Lunedì 29 dicembre 2008 al cinema Senio, decimo appuntamento con “Serata ’900”, decimo incontro con la rievocazione di storie, tradizioni, eventi, luoghi della comunità casolana. E di facce, volti, espressioni, sguardi, mai come quest’anno protagonisti, dal momento che l’attenzione era incentrata sui “personaggi” che hanno lasciato un segno a Casola.
Personaggi in che senso? Quelli che si sono distinti per le loro opere e il loro lavoro come un Oriani, un dottor Rino, un prof. Rinaldi Ceroni, o personaggi strambi, tipici, caratteristici, come Minghì, la Gulmina, la Patanlera ma anche, di nuovo, lo stesso Oriani, l’unico felicemente collocato sul confine a volte labile che separa i primi dai secondi? Entrambe le tipologie rientreranno nella consueta carrellata di immagini e parole, ma alla fine saranno i secondi, i “matti del villaggio”, a conquistarsi la fetta di attenzione più ampia.
A partire dalla rievocazione fattane da Beppe Sangiorgi, che a ogni nome associa un ricordo, un aneddoto, un’immagine: Minghì che suona mezzogiorno con 10 minuti di anticipo per non mancare il pranzo al ricovero, la Gulmina che scavalca nella notte il muro del cimitero, la Patanlera che mangia dorme vive in compagnia di un gallo. E poi il vero protagonista della serata, il Roce, soprannome che proprio non so se possa essere trascritto così, perché è sempre stato un suono indistinto e variabile, ma non importa perché un nome definito e chiaro mal si sarebbe aggrappato a un personaggio tanto vagabondo, anarchico e romantico. E che di se stesso – in un filmato tratto dagli archivi di Flavio Linguerri, miniera ogni anno più preziosa – dà la definiziona più precisa e affascinante: “Io sono l’ubriacone di Casola”. Che in un piccolo paese è come dire io sono il maresciallo, il parroco, il sindaco, il medico, una figura indispensabile.
Proprio il filmato finale è stato il pezzo forte della serata, oltre al Roce superstar ha mostrato Gigioli che canta e dipinge come da una vita siamo abituati a vederlo, ha mostrato quello che noi bambini chiamavamo “l’eremita” (gli adulti sinceramente non so se lo chiamassero così) e che era veramente una di quelle figure che mi era del tutto uscita dai ricordi coscienti, poi la signora Irma che vendeva il latte trasportandolo su un motorino troppo piccolo per lei.
Della maggior parte di questi ci si ricorda praticamente solo il soprannome, ma è proprio questo che succede a una persona quando diventa personaggio, perde la propria identità reale, anagrafica, per assumerne una nuova, un lasciapassare per penetrare nel mondo dell’immaginario. Non poteva dunque mancare l’intervento di Cristiano Cavina, che di mestiere fa proprio questo: trasforma le persone in personaggi. E non è necessario che il giochino di prestigio venga fatto sui “matti del paese”, un prestigiatore abile riesce a trasformare anche i comuni compaesani, i Jair e i Pascutti che (comunque sempre forniti di un bel soprannome come bagaglio) diventano protagonisti di storie da romanzo. Tanto da potere figurare in una casolana copertina di Sgt. Pepper, ci dice Cristiano, in cui l’immagine più viva potente e divertente è quel “Lungoni che tiene una mano sulla spalla di Kareem Abdul Jabbar” – non il contrario, e qui sta la scintilla geniale – che dice tutto su come quotidianità e mito, semplicità e ricchezza, “deformità” e strapotere fisico possano andare insieme, mescolarsi, confondersi.
Ma sarebbe stato poco corretto se Sangiorgi non avesse fatto riflettere anche sulla condizione reale della vita della stragrande maggioranza di queste persone, spesso povere e costrette a mendicare il minimo per la sopravvivenza, sempre e comunque sole, al di fuori del “consorzio sociale”, per scelta per natura per costrizione. Non una vita facile la loro, sbeffeggiati non solo dai bambini che, con istinto animale, li riconoscono subito come “diversi”, sofferenti per fame freddo e solitudine. Sarebbe profondamente ingiusto se dimenticassimo questo, accecati dal fascino dell’irregolarità innocua, annebbiati dagli anni trascorsi da quando li vedevamo caracollare per il paese sotto quei pesi inumani che erano le loro case ambulanti.
Poi ci sono i personaggi “importanti”, quelli che hanno dato lustro al paese, ma qui confesso una certa difficoltà nel riconoscerli nelle carrellate fotografiche, a parte alcuni già nominati e pochi altri. Spesso gli “Ohhhh” che salivano dal pubblico al comparire sullo schermo di un volto, una postura, uno sguardo, mi facevano capire che mi stavo perdendo un nome noto. Ma confrontandomi con gli spettatori vicini, con veloci consulti “Chi era quello? E quello?”, mi rendevo conto che non ero l’unico in quella condizione e rimpiangevo che con le foto non comparissero anche i nomi delle persone ritratte, almeno di quelli più “notabili”. Allora mi sento di muovere questo piccolo appunto a chi ha preparato il materiale, un dettaglio che vuole essere un suggerimento e non cancellare gli enormi meriti che stanno dietro un lavoro tanto impegnativo e curato e per il quale ogni anno “Lo Spekki(ett)o” vuole farsi tramite del meritato ringraziamento che tutta la comunità rivolge agli organizzatori. Ma è un dettaglio importante, per aiutare chi non vive a Casola da sempre – ultimamente insisto un po’ sul tema immigrazione, mi scuserete se dico che anche questi eventi dovrebbero servire a “spiegare” la nostra società a chi ci si trova catapultato dentro senza nessuna preparazione – e perché il Novecento non è più il secolo appena concluso, gli anni passano, capita di chiacchierare con uomini fatti, pienamente attivi nella vita del paese, che però già non ricordano persone che hanno riempito la vita bambina di noi “poco più che trentenni”. Figuriamoci se si retrocede di molto negli anni. Facce luoghi tradizioni lavori scompaiono, “Serata ’900” ne deve rinnovare il ricordo in chi li ha visti e vissuti ma anche raccontarli ex novo a chi a fatica ne ha sentito parlare: ogni mezzo che aiuti in questo compito va messo in campo.
Questo è anche uno dei doveri che il nostro giornale vuole adempiere, quindi compito a casa: mandateci sul sito commenti sulla serata indicando chi avete riconosciuto, in quale foto, cosa faceva, cosa ricordate di lui,così che la serata continui.
Michele Righini