Il casolano STAGNAZZA celebrato a San Miniato
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- Scritto da Roberto Rinaldi Ceroni
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Nell’ambito della cinquantesima mostra-mercato nazionale del tartufo bianco di San Miniato una delegazione di casolani è stata invitata a consegnare il premio Stagnaza ospite della Pro Loco locale per ricordare un nostro compaesano che in quella comunità ha lasciato una traccia indelebile e un’eredità a dir poco preziosissima.
Mentre qui nel suo paese natale se ne è perso il ricordo, di Stagnazza, al secolo Stanislao Costa, nel comune di San Miniato, in particolare nella frazione di Balconevisi, dove risiedeva emigrato da Casola e dove aveva trovato moglie (Amelia Pieragnoli), la sua memoria è ancora molto viva.
Andiamo per ordine: chi era Stagnazza? Stanislao Costa , classe 1875, soprannominato Stagnazza (il perché non lo sappiamo ma l’assonanza potrebbe essere con un mestiere o suo o del padre allora molto diffuso cioè lo stagnino che girava i paese e le campagne per rattoppare il pentolame della cucina) apparteneva a quella schiera di braccianti che stagionalmente scavallavano il crinale verso la toscana alla ricerca di un’occupazione saltuaria.
Il centro storico del paese di San Miniato è situato sulle prime colline a ridosso dell’Arno in una posizione strategica fra le città di Firenze e Pisa. Dall’alto della torre che sovrasta il paese si osserva il corso dell’Arno che ora defluisce in sicurezza idraulica dopo aver accolto parte delle acque che scolano dall’appennino pistoiese. Un tempo però il fiume non aveva argini e dilagava ad ogni piena nella pianura circostante. La zona fu oggetto di bonifica già a partire dall’epoca medievale. Durante il Granducato di Toscana si pose mano alla bonifica di tutta l’area a valle di San Miniato con un’impostazione tecnico giuridica all’avanguardia per l’epoca nel panorama dell’intera penisola. Lo stato italiano riprese l’iniziativa degli Asburgo Lorena e cercò di portare a termine il processo di prosciugamento della valle inferiore dell’Arno che con le sue piene produceva miseria e devastazione ma anche pesanti lutti con le epidemie di malaria.
A cavallo fra ottocento e novecento i braccianti romagnoli potevano recarsi sui cantieri toscani o a piedi con un lungo e faticoso cammino attraverso il passo Ronchi di Berna del Carzolano poi verso Borgo San Lorenzo e Firenze oppure con la nuova ferrovia Faenza-Firenze inaugurata nell’aprile del 1893. Ma per il nostro Stagnazza, che arrotondava le magre sue finanze con i proventi della vendita del tartufo, l’opzione era una soltanto: a piedi. Già perché nelle ferrovie del Regno era severamente vietato il carico dei cani e ogni buon tartufaio che si rispetti gira sempre in compagnia del suo inseparabile compare a quattro zampe.
Arrivati a destinazione sicuramente i braccianti cercavano di trovare alloggio lontano dal fondovalle dove risiedevano invece i cantieri di lavoro per evitare la calura umida e i “ miasmi” che si credevano portatori delle febbri malariche ( la scoperta del plasmodio come causa e della zanzara come vettore avverrà solo nel 1898).
Chissà: forse Stagnazza avrà lasciato in custodia il cane presso un podere oppure lui stesso, terminato il duro turno al cantiere, alloggiava presso una famiglia in collina, fatto sta che scoprì come in quei boschi crescesse a meraviglia il tartufo bianco pregiato ( Tuber magnatum Pico). I contadini del posto sapevano di questi bei tuberi profumati ma non ne facevano commercio tanto che a goderne erano soltanto i maiali portati al pascolo nei boschi di querce. Per un tartufaio provetto come Stagnazza erede della scuola casolana dei cercatori di tartufo quel territorio si palesava come un vero e proprio Eldorado.
A Stagnazza si affiancarono altri raccoglitori e, di seguito, commercianti intraprendenti che della attività di ricerca , raccolta e commercio del tartufo ne fecero una vera professione. Si deve ad un altro cercatore di Tartufi di Balconevisi, Arturo Gallerini , soprannominato il “Bego” il ritrovamento del tartufo bianco più grande del mondo, nel 1954 ( pesava 2,5 Kg e fu regalato al Presidente degli Stati Uniti) .
A San Miniato non si sono dimenticati di Stagnazza ed in occasione dell’ annuale “Mostra Mercato Nazionale” che si svolge ogni anno negli ultimi tre week end di Novembre si ricorda anche la figura di quel nostro antico compaesano che diede origine a questa prospera attività.
