Intervista al Dottor Claudio Visani
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- Scritto da Nicola Rinaldi Ceroni
- Categoria: Cronaca
Claudio, innanzitutto ti ringrazio per aver trovato il tempo di rispondere a queste domande.
So che sei ancora impegnato come volontario nell’ospedale di Imola, reparto Covid19, com’ è successo che, pensionato da tre anni, ti sei ritrovato a lavorare lì?
E’ stato difficile decidere di accettare?
No, non è stato difficile, non mi sono tirato indietro quando nel 2017, già in pensione da 6 mesi, mi è stato chiesto un aiuto per carenza di organico, ora a maggior ragione, vista l’emergenza sanitaria in atto, e il disperato bisogno di anestesisti rianimatori, che sono le figure strategiche nella cura dei malati Covid, mi sono sentito immediatamente di dover dare la mia disponibilità, ne ho parlato con la mia famiglia che, anche se con un po’ di paura, ha appoggiato questa decisione, conoscendomi, loro sapevano che non sarei potuto stare a guardare in questa situazione.
Come sono stati l’impatto,la preparazione, le istruzioni che hai ricevuto per entrare ad operare in questa situazione di emergenza?
Dopo aver lavorato tanti anni in rianimazione, l’emergenza ti entra nel DNA, di conseguenza non c’è stato un impatto traumatico con questa nuova situazione, ma è cambiato l’approccio, prima correvi sull’emergenza, adesso, prima di correre, devi proteggerti e per farlo devi seguire una procedura meticolosa, quasi maniacale per indossare i presidi di protezione, la stessa procedura, va poi seguita al momento della svestizione, un passaggio sbagliato in entrambe queste fasi può determinare un contagio.
Nell’ospedale dove lavori ci sono tutte le precauzioni e presidi per la sicurezza del personale sanitario?
Nell’Ospedale di Imola non mancano i presidi di protezione, mi rattrista molto quando sento che tanti colleghi, di altre strutture, abbiano dovuto lavorare con scarse misure di protezione, a rischio della loro stessa vita.
Dal tuo osservatorio del reparto di terapia intensiva come qualificheresti questo virus?
In tanti anni di lavoro mi sono trovato spessissimo ad affrontare situazioni difficili e complesse, ma avevo sempre chiaro in me le cose da fare, adesso ci troviamo ad affrontare un problema che esula da tutti gli schemi fisiopatologici conosciuti. Ogni giorno scopriamo qualcosa di nuovo su questa patologia e tutti i giorni “aggiustiamo il tiro“ su come affrontare questa nuova e devastante malattia.
I pazienti?
I pazienti che tratto generalmente sono quelli più gravi, quindi hanno bisogno di un supporto ventilatorio invasivo, nel senso che sono intubati e connessi ad un respiratore automatico, conseguentemente sono sedati.
In un primo momento, i pazienti più gravi, fanno un percorso (tentativo) di ventilazione non invasiva, che quando fallisce ti impone l’intubazione, questo è il momento peggiore, perchè vedi una persona angosciata, spaventata e tu la devi rassicurare, spiegandole cosa ti appresti a fare, e quando ti senti dire “ dottore mi aiuti“, provi a far uscire dalla maschera che hai sul viso un sorriso e gli dici “tranquillo ci sono io adesso che ti faccio respirare meglio“, mentre inietti i farmaci,che lo faranno dormire, sai che da quel momento hai a disposizione secondi e non minuti per procedere all’intubazione rapida, in questi istanti, il monitor che rileva i parametri vitali del paziente suona come impazzito, mentre tu procedi in tutta fretta a questa manovra salvavita, poi smette di suonare, guardi i parametri vitali del paziente, fanno un po’ meno schifo di prima,pensi speranzoso, forse…. ce la può fare.
Che “aria” si respira nel reparto?
Ci rendiamo conto che stiamo vivendo una strana realtà, ma siamo anche consapevoli che quello che stiamo facendo è la cosa migliore da farsi, inoltre non mancano le manifestazioni di riconoscenza da parte della cittadinanza, ogni giorno ci vengono recapitate dalle varie pizzerie, ristoranti, pasticcerie, supermercati…vari generi alimentari, sono piccole cose che ti fanno sentire la vicinanza della gente e ti scaldano il cuore, l’altro giorno poi è stato davvero emozionante il saluto delle forze dell’ordine, diverse pattuglie sono venute sotto le nostre finestre, omaggiandoci stando tutti sull’attenti e con le sirene spiegate.
