L’abbazia benedettina di Valsenio è senza dubbio una delle più preziose e antiche testimonianze artistiche che abbelliscano la nostra valle. Al valore estetico assomma infatti un significato culturale che affonda le sue radici nel lavoro svolto nei secoli dai monaci per la bonifica e la coltivazione del territorio, a vantaggio del sostentamento e della vita degli abitanti di tutta la zona circostante. Di fronte a tanta ricchezza non si può restare indifferenti e va dunque salutato con particolare entusiasmo il progetto di ristrutturazione che già da qualche tempo ha mosso i primi passi.
Grazie al decisivo sostegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna è stato infatti realizzato un primo stralcio di lavori, nello specifico un’indagine archeologica preliminare – guidata dall’architetto Roberto Pistolesi sotto la supervisione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e della Soprintendenza per i Beni architettonici e il Paesaggio della Provincia di Ravenna – fondamento necessario a ogni successivo intervento di restauro. Oltre a fornire i dati tecnici necessari, questa ricerca – condotta sia con tradizionali scavi e sondaggi a controllo archeologico, sia con moderne tecniche di analisi termografica e fotometrica – ha permesso di ricostruire la storia dell’Abbazia, evidenziando le stratificazioni succedutesi nei secoli. Sono stati individuati quattro diversi livelli di pavimentazione, dal pavimento originario in terra battuta fino a quello attuale, posato negli anni ’50 del ’900 per riparare i danni della guerra, passando per altri due interventi databili al 1861 (anno di profonda ristrutturazione di tutta la struttura) e al 1928.
Gli scavi, come naturale in una Chiesa risalente al Medioevo, hanno anche riportato alla luce numerose tombe collettive e alcune sepolture individuali, con il relativo corredo di medagliette, crocefissi, grani di rosario e altri oggetti devozionali. E naturalmente sono riemerse le spoglie di chi nell’Abbazia ha trovato la propria ultima dimora, ossa e crani dei monaci e degli abitanti del contorno che per secoli hanno riposato in questo suolo sacro. Proprio le immagini di questi resti mortali – alcuni dei quali infantili – sono uno dei punti di forza del cortometraggio L’Abbazia addormentata che il nostro Fabio Donatini ha girato a testimonianza dei lavori effettuati e delle scoperte compiute. Un breve video di 10 minuti la cui realizzazione è stata sollecitata, promossa e finanziata da Don Sante Orsani, Parroco di Rivola e Valsenio, che molto si sta prodigando per la realizzazione del progetto di restauro.
Il video verrà presentato a fine gennaio ma abbiamo avuto la possibilità di vederlo in anteprima, ritrovandovi le capacità di regia a cui Fabio ci aveva già abituato con i suoi precedenti lavori, di cui abbiamo più volte parlato su queste pagine.
Il corto vuole sì essere documentazione di un lavoro, ma affronta il compito con un taglio narrativo che infonde al tema un’emozione e una malinconia che permettono di superare le freddezza dei dati tecnici per attingere al cuore dello spettatore. Non poteva d’altra parte essere diversamente dal momento che Fabio – che ha curato non solo la regia ma, come spesso gli accade, anche la sceneggiatura – ha vissuto a due passi dall’Abbazia per lunghi anni, quelli dell’infanzia, quelli in cui ci si costruisce il proprio bagaglio emozionale e di immaginario. E una presenza preziosa, affascinante, per certi versi inquietante e misteriosa (specie agli occhi di un bambino) come l’Abbazia, non può non lasciare traccia nell’immaginario di chi la vede ogni giorno e la frequenta per quelle tappe di formazione religiosa che ogni ragazzino percorre. Non a caso infatti il video affronta il tema della memoria, mettendo in scena un sacerdote (interpretato da Pierpaolo Paganelli) che ritorna dopo anni di assenza all’Abbazia, in cui ha mosso i primi passi della propria vita cristiana e della propria esperienza clericale. La Chiesa che ritrova è segnata dai lavori dell’indagine archeologica, che ne mettono in luce le viscere e i segreti sotterranei, rendendo ancora più profonda l’immersione del personaggio nel passato – proprio e collettivo. L’Abbazia si trova in una condizione che, come il titolo scelto da Fabio rileva, assomiglia a quella del sonno, dell’attesa malinconica ma rigenerante che precede la rinascita, il ritorno alla vita e all’attività. Questo il messaggio che circolarmente percorre il video, l’eternità di luoghi preziosi e ricchi come l’Abbazia, che sempre tornano a risvegliarsi per richiamare a sé le persone che li hanno amati nel passato e quelle che ancora non li hanno conosciuti e vi si avvicinano per abbandonarsi al godimento della scoperta.
