"Cari studenti e studentesse, in ottemperanza all'ordinanza della Regione Emilia Romagna, l'Ateneo ha disposto la sospensione delle attività didattiche dal 24 al 29 febbraio compresi".
Con questa mail il rettore Francesco Ubertini dell'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, annunciava la sospensione di tutte le attività universitarie, lezioni, esami e tirocini. Inizialmente in molti, me compreso, hanno pensato che si trattasse di una fase transitoria e veloce, soprattutto era la speranza dei miei amici che avevano in programma di laurearsi per la sessione di marzo. "Nel peggiore dei casi si tratterà di fare slittare di qualche giorno le date degli appelli di laurea". Questo pensavamo. Ma ben presto le nostre speranze sarebbero andate ad impattare con la realtà. Con il DCPM del 9 marzo l'Italia diventava zona rossa, le lezioni universitarie continuano on line, e così pure le sessioni di laurea, ma non si potrà festeggiare, almeno non come eravamo abituati a farlo, con canti goliardici, con un po' di baracca e uniti.
Sono in sei a Casola ad essersi laureati nel mese di marzo, di varie età e che hanno frequentato facoltà molto diverse, accomunati però dall'aver passato il giorno più importante della loro carriera universitaria a casa, davanti a un PC, e alcuni di loro in ciabatte.
Il 12 marzo è stato il gran giorno di Lorenzo Sabbatani, neo dottore in Scienze Filosofiche. In quei giorni le restrizioni non erano ancora stringenti come lo sono oggi, erano ancora consentite le passeggiate all'interno del proprio comune, quindi con alcuni amici ci siamo trovati fuori dalla casa di Lori, tenendo rigorosamente il metro di distanza per congratularci con lui: "Laurea particolarissima, ma col senno di poi mi sono divertito comunque, sono stato contento di averla svolta in questa modalità a distanza. Avendo già sperimentato la laurea triennale, avrei dovuto ripetere la stessa procedura, l'unica pecca è stata non poter condividere il momento con amici e parenti. Mi sono svegliato presto, ho fatto la mia solita colazione e ho aspettato davanti al computer la chiamata. Nell'attesa con una mia amica di Riolo, che si laureava lo stesso giorno, ci siamo inviati delle gran foto buffe dei nostri outfit: vestiti bene e tirati a balestra dal busto in su, con camicia e papillon, nella parte sotto la vita, pigiama e ciabatte. Nel momento della chiamata io e la mia famiglia ci stavamo facendo i fatti nostri in giro per casa, mi sono precipitato subito e ho iniziato la discussione da solo, senza i miei, quando per fortuna se ne sono accorti è partito un gran via vai per precipitarsi da me, ogni tanto mi voltavo e vedevo mia mamma con il camice da cucina e il cucchiaio in legno mescolare il ragù, mio babbo aveva appena lavorato in giardino e anche lui come me, indossava le mitiche Crocks, è stato molto divertente. Certo sono una persona a cui piace festeggiare, ma questa modalità è stata veramente comoda, ed ero talmente stanco che appena conclusa mi sono tornato a letto.
Avremo comunque tempo per fare baracca, ma quando mi ricapiterà di laurearmi in pantofole?"
Il giorno dopo Lorenzo, il 13 marzo, è il turno di Giacomo Naldoni, ora dottore in Ingegneria Meccanica. Quella di Giacomo se vogliamo è una laurea ancora più particolare delle altre, a differenza dei suoi colleghi non si è laureato nella propria dimora: "Siccome la mia connessione non riusciva a reggere una chiamata con una condivisione della presentazione, in cui erano presenti anche dei video, ho chiesto al sindaco una stanza del comune. Lui ha accettato e mi ha messo a disposizione la stanza del consiglio comunale. Ovviamente a causa delle norme sanitarie non potevo portare amici o parenti, ho dovuto gestire tutta l'ansia da solo. Non sono però mancati gli incoraggiamenti da parte dei dipendenti comunali e di Giorgio Sagrini, che ringrazio. Grazie alla fibra del comune non ho avuto problemi e tutto è filato liscio".
Se Lorenzo è riuscito a sgavagnarsela in mattinata e ha avuto pure tempo per tornare a dormire, lo stesso non può dire Giacomo: "Il tutto è stato un po' lungo, non sapendo come si sarebbe svolta la seduta mi sono recato in comune alle 8.30 per poi svolgere la discussione verso le 13. Una volta finita la discussione la commissione si è riunita subito e ha espresso la sua valutazione finale.
Giorgio mi ha pure fatto delle foto per immortalare questo momento visto che ero solo. Una volta uscito sono potuto andare a casa a festeggiare con un bel pranzo insieme alla mia famiglia. L'università sta organizzando una cerimonia formale per la fine dell'emergenza, e li festeggeremo a dovere!"
