Attualita

 

Scarpe, scarponcini o sandali? Calzettini o calzettoni, di lana o di cotone? Calzoni lunghi o corti? Anche la felpa? Ci sarà il sole? Sarà molto caldo? Ci saranno nuvole e temperatura mite? Ricordare di portare molta acqua ! E il sacco a pelo e il materassino! E gli zuccheri?! Poche domande prima di partire. Quelle legate al corpo, per sistemarlo al meglio prima e durante i 70 chilometri che riempiono la distanza tra Casola (piazzale davanti alla chiesa ) e Boccadirio ( la grande chiesa sul colle nella quale si svolgerà la Santa Messa conclusiva). Quasi sottinteso il dubbio di non farcela e quindi di dover ricorrere ai pulmini per portare a termine il Pellegrinaggio a Boccadirio.

 In questo articolo una classifica dei piu bei giochi per PS3 e Xbox

1. GTA5: ultimo gioco prodotto dalla rockstar games con una grafica incredibile

(la migliore mai creata) un orda di crimini travolgerà la vostra console , piena di azione e inseguimenti pur essendo molto violento la rockstar ha prodotto uno dei giochi più esilaranti di sempre con nuovi veicoli, nuove armi e nuovi personaggi e nuove missioni mozza fiato con colpi di scena incredibili!!! 

Il gruppo di studio sui temi dell’ASP “Solidarietà Insieme”, che da diversi mesi si riunisce per analizzare i problemi e le novità che condizioneranno la gestione delle nostre strutture di assistenza , in seguito ai nuovi indirizzi ed alla nuova legge emanati dalla Regione Emilia Romagna per rimodellare l’assetto dei servizi socio sanitari, ritiene di dover rendere note ai cittadini alcune brevi e sintetiche informazioni sulle prevedibili  conseguenze  che ne deriveranno.

- La nuova legge regionale, approvata a fine luglio, obbliga a fondere le due ASP  della Romagna Faentina “Solidarietà Insieme” e “Prendersi cura” . In questa prospettiva è ragionevole  prevedere e temere che la nostra Casa Protetta rischi di perdere buona parte della sua autonomia.

- La stessa legge prevede che a governare l’ASP unica non ci sia più il Consiglio di Amministrazione con i rappresentanti di tutti i comuni, ma le decisioni in futuro verranno prese da un Amministratore Unico.

Trovandomi ad Anzola Emilia, ho avuto occasione di transitare a piedi in Piazza Enrico Berlinguer. La piazza è dotata di un arredo urbano che possiede, ben esibita, una presunzione maldestra. Questa immodestia creativa, per qualche ragione, mi è risultata da subito familiare. “Chissà perché?” mi domandavo.

La sera, giunto a casa, non ho potuto fare a meno di verificare, grazie alla potenza di internet, “chi e quando”… e li ho capito tutto… ho capito da dove proveniva la sensazione di domestico disagio che mi ha accompagnato camminando in quella piazza… indovinate un po’ chi sono gli autori di questo improvabile torcimento datato 2001: proprio loro… gli stessi audaci architetti dell’arredo urbano di Casola.

È quindi con spirito consolatorio nei confronti di tutti i casolani che allego una foto notturna della piazza …

… non sentiamoci soli!

Pier Ugo Acerbi

ASP, OVVERO EX OPERE PIE: UNA LEGGE REGIONALE MODIFICA PESANTEMENTE GLI ASSETTI ESISTENTI

Carissimi Lettori, ritorno, a titolo personale - al di fuori per il momento dell’ambito del Gruppo di Studio all’uopo costituito alcuni mesi fa (e quindi mettendoci per adesso personalmente solo la mia faccia) - su un argomento che ha occupato diverse pagine del nostro giornale nei numeri scorsi  e che allo “Specchio” ,o “Spekkietto” che dir si voglia, per la storia di vicinanza e mobilitazione che lo ha caratterizzato nel passato, sta molto a cuore.

Parlo dell’ASP, l’istituzione che a suo tempo ha sostituito le IPAB, che a loro volta avevano sostituito le Opere Pie.  

I nomi cambiano ma la sostanza è sempre la stessa, e la sostanza è la gestione delle strutture di accoglienza e di assistenza alla popolazione più debole; nel nostro caso in particolare gli anziani, ma anche, come positivamente abbiamo potuto constatare negli ultimi tempi, i giovani colpiti da  disabilità. Mi riferisco naturalmente alla gestione della nostra Casa Protetta e del più recente centro , laboratorio dell’APE .

Il raduno e la sfilata dei reduci dei Granatieri del Gruppo di Combattimento Friuli, avvenuto domenica 15 settembre, sollecita una riflessione. Come nei precedenti raduni, compreso quello per l’inaugurazione della lapide ai caduti del Reggimento San Marco, a parte i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni d’arma locali, espressamente invitati, si notava la pressoché totale assenza ed indifferenza dei casolani.
Una situazione che ingenera nei partecipanti non casolani ai raduni una considerazione negativa sulla popolazione di questo paese, che appare poco sensibile, se non indifferente, nei confronti di chi ha combattuto o dato la vita per la liberazione di Casola Valsenio.
 
Ma la causa di questo non è, a mio parere, da addebitarsi alla scarsa sensibilità dei casolani ma alla situazione che via via si è venuta a creare riguardo al ricordo materiale degli avvenimenti della seconda guerra mondiale nel nostro paese; ricordo che spazia dagli Alleati all’Esercito Italiano ma non fa cenno degli abitanti di Casola. 
Nelle vie e piazze del paese troviamo infatti lapidi, targhe e monumenti dedicati ai granatieri del Gruppo Friuli (che in realtà operò nel settore di Brisighella e Riolo), agli Ebrei, ai caduti del Reggimento San Marco e agli Indiani. A proposito della targa dedicata a questi ultimi si legge che liberarono Casola quando in realtà il paese era già stato abbandonato dalle truppe tedeschi e proprio per questo, ma nel testo non vi è alcun accenno,  quattro partigiani casolani , rischiando al vita a causa delle mine, si recarono al comando alleato agli Ardenghi per far cessare il cannoneggiamento sul paese e due di essi guidarono poi una pattuglia indiana fino a Casola che perlustrò l’abitato senza sparare un colpo. E’ vero che in occasione del 25 aprile vengono deposte corone al Monumento ai Caduti casolani del Parco G. Cavina  con riferimento quindi anche ai caduti della seconda guerra mondiale, ma sul fronte del basamento campeggia solo la dicitura in memoria dei caduti della guerra 1915-1918.
Così che un visitatore che gira per Casola ha l’impressione che i suoi abitanti non abbiano partecipato alla Lotta di Liberazione, che non abbiano patito lutti e sofferenze e che si siano limitati ad assistere a scontri e combattimenti tra i tedeschi da una parte e gli Alleati e truppe dell’Esercito Italiano dall’altra. Ed invece non è così. Basta ricordare che la popolazione di Casola ha pagato il prezzo dell’ultima guerra con 183 morti, di cui 15 partigiani  e patrioti, 51 militari e 117 civili. A questi si devono aggiungere le sofferenze dei feriti e i danni materiali: 68 edifici distrutti o gravemente danneggiati in paese e 132 nel forese; 60 ettari di terreni minati e la razzia di 613 bovini, 355 ovini e 627 suini. 
E’ un sacrificio testimoniato dalla Croce al Valor Militare attribuita nel 1985 con decreto del Presidente della Repubblica al Comune di Casola Valsenio con la seguente motivazione: “Vivaio di fieri cittadini animati da profondo amor patrio ed ardente desiderio di libertà, coraggiosamente sostenne e alimentò la lotta contro il nemico oppressore. Sopportò con fermezza sacrifici e distruzioni, offrendo alla causa della Resistenza dolori sangue e lutti”.
Credo che per rispetto alla storia e per rendere giustizia alla comunità casolana il prossimo anno, 70° anniversario della liberazione di Casola o il 25 aprile 2015, 70° anniversario della Liberazione d’Italia, rappresentino l’occasione per collocare, ad esempio sul fronte del municipio o della Casa della Cultura, una targa con la motivazione della concessione della Croce. Nello stesso tempo credo nell’opportunità per motivi di razionalizzazione organizzativa ed economica; per poter contare su un’ampia partecipazione di reduci, di rappresentanze militari e civili e di cittadini e soprattutto perchè partigiani civili e militari affrontarono insieme le sofferenze della guerra, di unificare nella data del 25 aprile le celebrazioni riguardo agli avvenimenti della seconda guerra mondiale, salvo le cerimonie a Monte Battaglia e Monte Cece. 
 Inoltre, affinchè i testi delle lapidi e targhe non appaiono sempre più parole vuote a causa del ricambio generazionale sarebbe opportuno che di anno in anno, in concomitanza con le celebrazioni del 25 aprile, si tenessero conferenze o brevi lezioni sui vari aspetti della guerra nel territorio casolano prendendo spunto, di volta in volta, da quanto è ricordato nelle lapidi e targhe del nostro paese.
Sperando che queste mie parole siano spunto per una riflessione sulla storia del nostro paese e su come ricordarla e testimoniarla
 
Beppe Sangiorgi
 

"Lo Spekki(ett)o" è soprattutto il giornale di una comunità. La comunità è quella di Casola Valsenio, un piccolo paese (neppure tremila anime) sdraiato sulle colline romagnole, lungo la statale 306 che parte dalla Via Emilia all'altezza di Castel Bolognese. Un territorio piuttosto isolato e di confine: a 7 km dal paese, salendo ancora, si incontra il confine con la Toscana.

