Avete presente quella scena di “Chi ha incastrato Roger Rabbit” in cui il coniglio animato si nasconde nel retrobottega di un bar e il giudice cattivone, per farlo uscire allo scoperto, tocchetta col suo bastone sul bancone e canticchia “Am-maz-za la vec-chia…”, ben sapendo che nessun cartone riesce a resistere a concludere l’insensata canzoncina? Infatti, all’ennesimo “Am-maz-za la vec-chia…”,” Roger prorompe in uno spettacolare “…coooool fliiiiiiiiiit!!!!!!!” che lo conduce sull’orlo di un’orribile dissoluzione in un barattolo di salamoia. Ecco, qualunque italiano sopra i 35 anni appena sente le fatidiche parole “Notti magiche…” diventa come il coniglio cinematografico e non può trattenersi dall’aggiungere “…inseguendo un gooool!”. E nel 90% dei casi imita anche lo schitarramento di Edoardo Bennato e la voce roca di Gianna Nannini. Perché, lo dico per quelli che, per loro fortuna, 35 anni ancora non li hanno (e che quindi dovranno anche recuperare su YouTube la scena di Roger Rabbit), quello era l’inno dei Mondiali di calcio svoltisi in Italia del 1990, evento epocale per il nostro paese per vari motivi. Non tutti positivi, dal momento che qualche furbetto si è fatto le budella d’oro con la pioggia di denaro che sempre si riversa su un paese che organizza una manifestazione del genere, ma fermiamoci al bello, alla passione. Anzi a due delle passioni più viscerali, più dirompenti che si possano provare, soprattutto in gioventù: calcio e musica. Io allora avevo 15 anni e, guarda caso, conoscevo a memoria due cose: la scaletta di tutti gli album ufficiali dei Beatles (e anche quella di alcuni loro “Best of…” comprati in audiocassetta – in audiocassetta! – da Sangiorgi a Faenza) e tutti i marcatori di tutte le partite di quel Mondiale. Ma proprio tutti, anche i nomi impossibili degli Emirati Arabi Uniti (c’erano, c’erano gli Emirati, ma ho dovuto controllare in rete tanto è labile il ricordo). Quintali di neuroni impiegati in questi sforzi di memoria e poi bruciati, volatilizzati, sfumati nelle nebbie degli anni (e Dio solo sa quanto quei neuroni farebbero comodo alle soglie dei 40…). Ma ormai è inutile piangere sul latte versato e mi accontento di ricordare che allora ricordavo queste cose, che confusamente tornano a galla in questi giorni di rinnovato Mondiale (per la cronaca: visti i tempi di pubblicazione dello Spekkietto quando leggerete questo articolo magari Brasile 2014 sarà un ricordo già un po’ annebbiato – a patto che non lo abbiamo vinto – ma oggi è il 18 giugno, siamo freschi di trionfo sulla perfida Albione nella prima partita e ci avviciniamo alla sfida coi “simpatici” costaricani gonfi di quella fiducia e quell’euforia che di solito preludono a catastrofi calcistiche memorabili. A proposito di catastrofi: la Spagna è stata appena eliminata, che gusto…). Dicevamo: calcio e musica, due passioni intrecciate, ricordi (quasi) indelebili. Vogliamo continuare il giochino anche per i giovanotti compresi fra i 15 e i 35?

 

