La coltura del castagno è da qualche anno in grave crisi dopo l’avvento della vespa cinese nel 2002 ma i castanicoltori non si sono pianti addosso e hanno preso iniziative per contrastare le avversità e per rilanciare questa coltura che è l’unico raccolto da reddito della media e alta collina.
Già da qualche anno si sono eseguiti lanci del parassitoide della vespa ( Torymus sinensis) per tentare di limitarne la diffusione con costi non indifferenti sostenuti dagli stessi agricoltori. L’Associazione castanicoltori della valle del Senio è molto attiva in questo senso e ha provveduto ad acquisti collettivi di questo insetto utile per poter abbassare il costo dei lanci.
Da quest’anno l’associazione ha in cantiere un paio di iniziative che vanno sempre nel senso di salvaguardare questa coltura dai suoi numerosi nemici. Abbiamo parlato con il presidente Giuseppe Pifferi che ci ha fatto una scheda sintetica delle iniziative. Intanto già da quest’annata si sono eseguiti monitoraggi per capire l’entità dei danni da “bacato” e per individuarne il responsabile. Sono quattro infatti gli insetti che provocano questo grave danno sui frutti con erosioni anche profonde e caduta anticipata dei ricci. Tre di questi sono farfalline minuscole chiamate tortrici del castagno e più precisamente Cydia fagiglandana, Cydia splendana e Pammene fasciana. Siccome hanno una biologia un po’ differente fra di loro s’è cercato di monitorare i marroni bacati aprendoli uno ad uno per individuare il responsabile principale. Il risultato è che Pammene fasciana è il tortrice più diffuso nei castagneti della nostra valle. L’attività ha coinvolto una decina di aziende rappresentative dei due comuni di Casola e Palazzuolo poiché l’associazione opera su entrambi. In secondo luogo si è sperimentato un metodo di lotta biologico che non prevede l’uso di sostanze chimiche. Si impiegano nematodi entomopatogeni cioè organismi minuscoli che uccidono la larva del nostro insetto quando ne vengono a contatto. La settimana scorsa in alcune aziende pilota sono stati irrorati i tronchi dei castagni ,nelle cui screpolature sverna la larva di questa piccola farfalla, utilizzando una soluzione che contiene milioni di nematodi con l’obiettivo appunto di ridurre la popolazione della Pammene.
Il progetto è coordinato dal dottor Aldo Pollini, noto entomologo a livello nazionale che si avvale della collaborazione dell’istituto tecnico agrario Scarabelli di Imola per l’attività di monitoraggio. Nella fase di laboratorio infatti occorre molta manualità perchè si tratta di aprire tutti i frutti infestati stando attenti a classificare gli ospiti dannosi. E’anche un’opportunità per i ragazzi delle classi quinte di attivare una didattica di laboratorio con la possibilità di applicare davvero le conoscenze e di capire le problematiche della castanicoltura.
La ricerca si svilupperà anche per i prossimi anni poiché al momento della raccolta saranno di nuovo attentamente monitorati i danni da “bacato” nelle aziende pilota e in quelle altre prese come campione al fine di capire l’efficacia del metodo di lotta o, eventualmente, per tentarne dei nuovi.
Nel mese di settembre sono stati anche monitorati una quindicina di castagneti della valle per valutare il grado di insediamento del Torymus sinensis che parassitizza le larve della vespa cinese. I risultati sono confortanti. Nei castagneti dove già tre anni fa sono stati eseguiti i lanci la sua presenza è evidente e diffusa in quasi la metà delle galle di vespa. Ma anche in quelli dove solo in questa primavera è stato fatto il primo lancio l’insediamento del parassitoide è confermato. Continueremo a seguire le attività dell’associazione dalle pagine di questo giornale perché il castagno che rappresenta l’identità culturale, paesaggistica e gastronomica del nostro territorio resti al centro dell’attenzione di tutti i cittadini e di tutti i consumatori.
Roberto Rinaldi Ceroni