Belle le vacanze.
Carichi la macchina, finalmente parti e già devi ritornare indietro...
Ti sei dimenticato la batteria della macchina fotografica nel caricatore, come fanno i precisini per avere tutte le lineette piene, tanto dove andrai non ci sarà una presa elettrica… e di solito sei almeno a Borgo Rivola.
A Valsenio i più fortunati.
Tutto liscio fino a Faenza, direzione mare.
Poi entri in autostrada e provi quel tanto sperato brio vacanziero.
Vedendo tutte quelle macchine stracariche e i windsurf sulle capotte ti senti già sulla riva del mare, finché non noti che l’autostrada è bloccata e ti fanno uscire a Forli dopo 2 ore di coda.
Il viaggio finisce e arrivi alla destinazione.
Cerchi l’albergo col kit del “vacanziero prenotatore” comprendente: 1-pagina strappata del catalogo raffigurante l’hotel appena imbiancato, lucente e appartato, 2-copia della prenotazione, sudaticcia per tutte le volte che ti è passata tra le mani, 3-il cartoccio della colazione in autogrill che non hai ancora gettato, 4- una cartina della città scaricata da internet dove però non ci sono le vie.
Trovi l’albergo e ti guardi attorno se ce n’è un altro con lo stesso nome.
Non è più imbiancato, l’insegna ha almeno 2 lettere spente, è incastrato tra altri 2 alberghi, senti un solletico al piede, abbassi lo sguardo, vedi una pantagana di almeno 1kg che corre via spaventata.
La piscina che vedevi nella foto, nella quale ti sognavi immerso e spensierato è del residence a fianco.
Finalmente ti accomodi, ti metti il costume e vai in spiaggia.
Alla domanda retorica: “dove lo vuole l’ombrellone?” segue la risposta retorica: “Ultima fila o a lato, comunque non lontano dalla riva”. Come sempre prendi atto che c’è disponibile solo l’ombrellone “baricentrico”, quello nel mezzo, quello che ci appoggi le tue cose e non lo ritrovi mai più.
Viene l’ora del bagno.
Controlli che siano passate tre ore dall’ultimo pasto, poi ti ricordi che hai mangiato un babbà offerto dall’invadente vicino di ombrellone napoletano al quale proprio non potevi dire no.
Bagno rimandato, poco male, chi ci è andato ti ha riferito che l’acqua è fredda.
Ti rilassi sul lettino.
Appena ti addormenti un “Palla!” ti sveglia giusto in tempo per renderti conto che stai per prendere una pallonata in faccia, Il che ti stupisce perché sei nell’ombrellone baricentrico che hai ritrovato solo dopo che tua moglie ha lanciato un razzo ribato nel pattino del bagnino.
Traettoria perfetta, zigomo livido e occhiale da sole rotto. Poco male, si è rannuvolato e gli occhiali non servono più.
La giornata in spiaggia termina e torni in albergo. Set di docce per tutta la famiglia + cena serale.
Per essere il primo giorno di vacanza sei a pezzi, ma la vera tragedia deve ancora venire: i mercatini serali sul lungomare.
Tua moglie insiste per andarci subito, sarà uguale tutte le sere fino alla partenza.
Partono le “vasche” avanti-indietro tra svarovsky, ciabatte, borse, braccialetti, cd tarocchi (ne prendi uno ma non si sente), finchè il bambino si addormenta (dopo il canonico pianto di “mi compri un gioco”) e te lo devi sobbarcare sulle spalle.
Torni a casa, il caldo infernale dell’albergo non ti fa dormire e non chiudi occhio.
La giornata tipo è finita.
Belle le vacanze…
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