Fabio, che ringraziamo per averci messo a disposizione il video e per avere chiacchierato un po’ con noi, si dice molto soddisfatto del lavoro compiuto, che ha potuto svolgere con ampia libertà e con la calma necessaria alla buona riuscita di ogni opera che vada a toccare anche le proprie personali corde emozionali. E il risultato risulta pienamente centrato, perché i sentimenti di malinconia e affetto per il luogo conquistano la scena attraverso la circolarità narrativa, e i curati movimenti di macchina si mettono al servizio del messaggio, sostenendolo senza soffocarlo.
Un altro aspetto che aggiunge valore al video, come spesso succede nei lavori firmati da Fabio, è la scelta e la cura dell’accompagnamento musicale, che in un’opera breve si carica sempre di maggiori significati e – ancora più che in un lungometraggio – si assume la responsabilità di creare l’atmosfera desiderata. Per questo aspetto Fabio si è avvalso della collaborazione di due giovani compositori che lavorano tra Roma e Bologna, Antonio Privitera e Raffaele Pallozzi, che hanno riarrangiato un brano di Aznavour e uno dei Camaleonti, a sottolineare anche una variazione di tono e, appunto, di atmosfera che, in coincidenza con la comparsa dei resti umani, macabri e inquietanti, caratterizza il cortometraggio.
L’abbazia addormentata è il primo episodio di una trilogia che accompagnerà il proseguire del progetto di restauro, andando così a formare un’opera unica di 30 minuti. I successivi spezzoni illustreranno, mantenendo lo stesso taglio narrativo-documentario, lo svolgersi vero e proprio dei lavori (questa seconda parte si girerà quest’inverno) e il risultato finale. Perché ad oggi non solo la Chiesa risulta inagibile in seguito all’indagine preliminare, ma c’è ancora la necessità di reperire finanziamenti per la realizzazione del restauro completo della struttura. Oltre alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, stanno dando il loro generoso sostegno la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola e la Conferenza Episcopale Italiana, ma si sta cercando di coinvolgere altri enti, istituzioni o persone che possano contribuire. Il video quindi, oltre ad avere una funzione di autofinanziamento, servirà anche a fare conoscere il più ampiamente possibile l’importanza e la bellezza dell’Abbazia e la necessità dell’intervento di restauro che possa risvegliarla. A questo scopo si terrà a fine gennaio-inizio febbraio (la data è ancora incerta ma naturalmente vi terremo informati) una serata di presentazione del progetto – di quanto già realizzato e di quanto ancora da realizzare – durante la quale verrà proiettato il cortometraggio e si potrà visitare la Chiesa. Intermezzi musicali e un buffet preparato nella suggestiva cucina dell’Abbazia accompagneranno gli interventi di molte personalità: Marco Violi (vicedirettore del Museo e della Pinacoteca della Diocesi di Imola), il Vescovo di Imola S. Eccellenza Mons. Tommaso Ghirelli, il Dott. Lanfranco Gualtieri (Presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna), l’Ing. Sergio Santi (Presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Imola), l’Arch. Carla Di Francesco (Direttore Regionale per i Beni Culturali), l’Arch. Antonella Ranaldi (Soprintendente della Provincia di Ravenna), la Dott.ssa Chiara Guarnieri (Funzionario di zona della Soprintendenza Archeologica), lo storico Prof. Andrea Ferri, l’Arch. Roberto Pistolesi (che come detto ha curato l’indagine archeologica preliminare) e naturalmente Fabio Donatini.
Con la promessa di tenervi aggiornati e dopo avere ringraziato Fabio e tutti quanti ci hanno fornito informazioni, vi invitiamo a partecipare attivamente, perché il risveglio dell’Abbazia sia dolce.
Michele Righini