L’appennino tosco-romagnolo è un territorio caratterizzato dalla presenza di testimonianze di religiosità e sacralità, come pilastrini, madonnine e croci isolate, portatrici di epigrafi, icone, fotografie e simboli sacri, che raccontano una realtà fatta relazioni, memorie e azioni rituali di grande valore.  L’area dell’Appennino faentino è costituito da una miriadi di piccoli insediamenti, come parrocchie, borghi e casali isolati, in cui sono numerose le testimonianze religiose: targhe di Madonne e di santi dalle varie iconografie sono abbondanti soprattutto in campagna, negli spazi di lavoro all’esterno delle abitazioni: proprio lì commemorano e tracciano memoria delle processioni o pellegrinaggi e ricordano particolari eventi miracolosi. I pilastrini distribuiti all’interno del territorio necessitano di cure, vi si possono piantare fiori e aiuole, vi si appongono immagini, santini ed offerte; in cambio questi fungono da spazio di comunicazione e da ponte sacro con il divino. Una volta eretto il pilastrino, questo entra a far parte di uno spazio pubblico e moltiplica il suo valore ed i suoi significati. Nonostante i molteplici cambiamenti sociali, questi piccoli spazi sacri sembrano ancora essere di importanza vitale: ad esempio, durante il mese di maggio vi è ancora l’usanza di recitare il rosario e le litanie davanti ad essi, adorni per l’occasione di piccoli mazzi di fiori o di lumini. Il 14 ottobre a Casola Valsenio è stata benedetta la madonnina del nuovo pilastrino che si trova di fronte al cimitero. <<L’ispirazione me l’ha data l’edera – afferma il casolano Ignazio Leone – perché la pianta aveva la forma di una cappella e mi è venuta l’idea di metterci all’interno la madonnina.>> Dopo aver raccolto il terreno e i sassi e aver iniziato il lavoro, l’idea di Ignazio ha preso man mano sempre più forma; dapprima sono stati costruiti il pilastro e la cupola e da lì sono state fatte le travi di sostenimento. << Ho comprato la statua della madonnina quest’estate in un viaggio a Pompei, ho iniziato a lavorarci  il 21 agosto qualche ora il sabato e la domenica e in un mese l’opera era pronta. – spiega Ignazio – D’accordo con Don Euterio, ho deciso di chiamare la madonnina “La Madonna del Leone”.>>

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