SINGOUT 2017
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ОЙ, МОРОЗ МОРОЗ - Советский мороз
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- Scritto da pier ugo acerbi
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È uscito per la Emil Editrice di Bologna, il romanzo di Pier Ugo Acerbi:
OI, MAROS MAROS
Pier Ugo, per i casolani il De, per molti anni ha svolto la sua attività lavorativa all’estero, avviando gli impianti industriali che una nota azienda cooperativa imolese installa in tutto il mondo. Come già per il precedente “… RITORNO IN MAGGIO”, anche quest’ultimo libro trova ispirazione tra i ricordi di un trasfertista, e tra fantasmi di un mondo che non esiste più.
Kromtau, Kazakhistan, URSS. Inverno del 1990, un inverno particolarmente freddo anche per le abitudini della gente, forte e caparbia, che vive da quelle parti.
I personaggi principali del racconto sono Vladia, interprete e autista tuttofare, ma soprattutto persona di cultura, buona e saggia, Anatoly, direttore di fabbrica e uomo subdolo, degno rappresentante della nomenclatura di partito, Avksenty, ragazzo furbo e intelligente tanto da potersi procurare qualsiasi cosa al mercato nero, e Alexandra, cameriera conosciuta in un malandato e squallido posto-ristoro della città:
« Alexandra è russa da parte di madre e kazaca da parte di padre. Per questo motivo, sopra il suo viso slavo si intuiscono lineamenti orientali, in particolare la linea sinuosa seguita dagli zigomi. I capelli biondi e il colore azzurro degli occhi, un azzurro molto molto chiaro, li ha invece ereditati dalla madre. È una ragazza alta e longilinea, e come tutte le persone aggraziate parla sempre a viso aperto, diretta, guardandoti fisso negli occhi, lentamente e con calma. E non sia agita mai. Ha vent’anni e scrive con la sinistra.»
Infine, il protagonista principale del racconto… l’Impero Sovietico al suo tramonto:
«…a giustificare il sacrificio del momento c’erano i freschi e nobili ideali del socialismo… l’avvenire pieno di speranza per i figli.-
Vladia si passa una mano tra i capelli lunghi, che gli cadono sugli occhi, e scopre un viso solenne del quale è difficile dubitare. Riprende a parlare:
-Ma il momento è passato, e sono passati gli anni e poi i decenni. E piano piano la speranza si è spenta, sostituita con l’abitudine al disagio… un disagio continuo e avvilente. Ne è nata una malattia, proprio lì, nella fatiscenza dei caseggiati popolari. Una malattia dalla quale non si guarisce perché quando si vive in mezzo a pidocchi, pulci, topi e scarafaggi… dimmi un po’ tu: come si fa a guarire?... e così il minuscolo appartamento si trasforma nella mano stessa del regime, che ti trattiene, ti opprime e ti contiene come fosse una bara, nei suoi spazi angusti, con il corridoietto dove si passa uno solo per volta, con le parole disperate del vicino che attraversando le sottili pareti divisorie ti raggiungono in ogni angolo della casa. Fino a quando la bara si chiude per davvero e ti portano via in verticale, perché altrimenti non si esce dalla porta.-»
"COME LE VOLPI" INTERVISTA A SONIA GALLIANI
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- Scritto da Paola Giacometti
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Quest’estate è uscito il libro di racconti (e personaggi ) di Sonia Galliani .
Il libro “ Come le volpi”, edito da “ Tempo al libro” raccoglie dieci storie accadute a Casola e dintorni che hanno come protagonisti donne e uomini di diverse età e condizioni, collocate tutte in un passato che noi abbiamo appena sfiorato, ma che è stato il mondo dei nostri genitori e dei nostri nonni, in questo angolo di Romagna . Oggi possiamo solo intuire, passeggiando lungo i sentieri e le sterrate, guardando i ruderi delle case che sorgevano in luoghi impossibili, o imbattendosi in chiese, anche grandi, in zone dove ora sono solo boschi( chissà da dove giungevano le anime da salvare!?), che lì, su quelle colline, vivevano tante famiglie e tante persone che si spostavano solamente a piedi, non conoscevano l’automobile, venivano in paese due volte all’anno, frequentavano al massimo tre anni di scuola, producevano quasi tutto ciò di cui avevano bisogno, avevano una conoscenza della terra e della vita che risaliva alle generazioni precedenti, quasi senza mutamenti, da secoli. Leggendo il libro ci si trova immersi in quel mondo “lontano” più dell’effettivo tempo che ce ne separa, quegli odori, quelle abitudini, quel dialetto, quella antica saggezza, quei radicati pregiudizi, quelle incertezze nel trovarsi in situazioni storiche drammatiche senza conoscere quasi nulla del mondo di fuori, riemergono dal passato con vivacità e forza e anche con un sorriso. E pure i personaggi emergono dal passato tracciati con forza ed energia dall’autrice , quasi mai vittime passive, ma sempre attaccate alla vita e pronte a lottare , oltre le difficoltà, i limiti, le paure.
