La terra ha fortemente tremato in Emilia ma anche a Casola ce ne siamo accorti. Chi però fra i casolani è più attento a cogliere anche le minime vibrazioni della terra è Flavio Linguerri. La sua stazione sismografica è attiva da più di quarant'anni. Sembra poco in confronto alla periodicità dei terremoti che si propongono su epoche storiche si originano su ere geologiche ma di stazioni operative da così tanto tempo sul nostro territorio non ce n'è poi tante.
D:Come ti è venuta l'idea di allestire una stazione sismografica?
Da giovane avevo paura dei terremoti. Andai a trovare Bendandi a Faenza che mi insegnò a costruire rudimentali sismografi. Di tempo ne è passato e ora ho una stazione con sismografi che si basano su tecnologie moderne affidabili e precise.
D:Che strumenti hai?
La mia stazione sismografica è attrezzata con diversi sismografi che registrano le onde lunghe che solcano tutta la terra e quelle a periodo corto sia di tipo sussultorio che ondulatorio. C'è poi un software che rielabora le registrazioni indicando la provenienza delle onde. Ho anche un sistema di ponti radio alimentati dalla rete e da gruppi di continuità e gruppi elettrogeni che in caso di bisogno possono funzionare anche senza corrente elettrica .
D:Flavio, a ogni terremoto ritorna la domanda se si possono prevedere. Tu cosa ne pensi?
La previsione se è tale deve proporre una data e un'area geografica ristretta. Oggi nessuna teoria può prevedere i terremoti. La sismologia è una scienza indiretta. Il pozzo più profondo scavato sulla crosta terrestre è di circa 12 km ed è come la puntura di uno spillo sulla buccia di un cocomero. Dell'interno di questo cocomero che è la nostra terra sappiamo ben poco. Le ricerche sugli idrocarburi hanno aumentato le nostre conoscenze ma sulle dinamiche delle placche da cui si originano i terremoti ne sappiamo ancora troppo poco. Dal terremoto ci si difende solo prevenendo i danni con opportune tecniche costruttive.
D: Nella tua stazione quante scosse hai rilevato relative al sisma dell'Emilia?
Fra quelle avvertite e quelle registrate solo fagli strumenti ne ho contato più di tremila.
D: E qui nella nostra zona la terra trema?
Nell'ultimo anno ne ho registrato una decina ma tutte lievi o solo strumentali
D: Veniamo a noi. Come valuti la sismicità del nostro comune?
Quando si valuta la sismicità di un territorio prima di tutto ci si rifà al catasto dei terremoti. Negli ultimi secoli a Casola ne abbiamo subiti tre abbastanza forti. Le date: 1725, 1874, 1879. Soprattutto del primo abbiamo notizie scritte. Fu una crisi sismica lunga diversi mesi che mise a dura prova l'equilibrio nervoso della nostra gente. La prima scossa fu potente ma non risultano vittime tranne feriti dovuti a crolli. Ma se pensiamo alle tecniche costruttive di allora non c'è da stupirsi. Comunque tutto il distretto faentino è classificato in zona 2 dalla recente normativa.
D: Che caratteristiche hanno i nostri terremoti?
E' uscito nell' aprile di quest'anno un volume edito dalla regione sul rischio sismico legato al tipo di terreno su cui poggiano le costruzioni. C'è proprio il caso dell'appennino faentino con la relativa microzonazione del territorio. Nel libro si dice che i terremoti da noi sembrano avere una profondità massima sui 20 chilometri. Ricordiamoci che a parità di intensità i terremoti più devastanti sono quelli più profondi. Certo che siamo vicini a zone come il Mugello o Santa Sofia dove i terremoti sono stati più frequenti e pericolosi. Anche il fatto che i nostri terreni sono poco profondi può aiutare a non amplificare gli effetti delle onde sismiche e attenuarne i danni come purtroppo non si è verificato in Emilia.
Intervista a cura di Roberto Rinaldi Ceroni