La banda rappresenta una tradizione culturale a Casola Valsenio.E’ da più di 200 anni, che anima le vie paesane durante processioni, commemorazioni e feste popolari. E’ quindi una delle più antiche associazioni casolane e per saperne di più abbiamo posto alcune domande al Maestro a Daniele Faziani che la dirige dall’ottobre del 1986.
1-Quanti elementi conta attualmente il corpo bandistico?

Contando i casolani e i bandisti dei paesi limitrofi (Palazzuolo, Riolo Terme, Solarolo, Bagnacavallo) che da anni sono attivi nel nostro gruppo, gli elementi variano da 25 a 30, numero sufficiente per intrattenimenti da sfilata, commemorazione civile e religiosa, ma non per concerti dove l’organico deve almeno coprire le 40 unità per ottenere, nelle varie sezioni (flauti, clarinetti, sax, ottoni, percussioni), un suono adeguato e ricco. Questo perchè il linguaggio bandistico negli ultimi anni è diventato molto più vario che in passato quando venivano interpretati autori legati ad una certa tradizione, sicuramente interessanti per quel periodo, ma che oggi non sarebbero proponibili ad un pubblico abituato ad ascoltare musica con sonorità tecnologiche molto avanzate.

2-Quanti eravate quando hai iniziato?

Ho un ricordo ancora vivo della mia prima prova da direttore che fu il 16 ottobre del 1986. In quella serata nella sala della banda eravamo circa in 15, io ero molto impacciato e, ovviamente, inesperto. Non avevo programmato che cosa provare e iniziammo a leggere delle marce sinfoniche che la banda aveva già eseguito in passato (forse chi sta leggendo quest’articolo ricorderà FESTA DEI FIORI e FESTA CAMPESTRE del compositore P. Vidale). Tuttavia nel marzo dell’87 al 1° Concerto di Primavera, sotto la mia direzione, eravamo 42 e quasi tutti casolani.

3-Quali sono, secondo te, i motivi per cui i giovani non sono spinti ad avvicinarsi alla banda?

La risposta non è semplice. In primo luogo desidero fare una premessa: oggi la musica “seria” (quella scritta sul pentagramma, per intenderci) non è la sola a far muovere il mondo giovanile, anzi una molteplicità di generi e sottogeneri , che ha preso il via dal rock'n roll degli anni ’50, è stata capace di attirare a sé generazioni intere. Credo di poter affermare che per buona parte del secolo appena trascorso e ai giorni nostri la musica viva sia stata e sia ancora il rock e tutti i sui derivati, i quali richiedono impegno e ottime capacità, ma non necessariamente una conoscenza musicale tradizionale.Un secondo motivo va affrontato tenendo presente che lo studio di uno strumento musicale a fiato richiede sì impegno, molta volontà e umiltà ma soprattutto un minimo di predisposizione. I risultati sono lenti e non sempre raggiungibili, ovviamente per entrare nella banda non bisogna appartenere ai Paganini, tuttavia il fare musica d’insieme in un gruppo richiede tempo e molta pazienza. Le note espresse da ogni singolo strumento sono sempre importanti per rendere vero e ascoltabile un brano. Visto l’impegno e i non immediati risultati c’è il rischio che un ragazzo che si affaccia al mondo delle note per la prima volta possa anche abbandonare o possa preferire dare due calci al pallone. Come terzo elemento i giovani a Casola non sono sufficientemente stimolati dalla nostra comunità e inoltre non sono ben informati sulle attività che la banda svolge (forse per demerito nostro). Come dicevo in precedenza vivere nella banda richiede una certa disponibilità e molta passione per la musica, spesso i casolani, pur amando tutti i gruppi di volontariato, hanno l’abitudine a demandare le attese agli addetti ai lavori senza riflettere sul futuro, in poche parole: la banda esiste e ciò è sufficiente, ma porsi le ragioni di una sua continuità, interessa raramente. Non si pensa al fatto che il cambio generazionale deve essere continuo e costante. Come ultimo punto, concludendo, vorrei puntualizzare che la tradizione musicale casolana ha prodotto musicisti che hanno intrapreso la carriera professionale, come il sottoscritto, il Maestro della Banda di Palazzuolo Renato Soglia, il Maestro della Banda di Marradi Eolo Visani, non dimenticando il M° Conti Canzio il quale per 35 anni è stato primo clarinetto al Carlo Felice di Genova, il M° Ugo Tagliaferri trombettista per molti anni all’arena di Verona, il M° Roberto Ricciardelli, docente al conservatorio di Rovigo, il M° Pierantonio Tozzi saxofonista solista e, per arrivare ai più giovani, la Prof.ssa Elisabetta Benericetti, clarinettista che opera nel bolognese, la prof.ssa Daniela Valcasali flautista ed infine la nostra insegnante di strumenti a fiato della scuola di musica la prof.ssa Monia Visani che, con grande professionalità e nonostante le difficoltà di reperimento, ha saputo produrre diversi strumentisti che ora fanno parte della banda. Tutto ciò è motivo d’orgoglio e prestigio e la dice lunga sulle tradizioni musicali del nostro piccolo paese. Voglio qui ricordare inoltre che un mio bandista Giorgi Antonio ha ottenuto il diploma di solfeggio dimostrando tenacia e grande volontà ma anche molta passione per dimostrare ancora una volta che è possibile studiare seriamente anche se impegnati nel lavoro (a lui vanno i miei più sinceri complimenti). Personalmente spero continui sempre questa area di musicalità, tuttavia trovo che a Casola si debba superare il preconcetto che la musica, e quindi suonare nella banda, non possa essere considerata come altri tipi di attività di divertimento.Comunque voglio fare un appello a tutti di iscriversi nella scuola di musica anche solo per provare l’emozione di suonare uno strumento, poi il tempo deciderà.

4-Quali sono i requisiti per entrare a far parte del corpo bandistico?

Non vi sono limiti d’età, uno degli aspetti più belli della nostra banda è dato dal fatto che tutte le fasi della vita sono rappresentate: dal bambino all’anziano, anche se in alcuni momenti si possono creare ovvie difficoltà generazionali. Dopo aver trascorso due anni alla scuola di musica con un colloquio con il sottoscritto e l’insegnante si inizia l’avventura di questo bellissimo mondo nella musica della banda.

5-Quali sono i progetti futuri?

Creare maggiore visibilità con esibizioni e concerti, ampliare il repertorio spaziando da autori classici a moderni anche con composizioni originali, inoltre stiamo valutando la possibilità di effettuare un CD con i brani più caratteristici della nostra banda. Personalmente vorrei, lavoro professionale permettendo, arrivare almeno al 2006 per compiere cosi i miei 20 anni d’attività nel corpo bandistico G.Venturi. In qualità di direttore, poi si vedrà.

Intervista a cura di Roberta Faziani
Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter