini, le sue splendide e imponenti montagne, i suoi parchi naturali e i suoi laghi –, sia dal punto di vista culturale. Spesso si cerca la bellezza lontano da casa, non vedendo quella che già ci circonda. Forse queste insolite vacanze ci hanno aiutato ad aprire un po’ gli occhi, insegnandoci ad amare ancora di più il nostro bellissimo Paese e le ricchezze che esso custodisce.

 

Benedetta Landi

Sabato 12 settembre 2020 si è svolta la quinta edizione di INQUADRA, concorso ed estemporanea di pittura organizzato dall’Associazione “Creativi sopra la Media”, che quest’anno ha visto la partecipazione di 76 pittori e pittrici provenienti da tutta Italia (Abruzzo, Toscana, Lombardia, Veneto, Umbria, oltre che Emilia Romagna e Casola, ovviamente), i quali hanno realizzato un totale di 120 quadri. Una decina sono stati inoltre gli iscritti nella categoria under 15. Per presentare al meglio INQUADRA e lo spirito che anima tale iniziativa, abbiamo deciso di rivolgere qualche domanda proprio ai Creativi, che con grande cortesia e disponibilità ci hanno parlato di come è nato questo progetto:

Desideriamo, per prima cosa, ringraziare Lo Spekkietto e Benedetta per l’opportunità di parlare di INQUADRA e con esso, di noi. INQUADRA è un evento d’arte, a cadenza annuale, che consiste in un concorso e in una estemporanea di pittura aperta a tutti gli artisti, professionisti e non, di qualsiasi nazionalità ed età. Ogni anno per le due sezioni dell’evento sono proposti dei temi, che servono a caratterizzare la tematica trattata: quest’anno il concorso aveva come tema “i colori dell’acqua”, mentre per l’estemporanea (che cerchiamo di legare maggiormente al nostro territorio), il tema richiesto era “profili”. Capita a volte che qualcuno ci dica che sono “titoli” troppo generici: li scegliamo appositamente nella loro accezione più ampia, proprio per lasciare la massima libertà espressiva all’artista, che può utilizzare qualsiasi tecnica  pittorica e ogni tipo di  supporto (non solo tele, quindi: abbiamo avuto in concorso anche mosaico, ceramica…). Il 2016 è stato il primo anno di INQUADRA: l’idea è stata anche quella di riportare a Casola un evento dedicato all’arte della pittura, riprendendo la bella tradizione della Biennale d’arte che si è tenuta qui diversi anni fa: l’abbiamo fatta nostra, ovviamente, abbiamo introdotto il concorso (opere da studio già realizzate, rispondenti al tema richiesto) accanto all’estemporanea (opera dipinta in giornata), abbiamo abbinato ogni anno un colore all’evento caratterizzando così sia la brochure del regolamento che l’allestimento e …noi stessi, of course! Anzi, notiamo con piacere che i pittori che si uniscono a noi il giorno dell’evento a volte vengono con un accessorio del colore di INQUADRA prescelto, e questo ci fa molto piacere. L’amministrazione comunale e la proloco ci hanno sempre sostenuto ed incoraggiato e qui, e ancora, desideriamo ringraziarli: sono determinanti per la riuscita di un evento come questo che richiede mesi di lavoro.

 

I membri dell’Associazione ci hanno parlato inoltre delle differenze che ci sono state tra questa edizione e quelle passate, viste le normative anti-covid:

