In una delle brevi uscite locali ammesse nell’ultimo periodo di zona arancione mi è capitato di scendere sotto il ponte dei Monteroni e risalire via Lama. Attraversato il ponte e il mulino ho notato sulla destra che l’aspetto della briglia sul fiume era molto diverso da come lo ricordavo. Tracce di lavori e di movimento terra mi hanno fatto intuire che poteva trattarsi delle attività per la realizzazione di una piccola centrale idroelettrica. Qualcosa di simile come localizzazione e tipo di intervento avevo già avuto modo di vederlo sul Santerno sia alla chiusa di Codrignano sia in quella poco a monte del circuito di Imola.

A distanza di più di mezzo secolo dalle prime pionieristiche produzioni idroelettriche nel nostro territorio comunale ecco che qualcuno si ripropone di sfruttare i piccoli salti d’acqua per questa nobile fonte di energia rinnovabile.

Di anni ne ho giusti giusti per ricordarmi quell’epoca in cui nelle nostre campagne l’energia elettrica apparteneva al futuro e la sera ci si andava a letto con la candela. I miei nonni abitavano a Sommorio e soprattutto d’estate passavo qualche settimana ospite da loro. Non c’era nessuno degli elettrodomestici che oggi affollano le nostre cucine e al centro della sala da pranzo, appeso a un trave, stava il lume a gas.

Gli faceva coppia un piccolo lampadario smaltato con una lampadina a incandescenza che magicamente, col sopraggiungere del buio, dapprima fievole, poi più deciso emetteva un bagliore. Era il momento buono per tirare fuori le carte, aprire un libro, sfogliare un giornale ma bisognava coglierlo in fretta quel momento. La luce dopo un po’ impallidiva, ingialliva e la briscola o l’articolo di giornale andavano conclusi con il lume a gas che però non sempre funzionava a dovere. Mio nonno aveva fatto portare i fili della corrente agganciati a rudimentali pali con quei bellissimi isolanti di ceramica marchiati Richard Ginori, dal mulino della Gattara fino a Sommorio e credo che pagasse un canone o una sorta di bolletta ai Toschi che ne erano i proprietari. Non capivo perché di luce ce ne toccasse così poca. Forse non aveva pagato abbastanza? Forse ne consumavano troppa a valle della linea? Noi, in effetti, eravamo gli ultimi utenti in cima alla valle: più su i fili non erano stati stesi.

Soltanto in seguito ho capito che la produzione di corrente elettrica ( 125 volt, mica la 220 come ora) funzionava così: durante il giorno l’acqua del fiume veniva incanalata nella lunga gora che fungeva da riserva. Quando si faceva buio aprivano la saracinesca, l’acqua cadeva sulle pale e partiva la produzione di elettricità ma terminato il carico nella gora terminava anche la luce. E tutti a nanna.

Nel paese l’illuminazione elettrica arrivò ai primi del secolo scorso. Il mulino Tozzi produceva corrente elettrica e già nel 1914 vennero accese le lampadine nell’antico ospedale di Casola che si trovava accanto alla nostra chiesa arcipretale. Le turbine erano meta di visite didattiche delle nostre scolaresche. Nel suo diario la mia zia rammenta che nel dicembre del 1924 la maestra portò la sua classe a vedere “la macchina che trasforma l’acqua in elettricità. Ho visto un canale che riserba l’ acqua perchè nell'estate il fiume Senio à un piccolo corso”. Infatti il nodo cruciale della produzione idroelettrica del nostro Senio è proprio la grande variablità nella portata che passa da lunghi periodi di secca a piene improvvise per quanto brevi.

Abbiamo intervistato uno dei progettisti della piccola centrale idroelettrica in costruzione presso la briglia di via Lama. Si chiama Marco Giampreti, ha 39 anni ed è originario di Mercato Saraceno, un comune della media valle del fiume Savio. Laureato in ingegneria elettronica   da oltre 15 anni si occupa di sviluppare impianti di energia da fonte rinnovabile , principalmente mini impianti idroelettrici.

“Questo lavoro per me rappresenta anzitutto una passione : da sempre mi affascina l’idea che tali impianti possano apportare così tanti benefici alla nostra comunità, producendo l’energia necessaria e al contempo rispettando l’ambienteo In questi 15 anni ho sviluppato diverse centrali idroelettriche lungo l’asta fluviale del fiume Savio, del fiume Reno - compresi i suoi affluenti - e sul fiume Lamone.

D1 Ingegnere con chi sta realizzando la mini centrale?

R1 Con la società Idro-Senio srl che ha sede legale a Bolzano. Io e i miei soci abbiamo deciso di realizzare due piccoli impianti, di cui uno nel territorio di Casola Val Senio e l’altro in comune di Riolo Terme in via Rio Ferrato.

