Qual è il problema in discussione? E’ presto detto e a molti di voi forse già noto.
Si tratta di discutere sul futuro delle Opere Pie e sul futuro dei servizi (primo fra tutti quello della Casa Protetta), che questo Ente, che vanta origini così antiche e che è così caro a tutti i Casolani, eroga non solo alla nostra comunità ma anche ai comuni vicini.

Purtroppo, una recente legge regionale, che noi consideriamo in alcune sue parti improvvida e poco meditata, e i successivi provvedimenti legislativi collegati, stabiliscono che le Opere Pie, o più genericamente le IPAB, si devono trasformare in un nuove aziende chiamate ASP e che di queste ASP ce ne debba essere solo una per ogni distretto.
In alternativa le Opere Pie si potrebbero trasformare in Fondazioni private ma così facendo uscirebbero dalla rete dei servizi pubblici e rimarrebbero di conseguenza isolate e sostanzialmente escluse da tutta una serie di possibilità operative.
La legge regionale e le disposizioni ad essa connessa stabiliscono inoltre che nell’unica ASP del distretto le varie Opere Pie confluite siano rappresentate sulla base di parametri legati al valore del conferimento del proprio capitale e del fatturato pregresso.
Questo purtroppo significa che Opere Pie piccole come le nostre finirebbero per scomparire nel nuovo Ente e che i Casolani perderebbero ogni reale controllo sui servizi , sul capitale e sui beni delle Opere Pie.
I centri di controllo si allontanerebbero da Casola e noi sappiamo bene ciò che a lungo andare questi accentramenti in sedi fuori dal controllo locale cosa significano. Significano che purtroppo, dopo molte promesse ed assicurazioni iniziali, un bel giorno qualche presidente o manager o dirigente ben pagato e ben piazzato, sostenuto dai relativi consiglieri foraggiati da interessanti gettoni di presenza, finirà con il dire che bisogna fare economia, che i finanziamenti scarseggiano, che bisogna risparmiare, che occorre realizzare delle sinergie, il tutto accompagnato da una serie di belle parole e discorsi ben forbiti che però vanno a finire in un'unica direzione: tagliare i servizi prima di tutto nelle piccole comunità e nelle comunità periferiche. E noi Casolani come altri nelle nostre condizioni ne dovremo fare, come già ne facciamo, le spese dovendoci spostare prima a Faenza, poi pian piano, fino a Ravenna per ogni necessità.
Non è però detta l’ultima parola perché la legge in questione lascia un margine di manovra ed una via d’uscita meno drastica, ancorché non del tutto indolore.
La legge prevede infatti che, a certe condizioni, in un distretto possano nascere anche più di una ASP.
Ciò significa che se si possano creare ASP di dimensioni più contenute, ed in questo caso le piccole Opere Pie, come quella di Casola, potrebbero mantenere una maggior rappresentanza e contare di più all’interno di questi organismi.
E’ così che le Opere Pie di Casola Valsenio, quelle di Castel Bolognese, quelle di Brisighella e di Fognano, hanno da tempo optato per costituire fra di loro una ASP, cosiddetta subzonale, dato che i loro capitali ed il loro fatturato, messi assieme, raggiungono i parametri stabiliti dalla Regione.
Chi deve dare il consenso ad una operazione del genere sono i sindaci dei vari comuni interessati.
Il problema parrebbe dunque risolto, ma purtroppo non è così perché a vari livelli, soprattutto a livello comprensoriale e soprattutto da Faenza, ma non solo anche dalla Provincia, si esercitano pesanti pressioni perché si adotti la soluzione di un’unica ASP comprensoriale.
Per reagire a questo stato di cose, abbiamo dunque deciso, un gruppo di cittadini e la sottoscritta, di dar vita ad un comitato aperto a chiunque voglia far sentire la propria voce su questo problema e sostenere l’ipotesi delle due ASP e quindi della maggior autonomia possibile per le nostre Opere Pie.

Alessandra Landi
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