Dal 2016 l’evento si è svolto sempre nel Parco del Cardello – Museo Casa Oriani, solitamente a fine maggio. Il 2020 come tutti sappiamo ha messo in discussione molte delle nostre certezze e così, per un momento, anche INQUADRA è rimasto in “quarantena”. Poi, quando la situazione sanitaria si è contenuta ed è stato possibile ragionare a mente fredda, i Creativi si sono rimessi al lavoro per non perdere questa edizione, che per noi rappresenta il primo lustro! Ecco che da maggio si è arrivati a settembre, dal Parco del Cardello ci siamo spostati al Parco G.Cavina: nuova data e nuova collocazione, una sfida alla sfida che crediamo di aver superato brillantemente. Ci è sembrato giusto portare i pittori dentro il paese e di conseguenza i casolani dentro l’evento. Speriamo che anche le attività commerciali e ricettive abbiano potuto godere delle numerose presenze di questa edizione, poiché siamo ben consapevoli che il Covid 19 ha messo alla prova l’economia del nostro territorio. Sappiamo che qualche pittore ha alloggiato nelle strutture che abbiamo, altri hanno cenato nei nostri locali: insomma, cerchiamo di far conoscere il nostro paese che, benché piccolo, offre tante piccole sorprese di qualità. Abbiamo quindi allestito il parco Cavina con tavoli ove poter compilare i moduli di iscrizione per coloro che non li avevano già pronti (a tutti gli iscritti delle precedenti edizioni e a chi li aveva richiesti via telefono erano già stati inviati via email, inoltre erano scaricabili dalla nostra pagina e gruppo Facebook), passando prima per l’igienizzazione delle mani e l’uso obbligatorio della mascherina per l’intera giornata all’ingresso del parco. Sulla “rotonda” centrale del parco, davanti alla fontana, avevamo collocato il tavolo per la registrazione e timbratura dei supporti per l’estemporanea: si è rivelato un punto strategico per il rispetto del distanziamento poiché l’accesso dal “ponticino” consentiva di mantenere le distanze richieste. Ma sopra a tutte queste necessarie accortezze c’è stata l’assoluta, naturale e cosciente attenzione dei partecipanti al regolamento: di questo siamo felici, poiché anche dalla serenità e dal rispetto delle regole dipende la riuscita di un evento.

 

La giuria, composta dalla dottoressa e docente di storia dell’arte Maria Chiara Zarabini, dallo storico dell’arte, pittore e storico fumettista dott. Antonio Dal Muto e dal dott. Nicolò Pace, fondatore e gallerista di Angolo Mazzini a Forlì, ha premiato i primi tre classificati di concorso ed estemporanea, secondo le seguenti motivazioni:

Estemporanea – Profili

1° classificato:  opera n. 11 – Lello Negozio. La tematica di un paesaggio che sembra dissolvere i suoi profili naturali appare come una evidente denuncia dell'azione negativa dell'uomo sull'ambiente. 

2° classificato:  opera n. 35 – Michele Inno. Il tema ricorrente del profilo del campanile a vela della Chiesa di Sopra di Casola Valsenio è stato tradotto dall'artista con una sciolta ed abile interpretazione cromatica.

3° classificato:  opera n. 21 – Aurora Rigatelli.  L'artista è riuscito a coniugare il profilo urbano con quello antropologico e quello naturale attraverso una ricostruzione geometrico/concettuale del tema, assai suggestiva.

Concorso – I colori dell’acqua

1° classificato: opera n. 28 – Walter Marchese.  L'artista è riuscito a trasmettere oltre al dato reale, il momento emozionale di una particolare luce che ha reso il paesaggio in una piena morbidezza espressiva.

2° classificato: opera n. 10 – Concetta Daidone.  L'artista attraverso la disgregazione del paesaggio riesce a far emergere la tematica grazie ad un percorso concettuale che evita la descrizione realistica.

3° classificato:  opera n. 56 – Antonio Mazziale. L'artista ha affrontato il tema attraverso una dimensione onirica in cui l'acqua diventa elemento trasfigurante della realtà paesaggistica.

La giuria ha inoltre conferito la menzione d’onore a Valter Tamiazzo, il quale ha presentato il suo acquerello all’estemporanea, e al nostro concittadino Biagio, che ha presentato un’opera insolita e spiritosa al concorso di pittura, la quale ha colpito i tre giudici per la “spregiudicatezza” con il quale ha affrontato “un tema assai attuale come quello dell'ecologia, in cui l'uomo appare ancora nemico della natura.”

La quinta edizione ha inoltre portato in scena una novità, ovvero l’aggiunta di quattro premi speciali per l’estemporanea, oltre ai tradizionali primi tre classificati: il Premio Benericetti, il Premio Pizzeria Incontro, il Premio Locanda Il Cardello e il Premio Fabbri Elio: le quattro attività casolane hanno decretato le opere vincitrici (realizzate da Concetta Daidone, Uber Gatti Luciano, Mauro del Vescovo e Nicol Ranci), trattenendo poi gli stessi quadri premiati.

