Recensiamo tre testi che negli ultimi mesi sono venuti a ricostruire brandelli di storia casolana, anche se con prospettive differenti, da quello dello storico a quella di chi invece racconta fatti vissuti in prima persona e quindi con un coinvolgimento emozionale molto diverso. I tre libri sono: Ricordi di Filippo La Porta, Casola piccola Cassino nella valle del senio di Guido Ricciardelli e Monte Battaglia: luogo della storia e della pace di Beppe Sangiorgi.
Ammettiamo il colpevole ritardo con cui arriviamo a parlare del libro del dott. Filippo La Porta, ma l'estate si è frapposta e i lavori si sono rallentati. Colmiamo adesso questa lacuna e incominciamo con lo spcificare che si tratta del secondo libro scritto dal Dottore (con la maiuscola, perchè per quelli della mia generazione è lui il dottore casolano per antonomasia): dopo L'ultima condotta è uscito a maggio Ricordi.
L'impianto del lavoro è analogo a quello dell''opera prima', una serie di brevi frammenti recuperati da quello che i poeti chiamerebbero 'il pozzo della memoria' e accostati in libertà, che in questo caso diventa anche maggiore per il fatto che non c'è più il filo conduttore della professione medica a fare da collante. La memoria del dottor La Porta spazia in questo caso fra tutte le vicissitudini di una vita, dall'infanzia al periodo bellico, a quello del servizio militare e via continuando. Da una parte ci si guadagna in varietà e in ampiezza dello sguardo sul nostro passato, dall'altra parte la frammentarietà rischia ogni tanto di rendere un po' saltellante la lettura.
Quello che però contribuisce a superare queste piccole difficoltà è la voce del dottore, quel suo modo ironico di osservare anche gli avvenimenti più drammatici (vedi l'episodio dell'aereo schiantatosi al suolo e del cui pilota venenro ritrovati soltanto pochi brandelli, non certo i più 'nobili' di un corpo umano), che avevo già segnalato recensendo il primo libro. E se si pensa (e si legge) quello che il dottore si è trovato di fronte durante la sua carriera, l'avere mantenuto la capacità di sorridere e sdrammatizzare è sicuramente una dote importante, che si va ad aggiungere alla capacità di cavarsela in situazioni non semplici (quelle legate all'esercizio medico naturalmente, ma anche altre come il conflitto fra la fine dell'Università e l'inizio del servizio militare).
Dall'altra parte l'interesse risiede nella documentazione offertaci riguardo al territorio, la cui storia, quella minima e quella che incrocia i destini di una nazione intera, viene filtrata attraverso l'occhio di un uomo, un individuo, e acquista quindi vitalità, specificità, calore e partecipazione rispetto all'asetticità di un documento o di un resoconto storico professionale.
Ancora un tassello dunque nella ricostruzione del secolo da cui siamo appena usciti (ed è stato faticoso attraversarlo tutto, pensateci), secolo che mai come prima ha visto la partecipazione attiva delle persone comuni ai grandi avvenimenti storici, e che quindi può venire illuminato significativamente da testi come questo.
Sullo stesso piano, anche se con un tono ben più drammatico, sta Casola piccola Cassino nella valle del Senio, il cui autore narra le vicende legate alla guerra partigiana nella zona di Casola a cui egli ha partecipato direttamente (in seguito Ricciardelli è stato anche sindaco del nostro paese). Il libro è la ripubblicazione del diario tenuto dal partigiano durante gli anni '43-'44, quindi una ricostruzione in presa diretta, anche se si intuiscono sistemazioni e aggiunte a posteriori. Come è naturale gli episodi di quel periodo crudele non sono osservati e raccontati con l'imparzialità dello storico, quindi il testo ha sì un valore documentario ma va naturalmente preso con le molle se utilizzato per un lavoro di obiettiva analisi storiografica. L'interesse risiede forse maggiormente nel capire le difficoltà affrontate dal paese in quel momento cruciale e il clima di costante rischio e pericolo che si viveva. Bisogna però ammettere che la lettura, per il lettore amatoriale, viene resa piuttosto difficile e in certi punti noiosa dalla precisione nella descrizione dei movimenti sul terreno delle parti in lotta. Insomma la struttura diaristica non favorisce certamente la narratività, lo svolgimento lineare del racconto, cosa che, unita alla retorica tipica di quegli anni e di tutti i momenti di forte impegno politico, non agevola il gusto della lettura. Innegabile comunque il valore documentario dell'opera (pur con le cautele di cui sopra) e quindi importante la sua ripubblicazione. Credo che sarebbe interessante il confronto con testi simili ma scritti da esponenti dell'altra parte in lotta. Forse ne verrebbe fuori una sorta di sentire comune a tutti gli uomini che erano nemici 60 anni fa, presi nella loro individualità, un sentire comune che potrebbe essere esteso ai giorni nostri, come dimostrato dalle pagine di Ricciardelli sulla crudeltà e inutilità di qualunque guerra, forse la parte migliore dell'opera perchè capace di allargare lo sguardo, di universalizzare l'esperienza di quel conflitto vissuto in prima persona.
