Con stanza all'angolo, dietro la luna. Lontano da quella sfera, su cui viviamo sotto falso nome.

Partirono in 20, sotto le ali protettive della Dea Transit, quella dell'Air. Attraversarono l'Atlantico evitando burrasche, tempeste, creature mostruose... Superarono l'ostacolo della mancanza delle cuffiette, e dello schermo tv... Cioè, dello schermo tv... ibernandosi per grossa parte del viaggio. Sbarcarono dopo ore, su territorio Canadese, alcuni con molta fatica. Lo stato di ibernazione raggiunto durante il volo, per alcuni aveva raggiunto livelli quasi irreversibili. A terra, una gran foglia di acero, rossa, ospitale, egualitaria, empatica.

Base a Mississauga. Una città sobborgo. Strade dritte, lunghissime. Che attraversano un gruppo di grattacieli altissimi, con tantissime finestre. Parcheggi enormi, un mega centro commerciale con tanti centri commerciali. Un orizzonte aperto, senza colline attorno. Un cielo che sembra più grande, del nostro. Una gran spianata dove sei piccolo piccolo. Due grattacieli simbolo, uno vicino all'altro, fatti a specchio, che riflettono la luce fuori. Sono chiamati le gambe di Marylin... pensando alla Monroe, con molta fantasia. Un giardino giapponese che pare buttato lì. Con scoiattoli liberi, pesci bianchi e arancioni, e tartarughe marine. Un gong, qualche simbolo giapponese. Chissà, forse un maldestro tentativo di salvare la fantasia, distruggendo certezze fatte di cemento armato.

E Toronto, che pare una città in grado di far scomparire quello che ci definisce. La visuale più bella, è quella che si vede dal lago. Da quella barchetta che s'allontana dalla riva, pare proprio disegnata; grigio acceso, il suo colore. Un insieme di grattacieli e palazzi moderni, freddi, distaccati. Pazzesca, l'arte di alcuni piccoli luoghi, capaci di creare un'intimità impensabile. Una birretta, un hamburger, uno sgabello, uno sguardo che s'incrocia... e quel qualcosa di misterioso che ci permette di conoscere, nei posti più impensabili, anche un po' di noi stessi.

 

 

E le cascate del Niagara, immense, al confine tra Stati Uniti e Canada. Vagonate d'acqua che arrivano da tutte le parti. Un piccolo palcoscenico dove la Natura viene rappresentata in una delle sue infinite bellezze. Tutt'altro discorso, quello in platea, dove è presente l'essere umano. Che invece di mettersi lì, a contemplare questo stato di grazia, come al solito riesce a far danni. Attorno a questa meraviglia, patrimonio dell'umanità, hanno avuto il coraggio di buttar su un vero e proprio Luna Park. Un paese, dove anche i semafori hanno il simbolo del dollaro. Un tempio osceno innalzato al dio denaro. Alberghi, casinò, ristoranti, pizzerie, case della paura, ruote panoramiche, pupazzi, mostri. A confronto, Natura e Uomo, non c'è paragone. Speriamo sia la Natura a salvarci.

E quell'aprire gli occhi al mattino, consapevoli che non saranno infiniti questi giorni. Prendere l'ascensore, scendere e fare colazione. Sedersi al fianco di Silvia, di Filippo, ascoltare un po' delle loro giovani storie, delle loro passioni. E incontrare a Mississauga, nello stesso hotel dove sei tu, Bobby Solo. Con il suo ciuffo a visiera,e la pettinata è da rockstar attempata ma in forma smagliante. E mentre gli guardi la maglietta dei Guns n'Roses, lui ti racconta la sua età dell'oro in giro per il mondo. E la sera, mentre guardi fuori, vieni a sapere che, l'uomo che sta seduto sulla panchina fuori, è un discendente degli indiani che anni e anni fa, abitavano quelle terre prima dell'arrivo dell'uomo bianco. Decidi di cambiare posizione, in maniera strategica, senza dare nell'occhio. Dalla poltrona blu, a quella rossa. Con un un bicchiere d'acqua, al cetriolo, spillato dall'ampollona poco distante. Quello stringere rapporti con altri, che fino al giorno prima non vedevi. Ci sono pensieri chiusi dentro la testa, che sbattono e ossessionano ma che è difficile catturarli, addomesticarli. Poi vedi quei due ragazzi seduti sul prato. Sulla riva del lago. Dietro di loro, un cigno che passeggia indisturbato. Le chiome di due alberi, quasi a proteggerli dalla parte peggiore del mondo. Lui è timido, lei se la ride ma sa già che finirà bene. Mentre gli passi davanti, il tuo pensiero si ferma in quell'attimo perfetto. E speri, speri con tutto ciò che è possibile, che la loro vita vada avanti, che siano contenti e sereni. Che non succeda nulla, a spezzare le loro volontà e a spegnere la loro intelligenza. Che non succeda nulla a schiacciare la loro vita in uno schema di regole e burocrazia. E che la loro anima non venga usurata e che tutto questo faccia perder loro il contatto con la vita.

Ti consiglio i National, il loro disco è “Sleep Well Beast”. Hai mai ascoltato i Bombay Bicycle Club?

Fortunatamente, rientrarono tutti. Anzi, uno in più. Uno Snoopy gigante, travestito da pupazzo, in veste di simil regalo pare per fortunata fanciulla. Sbadilato con ignoranza pura, dentro ad una rullo-valigia a forma di zainetto delle medie. Dopodichè tutto ricominciò da capo, sempre uguale. Fa riflettere, la felicità di un viaggio irregolare.

 

rl

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