 

Salutiamo con calore i “Creativi sopra la media”, e desideriamo ringraziarli ancora una volta per l’impegno profuso nell’organizzazione di un evento che, edizione dopo edizione, riesce ad unire artisti di provenienze ed esperienze diverse, nel nome di un amore comune: quello verso l’arte.

Desideriamo ringraziare Casola Valsenio per aver accolto, come sempre, la nostra manifestazione: ogni volta è un piacere, molto più grande della fatica che l’organizzazione richiede, ogni volta una sorpresa, a cui vi invitiamo a partecipare per gioire con noi della bellezza che l’arte ci offre.

 

 

Benedetta Landi

Foto di Serena Bosi

Volgono ormai al termine i lavori di ristrutturazione della Biblioteca Comunale “G. Pittano”, che negli ultimi mesi hanno consentito la messa in sicurezza dello stabile. All’interno, sono stati realizzati il consolidamento del piano calpestabile della sala Biagi Nolasco, un accesso OpenSpace alla Biblioteca, sono stati apportati interventi all’impianto elettrico ed è stata sostituita la precedente centrale termica a gasolio con una a metano. All’esterno sono state eseguite opere di miglioramento sismico, è stata completata la tinteggiatura delle facciate e sono stati realizzati un marciapiede di collegamento tra via Fondazza e Via Soglia (che permetterà un più diretto accesso al servizio dei bagni pubblici) e una pavimentazione in pietra del piazzale antistante la facciata della Biblioteca.

I  lavori, rallentati dalle chiusure conseguenti all’emergenza Covid, sono ora giunti al termine, e la Biblioteca Comunale si prepara a riaprire al pubblico nella sua nuova veste.

Nonostante le difficoltà degli ultimi mesi, dovute alla ristrutturazione (la quale ha notevolmente ridotto gli spazi, consentendo l’ingresso al pubblico solo in una delle due salette laterali) e al Covid (che ha comportato chiusure prolungate e ha limitato gli orari di apertura), il cuore pulsante della Biblioteca sono rimasti, in questo periodo, i suoi utenti, i quali non hanno mai abbandonato la lettura e i servizi di prestito, usufruendo delle consegne a domicilio e continuando a incontrarsi per i consueti incontri di lettura… ovviamente ONLINE!

Il 1° dicembre 2020 la piattaforma Lifesize ha infatti accolto “Gli amici della biblioteca”, i quali, sebbene con una modalità nuova e particolare, hanno raccontato dei libri che hanno tenuto loro compagnia in questo periodo di chiusura e incertezza. Certo, gli incontri mediati da uno schermo non possono sostituire quelli faccia a faccia. Inoltre la tecnologia talvolta gioca qualche brutto scherzo e ci si ritrova improvvisamente senza connessione, con la batteria scarica o con l’audio mal funzionante… ma è stato bello ritrovarsi anche così, e potersi scambiare consigli di lettura.

I libri aprono possibilità, ti fanno entrate in mondi fantastici e nuovi, ti fanno viaggiare con la fantasia e ti fanno conoscere personaggi con i quali instaurare una vicinanza emotiva... in questo periodo di isolamento e scarse relazioni sociali, la lettura è un modo per continuare a viaggiare e a incontrare persone, sia tra le pagine del romanzo, sia davanti ad uno schermo, nel momento in cui si condividono le proprie letture con altri amanti dei libri.

 

Benedetta Landi

Ho chiesto a Sabrina, ex mia cara collega nella scuola primaria, di raccontarmi il trapianto di rene che ha coinvolto lei (come donatrice)  e suo marito Paolo (come ricevente) nel mese di agosto. Questo fatto  ha molto colpito tutti i Casolani, anche perché la notizia è trapelata pochi giorni prima dell’intervento, è rimasta riservata fino all’ultimo, ne erano a conoscenza solo i familiari ed alcuni amici intimi. 

