I diritti dell'uomo, i doveri della politica' è il fondo del Sindaco Nicola Iseppi sul periodico del Comune Il Ponte , 'Il (sacrosanto) diritto del bastone' è l'articolo inserito in questo giornale online nei giorni scorsi da Pier Ugo Acerbi.
Ambedue questi scritti suggeriscono alcune riflessioni sul tema, sempre molto complesso, della integrazione tra popoli, culture, tradizioni, religioni diverse.
Ambedue questi scritti suggeriscono alcune riflessioni sul tema, sempre molto complesso, della integrazione tra popoli, culture, tradizioni, religioni diverse.
Non ho certo la pretesa di conoscere a fondo la materia o di avere esperienze importanti da mettere in campo. Ritengo solo che, essendo l'argomento molto di attualità, valga la pena riflettere anche solo dal punto di vista di un cittadino per esprimere proprie opinioni maturate seguendo la propria coscienza, leggendo resoconti di dibattiti tra voci autorevoli e seguendo l'informazione della stampa e della TV, purtroppo spesso sfacciatamente superficiali.
Una prima riflessione deriva dalla mia convinzione che la cosidetta GLOBALIZZAZIONE non è un fatto solo che riguardi l'economia.
Il mondo è più piccolo, tutti i popoli vengono a contatto ed in qualche modo è d'obbligo avere conoscenza gli uni degli altri e prendere atto delle differenze esistenti .
Rifiutare il confronto e il dialogo pone in una condizione di isolamento rispetto ad una realtà così dirompente.
Dunque la necessità di costruire un rapporto tra diversi ad evitare una specie di 'torre di babele'. Una buona integrazione dunque!
E qui condivido quanto scrive il Sindaco: 'La politica ha il dovere di favorire la coesione sociale e di ricordare e salvaguardare i diritti fondamentali di tutti'.
Questo vale ad ogni livello sociale e politico e per ogni persona che vive in questo mondo.
La politica, che pure discutendo, non deve dividere, quella politica che dovrebbe agire a Casola, a Prato o a Rosarno ed in ogni parte del mondo per il bene comune e per affermare i diritti dell'uomo.
Guai alla politica che provoca ed acuisce lo scontro violento, che classifica i buoni ed i cattivi a seconda del colore della pelle, che non opera per allontanare le ingiustizie ed i soprusi!
Guai alla politica che non tiene conto del diverso, che non crea ambiente idoneo alla convivenza!
Una seconda riflessione deriva dal ruolo e dal rapporto fra le religioni ed in particolare tra il Cristianesimo e l'Islam.
Non intendo certo nascondere le differenze esistenti tra le due religioni, nè voglio negare le violenze che avvengono sopratutto verso quelle minoranze cristiane in varie parti a prevalenza mussulmana.
Sono fatti esecrabili dettati da un fondamentalismo diffuso che peraltro, per quel che ne so, non interpreta correttamenteil Corano.
Per spiegare il mio pensiero mi servo impropriamente di quanto espresso dal Papa in una recente intervista.
Dice in sintesi BenedettoXVI che viviamo un mondo diverso dal tempo delle invasioni Ottomane dell'Europa. Allora era a rischio l'identità del nostro continente e si fece fronte comune per difendere la propria storia, la propria cultura, la propria fede. C'era il rischio di essere colonizzati dall'Islam. Oggi, dice sempre il Papa, viviamo in un mondo completamente diverso dove si confrontano da un lato il secolarismo radicale e dall'altro si mette a fronte e 'al centro la questione di Dio in modo multiforme'. Naturalmente, dice sempre il Papa, deve continuare a sussistere l'identità delle varie religioni.
Non possiamo certo fonderci!
Tuttavia bisogna fare il tentativo di comprendersi. E aggiunge che nel mondo ci sono esempi di rapporti positivi tra l'Islam ed il Cristianesimo (vedi Africa) che lasciano ben sperare e ci sono ancora purtroppo intolleranze ed aggressioni. E conclude: 'Dobbiamo cercare di vivere ciò che è grande della fede cristiana e presentarlo in modo vivo.