Intervista a Marta Cantagalli
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- Scritto da Sara Acerbi
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Intervistiamo Marta Cantagalli, giovane sommelier casolana facente parte della delegazione AIS di Faenza (Associazione Italiana Sommelier) per farci raccontare le esperienze e le emozioni del suo lavoro e scoprire qualcosa in più sulle ricchezze della nostra terra.
PARLACI DI COME TUTTO HA AVUTO INIZIO, COME TI SEI AVVICINATA AL MONDO DEL VINO? C’È STATO UN MOMENTO PRECISO IN CUI LA PASSIONE SI È TRASFORMATA IN VOLONTÀ DI ESSERE TRASFORMATA IN MESTIERE?
Il mio avvicinamento al mondo del vino è stato atipico. Spesso capita che chi decida di intraprendere questo tipo di percorso provenga da una famiglia con una realtà vitivinicola alle spalle, abbia una qualche connessione con il mondo agricolo o una già assodata passione per il vino.
Io non avevo niente di tutto ciò, stavo quasi per finire il Liceo e gli stessi studi di attinenze con il vino ne avevano ben poche (ho un diploma socio-psico-pedagogico).
Ricordo bene il momento della “folgorazione”: era il 2011, stavo partecipando ad uno dei tanti Open Day organizzati dalle Università di Bologna e mi incantai davanti al programma di un corso di Laurea che non avevo mai sentito nominare: “Viticoltura ed Enologia”.
Durante la triennale ho poi preso parte ai corsi di I, II e III livello promossi dall’AIS (Associazione Italiana Sommelier), ed è stato proprio in quegli anni che ho deciso che avrei cercato un lavoro che mi potesse dare la possibilità di mettere in pratica quello che avevo studiato.
IN CHE COSA CONSISTE IN SOLDONI L’ATTIVITÀ DI UN SOMMELIER?
Il sommelier è una figura che non si limita, come spesso si è portati a pensare (complici anche tante gag televisive), al solo assaggio e degustazione di un vino snocciolando termini mirabolanti ai limiti dell’immaginazione.
È una persona che il vino lo racconta, lo comunica.
Come un bravo narratore, il sommelier ti prende per mano e ti conduce all’interno di un bellissimo viaggio in cui si parla di vigne, di fattori climatici, di profumi inebrianti e delle storie delle famiglie che quel vino lo hanno prodotto.
QUAL È L’ASPETTO CHE AMI DI PIÙ DEL TUO LAVORO?
Da alcuni anni lavoro in all’interno di un’Enoteca a Lugo di Romagna.
Un’enoteca è un luogo che, come dico spesso, rappresenta il “Paese dei Balocchi” per chiunque abbia un interesse verso il vino.
La mia situazione ideale, quella che in assoluto mi diverte e stimola di più, è trovarmi di fronte ad un cliente che mi dà qualche indicazione sul gusto che vorrebbe ritrovare nel suo vino oppure che mi indirizza su una zona di produzione specifica e lì inizio a guidarlo verso quelle che potrebbero essere le “papabili” bottiglie da acquistare e portarsi a casa.
Mi rendo conto di divertirmi davvero tanto in quei momenti perché ho modo di esprimermi al massimo!
CHE COSA TI ASPETTI DA UN VINO AL PRIMO ASSAGGIO?
Quando assaggio per la prima volta un vino che non conosco mi aspetto (o meglio, mi auguro!) che mi faccia emozionare. Capita spesso che mi venga chiesto quale sia il mio vino preferito... in realtà non ci sono vini preferiti per me, ma ricordo benissimo tutti i vini che mi hanno dato delle emozioni.
È tutta una questione di sensazioni, quel mix di gusti e profumi che va a toccare delle corde particolari e ti fa aprire i cosiddetti “cassetti della memoria”. Quelli sono i vini che mi rimarranno impressi per sempre.
INTERVISTA A GIANNI FARINA
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- Scritto da Riccardo Albonetti
- Categoria: Cultura
Facciamo finta (ma forse neanche troppo) che i nostri lettori non conoscano per nulla Gianni Farina se non per il fatto di essere il figlio di, l’amico di, quello che viveva ecc ecc.. Facciamo finta di doverlo presentare ai nostri lettori. Quindi la prima domanda che dovrei porre è:
Che mestiere fai?