Veduta di Casola Valsenio

Abbiamo detto un paese sdraiato, potremmo dire accasciato? Non sappiamo. Forse un modo per saperlo è leggere, capire, interpretare le pagine che pubblichiamo e che hanno come scopo primario proprio quello di raccontare la vita casolana in tutti i suoi aspetti: la politica, la cultura, la cronaca, i personaggi, i sogni, le speranze, le delusioni e i fallimenti. "Lo Spekki(ett)o" nasce nel febbraio 1997, ma la nostra storia parte da molto più lontano. Ci consideriamo infatti figli, e le testate sono lì ad indicarlo, de "Lo Specchio", il periodico casolano che ha avuto più lunga vita. Nacque nel 1967 come un'attività del Clan del Gruppo Scout di Casola e da allora continuò le pubblicazioni per quasi un trentennio, fino al 1995, quando l'uscita in edicola (sempre più irregolare) venne interrotta per mancanza di forze fresche desiderose di mandare avanti la baracca.

Una storica redazione de Lo Spekkietto 

Sì, perché il nostro lavoro è del tutto volontario, nessuno di noi è professionista del mestiere e naturalmente nessuno ci guadagna un centesimo, anzi. E capitano spesso i periodi in cui è più difficile trovare persone pronte a mettersi in gioco e darsi da fare. Comunque noi abbiamo raccolto quell'eredità, pesante ma affascinante, i principi che avevano guidato trent'anni di giornalismo locale. Il legame col gruppo Scout è rimasto fortissimo: gran parte dei componenti della redazione (a proposito, una quindicina di baldi giovani fra i 20 e i 32 anni più qualche prezioso collaboratore non fisso) fa o ha fatto parte degli Scout, e sulle nostre pagine parliamo spesso del gruppo. Ma è soprattutto la "filosofia di vita" scoutistica, il loro modo di vedere le cose che abbiamo cercato di fare nostro e di trasmettere tramite le nostre pagine.

Foro storica di una vecchia redazione

Innanzi tutto l'impegno per cercare di migliorare, nel nostro piccolo, l'ambiente in cui viviamo, il desiderio di fare sentire la nostra voce, di non scomparire nell'anonimato. Perché anche in un piccolo paese come il nostro, se si vuole, ci si riesce a nascondere, anzi esistono veri e propri specialisti nel tirare il sasso durante le discussioni al bar e poi nascondere la mano quando si tratta di fare qualcosa di positivo. Noi speriamo invece di animare la discussione, e che questa porti da qualche parte. Spesso sbattiamo nei muri, ma anche quella di rialzarsi dopo una caduta è un'abilità che vogliamo imparare da Baden Powell e seguaci. Siamo un giornale politico, ma non siamo un giornale di partito. Politico perché quando parli di una comunità a una comunità stai già facendo politica, ma non vogliamo essere etichettati come appartenenti a uno dei tanti partiti che agitano la scena ("agitano" è una parola grossa, a Casola tutta questa agitazione partitica non c'è, anzi siamo abbastanza sulla bonaccia afosa, per mancanza di alternative).

La mitica ROTAPRINT

Pensiamo che siano le nostre stesse pagine a dimostrare che non solo abbiamo sempre dato spazio a tutte le forze politiche, ma noi stessi, nei nostri commenti, abbiamo sempre cercato di ragionare in maniera critica, apprezzando quando c'era da apprezzare e criticando quando c'era da criticare. Sulla base non del ghiribizzo personale di uno di noi, ma delle discussioni che abbiamo durante le riunioni di redazione ma anche, e soprattutto, ogni volta che ci incontriamo, in qualunque luogo.