Santa Messa di PASQUA Domenica 12 Aprile 2020 ore 11 - Casola Valsenio
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- Scritto da LoSpekkietto
- Categoria: Eventi
Scuole e aziende puntano alla formazione a distanza
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- Scritto da Enrica Dalla Vecchia
- Categoria: Cultura
Già da diversi anni si sente spesso parlare di apprendimento online o e-learning. Con il termine apprendimento online (noto anche come apprendimento in linea, teleapprendimento, teledidattica o con il termine inglese E-learning) si indica l'uso delle tecnologie multimediali e di Internet per migliorare la qualità dell'apprendimento facilitando l'accesso alle risorse e ai servizi, così come anche agli scambi in remoto e alla collaborazione a distanza.
Molte istituzioni propongono progetti educativi caratterizzati dalla teledidattica, intesa come percorso didattico rivolto ad utenti aventi difficoltà di frequenza in presenza. Attraverso la teledidattica si facilita la formazione continua e quella aziendale, specialmente per le organizzazioni con una pluralità di sedi.
Tutti i sistemi di e-learning devono possedere alcuni elementi essenziali:
- l'utilizzo della connessione in rete per la fruizione dei materiali didattici e lo sviluppo di attività formative basate su una tecnologia specifica, detta "piattaforma tecnologica" (learning management system, LMS);
- l'impiego del personal computer;
- un alto grado di indipendenza del percorso didattico da vincoli di presenza fisica o di orario specifico;
- il monitoraggio continuo del livello di apprendimento;
- la valorizzazione di:
- multimedialità (l’integrazione tra diversi media per favorire una migliore comprensione dei contenuti);
- interattività con i materiali (per favorire percorsi di studio personalizzati e l’ottimizzazione dell'apprendimento);
- interazione umana (con i docenti/tutor e con gli altri studenti, per favorire la creazione di contesti collettivi di apprendimento).
Le caratteristiche che rendono gli oggetti di apprendimento riutilizzabili sono:
- la facile reperibilità e trasportabilità;
- la possibilità di gestire gli archivi dei contenuti;
- l'assegnazione ai singoli oggetti di insiemi di metadati.
Attraverso la piattaforma tecnologica, si gestisce la distribuzione e la fruizione della formazione: si tratta di un sistema gestionale che permette di tracciare la frequenza ai corsi e le attività formative dell'utente. Tutte le informazioni sui corsi e gli utenti restano indicizzate nel database della piattaforma; questo permette all'utente di accedere alla propria offerta formativa effettivamente da qualsiasi computer collegato a Internet, generalmente senza la necessità di scaricare software ad hoc e a volte perfino senza necessariamente consentire attraverso il proprio browser il deposito e la memorizzazione di cookies. L'utente è totalmente delocalizzato e in virtù di ciò risulta più semplice il suo accesso al proprio percorso formativo modellizzato sul server, ovunque e in qualsiasi momento.
Plastic free: liberi dalla plastica
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- Scritto da Enrica Dalla Vecchia
- Categoria: Attualita
E’ ormai risaputo che la plastica è dannosa per la salute e per l’ambiente. «Questo materiale modifica la chimica degli oceani e distrugge l’ecosistema», afferma Francesca Santoro, membro della Commissione oceanografica intergovernamentale dell’Unesco e presidente del Comitato scientifico di One Ocean Forum, l’evento dedicato alla salvaguardia degli ambienti marini. «Il problema non è solo ambientale: riguarda anche la nostra salute. Gli oceani ricoprono il 70% della superficie terrestre e, insieme alle foreste, sono il nostro secondo polmone perché producono il 50% dell’ossigeno che respiriamo. Per questo vanno rispettati e salvaguardati».
Grazie ad un’evoluzione dei materiali e degli stili di vita si può uscire dal pratica ormai comune di consumo eccessivo di plastica, sotto il segno di una nuova Sostenibilità che si declina anche con gesti semplici e quotidiani. Il Consiglio di Stato dell’Unione Europea ha approvato la legge che era stata proposta dal Parlamento europeo per vietare, a partire dal 2021, la vendita di alcuni prodotti di plastica usa e getta, come posate, piatti da pic nic, cannucce monouso, cotton fioc e bastoncini di plastica per palloncini. La direttiva UE sulla plastica monouso stabilisce, inoltre, un obiettivo di raccolta del 90% per le bottiglie di plastica entro il 2019, attraverso l’introduzione di sistemi di cauzione-deposito, simili a quelli già previsti per il vetro.