Il libro è stato preceduto, come sappiamo, nella storia e nelle precedenti esperienze dell’autrice, dai “racconti dimenticati” a cui Sonia è appassionata da quando questa rassegna esiste.
Per la rassegna, chiamata “ La festa dei racconti dimenticati” o “ La notte delle favole”, Sonia ha raccolto , negli anni, una grande quantità di storie e testimonianze, che ha raccontato con passione e precisione nei cortili e, leggendo le storie scelte per il libro, sembra di sentire uscire dalle pagine l’ energia e la meticolosità della sua voce. Energia che serve sia a catturare l’ascoltatore , sia, in questo caso, a catturare il lettore.
Oltre alle vicende di quel mondo lontano , sono esaltati i sentimenti della vita , così simili a quelli che viviamo noi: l’amore in primo luogo, la tristezza, la speranza, ma soprattutto una forte voglia di vivere… di vivere…. anche in situazioni difficili!
Prima di rivolgere qualche domanda a Sonia voglio ancora aggiungere che le storie sono state raccolte da Sonia dalla viva voce dei protagonisti o da chi li ha conosciuti e ne ha tramandato oralmente le vicissitudini. Quindi “ testimonianze” che hanno come comune denominatore la fatica della vita in questi luoghi ( che sono poi anche i luoghi della vita universali ): fatica nell’amore per essere accettato, fatica nella guerra, fatica nella povertà, fatica nelle scelte nei periodi bui e difficili della storia, fatica nella morte, la “ fatica” come ci ricorda Donato, il protagonista dell’ultimo e più lungo dei racconti.
Sonia tu sai che sono stati pubblicati molti libri che raccontano del passato nel nostro angolo di Romagna, cosa ha trovato di nuovo l’editore nel tuo libro che lo ha spinto a pubblicarlo con entusiasmo?
Quando l’editore ha letto la prima stesura dei racconti, che all’inizio erano sei, poi sono diventati dieci, mi ha detto che è stato colpito dalla forza con cui sono stati scritti, per cui gli sono apparsi subito particolarmente “veri”.
Come è nata l’ idea di scrivere un libro?
Io avevo raccolto delle testimonianze dai miei familiari o da conoscenti e le avevo utilizzate per la rassegna dei “ Racconti dimenticati” che si tiene a Casola Valsenio in agosto da ben dieci anni. Nel corso di questa rassegna alcuni casolani si sono cimentati nel raccontare vecchie storie ad un pubblico di bambini ed adulti nei cortili del centro storico di Casola. Oltre ai casolani, nei cortili, hanno narrato storie anche alcuni dei più importanti narratori italiani e non solo italiani. Mi sono appassionata subito a raccogliere le storie e narrarle, cercando di catturare l’attenzione dei miei piccoli ascoltatori. Il fatto di scriverle è stato un ulteriore lavoro per fare conoscere e non fare cadere nell’oblio tante storie di vita, che mi sono da sempre sembrate degne di essere ricordate.
Sonia ti piace di più scrivere o raccontare? Sono simili le due cose nella tua esperienza?
Per me c’è il momento di raccontare e c’è il momento di scrivere. Però scrivere è un’esigenza di cui ormai non posso fare a meno. Mi piace moltissimo riflettere per comunicare le storie in una modalità espressiva differente . Mi piace rielaborare le storie che ho conosciuto per renderle vive, toccanti, indimenticabili.
Tu hai cercato di raccontare le storie nel modo più realistico o hai trovato il modo di adattarla alla tua sensibilità?
Le ho rivissute con la mia sensibilità e mi sono accorta spesso che il racconto specifico, locale, aveva comunque una valenza universale, che riguardava anche me , di un’altra generazione ..
Ora che il libro è andato via hai già l’idea di una nuova fatica che ti coinvolgerà?