Buona parte del racconto di Ricciardelli si concentra nella sanguinosissima battaglia per la conquista di Monte Battaglia, che naturalmente è anche il punto centrale del libro di Sangiorgi, che la ricostruisce con precisione e naturalmente con maggiore imparzialità storica. Di questo libro però ci piace sottolineare le pagine che precedono e seguono il racconto di questa battaglia. Le prime ricostruiscono il passato remoto della rocca di Monte Battaglia, dal periodo medioevale fino all'inizio del '900. Che il luogo sia stato sempre teatro di stragi militari lo si può intuire dalla posizione di predominio in cui sorge (ma attenzione a non farvi ingannare dal toponimo, che per molti non è ricollegabile a eventi bellici), perchè non approfondire la ricostruzione storica di questi secoli, che sempre sono rimasti in ombra a causa della più vicina e coinvolgente strage del '44. Nello stesso libro di Sangiorgi si verifica questa disparità di approfondimento storico, dovuto naturalmente anche alla difficoltà di reperire documenti sui secoli più lontani, ma sarebbe bello se si potesse colmare questa lacuna.
La parte finale dell'indagine di Sangiorgi è invece dedicata agli ultimi 60 anni di vita della rocca, dominati dal ricordo di quella lotta per la conquista di un solo metro di terreno che aveva visto soccombere i tedeschi. La storia del restauro della torre procede di pari passo alla costruzione di Monte Battaglia come luogo di pace e riconciliazione fra gli antichi nemici, un'opera più significativa della ricostruzione materiale e protata a termine solo pochi anni fa.
Un edificio può essere monito dall'elevato valore simbolico? Certamente, come lo può essere un libro. L'uomo però deve essere capace di mettere in pratica le belle parole, e allora il monumento può anche farci riflettere sul fatto che la pratica dell'agire umano è ancora molto distante dalla teoria dei discorsi ricchi di buoni propositi.
Michele Righini
L'impianto del lavoro è analogo a quello dell''opera prima', una serie di brevi frammenti recuperati da quello che i poeti chiamerebbero 'il pozzo della memoria' e accostati in libertà, che in questo caso diventa anche maggiore per il fatto che non c'è più il filo conduttore della professione medica a fare da collante. La memoria del dottor La Porta spazia in questo caso fra tutte le vicissitudini di una vita, dall'infanzia al periodo bellico, a quello del servizio militare e via continuando. Da una parte ci si guadagna in varietà e in ampiezza dello sguardo sul nostro passato, dall'altra parte la frammentarietà rischia ogni tanto di rendere un po' saltellante la lettura.
Quello che però contribuisce a superare queste piccole difficoltà è la voce del dottore, quel suo modo ironico di osservare anche gli avvenimenti più drammatici (vedi l'episodio dell'aereo schiantatosi al suolo e del cui pilota venenro ritrovati soltanto pochi brandelli, non certo i più 'nobili' di un corpo umano), che avevo già segnalato recensendo il primo libro. E se si pensa (e si legge) quello che il dottore si è trovato di fronte durante la sua carriera, l'avere mantenuto la capacità di sorridere e sdrammatizzare è sicuramente una dote importante, che si va ad aggiungere alla capacità di cavarsela in situazioni non semplici (quelle legate all'esercizio medico naturalmente, ma anche altre come il conflitto fra la fine dell'Università e l'inizio del servizio militare).
Dall'altra parte l'interesse risiede nella documentazione offertaci riguardo al territorio, la cui storia, quella minima e quella che incrocia i destini di una nazione intera, viene filtrata attraverso l'occhio di un uomo, un individuo, e acquista quindi vitalità, specificità, calore e partecipazione rispetto all'asetticità di un documento o di un resoconto storico professionale.
