La vespa del castagno (Dryocosmus kuriphilus) sta diventando il nemico piu’ pericoloso per i nostri castanicoltori.
E’ un minuscolo insetto arrivato in Italia da una decina di anni eppure già diffuso in tutte le aree castanicole del nostro paese comprese Sicilia e Sardegna.
E’ un minuscolo insetto arrivato in Italia da una decina di anni eppure già diffuso in tutte le aree castanicole del nostro paese comprese Sicilia e Sardegna.
Il danno è provocato dalle escrescenze che si formano sulle foglie o nei pressi dei getti e che vengono chiamate galle. In queste galle si compie l’unica generazione annuale. Ogni galla può contenere da una fino a sei/otto larve che crescono per uscire da fine giugno a luglio. Di questo insetto non si conosce il maschio. Sono tutti individui femmine ognuna delle quali depone fino a cento e passa uova nelle gemme del castagno che schiuderanno la primavera successiva.
Quando l’infestazione è diffusa e generalizzata, come succede già in tanti nostri castagneti, la pianta deprime la vegetazione, cala notevolmente la produzione e si espone all’attacco di cancro della corteccia, una crittogama che può arrivare a seccare i rami e le branche. Contro la vespa del castagno, allo stato attuale delle conoscenze, è possibile solo la lotta biologica. Si tratta di favorire la diffusione di altri insetti suoi nemici sperando nel contenimento naturale delle sue popolazioni. Sono insetti che depongono le uova nelle galle della vespa e se ne nutrono. Ne esistono di indigeni mentre si cerca anche di introdurre un altro insetto ( Torymus sinensis) che proviene dall’oriente dove, pare, è riuscito a contenere il problema nell’arco di qualche anno.
Abbiamo intervistato il vise-sindaco e assessore all’agricoltura del nostro comune Graziano Caroli.
Quali iniziative avete già svolto sull’emergenza della vespa del castagno?
Già in occasione della festa del castagno del 2009 abbiamo iniziato l’opera di sensibilizzazione. Nel febbraio di quest’anno abbiamo organizzato un incontro come Unione dei comuni alla presenza del servizio fitosanitario, della Provincia, degli assessori dei comuni, del consorzio tre valli e delle organizzazioni agricole per definire alcune strategie di intervento. Nell’occasione abbiamo fatto pressione perché anche nel nostro comune venisse eseguito un lancio del parassitoide così come poi è stato eseguito il 27 di aprile e abbiamo sollecitato la Provincia a mettere in campo forme di supporto economico ai castanicoltori colpiti da questa avversità .
Sentiamo Alessandro Pifferi proprietario del castagneto dove è stato realizzato il lancio del parassitoide. Qual è la superficie del tuo castagneto? Poco piu’ di dieci ettari. Qual è il grado di attacco della vespa nel tuo castagneto? Ce n’è parecchia in alto a ridosso del crinale ma anche in basso alla quota minore. Quanti adulti di parassitoide sono stati lanciati dal servizio fitosanitario regionale? Un centinaio circa fra maschi e femmine. Hai notato qualcosa in questi anni di diffusione della vespa? Mi pare che in parallelo si stia diffondendo anche un parassitoide indigeno simile a quello introdotto.
Abbiamo posto qualche domanda anche alla Dott.ssa Nicoletta Vai del Servizio fitopatologico della regione Emilia-Romagna che segue il problema già da qualche anno.
Oltre al recente lancio di Torymus s. a Casola nel castagneto a ridosso della Toscana quali altre iniziative locali avete in cantiere?
Oltre al lancio a Casola Val Senio abbiamo effettuato un rilascio di Torymus sinensis in un castagneto di Castel del Rio. Complessivamente sono 16 i lanci del parassitoide eseguiti in Emilia-Romagna tra 2010 e 2011
Quali sono i vostri programmi per il campo di moltiplicazione del Torymus s. presso il vivaio imolese di Ponticelli?
Innanzi tutto precisiamo che non si può ancora parlare di area di moltiplicazione. Nel Vivaio Zerina, di proprietà della Regione Emilia-Romagna, abbiamo destinato un appezzamento ad un impianto di giovani castagni. Nell’inverno 2010-2011 abbiamo preparato il terreno e messo a dimora le piantine. Alcune di queste provengono da un’area infestata da Dryocosmus a Zocca e infatti a primavera hanno manifestato un buon numero di galle. Contiamo che l’infestazione aumenti così da poter rilasciare il Torymus il prossimo anno: solo a questo punto avremo una vera e propria area di moltiplicazione
Non ritiene forse che la scarsa vocazionalità del sito per il castagno possa quantomeno ritardare l’obiettivo di avere numeri significativi di Torymus s da lanciare sul territorio
No, riteniamo che se l’infestazione del cinipide sui giovani castagni del vivaio sarà sufficiente potremo produrre Torymus al pari di altri siti di moltiplicazione. Grazie al personale regionale del vivaio stiamo curando i castagni con irrigazioni, pacciamatura, lavorazioni del suolo con l’obiettivo di mantenerli in buone condizioni vegetative
Riceviamo parecchie segnalazioni sulla presenza attiva di parassitoidi indigeni che pare contrastino la vespa cinese. State studiando anche queste popolazioni e la possibilità di un loro utilizzo in vostri futuri programmi?
Non si tratta di programmi futuri ma di un’attività che abbiamo già messo in campo. Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno abbiamo campionato 3-4 castagneti per ogni provincia della Regione. Da ogni castagneto abbiamo raccolto 500 galle che abbiamo inviato all’Istituto di Entomologia dell’Università di Bologna per la verifica e la classificazione dei parassitoidi autoctoni. Responsabile scientifico di questo lavoro è il Prof. Stefano Maini che, insieme al dott. Fabrizio Santi dello stesso Istituto, collabora con il Servizio fitosanitario e con il prof. Alberto Alma dell’università di Torino per il controllo biologico del cinipide.
Roberto Rinaldi Ceroni