Molti che hanno letto il mio libro mi hanno chiesto: “ E quando uscirà il secondo? Uscirà presto?”
Per ora però non ci penso. Ho ricominciato a raccogliere del materiale , però per ora “raccolgo” solo, forse presto incomincerò a riscrivere questo materiale, a ripensarlo e reinterpretarlo , poi si vedrà.
Tu sei nata e cresciuta in campagna… e dal libro si capisce la vivacità e l’orgoglio delle tue radici…. hai raccontato la storia degli altri, ma anche un po’ la tua con questo libro?
Per forza è anche la mia storia. Trascrivere e riflettere su queste storie mi ha permesso di affondare ulteriormente le mie radici in questa terra.
Nella mia giovinezza mi sono sentita a volte un po’ “ provinciale” per il fatto di essere nata e vissuta in campagna ( mi chiamavano Heidi!), ma ho avuto, poi, come l’intuizione che questa era la mia ricchezza, una mia risorsa e non un mio limite.
Battute in dialetto, detti vecchi, perle di saggezza contadina sono sedimentate in me quasi a mia insaputa e al momento opportuno, mentre racconto o scrivo, riemergono ad effetto!
A cura di Paola Giacometti
Hera e il nostro acquedotto
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- Scritto da Roberto Rinaldi Ceroni
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Ho provato a curiosare nella statistica delle precipitazioni di Casola per capire se e quando ci eravamo già trovati in una situazione così siccitosa come quest’anno escludendo il 2003. No, non risulta che mai ci fosse stata una carenza di precipitazioni come per questo 2017. Di mesi di ottobre con una piovosità di appena 3 mm non ne ho contati nessuno almeno nell’arco temporale che ho potuto consultare ovvero dal 1920 ad oggi. E’ iniziato il nuovo mese e almeno ( scrivo che è domenica sera, 5 novembre) oggi è piovuto in modo garbato e copioso: una trentina di millimetri che è già qualcosa.
Niente per le falde che attendono di ricaricarsi ma la folle sete della terra è rimasta un po’ placata almeno per le semine dei cereali come frumento e orzo. Il Senio nei giorni scorsi era ridotto a un rigagnolo e molti rii tributari del nostro fiume erano quasi in secca. Il clima sta cambiando e non ci si mette una pezza. Possiamo soltanto attrezzarci per far fronte a questi cambiamenti con soluzioni tecniche ma, soprattutto, con una cultura diversa da quella che ha governato gli ultimi decenni. Non sarà facile.
Cambiare le abitudini è forse una delle fatiche più impegnative per le nostre quotidianità. La disponibilità di acqua da bere, da cucinare, da lavarci, da innaffiare l’orto e il giardino è una cosa scontata. Basta girare la manopola e l’acqua scende. Eppure a Casola fino alla costruzione del potabilizzatore sul Senio a metà degli anni settanta del secolo scorso, l’acqua non in tutte le stagioni arrivava nei rubinetti.
E ancora oggi al torrente Senio dobbiamo quasi tutto in termini di soddisfazione dei nostri bisogni idrici. Abbiamo posto qualche domanda a Hera per conoscere il punto di vista del gestore su alcune questioni.
1 Quella appena trascorsa è stata una delle stagioni estive più siccitose degli ultimi anni. Eppure il servizio idrico è stato assicurato con continuità alla comunità casolana. Dal punto di vista del gestore ci sono stati problemi nell’assicurare il servizio?
Il periodo che stiamo attraversando, caratterizzato da carenza di piogge, seguito a un inverno durante il quale le precipitazioni nevose sono state modeste, ha causato una riduzione notevole della produzione di acqua dalle sorgenti. Tale situazione nel periodo più caldo ha influenzato in maniera negativa la portata del fiume Senio, principale fonte di approvvigionamento del potabilizzatore di Casola Valsenio, che si è mantenuta a livelli molto modesti. Hera per fare fronte alla riduzione di portata ha dovuto effettuare una attività di manutenzione straordinaria all’opera di presa che in questo modo è risultata in grado di alimentare regolarmente il potabilizzatore.
Nel corso del periodo estivo, inoltre, sono state registrate temperature molto alte, che hanno causato a Casola Valsenio, come nei restanti territori, un fisiologico aumento dei consumi idrici. Il potenziamento dell’impianto effettuato da Hera nel corso del 2015, passato da 17 litri al secondo a 24 litri al secondo (con un aumento della potenzialità del 40%), ha consentito comunque di soddisfare le esigenze idriche della cittadinanza.