Se mi è rischiesta una riposta precisa dico che sono regista, drammaturgo, light and sound designer. Se posso essere sintetico rispondo che faccio teatro. Ho fondato il gruppo Menoventi nel 2005 insieme agli attori Consuelo Battiston (di Fiume Veneto - un paesino friulano che aluni casolani conoscono bene: nel ‘96 ospitò un raduno degli speleologi) e Alessandro Miele (di Pompei, che ora ha lasciato la compagnia per fondare un suo gruppo a Lecce), ma a volte lavoro per progetti non direttamente connessi a Menoventi.
Lasciamo perdere le domande del tipo “ma è un mestiere?”, “ma ci campi?”, e vari altri ma che nascono da questo tipo di risposta. Un aspetto che reputo sempre interessante per un’intervista è conoscere come sono nate le passioni dei miei interlocutori A volte si tratta di un suggerimento dato da un amico, a volte da uno spunto a scuola o da una situazione che si presenta inaspettata. Nel più classico degli schemi una passione nata in famiglia. Nel tuo caso?
È frutto della somma di tanti piccoli passi, non riuscirei a individuare un momento X. Riesco però a ritrovare alcuni momento salienti. Il teatro mi ha sedotto subito dopo le medie, grazie a una coraggiosa e intensa esperienza che alcuni gruppi romagnoli - allora quasi sconosciuti e ora ai vertici del panorama europeo - realizzarono tra Casola e Tredozio. Tra questi c’era il Teatrino Clandestino, la formazione della nostra compaesana Fiorenza Menni, che mi fece anche scoprire il Festival di Santarcangelo, una rivelazione mozzafiato per un quindicenne. In seguito, alle superiori, frequentai diversi laboratori e feci le prime esperienze sul palco, ma le contingenze economiche mi suggerirono di incamminarmi su strade meno incerte: ho fatto il cameriere, metalmeccanico, elettricista… è stato un percorso decisamente atipico per mio attuale settore, popolato per lo più da persone di un’altra estrazione sociale. Nel 2001 anni ho saputo di un ottimo corso di formazione per attori, proprio a Santarcagnelo, e ho deciso di tentare: mi sono licenziato (era necessaria l’iscrizione all’ufficio di collocamento) senza sapere se avrei superato la selezione e mi è andata bene. Finito quel percorso ho ripreso la vita del cameriere, ma parallelamente non ho più mollato il teatro, fino a quando nel 2005 ho debuttato come regista con il gruppo menoventi. Lo spettacolo è andato molto bene e nel giro di tre anni ho smesso di fare altri lavori per mantenermi. Ovviamente tiro ancora molto la cinghia, il tetro non è la televisione.
Poi sappiamo che il sacro fuoco dell’arte non è sufficiente e diventano necessarie la volontà, la tenacia, la voglia di imparare e di migliorarsi, il bisogno di un maestro. Sbaglio?
Sul maestro posso aggiungere che ho incontrato almeno 4/5 persone che mi hanno cambiato la vita; mi hanno trasmesso curiosità, dedizione, uno sguardo più lucido sulla temibile struttura sociale che il genere umano ha generato. Grinta e argomenti, quindi, ma anche la necessità di avviare una ricerca formale onesta.
E la Fortuna?
Voci dal Reparto
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- Scritto da Lucia
- Categoria: Scout
“Guardo fuori dalla finestra
Il cielo è di un azzurro quasi cristallino,
il sole alto nel cielo illumina e scalda tutto attorno a sé
la natura si risveglia
forse complice anche la primavera.
Appoggio la tazzina di caffè sul comodino
Apro l’armadio
Tiro fuori la camicia
pulita e stirata
forse anche troppo
quasi non la riconosco
la indosso, arrotolando le maniche fino al gomito
poi metto il fazzolettone
fedele compagno di molte avventure
ha ancora i segni dell’ultimo campo invernale
prima di chiudere l’armadio
l’occhio mi cade sui pantaloni di velluto
non sono necessari
penso
poi ci ripenso
metto anche quelli
perché l’uniforme è l’uniforme
e le cose bisogna farle per bene
oggi devo girare un video da mandare al Reparto”
ESTOTE PARATI! Ovvero siate pronti, siate preparati. Questo è il motto del Reparto.
Noi non eravamo preparati a tutto questo, però non ci siamo scoraggiati e abbiamo cercato soluzioni alternative per riuscire a portare avanti le nostre attività con i ragazzi.
Via telematica 😊
E' uscito Lo Specchio n.256 - Lo Spekkietto n.72
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- Scritto da LoSpekkietto
- Categoria: Cronaca

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