Dall'altro però è importante trovare ciò che abbiamo in comune con le altre religioni ed insieme rendere un servizio comune al mondo ovunque è possibile'.
Ho voluto citare questa parte di una intervista a Benedetto XVI per ricordare a tutti noi che anche un'alta guida morale ritiene il dialogo, sopratutto interreligioso, una esigenza fondamentale per fare crescere il processo di integrazione tra diversi.
Ci sono esempi luminosi anche in Italia ed anche a Casola di cristiani che aiutano i mussulmani e viceversa e ci sono consessi in cui le differenze non sono più un problema e dove il valore delle persone prevale sempre sulle diversità.
Si dice che non è così dappertutto, ed è vero.
C'è chi esaspera la paura ed in nome di questa fomenta l'odio e favorisce l'esclusione non preoccupanndosi che l'escluso possa divenire un potenziale nemico della società.
Si porta a giustificazione di ciò quanto avviene in molte parti dei paesi in cui si vive la religione in modo fondamentalista. Ritenendo impropriamente di interpretare Maometto, si giudica giusto bastonare la donna od obbligarla al burka o usandola a fini di potere.
C'è ancora chi distrugge i luoghi di culto o ne vieta la costruzione e che imprigiona chi dissente.
Questa non è certo la strada per favorire il dialogo!
Ma non è nemmeno dialogante verso lo straniero in Italia l'atteggiamento tenuto da alcuni, non esclusi alcuni politici nostrani, che, si dice, in nome della difesa della nostra civiltà predicano l'esclusione, la discriminazione, lo sfruttamento, negando il diritto al lavoro, alla rappresentanza o ad avere una famiglia.
Anche questa non è la strada per favorire il dialogo che eviti lo scontro tra i diversi.
Se posso esprimere un auspicio per l'anno nuovo, vorrei davvero che anche in Italia si mettesse al bando tutto quanto può ostacolare un processo di integrazione che è inevitabile nel mondo globalizzato.
Trasmetto l'auspicio sopratutto ai giovani ai quali forse riesce più facile tenere aperto il dialogo tra le diversità affinchè possano prevalere il rispetto tra le persone.
Ai giovani è richiesto di non considerare fatale che le diversità di cultura, di religione,di pelle sono per forza le cause dell'insicurezza. A loro ed agli educatori il compito, non facile, ma possibile, di lavorare nella scuola e nei momenti di aggregazione giovanile per fare crescere un mondo in cui convivano pacificamente le differenze.
Giacomo Giacometti
Una prima riflessione deriva dalla mia convinzione che la cosidetta GLOBALIZZAZIONE non è un fatto solo che riguardi l'economia.
Il mondo è più piccolo, tutti i popoli vengono a contatto ed in qualche modo è d'obbligo avere conoscenza gli uni degli altri e prendere atto delle differenze esistenti .
Rifiutare il confronto e il dialogo pone in una condizione di isolamento rispetto ad una realtà così dirompente.
Dunque la necessità di costruire un rapporto tra diversi ad evitare una specie di 'torre di babele'. Una buona integrazione dunque!
E qui condivido quanto scrive il Sindaco: 'La politica ha il dovere di favorire la coesione sociale e di ricordare e salvaguardare i diritti fondamentali di tutti'.
Questo vale ad ogni livello sociale e politico e per ogni persona che vive in questo mondo.
La politica, che pure discutendo, non deve dividere, quella politica che dovrebbe agire a Casola, a Prato o a Rosarno ed in ogni parte del mondo per il bene comune e per affermare i diritti dell'uomo.
Guai alla politica che provoca ed acuisce lo scontro violento, che classifica i buoni ed i cattivi a seconda del colore della pelle, che non opera per allontanare le ingiustizie ed i soprusi!
Guai alla politica che non tiene conto del diverso, che non crea ambiente idoneo alla convivenza!
Una seconda riflessione deriva dal ruolo e dal rapporto fra le religioni ed in particolare tra il Cristianesimo e l'Islam.