Redazione de LoSpekkietto anno 2004

Sì, perché c'è un'altra cosa che ci piace dire: fra di noi siamo amici, non ci siamo incontrati per fare un giornale, è il giornale che è nato (e continua a nascere) spontaneamente dalla nostra frequentazione, dalle nostre chiacchiere, dai nostri scontri dialettici. Questo - oltre agli esempi di cui si parlava sopra, gli Scout e "Lo Specchio" e soprattutto le persone che li hanno portati avanti - mantiene in vita il giornale, fra mille difficoltà e altrettante soddisfazioni. Sbarcare in rete significa aggiungere un percorso parallelo alla strada maestra del giornale. Significa tentare di farci sentire da ancora più persone, con più forza di prima. E significa non dimenticare Casola, opporsi alla morte cerebrale che il nostro paese rischia, come ogni piccolo paese, se il silenzio dura troppo a lungo.

Tornavo da Parma in auto. Ascoltavo la radio per conoscere le condizioni del traffico sull'autostrada Si interruppero le trasmissioni e fu data la notizia dell 'esplosione di un ordigno alla sala di aspetto della stazione di Bologna affollata di passeggeri.
In un primo tempo la notizia fu data con stile sobrio,poi , mano a mano si seppe di più e si capì la gravità dell'evento.
A Bologna non fu possibile entrare per verificare sul posto cos'era successo.
Si seppe subito dei tanti morti e feriti e dello sforzo straordinario che stavano compiendo il personale sanitario, le forze dell'ordine, i tanti volontari accorsi per dare una mano . Fu subito chiara l'entità della tragedia e che si trattava di un atto di terrorismo probabilmente di matrice fascista,ma comunque di natura eversiva.
Sono note le vicende successive, quelle umanitarie, quelle di polizia e quelle processuali che portarono ad alcune condanne, ma che non fecero luce sulla regia di una così immane strage.
Sono trascorsi 31 anni da allora.
Ogni 2 Agosto a Bologna ci si ritrova a ricordare l'evento con angoscia e con la richiesta precisa di risalire alle responsabilità di chi lo ha voluto e coperto . Ogni anno viene chiesto allo Stato di fare chiarezza fino in fondo.
Quello che resta è il perenne ricordo di quel tempo del terrorismo vissuto con tanta proccupazione e con l'imperativo di salvare la Democrazia nel Paese che era messa a repentaglio da questo ed altri gravi eventi violenti che rappresentavano la sfida allo Stato.
Il Popolo democratico aveva capito la gravità del momento ed anche quella volta le piazze si riempirono di gente che ribadiva che lo Stato andava difeso affiancando e sostenendo il lavoro dei Corpi di Polizia, dei Magistrati e delle Istituzioni.
Ho presente quei momenti che ho vissuto assieme ai lavoratori delle fabbriche, dei campi e degli uffici .
Lo Slogan di qualche scellerato che dichiarava la sua neutralità tra Stato e Terrorismo non ebbe seguito.La Democrazia era ben salda tra i cittadini.
Una conferma venne anche in quella manifestazione in Piazza del Popolo a Ravenna del 4 Agosto convocata dalle Istituzioni e dai Sindacati.
Un evento da ricordare: tutta Ravenna in Piazza, molti turisti,molti studenti tante bandiere di associazioni ed un unico solo grido :NOI SIAMO CON LO STATO :BASTA CON LA VIOLENZA. I CADUTI NELLA STRAGE DI BOLOGNA SONO MARTIRI DELLA PATRIA.
Parlai in quella Piazza gremita all'inverosimile assieme al Sindaco di Ravenna Giordano Angelini.
Ancora oggi sento la tensione di quel momento ed ho impresse le emozioni che esprimevano le facce dei partecipanti.
2 Agosto 2013 giacometti
Il Comitato Comunale degli Utenti dei servizi sociali di Casola Valsenio , su convocazione del Presidente della ASP “Solidarietà Insieme Roberto Rinaldi Ceroni, si è riunito in data 17 luglio scorso 2013 , per esaminare 2 punti all'odg riguardanti gli aspetti gestionali dei servizi svolti dall'Ente a Casola Valsenio e per compiere un primo esame del Progetto di Legge della Giunta Regionale dell'Emilia Romagna di riforma e di riordino “ …..delle forme pubbliche di gestione nel sistema dei servizi sociosanitari “ e degli effetti correlati che potrebbe determinare sul futuro dell'Azienda ASP.
Erano presenti , oltre a tutti i componenti , il SINDACO Nicola Iseppi, l'ASSESORE e Milena BARZAGLIA.