A causa della siccità, e conseguente aumento delle perdite, si sono verificate alcune problematiche dal punto di vista organizzativo e logistico relativamente alla gestione delle reti. Nonostante tutto, nel caso specifico di Casola Valsenio l’andamento delle perdite è rimasto simile a quello degli anni precedenti.
2 L’invaso naturale che si è creato a monte della presa dell’acquedotto in seguito alla frana del campo sportivo ha un suo ruolo nel frenare l’impeto delle piene nonché assicurare la sedimentazione dei detriti. Ci pare costituisca anche una specie di volano che regola la portata del fiume. Si può affermare che almeno sotto questi aspetti tale invaso abbia un ruolo positivo per il servizio idrico?
L’invaso creatosi a monte dell’opera di presa si pensa possa favorire il caricamento della falda di subalveo del fiume Senio, dalla quale si approvvigiona l’impianto di potabilizzazione. Questo fenomeno comunque non è facilmente misurabile e comunque non ha prodotto un miglioramento rilevante nella disponibilità dell’acqua fornita dal fiume Senio che, essendo caratterizzato da regime torrentizio, nel periodo estivo riduce molto la portata.
3 Qual è il contributo all’approvvigionamento di acqua potabile comunale degli invasi del Cestina?
L’impianto di potabilizzazione di Casola Valsenio utilizza come fonti di approvvigionamento sia la presa dal Fiume Senio che quella presso i bacini del Cestina.
La presa sul Senio è in grado di fornire al massimo circa il 70 % dell’acqua richiesta dalla cittadinanza. Il restante 30 % deve essere prelevato dai bacini del Cestina.
I bacini del Cestina inoltre costituiscono una riserva idrica in grado di permettere di sostenere quasi totalmente la produzione del potabilizzatore in caso di riduzione dell’acqua che fornisce il fiume Senio, per un periodo di oltre due mesi.
4 E’ possibile stimare la quantità di acqua consumata pro capite dagli abitanti del comune di Casola Valsenio?
Il quantitativo di acqua potabile richiesto dalla rete civile varia dai circa 1.000 mc di acqua potabile al giorno in inverno ai circa 1.500 mc di acqua potabile al giorno nel mese di agosto. In questi volumi sono compresi tutti gli usi per i quali è attinta l’acqua dalla rete di distribuzione potabile.
6 Ci viene segnalato che nel tratto appena a valle del ponte del Cantone vi sia un punto dove il rischio di una frana che possa interrompere le condutture sia abbastanza concreto. Ne siete a conoscenza?
Ne siamo a conoscenza e stiamo monitorando la situazione. Gli eventuali lavori di consolidamento stradale sono a cura degli enti preposti.
Intervista a cura di Roberto Rinaldi Ceroni
Fiordape
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- Scritto da APE Fiordaliso
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Ogni giorno nel nostro centro si svolgono diverse attività: il martedì pomeriggio è dedicato al rilassamento.
Questa attività coinvolge i sensi dell’olfatto dell’udito e del tatto.
In un ambiente in penombra e tranquillo si mettono dentro un profumatore delle essenze di lavanda che ci regala il Giardino delle Erbe di Casola Valsenio, viene messo poi un sottofondo musicale, gli operatori fanno sdraiare i ragazzi in dei materassini e li invitano a chiudere gli occhi poi con creme e oli profumati massaggiano le mani e il viso.
Oltre agli oli profumati il giardino ci fornisce anche la lavanda sgranata con la quale noi confezioniamo dei sacchettini.
Anche in questa attività oltre all’olfatto (la stanza si satura del profumo della lavanda) si coinvolgono altri sensi, la vista, i colori che si usano per fare gli stencil e i nastri per chiudere i sacchetti, il tatto, toccare la lavanda sgranata e la stoffa le abilità manuali, prendere il sacchetto riempirlo e chiuderlo.
Non molto tempo fa una coppia ha visto i nostri sacchettini e ce ne ha ordinato venti rossi e venti verdi con i quali ha confezionato le bomboniere per il proprio matrimonio.
Sapere che i sacchetti da noi confezionati hanno fatto parte di un giorno così importante ci ha reso molto felici e orgogliosi del nostro lavoro.
APE E FIODALISO
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