I giovani, i giovanissimi e gli spazi che mancano

Li incontri a Casola in molte sere d’estate, sempre negli stessi luoghi, con gli atteggiamenti tipici della specie, ma diversi a seconda dell’età degli esemplari considerati. Talvolta assomigliano a gattini che si azzuffano per gioco oppure a potenti cavalli. Non poche volte imitano i pavoni in fase amorosa o sono fugaci e aggressivi come le volpi.
Sono i nostri giovanissimi, rappresentanti della specie umana, quei/quelle casolane dai 5 ai 16 anni che si ritrovano nelle sere d’estate nei punti d’assembramento del nostro paese.

Per un genitore “costretto” ad accompagnare e sorvegliare i figli piccoli in questi luoghi, dovendo ammazzare il tempo, diventa inevitabile osservare la varietà dei caratteri, dei colori e degli atteggiamenti che scaturiscono dall’incontro di questo pezzetto di umanità. Così può capitare di ritrovarsi al campo di calcetto/tennis ad assistere ad un infuocatissimo incontro di calcio fra undicenni che se le danno di santa ragione, mentre un gruppetto di ragazzine di dodici - tredici anni occupano la zona attrezzata del parchetto fiocamente illuminato, chiacchierando e ridendo. Qualcuna forse flirta col sedicenne di turno, perfettamente a proprio agio nella parte. Di tanto in tanto, i due gruppi, quello dei calciatori e quello del gentil sesso, entrano in contatto, un contatto rude, che si risolve con il calciatore, ancora immune al fascino femminile, che manda al diavolo la ragazza che lo distrae. La cosa ancor più bella, non immaginabile a Casola fino a dieci anni fa, è che in entrambi i gruppi ci sono anche ragazzini di origini russe e caraibiche, perfetti esempi di naturale e completa integrazione fra popoli di provenienze diverse. La cosa brutta invece, perfettamente immaginabile ai tempi della sua costruzione, è che nessuno, dico nessuno, frequenta il vicino, inutile Parco Pertini.
In un’altra sera, se i figli decidono di spingersi un po’ più lontano da casa, ci si può ritrovare in piazza Oriani, esempio architettonico di “non luogo” adatto sia per ritrovarsi, sia per mettersi in pericolo. Di solito la scena si presenta così: sul lato dell’ex convento delle suore si pavoneggiano esemplari maschili e femminili di 14-15 anni, i primi magari palleggiando in gruppo con un pallone, fingendo indifferenza, ma pettinandosi ad ogni movimento, le seconde stuzzicando l’altro sesso con battutine e spintarelle. E’ un rituale vecchio come il mondo, ma sempre simpatico da osservare. Il centro della piazza è appannaggio dei piccoletti di seconda, terza e quarta elementare che giocano a calcio in maniera frenetica, con tanto di telecronaca autoprodotta (giocare a calcio e telecronizzarti, per ovvi motivi respiratori, sono cose che riesci a fare solo fino ai dieci anni). Inutile dire quante volte il pallone finisce in mezzo a via Roma inseguito da qualche bambino incurante delle auto che passano. In giro per la piazza, in moto perpetuo, ci sono esemplari di tutte le età che girano in bicicletta, chi cercando di imparare a guidarla senza le rotelle, chi cercando di battere il record dell’ora. Infine, sorridenti e ciarliere, le mamme e le nonne dei più piccoli siedono sul muretto che circonda quest’arena di umanità, ostentando una tranquillità e sicurezza che i loro occhi vigili e ansiosi tradiscono, mentre tengono agganciato col radar il proprio cucciolo. Due o tre babbi annoiati osservano questo melting pot con sguardo assente, pensando magari a quanto è divertente osservare i nostri giovani e a quanto siamo stati inetti a Casola, ripeto a Casola, non a Milano, a non riuscire a creare uno spazio sicuro, semplice e vivibile per il loro tempo libero. Anzi, siamo stati capaci di distruggere quelli che c’erano. Si potrebbe andare avanti con la descrizione di questi comportamenti all’infinito, non solo perché capitano anche in Piazza Sasdelli o ai giardini, ma anche perché sono atteggiamenti millenari, geneticamente comuni a tante specie e dunque facilmente prevedibili. Allora la domanda è: “Perché non siamo in grado di creare uno o due spazi sicuri, dove i preadolescenti possano sfogare il proprio carattere e la fantasia?”.
Se si pensa a cosa ci ha lasciato in eredità il riassetto urbanistico di Casola negli ultimi 25 anni, dal punto di vista giovanile, non c’è molto da stare allegri. Certo sono state fatte opere che andavano fatte e altre che sarebbe stato meglio non fare, ma è sicuro che i luoghi di ritrovo per gli adolescenti sono stati ridotti drasticamente. Quella che chiamavamo “la pista”, perché era una pista da ballo, ma anche un ottimo campo da calcio riparato da un muro rispetto alla strada e allo sguardo degli adulti rompiscatole, è stato sostituito dall’ufficio postale. Il campetto della palestra è malmesso, anzi spesso diventa un parcheggio. Di piazza Oriani abbiamo detto: è un’arena vuota, buona per il mercato, che di sera si riempie giustamente di questa fauna giovanile che però mette in pericolo se stessa e gli automobilisti, essendo circondata e non protetta dalle strade. Sul Parco Pertini abbiamo scritto anche in passato: così com’è, è tanto grande quanto inservibile e anche pericoloso, con quegli strapiombi poco protetti sulla caserma dei Vigili del Fuoco. Piazza Sasdelli è il monumento all’indecisione e alla scarsa fermezza degli amministratori, mentre i giardini pubblici, oltre a essere sulla strada e privi di barriere consistenti, sono in parte bui, talvolta sporchi, e polverosi, oppure fangosi a seconda del tempo che fa, perché l’erba nella zona attrezzata si è andata a far benedire.
Il campetto di tennis e calcetto è a pagamento e chiuso da un lucchetto. Anche il cortile della Misericordia, anche se non è un luogo pubblico, un tempo ritrovo dei ragazzi e fucina di buoni calciatori, è occupata da una struttura per feste che non si fanno più. Dunque? Vogliamo fare qualcosa? Se non si dispone di questi luoghi, dove sta il vantaggio di vivere in un piccolo paese?
L’età fra i cinque e i sedici anni è meravigliosa e lo è altrettanto stare ad osservarla: basterebbe farlo per una sera e si troverebbero gli stimoli per intervenire su ciò che già abbiamo, perché in realtà non ci vorrebbe molto. Talvolta si sentono obiezioni del tipo: ai giovani non interessa, non saprebbero che farne, non hanno fantasia o sono troppo occupati. Ma il dovere di noi adulti non è quello di sparare sentenze a priori, bensì creare opportunità per loro e luoghi in cui si possano muovere liberamente, senza avere sempre alle calcagna mamme sorridenti, ma col cuore in gola per l’apprensione. A Casola qualcosa si può fare.
Se percorrete via Roma, non vi fa un po’ di tristezza vedere parte di questa meravigliosa fauna assiepata in branco sulle sedie di un bar?
Se non siete il barista, dovrebbe.

Lorenzo Righini
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