Accolgo con interesse l’appello di Alessandro Righini di partecipare ad un dibattito pubblico rivolto al commento di alcune frasi di Vincenzo Galassini rilasciate al quotidiano “Il resto del Carlino”.
Premetto che non conosco personalmente il signor Galassini, per cui non ho le qualità conoscitive per sottolineare né la natura delle sue dichiarazioni, né gli intenti cui si è prefissato. Ritengo, a mio avviso, che le frasi usate siano in qualche modo riconducibili a una sorta di autodifesa per la difficile situazione organizzativa e programmatica che sta vivendo il partito Forza Italia in tutta la provincia di Ravenna.

Certo, in queste condizioni risulta più facile denigrare l’avversario politico piuttosto che riflettere ed ammettere i propri errori. Per cui ritengo insufficientemente politiche, e di bassissimo livello contenutistico le affermazioni di pericolo egemone delle sinistre casolane. Non mi risulta che nessuno individuo sia stato privato, nei sessant’anni sottolineati da Galassini (1945-2004, n.d.r.), delle libertà individuali e delle proprietà private a discapito di un processo di collettivizzazione morale ed economica, nemmeno che siano state riscontrate persecutorie intimidazioni in esponenti appartenenti alle destre parlamentari o extraparlamentari.
Il retaggio politico, in assenza di coerenti motivazioni di contenuti, si sviluppa nelle forme più squallide e strumentali, così come tutti abbiamo potuto leggere.
Per quanto riguarda il giovane costretto a rinunciare ad un possibile incarico in quanto preoccupato della sua possibile privazione di libertà, mi sembra che sia l’ennesimo modo per scaricare proprie colpe su altri soggetti. Evidentemente questo giovane non ha valutato soddisfacenti le prospettive politiche della coalizione, oppure era in disaccordo sulla programmazione politica, oppure non era convinto sulle candidature degli altri partiti della coalizione, o ancora non si sentiva pronto per un incarico istituzionale di rilievo in quanto alla prima esperienza, o semplicemente è stato frainteso un suo interessamento generico all’azione di partito. Prima di esprimere preoccupazione, a mio avviso, bisognerebbe conoscere quali siano stati i motivi della sua rinuncia, per cui le parole di Galassini devono essere interpretate in maniera molto leggera, quasi inconsistente, in quanto non vi sono le credenziali nemmeno per assumere un atteggiamento di sospetto.
Per quello che riguarda l’appellativo “comunista” alle giunte che hanno governato Casola, il termine mi sembra improprio e inappropriato. Dal 1975 al 1985 le giunte elette sotto l’insegna “Casola Democratica” erano formate dal P.C.I., dal P.S.I. e dalle espressioni indipendenti della sinistra. Nella prima volta che il partito socialista si è aperto alle compagini laiche, cattoliche, moderate e liberali di centro (lista “Nuova Casola”) vi è stata, seppur di soli 27 voti, l’affermazione di questa lista.
Dal 1994 in poi, in parallelo ai nuovi quadri politici nazionali, è stata la volta di giunte rappresentative di coalizioni di centro-sinistra, dell’Ulivo allargato tanto per intenderci. Ritengo pertanto che il signor Galassini fosse più impegnato a cercare candidati forzisti in Calabria che ad approfondire le conoscenze sulla nostra realtà politica.
In tutto questo trovo che non vi sia nulla di allarmante, di preoccupante, di serio, ma solamente un’azione di disturbo dialettico e strumentale verso chi, trapelato dalla poca consistenza e dall’errante ripetitività di errori di valutazione politica casolana emersi nelle parole di Galassini, è accusato solamente di buon governo!

Massimo Barzaglia
Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter