Anche quest’anno per la serata che precede l’Epifania Pier si è esibito con il suo gruppo al Pub “Up & down” e come al solito è riuscito a dare il meglio di sè. Per chi non lo sapesse Pier è uno scrupoloso cover man di Ligabue (più semplicemente rifà le sue canzoni), oramai da anni infatti gira per le valli di Senio e Lamone proponendo i più grandi successi del rocker di Correggio.
La passione di Pier per Ligabue è infinita, non solo conosce a memoria ogni singola parola di ogni singola canzone di ogni singolo disco di Ligabue ma sembra averne studiato le movenze al rallenty per mesi. Quindi vedere un concerto di Pier è come vedere una copia ben fatta di un quadro e questo non dispiace mai.
Il concerto dell’anno scorso, il 5 gennaio 2004 fu a dir poco memorabile, con una folla vicina al delirio che ha accompagnato Pier per tutta l’esibizione. È lo stesso Pier a darmi conferma della grande emozione e soddisfazione che ha provato un anno fa:“Credo che l’anno scorso abbiamo raggiunto l’apice, forse perchè eravamo una novità, infatti quest’anno mi sono messo nell’ordine delle idee che sarà difficile bissare quella serata, l’ho detto anche con gli altri ragazzi che suonano con me”
Pier è notevolemente teso prima del concerto, mi confida di non avere rituali particolari se non di fare frequenti visite al bagno. La scaletta è stata decisa con largo anticipo, nulla viene lasciato al caso.
E così il concerto ha inizio e senza interruzione alcuna procede tirato per due ore e mezza abbondanti in cui Pier esplora tutto il repertorio di Ligabue dando maggiore spazio ai pezzi più carichi e coinvolgenti. Pier per tutto il tempo non smette mai di dimenarsi, di alzare le braccia, di gesticolare, beve ad ogni piccolo stacco attaccandosi alla bottiglia d’acqua. Per chi, seduto sulla sedia, assiste al concerto la sensazione è quella di un motore ben carburato che non romba mai fuori giri, la band supporta alla grande il loro leader e cantante che certamente non si risparmia.
L’unica cosa che non va quest’anno è il pubblico, attento e curioso ma non partecipe, non ci sono cori, poche rischieste. Il clamore dell’anno scorso non si è ripetuto ma forse sta proprio lì il bello, nell’irripetibilità di ogni concerto, nell’unicità della sua storia.
Rivedo Pier qualche giorno dopo e gli chiedo cosa ne pensa a mente fredda della serata.
“Da parte mia sono molto contento”
Da semplice spettatore mi sento di dovergli fare i complimenti ma non gli risparmio un piccolo appunto: “Credo che ascoltarsi più di due ore di cover dello stesso artista sia leggermente stancante e a maggior ragione quando non è la prima volta che ti si ascolta”.
Pier con grande modestia mi conferma che anche lui ha avuto lo stesso sentore.
Forse un concerto suddiviso in momenti acustici ed altri elettrici potrebbe risultare meno omogeneo.
Pier mi promette di pensarci e mi confida di avere in cantiere qualche piccola novità.
Non ci resta che aspettare la prossima volta. Ci lasciamo semplicemente con una mia battutaccia: “Dopotutto Ligabue è un gran tamarro”, a cui Pier risponde con una brutta occhiata seguita da un sorriso come dire “cosa hai detto????????????????”

Riccardo Albonetti
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