Questo trapianto ha avuto risonanza anche sulla stampa regionale con articoli sul Resto del Carlino e La Repubblica per il fatto che la donazione è stata fatta da un vivente, in questo caso la moglie.

Avevo pensato di riportare l’intervista, ma poi, per come si è svolta, preferisco un racconto.

Ora, 23 settembre, Sabrina sta progettando il rientro a scuola, ne ha tanta voglia , ha ripreso le forze e si sente pronta a “riabbracciare” i suoi alunni, con le dovute protezioni naturalmente! Non dimentichiamo infatti che  hanno vissuto il momento delicato del trapianto nel momento molto delicato per tutti del Covid 19!!

Paolo è invece a fare gli esami di routine a Bologna, la sua convalescenza sarà un po’ più lunga perché il ricevente dell’organo ha il problema del rigetto da tenere sotto controllo.

Comunque la funzionalità dell’organo sembra andare bene. Quando Sabrina ha lasciato l’ospedale per tornare a casa è passata a salutare suo marito ben protetta e coperta come un’ astronauta, l’aveva visto l’ultima volta prima dell’intervento quando a lei stavano per togliere il rene e Paolo aspettava in una saletta attigua di poterlo ricevere, come un bel salvagente lanciato per salvare la vita.

A dire il vero Paolo non ha mai corso il pericolo di perdere la vita per quell’unico rene che aveva smesso di filtrare a dovere il suo sangue. Da quasi tre anni, con una macchina da dialisi sistemata a casa, riusciva a mantenersi in salute, ma quella macchina, chiamata amichevolmente prima Tilde poi Claire, era invadente, ingombrante ed esigente nella loro vita: pretendeva di passare con loro 8 ore ogni notte! Doveva seguirli in ferie: mare o montagna che fosse, pretendeva che gli appuntamenti venissero rigorosamente rispettati!

Un supplizio ormai, erano riconoscenti sì verso questa ancora di salvezza, ma bloccati da una necessaria artificiale pulizia quotidiana del sangue: la stanchezza era sempre più palpabile in Paolo, ma anche in Sabrina, la vita era abbastanza costretta dalle esigenze della macchina. Sabrina mi racconta con qualche sospirone come sono giunti circa due anni fa a cercare qualche altra possibile soluzione.

La soluzione più definitiva e la più “ liberatrice” era il trapianto, ormai

Un’ operazione di routine per il sant’Orsola Malpighi di Bologna.

Lista d’attesa….tempo che scorrre…….macchina sempre più invadente…..ma ci sarà un’altra possibilità per accellerare i tempi?

-Donazione da un vivente, da un familiare, dopo avere verificato la compatibilità!-

Paolo rifiuta subito l’ipotesi suggerita dai medici, nessuno dei suoi familiari, cioè il figlio e la moglie, devono esporsi ad un dono cosi impegnativo. Lui non ci pensa neanche!

Allora….fermi tutti i progetti….ferma la situazione….ferma la speranza di ritornare ad una vita più normale ….ma Sabrina non ci sta!

Lei, escludendo, d’accordo con Paolo, la donazione da parte di Edo, il figlio, vuole provare a vedere se c’è mai compatibilità con lei.

Iniziano a muoversi, Sabrina decisa, Paolo reticente.

Il cinema Senio di Casola, gestito fino all’anno scorso da un’Associazione presieduta da Luigi Barzaglia, si trova  ora in una situazione di “vuoto”, in quanto la convenzione con il Comune del paese è scaduta e si sta cercando di capire se potrà continuare ad essere attivo.

“Abbiamo registrato una nuova Associazione che prende il nome di “Nuovo Cinema Senio” – spiega Alberto Fiorentini, Presidente dell’organizzazione – per fare in modo che il cinema di Casola continui con le sue attività e non sia costretto a chiudere. L’Associazione è composta da diversi ragazzi del paese, ma, a causa del Coronavirus, il cinema si trova in una fase di stallo.”

“Il nostro augurio per  l’anno prossimo, pensando che il Covid non ci sia più e che la situazione sia risolta, - continua Alberto – è che il cinema sia attivo a partire dalla fine del 2021.”