D2   Le energie rinnovabili sul nostro territorio sono state per ora relegate soltanto a qualche impianto fotovoltaico. Per l’energia idroelettrica quello di via Lama è il primo intervento che viene realizzato mentre sul Santerno e sul Lamone sono già stati costruiti alcuni impianti. Quali sono state le motivazioni che vi hanno condotto a scegliere il Senio e quel sito in particolare?

R2 la produzione di energia da fonte rinnovabile, già da tempo ma soprattutto negli ultimi anni e nel futuro, sarà la salvezza del nostro pianeta rappresentando la prima vera arma contro la lotta al cambiamento climatico.

La scelta di quel sito in particolare è stata dettata dalla necessità di realizzare micro-impianti idroelettrici puntuali aventi forte integrazione con il contesto naturale .

Nel caso specifico ciò è avvenuto con l’utilizzo di un salto esistente, formato dallo sbarramento artificiale già presente in loco, sviluppando successivamente un impianto a impatto zero fondato sul concetto “presa e rilascio”, per cui il prelievo dell’acqua avviene a monte dello sbarramento e il rilascio immediatamente a valle dello stesso.

In questo modo non si lascia neanche un metro di alveo naturale senza acqua e questo è di fondamentale importanza per tutto l’ecosistema fluviale.

La realizzazione dell’impianto in questione ha inoltre reso possibile il ripristino della parte superiore della briglia, la quale si era deteriorata nel tempo e che è pertanto stata riportata alla sua originaria forma e funzionalità.

Una volta completata l’opera avverrà il ricongiungimento di due parti dell’alveo - che al momento risultano interrotte dalla presenza dello sbarramento - e questo grazie alla realizzazione della scala di risalita per l’ittiofauna.

Infine la centrale sarà anche un presidio stabile per la cura e il mantenimento di tutta l’area afferente la zona dell’alveo fluviale, in quanto verrà sempre eseguita una corretta manutenzione.

La scelta della briglia di Via Lama è stata dettata dal fatto che, in quel punto, l’ampiezza dell’alveo fluviale permetteva un corretto inserimento dell’impianto nel contesto esistente.

D3 L’impianto idroelettrico che vi accingete a costruire quali obiettivi produttivi potrà riuscire a realizzare? Il nostro fiume ha un regime torrentizio: d’estate va in secca e purtroppo in questi ultimi anni risente di una distribuzione e frequenza delle piogge non certo ottimali per questo tipo di impianti.

R3 L’impianto prevede l’installazione di una turbina a coclea la quale sfrutterà un salto medio di circa 4 mt e una portata massima di circa 4 mc/s, con una potenza di picco pari a 99 kw.

Dopo aver studiato il regime idrologico del Senio è stato scelto un valore di portata massima alto proprio per sfruttare al meglio i momenti di pioggia più intensi .

Successivamente la macchina ha la capacità di autoregolarsi in base alla diminuzione delle portate, fino ad utilizzare il minimo di risorsa disponibile , garantendo sempre al fiume il deflusso minimo vitale che verrà assicurato all’interno della scala di risalita per il passaggio dell’ittiofauna.

Ci attendiamo una produzione attorno ai 300.000 kwh annui, tale da poter potenzialmente soddisfare il consumo medio annuo di 300 abitazioni

D4 Immaginiamo che sul piano finanziario abbiate attinto a contributi pubblici che vanno verso quella transizione ecologica auspicata dal governo e da quanti hanno a cuore la questione del riscaldamento globale. Sul piano burocratico è stata una procedura lunga? Come hanno accolto la proposta l’ente locale e l’autorità di bacino?

R4 In realtà sul piano finanziario al momento abbiamo attinto dalle nostre finanze, e solo un domani quando l’impianto sarà realizzato beneficeremo di un incentivo sulla produzione di energia da fonte rinnovabile.

A livello burocratico l’iter è stato relativamente breve durando poco più di due anni, durante i quali sono stati realizzati i diversi studi ed ottenute le relative autorizzazioni necessarie per la realizzazione dell’opera.

Tali tempistiche sostanzialmente rapide sono però anche merito della buona organizzazione delle amministrazioni con cui ci siamo rapportati a cui è doveroso porgere un ringraziamento, a partire dall’amministrazione comunale di Casola val Senio, all’Unione dei Comuni della Romagna Faentina ARPAE e Protezione Civile , con i quali vi è stato sempre un dialogo costruttivo e collaborativo finalizzato al raggiungimento dei comuni obbiettivi.

D5 Entro quando pensate di concludere l’impianto e quindi di entrare in produzione?

R5 Purtroppo l’avvento della pandemia non ci ha aiutato comportando la necessaria sospensione dei lavori in più riprese. Riteniamo tuttavia di poter avviare l’impianto entro il prossimo autunno 2021.

A cura di Roberto Rinaldi Ceroni

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