DUE COLONNE DELLA CHIESA IMOLESE HANNO FESTEGGIATO IL 60° DELLA LORO ORDINAZIONE

Alla fine del mese di Maggio (pubblichiamo la notizia con un certo ritardo per un disguido interno) hanno celebrato il loro 60° anniversario di sacerdozio due colonne della nostra diocesi, due pastori di anime che pur non operando direttamente nella nostra vallata, a Casola sono legati da vincoli antichi e forti.
Per il primo, don Giovanni Gaddoni, che ha festeggiato la ricorrenza il 24 Maggio scorso, ,sono vincoli legati soprattutto alla memoria di una indimenticabile stagione da cappellano vissuta nella nostra parrocchia .
Per il secondo, Mons. Francesco Giacometti, che ha festeggiato il 25 Maggio, sono i vincoli generati dalla terra di origine,
mantenuti costantemente vivi ed attuali dal rapporto affettuoso con i numerosi parenti che risiedono ancora nel nostro comune e vincoli di vicinanza, amicizia e condivisione dei problemi, con parroci e le comunità locali, creatisi e rafforzatisi negli anni, anche grazie delle competenze che gli derivavano dagli alti incarichi ricoperti nell’ambito della Diocesi.
Don Giovanni Gaddoni, sacerdote di grande temperamento e carisma personale, giunse a Casola nel 1949, fresco fresco di “prima Messa” per dare una mano come cappellano a Don Elviro, anch’esso arciprete fresco di nomina.
Subito si instaurò un feeling tutto speciale con i giovani attirati dalla sua capacità di animare le attività e la vita parrocchiale e dalle sue doti di grande ed affascinante comunicatore. Una dote quest’ultima conservatasi intatta fino ad oggi, come i Casolani che non avevano avuto modo di conoscerlo allora, hanno scoperto negli ultimi anni, quando don Gaddoni fu chiamato a predicare al termine della grande processione del “Signor morto” del venerdì santo e stupì tutti con l’invenzione della omelia tenuta sul sagrato della chiesa il primo anno o in piazza Sasdelli negli anni successivi. Prediche di grande effetto rievocativo e di grande impatto emotivo.
Una conferma della particolare sintonia che don Gaddoni sapeva instaurare con i giovani la si ebbe poi negli anni seguenti quanto, cessato il suo servizio a Casola, scese in pianura per insegnare religione all’ Istituto Agrario, lasciando di se una memoria vivissima presso i professori e soprattutto i giovani studenti (alcuni dei quali oggi affermati dirigenti), che ancora lo ricordano con grande affetto e simpatia. Infine la lunga appassionata e a volte combattiva reggenza della parrocchia di Croce in Campo.
Mons. Francesco Giacometti invece non ha avuto bisogno di essere “riscoperto” in quanto, come già detto, i suoi rapporti con la nostra vallata sono sempre stati frequenti e costanti.
Nato a Casola nel 1926 da una nota e numerosa famiglia in cui erano molto radicati i valori ed i principi religiosi, entrò in Seminario a Imola nel 1937 e fu ordinato sacerdote nel 1949.
Fece le sue prime esperienze “sul campo” come cappellano a San Patrizio poi fu parroco per 18 anni, fino al 1970, a Sesto Imolese, lasciando di se un ricordo indelebile, tant’è che, nonostante i molti anni trascorsi, molti dei suoi vecchi parrocchiani anni hanno voluto essere presenti alla celebrazione del 60°.
Seguirono poi altri incarichi in Diocesi, come assistente dell’Azione Cattolica Diocesana,come Vicario generale della Diocesi ( incarico confermato da ben tre vescovi ), come direttore del settimanale “Il Nuovo Diario Messaggero” ed infine di nuovo come parroco a Chiusura.
Come si può dunque constatare una vita ed un servizio assai intenso e di grande prestigio in cui don Francesco ha saputo esprimere al meglio quelle doti di grande umanità, cultura, comprensione e carità che sono sempre state il tratto distintivo del suo carattere.
I festeggiamenti per il 60° di Mons. Giacometti si sono svolti, e non poteva essere diversamente, a Valsenio, nel cortile dell’abbazia della sua parrocchia di origine, con folta presenza di parenti e parrocchiani vecchi e recenti. La torta, preparata per l’occasione e scomparsa misteriosamente prima di essere servita ai numerosi convitati, sarà rifusa per risarcimento con scadenze cadenzate, dieci volte tanto, ai venerandi ospiti della Casa del Clero.
“ Riceverete cento volte tanto ciò che avrete donato”, recitano le Sacre Scritture e noi aggiungiamo, parafrasando e sorridendo: Sarà reso dieci volte tanto ciò che a causa dell’umana distrazione è andato perduto.
Ai nostri carissimi due sacerdoti vogliano giungere con questa breve memoria i sensi della nostra grata riconoscenza e del nostro affetto in attesa di celebrare il 70° della loro consacrazione fra dieci anni.
Alessandro Righini
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