Io faccio parte di quella generazione che per sua grande fortuna ha vissuto quell’esperienza indimenticabile della settimana a Piancaldoli. Era l’Arci che ci accompagnava in quel minuscolo paesino che allora sembrava così lontano e che faceva da sfondo alle nostre eroiche gesta di bambini. Eravamo tremendi: quante litigate ai tornei di ping-pong, quanti sfaticati nelle camminate a Monte La Fine o ai Sassi di San Zenobi e del Diavolo, quanti scherzi nelle camerate, quanto casino nella sala pranzo.
Ma l’Arci non era solo a tentare di arginare questa banda di pesti che si sentivano un po’ più grandi per essere andati via di casa da soli. L’Arci era in buona compagnia: Suor Gianna e Suor Alberica, due pietre miliari di quelle vacanze. Suor Gianna era la cuoca ufficiale e Suor Alberica l’aiuto, sempre dietro i fornelli per sfamare quella truppa di marmocchi che per tutto il giorno si sfiniva a forza di giocare, andare al fiume a sguazzare nella pozza di San Gabriele o fare mega partite allo “stadio” contro la rappresentativa locale..
E per quante forze spendavamo loro ci ricaricavano con le giuste dosi di cibo, pizza fritta, maccheroni con mille tipi di sughi, arrosti vari, patate fritte. Ricordo anche che una volta cucinarono i porcini raccolti miracolosamente al Sasso del Diavolo. Divini (scusate il gioco di parole). Era consuetudine inoltre che i pescatori ufficiali del gruppo una sera partissero armati di canna, enze, lami, bigatti e stralight per andare a pescare nel laghetto di Giugnola ed era consuetudine che tornassero con qualche pesce nel retino. Ovviamente Suor Gianna con grande maestria cucinava quei pesci per tutti.
Ma non erano solo cuoche: erano vere e proprie aiutanti dell’Arci.
Ci fu una notte indimenticabile. Era il primo anno che io e miei amici andavamo a Piancaldoli. Mentre nella stanza di sopra il comando era in mano a qualche veterano tipo Peter e nel piano di mezzo quacuno dormiva con l’Arci, la camera di sotto era autogestita nel modo più assoluto, eravamo tutti i fedelissimi della Mise, tutti coetanei, tutti alla prima esperienza e tutti con una gran voglia di far casino. Verso le dieci e mezza l’Arci ci mandava a dormire e noi da bravi furboni, dopo esserci inseriti nei sacco a pelo, per un po’ cecrcavamo di stare in silenzio in modo che l’Arci nella stanza sopra la nostra si addormentasse e poi ci scatenavamo. Ma quella volta non avevamo considerato che Suor Gianna dormiva poco lontano dalla nostra porta ed esagerammo un po’ perchè all’improvviso si aprì la porta e nella luce che entrò nella stanza si poteva notare una sagoma con dei capelli altissimi. Era Suor Gianna che per sgridarci era entrata senza velo, qualcosa che ci sembrò straordinario, sensazionale. “Anche le Suore hanno i capelli” abbiamo pensato tutti, e poi quasi come se avessimo assistito a qualcosa di miracoloso ci mettemmo a dormire. Per quanto tempo ci siamo raccontati di quella volta che la vedemmo senza velo.
Piancaldoli fu indimenticabile, anche per episodi come questi.
Come spesso accade, la bellezza delle cose la scorgi quando non ci sono più ed in questi giorni che Pasqua si avvicina ci accorgiamo di come le Suore ci manchino, di come la loro presenza discreta fosse importante, di quanto certe piccole abitudini, per quanto banali siano, rendano più gustosa la vita, come quella di sentirLe intonare i canti della Messa o quella di fermarci fuori dalla porta della Chiesa a fare due chiacchere.

Riccardo Albonetti
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