Caro Nicola, nel tuo articolo di fondo, pubblicato nel numero di dicembre 2010 de “Il Ponte”, ho trovato un giudizio un po’ negativo nei riguardi di coloro che sono “spaventati” dal “diverso”. Da parte mia, sta sicuro, ho ottimi amici che hanno la pelle un po’ di tutti i colori. Ma amici non potremmo essere se il rispetto che proviamo non fosse reciproco.
La Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America si apre con la rivendicazione più importante: quella dei diritti naturali. A tutti i cittadini, per il solo fatto di essere uomini, e quindi indipendentemente dalla loro condizione sociale, fisica e mentale, viene riconosciuto il diritto «alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità». Il documento sancisce il principio semplicemente affermando che questo “è di per se evidente per chiaro diritto naturale”.
Nella cultura islamica esiste una discriminante tra “il fedele” e “l’infedele”. Tra uomo e donna. Nei diritti come nei doveri. Questa è una verità. Devo confessare che io, come “infedele”, una qualche preoccupazioncella la nutro. Per la signora a cui fai riferimento è giustificabile una inquietudine doppia rispetto alla mia, visto che oltre ad essere “infedele” pure lei … è anche una donna.
A tal proposito mi viene in mente la (per me) surreale intervista rilasciata, qualche tempo fa, dal popolarissimo predicatore islamico Arafat Saad, nella quale, con pacato candore, il buon Arafat spiegava come 'Allah ha voluto onorare le donne istituendo per loro la punizione del bastone'. Un privilegio, secondo Saad.
Attenzione però, sottolinea il buon Arafat, ci sono precise regole da rispettare: intanto, per dispensare la punizione, deve sussistere il “buon motivo”… ad esempio se la donna non è obbediente e contrasta un vostro (doveroso) ordine. Poi bisogna colpire sotto la cinta, sulle braccia oppure nella schiena ma, comunque, mai in viso. I colpi sono regolamentati nel numero e nella forza… questa và opportunamente dosata per non provocare fratture o eccessivi sanguinamenti.
La donna, così “onorata”, saprà di aver sposato un vero uomo. Un devoto credente che, forte nella sua fede, compiace il Signore dedicando alla propria compagna l’attenzione della giusta bastonata... che delizia deve essere per una moglie ricevere queste ossequiose attenzioni!
E a noi, poveri e deboli uomini occidentali, ridicoli cristiani, cosa rimane da un confronto tanto impietoso? Il predicatore non ha dubbi… siamo mariti e padri indegni, disprezzabili agli occhi del Signore.
A questo punto, chi volesse accomodarsi e discutere con il sant’uomo e con i suoi seguaci, purtroppo davvero tanti, le ragioni per le quali e i modi in cui le nostre donne vanno onorate… può farlo. Sempre ammesso che un tal dialogo sia concesso. Bontà loro…
…scusa ma sono io adesso ad essere un po’ troppo negativo.
Mi resta da dire che conosco la tua buona intenzione. La buona intenzione di molti. Ma questa non può prescindere dalla buona intenzione di tutti…fare un passo avanti nella direzione di chi fa un passo indietro non avvicina persone e culture diverse. E chi marcia indietro non necessariamente è “il diverso”. Forse però, sarebbe meno difficile se tutti condividessimo ciò che ”è di per se evidente per chiaro diritto naturale”… di certo non “il diritto del bastone”.
Pier Ugo Acerbi
Nella cultura islamica esiste una discriminante tra “il fedele” e “l’infedele”. Tra uomo e donna. Nei diritti come nei doveri. Questa è una verità. Devo confessare che io, come “infedele”, una qualche preoccupazioncella la nutro. Per la signora a cui fai riferimento è giustificabile una inquietudine doppia rispetto alla mia, visto che oltre ad essere “infedele” pure lei … è anche una donna.
A tal proposito mi viene in mente la (per me) surreale intervista rilasciata, qualche tempo fa, dal popolarissimo predicatore islamico Arafat Saad, nella quale, con pacato candore, il buon Arafat spiegava come 'Allah ha voluto onorare le donne istituendo per loro la punizione del bastone'. Un privilegio, secondo Saad.
Attenzione però, sottolinea il buon Arafat, ci sono precise regole da rispettare: intanto, per dispensare la punizione, deve sussistere il “buon motivo”… ad esempio se la donna non è obbediente e contrasta un vostro (doveroso) ordine. Poi bisogna colpire sotto la cinta, sulle braccia oppure nella schiena ma, comunque, mai in viso. I colpi sono regolamentati nel numero e nella forza… questa và opportunamente dosata per non provocare fratture o eccessivi sanguinamenti.
La donna, così “onorata”, saprà di aver sposato un vero uomo. Un devoto credente che, forte nella sua fede, compiace il Signore dedicando alla propria compagna l’attenzione della giusta bastonata... che delizia deve essere per una moglie ricevere queste ossequiose attenzioni!
E a noi, poveri e deboli uomini occidentali, ridicoli cristiani, cosa rimane da un confronto tanto impietoso? Il predicatore non ha dubbi… siamo mariti e padri indegni, disprezzabili agli occhi del Signore.
A questo punto, chi volesse accomodarsi e discutere con il sant’uomo e con i suoi seguaci, purtroppo davvero tanti, le ragioni per le quali e i modi in cui le nostre donne vanno onorate… può farlo. Sempre ammesso che un tal dialogo sia concesso. Bontà loro…
…scusa ma sono io adesso ad essere un po’ troppo negativo.
Mi resta da dire che conosco la tua buona intenzione. La buona intenzione di molti. Ma questa non può prescindere dalla buona intenzione di tutti…fare un passo avanti nella direzione di chi fa un passo indietro non avvicina persone e culture diverse. E chi marcia indietro non necessariamente è “il diverso”. Forse però, sarebbe meno difficile se tutti condividessimo ciò che ”è di per se evidente per chiaro diritto naturale”… di certo non “il diritto del bastone”.
Pier Ugo Acerbi