Ancora un tassello dunque nella ricostruzione del secolo da cui siamo appena usciti (ed è stato faticoso attraversarlo tutto, pensateci), secolo che mai come prima ha visto la partecipazione attiva delle persone comuni ai grandi avvenimenti storici, e che quindi può venire illuminato significativamente da testi come questo.
Sullo stesso piano, anche se con un tono ben più drammatico, sta Casola piccola Cassino nella valle del Senio, il cui autore narra le vicende legate alla guerra partigiana nella zona di Casola a cui egli ha partecipato direttamente (in seguito Ricciardelli è stato anche sindaco del nostro paese). Il libro è la ripubblicazione del diario tenuto dal partigiano durante gli anni '43-'44, quindi una ricostruzione in presa diretta, anche se si intuiscono sistemazioni e aggiunte a posteriori. Come è naturale gli episodi di quel periodo crudele non sono osservati e raccontati con l'imparzialità dello storico, quindi il testo ha sì un valore documentario ma va naturalmente preso con le molle se utilizzato per un lavoro di obiettiva analisi storiografica. L'interesse risiede forse maggiormente nel capire le difficoltà affrontate dal paese in quel momento cruciale e il clima di costante rischio e pericolo che si viveva. Bisogna però ammettere che la lettura, per il lettore amatoriale, viene resa piuttosto difficile e in certi punti noiosa dalla precisione nella descrizione dei movimenti sul terreno delle parti in lotta. Insomma la struttura diaristica non favorisce certamente la narratività, lo svolgimento lineare del racconto, cosa che, unita alla retorica tipica di quegli anni e di tutti i momenti di forte impegno politico, non agevola il gusto della lettura. Innegabile comunque il valore documentario dell'opera (pur con le cautele di cui sopra) e quindi importante la sua ripubblicazione. Credo che sarebbe interessante il confronto con testi simili ma scritti da esponenti dell'altra parte in lotta. Forse ne verrebbe fuori una sorta di sentire comune a tutti gli uomini che erano nemici 60 anni fa, presi nella loro individualità, un sentire comune che potrebbe essere esteso ai giorni nostri, come dimostrato dalle pagine di Ricciardelli sulla crudeltà e inutilità di qualunque guerra, forse la parte migliore dell'opera perchè capace di allargare lo sguardo, di universalizzare l'esperienza di quel conflitto vissuto in prima persona.
Buona parte del racconto di Ricciardelli si concentra nella sanguinosissima battaglia per la conquista di Monte Battaglia, che naturalmente è anche il punto centrale del libro di Sangiorgi, che la ricostruisce con precisione e naturalmente con maggiore imparzialità storica. Di questo libro però ci piace sottolineare le pagine che precedono e seguono il racconto di questa battaglia. Le prime ricostruiscono il passato remoto della rocca di Monte Battaglia, dal periodo medioevale fino all'inizio del '900. Che il luogo sia stato sempre teatro di stragi militari lo si può intuire dalla posizione di predominio in cui sorge (ma attenzione a non farvi ingannare dal toponimo, che per molti non è ricollegabile a eventi bellici), perchè non approfondire la ricostruzione storica di questi secoli, che sempre sono rimasti in ombra a causa della più vicina e coinvolgente strage del '44. Nello stesso libro di Sangiorgi si verifica questa disparità di approfondimento storico, dovuto naturalmente anche alla difficoltà di reperire documenti sui secoli più lontani, ma sarebbe bello se si potesse colmare questa lacuna.
La parte finale dell'indagine di Sangiorgi è invece dedicata agli ultimi 60 anni di vita della rocca, dominati dal ricordo di quella lotta per la conquista di un solo metro di terreno che aveva visto soccombere i tedeschi. La storia del restauro della torre procede di pari passo alla costruzione di Monte Battaglia come luogo di pace e riconciliazione fra gli antichi nemici, un'opera più significativa della ricostruzione materiale e protata a termine solo pochi anni fa.
Un edificio può essere monito dall'elevato valore simbolico? Certamente, come lo può essere un libro. L'uomo però deve essere capace di mettere in pratica le belle parole, e allora il monumento può anche farci riflettere sul fatto che la pratica dell'agire umano è ancora molto distante dalla teoria dei discorsi ricchi di buoni propositi.
Michele Righini