UNO DI NOI – RACCOLTA DI FIRME IN DIFESA DELLA DIGNITA’ DELL’EMBRIONE UMANO
La parrocchia di Casola aderisce all’iniziativa internazionale di raccolta di firme in difesa della dignità dell’embrione umano.
La raccolta di firme, già iniziata, proseguirà domenica prossima 26 Maggio all’uscita delle S. Messe e nei giorni successivi. Pubblichiamo qui di seguito , a chiarimento dei temi e degli obiettivi che l’iniziativa si pone, un breve sunto dei temi trattati e delle modalità di adesione con l’invito a contribuire al buon esito di una sacrosanta mobilitazione in difesa della vita umana fin dalle sue origini.
L’ embrione umano merita il rispetto della sua dignità e integrità. Ciò è affermato nella sentenza della Corte europea di Giustizia che definisce l’embrione umano come l’inizio dello sviluppo dell’essere umano.

DUE INDIMENTICABILI GIORNATE PER RICORDARE I
50 ANNI DELLO SCOUTISMO CASOLANO

Sabato 18 e Domenica 19 Maggio, a 50 anni esatti dalla fondazione ufficiale del movimento Scout a Casola Valsenio ( coincidente con la pronuncia delle prime promesse di un Rover, 6 Esploratori e 6 Lupetti, il 19 Maggio dell’anno 1963 ) si sono celebrate nel comune al centro della Valle del Senio due giornate di ricordi, di rievocazioni e di momenti di specifiche attività, che hanno fatto rivivere, con emozione e commozione, la lunga storia di un’avventura che nel tempo ha coinvolto centinaia di giovani e li ha impegnati nell’originale cammino di formazione - ideato oltre un secolo fa dall’ufficiale inglese Lord Baden Powel l ( B.P. per tutti i fratelli scout ) - che ancora oggi rappresenta uno dei più efficaci e validi metodi educativi, diffuso e ramificato in tutto il mondo e presso le più diverse culture: lo Scoutismo.

Non volevo crederci quando mi è stato riferito che presso le nostre aziende artigiane e commerciali si aggirava un signore con tanto di accredito firmato dai Sindaci della Unione dei Comuni della romagna faentina, ad eccezione di Brisighella, che chiedeva sponsorizzazioni per una Spa per l'avvio di un fantomatico 'Progetto mobilità gratuita' da realizzare con l'acquisto di un mezzo attrezzato per il trasporto di invalidi che sarebbe stato poi gestito dall'AUSER di Faenza che, tra l'altro, viene indicato come punto di informazione sulla iniziativa. Invece è tutto vero.

Non c’è luogo, ormai, sul nostro pianeta ove non si sia mai registrato alcun avvistamento UFO. L’Europa (assieme all’America) è senz’altro il continente che conta il maggior numero di avvistamenti, ultimo tra tutti il fenomeno che si è manifestato nelle prime notti di gennaio nei cieli della Romagna.
Pare infatti, che nell’area tra Ravenna e Cesena, alcune persone abbiano avuto la fortuna (o la sfortuna) di avere un incontro ravvicinato con un oggetto volante non identificato, che è stato avvistato fino in Toscana, e anche Casola ha la fortuna di vantare un testimone, la Signora Anna Galeotti, che molto gentilmente e amichevolmente ha risposto alle nostre domande raccontandoci la sua esperienza.

Carissimi tutti scout giovani, meno giovani e vecchi, esprimo qui e lo voglio esternare a tutti, la grande soddisfazione provata sabato 13 Aprile nel constatare il grande successo della serata di proiezioni di foto e filmati con cui il Gruppo ha aperto le manifestazioni per ricordare il 50° dell'attività scout a Casola Valsenio.
Un colossal di due ore e mezzo, vario, animato, poliedrico. Lungo certamente, ma che, anche a sentire dalle numerose testimonianze che mi pervengono, non ha stancato nessuno, grandi e piccoli. Un racconto fantastico di esperienze giovanili, quali mai si era verificato a Casola.

Quanti genitori acconsentirebbero oggi ad un ragazzino di 14 anni di spingersi nell'avventura della risalita di un fiume? Nella immaginazione di un adolescente “il Fiume” non era lo scarno torrentello che fa il suo onesto lavoro dal Carzolano all'Adriatico, ma una minacciosa potenza della natura con cui valeva la pena tentare la sfida...
Per la verità, oggi la vera sfida sarebbe quella di piegare la diffidenza dei genitori verso una impresa considerata quanto meno inopportuna (il MOIGE(1) si strapperebbe le vesti gridando allo scandalo, magari querelandone l'ideatore), ma allora – meno male – non fu così.
Grazie. Grazie davvero mamme e babbi di allora, provati figli di ben altre congiunture, per avere acconsentito quasi con sufficienza a quella impresa.
E l'impresa si tentò due volte, come spesso capita ai veri esploratori.