“...picchiano e bruciano un indiano nella stazione di Nettuno (Roma)...”
Sono avanguardie, si sentono avanguardie. Lo sono i ragazzi di Rimini che bruciano il senzatetto sulla panchina, lo sono i sacerdoti Lefevriani che negano la storia e disprezzano l'altro, lo sono le squadracce che a Guidonia si vendicano a caso credendo di poter amministrare giustizia, lo sono i vigili di Parma che si promuovo a giudici e carnefici e oggi lo sono anche i ragazzini che bruciano un indiano nella stazione di Nettuno dopo una notte di divertimenti.
Sono avanguardie, si sentono avanguardie. Lo sono i ragazzi di Rimini che bruciano il senzatetto sulla panchina, lo sono i sacerdoti Lefevriani che negano la storia e disprezzano l'altro, lo sono le squadracce che a Guidonia si vendicano a caso credendo di poter amministrare giustizia, lo sono i vigili di Parma che si promuovo a giudici e carnefici e oggi lo sono anche i ragazzini che bruciano un indiano nella stazione di Nettuno dopo una notte di divertimenti.
Si dirà che non è razzismo, che non è un atto politico, è probabilmente purtroppo è vero. Si dirà che è frutto del vuoto di valori e dello smarrimento, ma purtroppo questo è falso. Non è possibile vivere in assenza di valori, come potremmo orientare le nostre vite, le nostre singole scelte, ed infatti tutti questi eventi e moltissimi altri che già abbiamo archiviato e dimenticato, sono figli e frutto di valori e sistemi di riferimento ben precisi. Si dirà che è frutto di singoli casi di follia, persone psichicamente instabili, disturbate. Probabile, si dirà che i matti sono sempre esistiti, che la società non c'entra, che la colpa è dell'individuo con il suo libero arbitrio. Vero, ed infatti la legge li punirà per le loro colpe individuali, nonostante tutto, la responsabilità civile e penale nel nostro paese è ancora un fatto individuale. La legge italiana non si vendicherà sulle loro famiglie, sui loro amici, non distruggerà le loro case, e non chiederà deportazioni di massa. Tutte cose che invece una società ormai più tribale che civile, invoca ad ogni fatto di cronaca, sperando di ottenere e amministrare una legge a metà tra il taglione dell'antico testamento ed i linciaggi da “C'era una volta il west”. Si parlerà di 'branco' come un qualcosa all'interno del quale le capacità critiche dell'individuo scompaiono, e dove tutto è diventa possibile in una sorta di follia dionisiaca collettiva. Ma questo branco di bravi ragazzi, probabilmente figli educati, forse lavoratori responsabili, non è andato a bussare in una villetta della loro città per emulare 'arancia meccanica'. Non ha fatto qualcosa che riteneva folle o abominevole, ha fatto qualcosa che riteneva accettabile, forte, da sballo, da culmine della notte, ma accettabile. Ha fatto qualcosa di cui vantarsi al telefono, come i fatti di Rimini hanno verificato. Volevano cercare un barbone da bruciare, senza pregiudizi di pelle o caratteri somatici, uno qualsiasi da scegliere in modo democratico e casuale. Tanto per loro i senzatetto, gli stranieri e chiunque possa essere pensato in qualsiasi modo 'diverso', equivale a non appartenere più al genere umano. Ed il reato di tentato omicidio vale solo per gli esseri umani. Loro lo hanno pensato e lo hanno fatto, ma quante volte avranno sentito dire nella loro città, nei loro paesi o rimbalzati dall'informazione: 'mandiamoli via, sono tutti uguali, noi paghiamo le tasse per loro, sono sporchi, ci rubano il lavoro, puzzano, rubano, sono diversi da noi, noi e loro, bruciamoli tutti...” frasi senza contesto, frasi senza analisi, frasi senza neanche un soggetto, frasi di sola emotività, brandelli di rabbia, frammenti d'ideologie, opportunismi politici, semplici spacconate, modi per sentirsi forti o semplice intercalare. Probabilmente non conoscevano De Gobineu, non avevano letto il Mein Kampf e neanche Evola, ma come non è necessario studiare scienze politiche per votare, cosi non è necessario sapere cosa sia il nazi-fascismo per pensare che gli esseri umani non siano tutti uguali e che alcuni siano meno umani di altri. Forse pensavano di aver colto il senso della società di oggi: “la legge non è uguale per tutti, se sei ricco e potente ti puoi permettere di girare attorno alla legge, magari anche di modellarla a tua immagine, se non sei tanto ricco o potente, sei pur sempre più importante di chi ha meno di te, e sicuramente di chi non ha nulla e vive su una panchina, anzi forse chi vive su una panchina e non è neanche un cittadino italiano appartiene ad una razza non umana. Forse se faremo una cosa del genere tutta quella gente che si lamenta sarà orgogliosa di noi, forse chi già lo pensa ma non ha ancora il coraggio di farlo ci guarderà con ammirazione.” Questa notte si sono addormentati pensandosi avanguardie di un senso comune che li avrebbe assolti, oggi si sono svegliati additati come mostri da una società che unita li condanna e li rinnega come suoi figli. Una società che almeno per oggi si sente più buona perchè ha trovato il male o lo ha espulso. Sono passate solo poche manciate di ore dalle celebrazioni del giorno della memoria, un giorno che dovrebbe celebrare l'obbligo morale di ricordare che l'italia, il nostro paese, ha permesso la persecuzione di chiunque venisse pensato come diverso e quindi inferiore. Ebrei, omosessuali, malati di mente, vagabondi, avversari politici, zingari, tutti vennero promossi a non-pienamente-umani, solo così li si potè avviare alla morte senza sentirsi troppo colpevoli. L'altro da noi divenne diverso, il diverso divenne inferiore, dell'inferiore posso fare ciò che voglio. Si credono avanguardie del futuro, ma in realtà il mondo a cui guardano è il mondo del passato. Un mondo che credevamo di aver seppellito sotto le dichiarazioni dei diritti umani o sotto le costituzioni che fanno sulla carta ogni uomo uguale all'altro. Un mondo in cui la legge puniva l'omicidio di un ricco o di un nobile, mentre quello di un povero vagabondo quasi non era reato.
Andrea Benassi