Mercoledì 18 Marzo Giuditta Ferretti non ha potuto trovarsi con i suoi familiari perché era sola nella sua casa a Imola, dove è diventata Dottoressa in Scienze Linguistiche. Nei giorni precedenti Giudi mi aveva raccontato tutta la sua frustrazione nel non poter organizzare una festa di laurea in grande stile, come l'aveva sognata: un po' da principessa Disney e un po' una roba trash come le feste de "Il castello delle cerimonie". Frustrazione che col passare dei giorni ha lasciato posto alla consapevolezza del trovarsi in una situazione di vera emergenza, e infine anche se le cose non sono andate come aveva programmato ha comunque avuto le sue soddisfazioni: "Era una bella giornata di primavera, il sole splendeva e mi sono laureata nel tavolo della mia cucina. Mi sono svegliata presto, la mia più grande preoccupazione non era la discussione della tesi ma che qualcosa potesse andare storto nella connessione. Vivo sola ma quel giorno sono stata in continuo contatto con amici e familiari, alle 8.30, mezz'ora prima dell'appuntamento con la commissione di laurea, ho video chiamato le mie amiche, tutte ancora in pigiama, e alle prese con il caffè e la colazione. Il mio vestiario non era molto migliore del loro, mi sono messa una giacca e dei pantaloni eleganti ma ai piedi ho tenuto le pantofole, ormai simbolo di queste lauree a distanza. Alle 9 mi sono connessa per l'appello e casa mia era piena di gente, da una parte le mie amiche e dall'altra la commissione e gli altri laureandi. Essendo la quarta in lista mi sono resa invisibile mentre parlavano gli altri studenti e ho continuato a ripetere il discorso alle mie amiche. La ragazza prima di me non è riuscita a connettersi, ho provato ansia per lei, quindi non sono riuscita a ripetere ulteriormente ed è subito toccato a me. La discussione è stata breve, attraverso una modalità simile è difficile dilungarsi troppo. Mentre stavo discutendo guardavo con la coda dell'occhio le mie amiche, che mi lanciavano segni di incoraggiamento o semplicemente dei sorrisi. Il presidente della commissione dopo avermi proclamato Dottoressa in Scienze Linguistiche ha garantito a nome dell'università che, quando l'emergenza sarà rientrata, avverrà una celebrazione ufficiosa per darci la possibilità di celebrare un traguardo così importante. Alle 10 ero per la seconda volta dottoressa, dopo la laurea triennale. Non avevo addosso il vestito che avevo scelto, non avevo una corona d'alloro sulla testa ed ero in ciabatte, ma la soddisfazione è arrivata ugualmente. Laurearsi a distanza mi ha un po' rattristato perché avrei voluto chiudere questi cinque anni di studio nella maniera più tradizionale, ma ho comunque sentito il calore delle persone vicino, infatti a partire dalle mie amiche tutto il giorno sono stata invasa dalle video chiamate, dalle telefonate e dai messaggi di familiari, amici e conoscenti che hanno festeggiato virtualmente con me fino a mezzanotte. Una volta finita la quarantena faremo tutti una grande festa".
La mattina di venerdì 20 marzo si è laureato in Agraria Verde Ornamentale il mio amico Gianluca Nanni, meglio noto come Gengi, criptico come sempre mi ha fornito solo informazioni essenziali sul giorno della sua laurea. In combutta con i miei amici avevamo già preparato degli scherzi per la sua proclamazione, ma è riuscito a scamparla...per ora: " Quella mattina mi sono svegliato presto, mi sono incamiciato e in gran scioltezza mi sono infilato in dei comodi pantaloni in tuta. Dovevamo connetterci per le 9.00, io ero l'ultimo di una lista composta da 5 persone. Nei giorni precedenti, non avendo un computer portatile, ho dovuto procurarmi una videocamera, cosa non semplice con le limitazioni imposte per i motivi sanitari, mi sono trovato costretto a ordinarla su Amazon con il rischio che mi arrivasse in ritardo: in questo periodo le consegne sono un po' più lente del solito. Fortunatamente è giunta per tempo, e ora la utilizza mio fratello per seguire le lezioni on line. Alle 11.00 è iniziato il mio turno e dopo circa 15-20 minuti di discussione la commissione mi ha proclamato dottore in Agraria Verde Ornamentale. Ho festeggiato insieme alla mia famiglia, e in video chiamata con i miei amici. Mi spiace non aver celebrato quel giorno come avrei voluto, anche se devo ammettere che laurearsi in tuta non è male, ci sarà tempo una volta finita la quarantena per fare una bella baracca".
In questi giorni più che mai (anche se dovrebbe esserlo sempre) riconosciamo come veri eroi in prima linea medici, infermieri e tutto il personale sanitario in generale, da lunedì 23 marzo una ragazza casolana è andata ad aggiungersi a queste fila, Claudia Dardi, laureata in Infermieristica e già assunta come infermiera presso la casa di riposo di Faenza "Il Fontanone": "Mi sono laureata lunedì 23 marzo alle ore 09:32 nel salotto dei miei genitori. Con mamma nella stanza affianco per la troppa emozione, con babbo davanti che annuiva quando parlavo dandomi forza e sicurezza, e infine con Riccardo che mi filmava e faceva il tifo per me, per la sua sorellina che diventava dottoressa. Mi sono mancati i miei fratelli più grandi con le relative mogli o morose e i miei nipoti che mi avrebbero dato una felicità pura. Mancava anche Andrea, il mio moroso che mi ha sopportato in tutti i momenti in cui passavo dal ridere al piangere, dalla tranquillità all'agitazione. Da quando mi sono iscritta al corso di infermieristica a Ferrara ho sempre pensato a come sarebbe stato bello e ben organizzato il giorno della mia proclamazione. Invece mi sono trovata a sistemarmi i capelli, a truccarmi, mettermi i jeans rossi, la camicia bianca e i tacchi neri, per andare semplicemente in salotto, tutti tirati, tutti eleganti, tutti in salotto. E' stato strano, bellissimo ed emozionante con anche un pizzico di preoccupazione per quella che sarebbe stata la mia scelta dopo. E' da quando ho cominciato a parlare che andavo alla casa di riposo, dove lavora mia mamma, a dire che una volta uscita lei sarei entrata io. E così è stato. Sono infermiera. Mi sono laureata in anticipo a causa del covid 19, con una tesi finita in fretta e furia ma soddisfacente, non sono nemmeno arrivata a rilegarla, ma tanto non serviva. Il 23 marzo la laurea, il 27 la firma del contratto di lavoro e il 31 via a lavorare. Già nei giorni prima della laurea mi erano arrivate molte proposte, alcune più o meno buone, più o meno rischiose, visto il periodo.
La cosa simpatica è che mio babbo ha smesso di tagliarsi la barba perché diceva che se la sarebbe fatta il giorno che mi sarei laureata, poi il giorno in cui avrei firmato il contratto e infine che se la sarebbe fatta per il giorno in cui avrei iniziato a lavorare, morale della favola non l'ha ancora fatta.
Dopo la laurea sono andata in terrazzo con la corona d'alloro fatta dai miei fantastici suoceri, e un mazzo di fiori raccolti freschi. Ho scosso la bottiglia di spumante, ho stappato e abbiamo brindato tutti insieme con il sottofondo la classica canzone del "dottore del buco del cul" con gli applausi e i complimenti delle persone del condominio di fronte".
Ultima, ma non certo meno importante di questi neo laureati è Maria Pozzi, che da lunedì 30 marzo è a tutti gli effetti un'educatrice per l'infanzia, tant'è che pochi giorni prima che chiudessero le scuole era già stata assunta presso un asilo a Solarolo, purtroppo è stato tutto rimandato, ma siamo sicuri che quando rientrerà l'emergenza i bambini avranno la fortuna di avere una super dada : "Non avevo prevista alcuna discussione ma solo la proclamazione, non ho dovuto far altro che aspettare davanti allo schermo del PC la mail con il voto. E' stato tutto comunque molto emozionante. Ho video chiamato subito mia sorella e mio fratello, in modo che fossimo tutti insieme. Ho sbocciato del vino e ho letto i ringraziamenti in una valle di lacrime. Nella sua semplicità è stato tutto molto bello, ho sentito la vicinanza di tutti. La corona e il mazzo di fiori l'hanno fatto i miei, poi abbiamo festeggiato con un banchetto di cibo e vino. Mi sono arrivati video con congratulazioni, hanno fatto donazioni a mio nome come regalo di laurea (molto bello), sono stati fatti cartonati con la mia faccia a distanza e mi hanno pure organizzato degli scherzi.”
La parola "Laurea" viene dal latino e significa corona d'alloro, con la quale venivano incoronati gli imperatori o i generali militari a seguito delle loro campagne vittoriose, nel medioevo e nel rinascimento veniva concessa pure ai poeti più illustri. Questi sei ragazzi ci insegnano che non serve per forza una corona d'alloro per coronare i propri traguardi. Congratulazioni ai nuovi dottori Casolani!
Stefano Rossi