Da 40 anni l’edicola di Casola Valsenio è gestita dal signor Giorgio Cantagalli e famiglia.. Esattamente dal 1 Dicembre 1971.
All’inizio, i quotidiani storici come l’Unità , il Resto del Carlino, i settimanali come Oggi , La Domenica del Corriere e Annabella, alcuni fotoromanzi come Grand Hotel, Bolero, Lancio, Sogno e alcuni fumetti per bambini come Topolino, il Corrierino e il Monello, erano sistemati su un semplice tavolo e qualche scansia. Poi un po’ alla volta hanno invaso mezza parete del lungo negozio di Bruscò e uno spazioso bancone, per una esposizione totale di 8 metri. Sono state in seguito aggiunte svariate scansie disposte un po’ qua, un po’ là … alcuni contenitori di videocassette e dvd, qualche cassetta con riviste e giochi per bambini, un po’ qua , un po’ là, e gli ultimi arrivi (forse), appoggiati in terra, attendono una sistemazione meno precaria, ma sono molto visibili.

Così i nuovi titoli ora si mescolano ai vecchi: Cioè, La Pimpa, Chi? Country, Life, Meridiani, Motosprint, In sella, Sale e pepe……Quando si entra nel negozio, non bisogna guardare solo nella parte riservata ai giornali, per trovare ciò che si cerca, ma anche in terra dall’altra parte, un po’ dritto ed un po’ a destra.
Cercando cercando si trova “tutto” e se non lo troviamo noi, ci sono Giorgio o Pier Angelo o Anna Maria che alzano, spostano, sbirciano, cercano sotto a destra, in alto a sinistra, sotto un libro, in fondo ad uno scatolone…..
Su 2500 - 3000 testate se ne vendono poche, più di 1000 rimangono invendute, mi dice Giorgio, che conferma a livello locale ciò che abbiamo sentito della crisi dell’editoria a livello nazionale.
Il boom della vendita dei quotidiani c’è stato negli anni ’90, con le videocassette allegate, iniziò l’Unità e poi si diffusero con altri giornali.
I fedelissimi che a Casola comprano il quotidiano tutti i giorni saranno circa 40, in mezz’ora ,al mattino, si vendono.
Il lavoro richiesto, invece, per lo smistamento dei giornali, la collocazione, le rese degli invenduti, è grande, non ci sono ferie, c’è da compilare quotidianamente una bolla di giornali lunga due metri.
Una volta si vendevano molti fumetti per bambini , 20 alla settimana, ora in media 1 alla settimana.
La televisione monopolizza l’interesse dei piccoli.
Ora vanno molto i giornali di cucina, macchine e motori.
Ma prima di Giorgio c’era stata Maria Lisa per un breve periodo, poi Elvira.
Elvira era piccola, tonda, abitava per mezza giornata, dalle 8,30 alle 12, nel casottino verde sistemato nel lato sud est della piazza Oriani…………. l’edicola di Casola Valsenio fino all’inizio degli anni ’70.
Ed era rivolto verso via Giacomo Matteotti perché il grosso del paese abitava proprio in quella via, oltre i portoni…… intorno agli spaziosi cortili interni.

Ve la ricordate Elvira?
A malapena riusciva a entrare, voltarsi, abbassarsi, uscire dal piccolo verdissimo chiosco che aveva una porta, e proprio dalla parte opposta una finestrella per i contatti ed i contratti con i clienti.
Quando la si vedeva sporgersi per allungare con le sue braccia corte e cicciotte i giornali e per prendere le poche lire che costavano, ci si immaginava il predellino che probabilmente teneva sotto i piedi per arrivare alla finestra, si avvertiva la fatica di sporgersi e di rimanere in equilibrio, si coglieva il respiro ristretto.

D’estate, nel casottino, Elvira scoppiava di caldo e allora sedeva fuori all’ombra, facendosi aria con uno dei suoi giornali che non leggeva mai, d’inverno, tremava dal freddo, riusciva però , stando attenta a non bruciarsi i piedi , a mitigare la temperatura con uno scaldino, quella specie di pentolino nero col manico, dove si tenevano le braci.
Elvira era così generosa che oltre a vendere i giornali, li prestava.
Contro ogni logica del commercio faceva leggere i giornalini, che allora andavano moltissimo, ai bambini, purchè rimanessero nei dintorni dell’edicola e non li rovinassero, li doveva pur vendere a qualcuno!. E i giornalini in quegli anni si vendevano bene, era il momento di Topolino, il Monello, il Corriere dei Piccoli
Ma andava oltre , alle donne che amavano le storie romantiche dei fotoromanzi, permetteva di portarseli a casa, sempre senza rovinarli, così li avrebbero potuti leggere nell’intervallo dei lavori: tra un ragù e un bucato! Li dovevano riportare il giorno dopo…e come nuovi! Qualcuno li avrebbe pur comprati! Elvira lo sperava! Così le donne di quegli anni che non potevano permettersi la lettura di Grand Hotel, Lancio, Sogno, Bolero perché costavano troppo, potevano lo stesso leggere quelle storie d’amore che erano le telenovelas di oggi. .
Qualcuno le diceva:
- Elvira , l’an va brise bè, l’è ona brota abitudine!-
Ma Elvira era contenta così! Però a volte i giornali tornavano in edicola, dopo questo veloce e fugace viaggio gratis nelle case, spiegazzati e a volte macchiati.
Ed allora qualche amica le suggeriva duri e severi propositi:
-Mai piò, a ca’, mai piò, Elvira!-
Ma durava poco.
C’era sempre qualcuno che si fermava a chiacchierare con lei..Anche in quegli anni infatti c’erano i fedelissimi del giornale quotidiano, pochi , ma appassionati: Il Resto del carlino, L’Unità, il Corriere della Sera andavano anche allora.
C’era sempre Italo che l’aiutava nell’amministrazione e a rispedire i giornali invenduti .
Ma toccava a lei scaricare i giornali dalla corriera tutte le mattine e trasportarli con il carretto fino all’edicola in piazza.

……tutto è cambiato, la televisione la fa da padrona ormai su tutti i campi…
Notizie, gossip, storie d’amore, tutto è dentro la nostra scatola.

La sera quando il casottino era chiuso e silenzioso, sembrava un armadietto dimenticato in piazza, di giorno, quando soffiava il vento, sembrava che il casottino potesse da un momento all’altro prendere il volo con quei fogli svolazzanti, quelle pagine con le foto di Sophia Loren o Gina Lollobrigida, sogni di carta attaccati alle persiane della finestrella che facevano sospirare uomini e donne.
Il pomeriggio Elvira teneva chiusa l’edicola e passavamo accanto al casottino silenzioso e verde,
usandolo per giocare a nascondino, a strega in alto….

Quel casottino verde è stato poi per molti anni un capanno da caccia nel bosco, ora non esiste più.



Paola Giacometti
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