Non intendo certo nascondere le differenze esistenti tra le due religioni, nè voglio negare le violenze che avvengono sopratutto verso quelle minoranze cristiane in varie parti a prevalenza mussulmana.
Sono fatti esecrabili dettati da un fondamentalismo diffuso che peraltro, per quel che ne so, non interpreta correttamenteil Corano.
Per spiegare il mio pensiero mi servo impropriamente di quanto espresso dal Papa in una recente intervista.
Dice in sintesi BenedettoXVI che viviamo un mondo diverso dal tempo delle invasioni Ottomane dell'Europa. Allora era a rischio l'identità del nostro continente e si fece fronte comune per difendere la propria storia, la propria cultura, la propria fede. C'era il rischio di essere colonizzati dall'Islam. Oggi, dice sempre il Papa, viviamo in un mondo completamente diverso dove si confrontano da un lato il secolarismo radicale e dall'altro si mette a fronte e 'al centro la questione di Dio in modo multiforme'. Naturalmente, dice sempre il Papa, deve continuare a sussistere l'identità delle varie religioni.
Non possiamo certo fonderci!
Tuttavia bisogna fare il tentativo di comprendersi. E aggiunge che nel mondo ci sono esempi di rapporti positivi tra l'Islam ed il Cristianesimo (vedi Africa) che lasciano ben sperare e ci sono ancora purtroppo intolleranze ed aggressioni. E conclude: 'Dobbiamo cercare di vivere ciò che è grande della fede cristiana e presentarlo in modo vivo.
Dall'altro però è importante trovare ciò che abbiamo in comune con le altre religioni ed insieme rendere un servizio comune al mondo ovunque è possibile'.
Ho voluto citare questa parte di una intervista a Benedetto XVI per ricordare a tutti noi che anche un'alta guida morale ritiene il dialogo, sopratutto interreligioso, una esigenza fondamentale per fare crescere il processo di integrazione tra diversi.
Ci sono esempi luminosi anche in Italia ed anche a Casola di cristiani che aiutano i mussulmani e viceversa e ci sono consessi in cui le differenze non sono più un problema e dove il valore delle persone prevale sempre sulle diversità.
Si dice che non è così dappertutto, ed è vero.
C'è chi esaspera la paura ed in nome di questa fomenta l'odio e favorisce l'esclusione non preoccupanndosi che l'escluso possa divenire un potenziale nemico della società.
Si porta a giustificazione di ciò quanto avviene in molte parti dei paesi in cui si vive la religione in modo fondamentalista. Ritenendo impropriamente di interpretare Maometto, si giudica giusto bastonare la donna od obbligarla al burka o usandola a fini di potere.
C'è ancora chi distrugge i luoghi di culto o ne vieta la costruzione e che imprigiona chi dissente.
Questa non è certo la strada per favorire il dialogo!
Ma non è nemmeno dialogante verso lo straniero in Italia l'atteggiamento tenuto da alcuni, non esclusi alcuni politici nostrani, che, si dice, in nome della difesa della nostra civiltà predicano l'esclusione, la discriminazione, lo sfruttamento, negando il diritto al lavoro, alla rappresentanza o ad avere una famiglia.
Anche questa non è la strada per favorire il dialogo che eviti lo scontro tra i diversi.
Se posso esprimere un auspicio per l'anno nuovo, vorrei davvero che anche in Italia si mettesse al bando tutto quanto può ostacolare un processo di integrazione che è inevitabile nel mondo globalizzato.
Trasmetto l'auspicio sopratutto ai giovani ai quali forse riesce più facile tenere aperto il dialogo tra le diversità affinchè possano prevalere il rispetto tra le persone.
Ai giovani è richiesto di non considerare fatale che le diversità di cultura, di religione,di pelle sono per forza le cause dell'insicurezza. A loro ed agli educatori il compito, non facile, ma possibile, di lavorare nella scuola e nei momenti di aggregazione giovanile per fare crescere un mondo in cui convivano pacificamente le differenze.
Giacomo Giacometti