Se vi dico Germania 2006 e scrivo – non c’è neanche bisogno di canticchiare – “POOOO PO PO PO PO POOOOO PO! POOOO PO PO PO PO PO PO PO PO!”, che cosa vi viene in mente? White Stripes, “Seven Nation Army” trasformata in un coro da stadio, la sorte che tocca solo alle canzoni-capolavoro o alle canzoni-cesso e decidete voi in quale estremo sta SNA. Ma soprattutto Fabio Grosso e i suoi 15 giorni da fenomeno, Materazzi che segna due gol decisivi, l’Italia che ai mondiali vince una partita ai rigori. Una serie di miracoli che al confronto il trittico nozze di Cana-moltiplicazione di pani e pesci-resurrezione di Lazzaro è ordinaria amministrazione, roba da pivellini. Insomma, il trionfo di Berlino! Gli anni passati sono solo otto, è più facile ricordare. Per esempio dove ho visto le partite di quel Mondiale, sette partite in sette luoghi diversi, un po’ per necessità un po’, diciamo dai quarti di finale in avanti, per scaramanzia. Italia-Ghana 2-0: a casa di Elena in via Irnerio, pizzata in compagnia. Italia-USA 1-1: a casa di Bea a Chiaravalle, coi suoi genitori. Italia-Repubblica Ceca 2-0: in biblioteca, stavo lavorando quindi in realtà ho visto solo i replay dei gol in un mini televisore infrattato in ufficio. Italia-Australia 1-0: da solo in una delle tante case in cui ho abitato a Bologna, pieno pomeriggio, caldissimo. Italia-Ucraina 3-0: con Lori e Debora a casa sua, dove non ho mai più messo piede (perché Debora ha cambiato più case di me a Bologna quindi forse quella l’ha lasciata prima che il Mondiale finisse). Germania-Italia 0-2 d.t.s.: stavolta giocavano in casa loro, inequivocabilmente, e io ero a casa di Albo a Imola, altra pizzata in compagnia, però diversa dalla prima. Italia-Francia 6-4 d.c.r.: a casa di Tizi e Stefy, che Franceschino dormiva e non potevamo urlare, roba da farti partire un embolo per la pressione interna delle grida soffocate. Ma che vi sto a dire le mie cose, pensate a dove avete vissuto voi quelle partite, e se una non la ricordate godetevi la dimenticanza che oggi non è più possibile, perché di sicuro ci sarà sempre un post su facebook, un tweet, un selfie o un’altra parola inglese che testimonierà nei secoli dei secoli che la sera in cui l’Italia ha vinto il mondiale in Brasile (toccati toccati) eravate completamente sbronzi sul divano della casa di uno sconosciuto o dentro una fontana che faticherete a riconoscere. Ma questo è il futuro, facciamo un passo indietro in un altro glorioso passato.

España ’82: qui la musica non mi sorregge. Avevo sette anni, non pretenderete che io possa ricordare le hit del momento o gli sguaiati cori dei tifosi più accesi. Così a occhio e croce quello era l’anno della “Voce del padrone” ma proprio non riesco ad associare Battiato al calcio. Anche se “Cuccuruccucu” secondo me in qualche stadio c’è finita… Forse andavano i Righeira quell’anno, già più adatti. Comunque, i più vecchi avranno il loro ricordo musicale, per me l’unico suono connesso a quel mondiale è l’urlo muto di Tardelli. Perché abbiamo sempre detto “l’urlo” ma qualcuno ha mai sentito il sonoro di quell’immagine? Secondo voi aveva solo la bocca spalancata o stava davvero gridando a squarciagola? Adesso Tardelli è in RAI che commenta i mondiali brasiliani, qualcuno gli manda un tweet e glielo chiede? Io comunque di Spagna ’82 soprattutto ricordo che a mio babbo ancora un po’ veniva un infarto durante Italia-Brasile 3-2 e non posso dimenticarlo perché è stata l’unica volta che l’ho visto fare il tifo durante una partita di calcio. Quello che non ricordo è il secondo tempo della finale con la Germania e il motivo è molto semplice: il primo era stato di una tale noia e delusione, con quel rigore sbagliato da Cabrini, che io e Tizi all’intervallo decidemmo di scendere in piazza e chi se ne frega della finale del Mundial. Due geni vero? C’eravamo solo noi (ma va!). Stavamo sul palco a farci i fatti nostri e per quattro volte in 45 minuti fummo vagamente disturbati dai boati provenienti dal Bar Centrale. Poi arrivò Turro in bicicletta con un bandierone di superficie non regolamentare, probabilmente il primo tifoso in tutta Italia a essere sceso in piazza per festeggiare. Anzi, i primi eravamo stati io e Tizi. A ripensarci: davvero due geni!

Michele Righini

P.S.: Aggiunta di un paio di giorni successiva alla scrittura dell’articolo: la catastrofe calcistica temuta si è puntualmente avverata e i “simpatici” costaricani adesso ci stanno un po' sulle p... Incrociamo le dita per il match contro gli antipaticissimi uruguagi.
E proprio per essere filologicamente corretti: nel 2006 l’inno della Nazionale era di Baglioni, qualcuno se lo ricorda?
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