CORONAVIRUS: Intervista al Sindaco di Casola
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- Scritto da Riccardo Albonetti
- Categoria: Politica
Intervista al Sindaco di Casola Valsenio
Ringraziamo da subito il nostro Sindaco Giorgio Sagrini per la disponibilità. Stiamo vivendo un momento straordinario, nel senso letterale della parola, in cui abbiamo un’emergenza che sta colpendo la popolazione da tutti i punti di vista: medico-sanitario, sociale, psicologico, economico. Dall’inizio dell’epidemia in Cina all’arrivo in Italia le cose sono cambiate molto. Chi prima aveva sottovalutato la pericolosità dell’epidemia si è dovuto ricredere, i virologi improvvisati sono stai messi a tacere e via discorrendo. Per fortuna la parola sembra essere ritornata alla scienza. Se devo essere sincero sembra uno dei pochi aspetti positivi della faccenda. È rinato un forte spirito di comunità, dai balconi, dalle terrazze, dai social network. Purtroppo anche la vita della nostra comunità è stata stravolta nella percezione del pericolo, nelle abitudini, nei riti, nei rapporti famigliari e sociali, dalle imposizioni molto restrittive volute giustamente dal governo centrale.
Come sta reagendo la comunità casolana?
La preoccupazione è tanta e la consapevolezza della gravita della situazione e delle conseguenze, dopo una iniziale fase di sottovalutazione, si è affermata in tutta la popolazione.
È facile fare rispettare le regole? Prevale l’imposizione delle regole o il buonsenso?
I comportamenti dei più sono funzionali, sono utili, a favorire il lavoro di chi – forze dell’ordine, personale sanitario e medici, operatori commerciali, ecc. – è direttamente investito del compito di fare rispettare le regole.
Eccezioni a parte, che ci sono, nella gran parte dei casolani è diffuso il senso civico, e i comportamenti, come dimostra l’esperienza di queste difficili giornate, sono improntati al rispetto, alla ragionevolezza, al buon senso …ché non basta l’imposizione delle regole per fare in modo che le regole siano rispettate. Serve la condivisione, serve la comprensione dell’utilità delle norme fissate dai decreti di Governo e Regione, per sé e per tutti …e questa comprensione c’è stata e c’è.
La sensazione è che il nemico sia alle porte ma che per fortuna non abbia ancora varcato il confine. Come potrebbe cambiare la situazione se dovessimo registrare un caso a Casola? Avete preparato un piano particolare da attuare?
Che il nemico non abbia ancora varcato il confine, ad oggi non è una sensazione: è una certezza. L’auspicio è che si continui a essere immuni dal contagio e i richiami, gli appelli, le indicazioni di questi giorni per “restare a casa”, per attenersi tutti allo scrupoloso, rigoroso rispetto delle regole e delle prescrizioni, vanno in questa direzione.
E’ del tutto evidente che se si dovessero registrare casi, si dovrà fare ricorso ad azioni ancora più restrittive e ai provvedimenti di isolamento, di protezione che verranno disposti dalle autorità sanitarie e dai servizi di protezione civile.
A Casola si stanno moltiplicando le iniziative all’insegna della solidarietà (vedi la spesa a domicilio) o dell’ottimismo (anche noi de LoSpekkietto cerchiamo di fare la nostra parte promuovendo iniziative o pubblicizzando quelle lanciate da altri). Quanto è importante tutto questo?
E’ molto importante, perché rafforza il senso di comunità, di vicinanza, in una situazione in cui si deve per forza rimanere distanti. Così come è importante che a farsi promotori di queste iniziative – con tutte le accortezze e le cautele previste – siano i volontari e, in particolare, i giovani volontari.
Adesso la percezione del pericolo permette alla popolazione di sopportare bene l’isolamento, il “restiamo tutti a casa”. Se il periodo dovesse allungarsi troppo si rischierebbe di avere un problema psicologico. È possibile mettere in campo idee per alleggerire il peso della paura e dell’isolamento?
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