Gestire una sala cinematografica in una realtà piccola come quella di Casola non è affatto semplice, tuttavia provare ad attuare strategie che soddisfino gli interessi dei cittadini è importante e necessario per cercare di mantenerla in vita.

“I film che vanno per la maggiore sono quelli per famiglie e per bambini/ragazzi, come ad esempio i film di supereroi . Questo tipo di programmazione di solito ha un riscontro molto positivo. – afferma Alberto - Quello che però serve è una maggiore partecipazione: inizialmente l’Associazione era composta da una quindicina di persone, ma adesso siamo rimasti in tre. L’intento, quindi,  è quello di coniugare la programmazione cinematografica all’utilizzo del cinema per fini artistici. Come associazione c’è la volontà per fare in modo che il cinema continui a dare un servizio di intrattenimento per famiglie e giovani.”

Ciò che l’Associazione “Nuovo Cinema Senio” vorrebbe fare è istituire un calendario che coinvolga e soddisfi  anche le altre associazioni presenti a Casola, per far sì che la sala cinematografica non venga utilizzata solo per proiettare film, ma che possa essere utile anche per le iniziative delle altre associazioni casolane.

 

Enrica Dalla Vecchia

 

Io Maradona non lo ricordo bene. No, non bene. Adesso è facile. Prima ricordare bene non era così ovvio.

Ma ricordo che sembrava bizzarro, l'estate dei Mondiali in Italia, che l'Argentina avesse perso con il Camerun la prima partita della manifestazione.

Molto entusiasmo, nelle campagne di collina come nella piazza del paese, per la sconfitta del talento contro l'impegno. Del prevedibile, contro l'imprevedibile. Ricordo. Molto bene.

Dunque, nella mente di bambini e degli esseri maturi, un tributo inconscio alla sostanza e al caos. Sostanza e caos. Strano, conflittuale forse; ma tutto sommato credibile.

"Hai visto, Maradona ha perso?"

"Hai saputo dell'Argentina?"

"E alla fine non è riuscito a segnare…"

Io pure, che guardavo mio padre caricare pesche susine, che era l'ultimo giorno di scuola credo, che mi confondevo per l'estate in arrivo, io, pure, ne rimasi lieto. Lieto, spensierato e lieto.

Ero lieto perchè uno che non poteva perdere, aveva d'improvviso perso. E perchè i deboli, succede quindi, possono battere i forti.

Bhe, se questa necessità di gioire dell' imprevisto, di sorridere all'incapace che batte il capace, ha un senso, lo ha perchè probabilmente, Maradona, era archetipo di qualcosa di indecifrabile, ma che aveva a che fare con il "non sono belle le cose troppo scontate". Oppure: "A noi uomini piace ciò che non ci aspettiamo". E ancora: "A noi, esseri umani, piace quando un poco mette in difficoltà un tanto". Dunque, se il fato ha creato una sorte dove il poco e il tanto sono in eterno conflitto, questa sorte sarà ammirata, o, almeno, sarà studiata.

Poi sarà amata. Odiata. Amata. Odiata. E amata ancora. In tempi e in spazi diversi, con caos e passione. Sarà il nostro eroe, nemico, condottiero, avversario.

E infatti in quell'estate Maradona non era il buono. Quel pomeriggio del '90 contro il Camerun, Maradona era il cattivo. Era il cattivo, in quella partita con l'Inghilterra, per quegli inglesi che ancora oggi, nei pub, fanno cambiare canale. Era il cattivo, quando pranzava con l'allibratore di Bagnoli, per chi combatteva gli stilemi mafiosi. Era il cattivo.

Ma poi, poi non vuol dire. Poi le cose sono, e basta, e se regali matematicamente più sorrisi che lacrime, l'umano e l'animale, il vegetale non so, tende ad affezionarsi. E cattivo e buono diventano due termini di poco valore, utili solo se guardi Il Trono di Spade o se credi ancora alle finzioni della politica.

Sostanza o talento quindi? Caos o prevedibilità? No, in questo caso, il caso "Maradona", tutto. Tutto insieme. Come, ora che ci penso attento, in quasi tutti quelli che conosco e ho conosciuto.