Anche il 2014 è stato un anno strano e anomalo. Forse dovremo abituarci a considerare l’ anomalia una regola e la stranezza del tempo meteorologico come un dato caratteriale di questo pianeta che prova a farci capire il suo malessere per i torti e gli sgarbi subiti dalla nostra civiltà ingrata.

L’anno che ha appena aperto il suo autunno all’insegna di un clima ancora caldo si è distinta per tre caratteri: inverno mite con assenza di neve ( la media delle minime di gennaio è stata +2,4), estate fresca, alta piovosità ma soprattutto concentrata sia come diffusione che come intensità.

L’inverno scorso è passato via con i cieli grigi, l’aria umida e l’ assenza di neve. La circolazione atlantica ha pervaso quasi tutto il periodo anche sulle nostre regioni adriatiche dove invece qualche volta s’affacciano i venti continentali che arrivano da nord. C’era il rischio di non ricaricare le falde perché è solo la neve col suo lento discioglimento a permettere la saturazione del terreno fino alle prime falde freatiche. In realtà le piogge successive hanno scongiurato questo pericolo. Di tutto questo ne hanno tratto vantaggio molti insetti che poi durante la stagione vegetativa delle piante hanno messo a dura prova gli agricoltori nella difesa di alcune colture.

 

Un esempio fra tutti è stata la mosca dell’olivo. Molti olivicoltori che non sono riusciti a trattare o che hanno sottostimato il rischio non hanno raccolto nemmeno le olive perché completamente infestate dalle larve della mosca ( Bactrocera oleae). Questo insetto supera l’inverno nei primi strati del terreno o nelle olive cadute a terra e già un inverno poco rigido provvede a contenere il numero di quelli che non svernano. Poi se nella stagione estiva si superano massime di 30 gradi la mosca fatica a portare avanti la deposizione delle uova soprattutto se l’andamento siccitoso provoca anche l’ispessimento dell’epidermide dell’oliva. L’estate di quest’anno ha avuto un decorso esattamente contrario e la mosca si è scatenata prolificando come nelle nostre zone non era mai successo. Contenere l’infestazione di questo insetto è stato così assai difficoltoso e ci sono aziende dove il danno è stato davvero consistente. Anche per chi è riuscito a raccogliere il prodotto ( molte olive con la presenza della larva cadono per terra anticipatamente) l’olio è risultato con valori di acidità più elevati a causa dell’attività delle larve che si nutrono della polpa dell’oliva.

Un altro esempio è stata l’elevata percentuale di danni da bacato sui marroni ma qui il discorso si fa più complesso e lo affrontiamo in un altro articolo.

A un inverno mite sono seguiti mesi freschi con temperature che non assomigliavano affatto a quelle tipiche né della primavera né tantomeno dell’estate. Nel mese di luglio abbiamo avuto solo 3 giorni con massime oltre i 30 gradi mentre ad agosto sono stati 5 ma con minime notturne addirittura sotto i 20 gradi. E’ stato più caldo il mese di giugno con una settimana oltre i 30 gradi ma con stesse minime basse. Addirittura il mese di ottobre ha registrato una media delle minime più alta di quella del mese di maggio.

E poi c’è stata la pioggia. Mancano ancora due mesi alla chiusura del 2014 quindi le conclusioni sono affrettate ma se guardiamo il dato complessivo delle precipitazioni che è di 1023 mm dobbiamo dire che per adesso non è stato un anno da record. Dal 1920 ad oggi sono dodici gli anni in cui la piovosità totale ha superato i 1100 mm annui distribuiti per tutti i mesi. Ciò che colpisce è invece l’intensità e la distribuzione. Basta pensare alla grande piena del Senio che ha devastato la valle il 20 settembre. La stampa chiama “bombe d’acqua” piogge con un’intensità oraria che il terreno non riesce a drenare creando erosione e, dove il pendio è elevato, formando ruscelli improvvisi che rovinano a valle devastando tutto ciò che incontrano.

Ma strana è stata anche la distribuzione sul territorio. Ci son stati acquazzoni violenti che hanno colpito pochi chilometri quadrati spesso con un confine netto fra la zona colpita e quella adiacente dove la pioggia aveva appena bagnato le foglie degli alberi.

Per chi ha qualche anno sulle spalle fa un po’ impressione confrontare i ricordi delle stagioni di un tempo con quelle che si succedono ora. Ma il dato che più colpisce è che queste anomalie sono diffuse ormai dappertutto a scala globale. Quindi c’è qualcosa che non va. Non è un mistero e lo sappiamo tutti: si chiama effetto serra e ognuno di noi, nel suo piccolo, vi contribuisce. Il prossimo mese a Lima, in Perù, si terrà l’ultimo appuntamento del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico prima della sessione di Parigi dove dovrebbe essere adottato un accordo globale sulle azioni da intraprendere in materia di clima. Ce la faremo? Siamo ancora in tempo a salvare oltre all’ululone appenninico ( Bombina pachina) al passero solitario ( Monticola solitarius) anche l’homo sapiens?

Roberto Rinaldi Ceroni

( ho appena finito di scrivere l’articolo. E’ il 5 novembre: sono uscito in strada solo con una felpa addosso. Ma mi sono annegato sotto un violento acquazzone. Altri 20 mm. Riusciremo a superare il record del 1939 di 1458 mm ?)

 

Si ringrazia il Giardino delle Erbe per la fornitura dei dati rilevati nella locale stazione meteorologica

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