Ultimamente abbiamo parlato su “Lo Spekki(ett)o” di notizie di cronaca relative agli immigrati che vivono in Italia, in particolare soffermandoci su come se ne parla sui mezzi di informazione e su come l’uomo comune vive il rapporto con gli stranieri nella propria quotidianità. Focalizziamo ora l’attenzione su Casola grazie ad alcuni dati statistici (gentilmente fornitici dall’Ufficio Anagrafe comunale che ringraziamo sentitamente) che – se pure non ci raccontano né le storie che stanno dietro a ogni arrivo di immigrati stranieri nè i piccoli episodi che contraddistinguono la convivenza di ogni giorno – possiedono l’obiettiva precisione che solo i numeri possono dare.


I dati che possediamo coprono gli anni 1995-2007 visto che (al momento della scrittura di questo articolo) il 2008 non si è ancora concluso, ma quello che ci interessa rilevare è la tendenza demografica della presenza di cittadini stranieri nel nostro paese, dunque il lasso di tempo è più che sufficiente considerato anche che il fenomeno migratorio in entrata che oggi tanta attenzione attira su di sè è evento piuttosto recente in Italia e ancor più in un piccolo paese come Casola. Al più presto comunque integreremo il discorso con i dati dell’anno che si sta concludendo. Va premesso: non toccheremo in questo caso il fenomeno della clandestinità, sappiamo che i dati riportano l’ufficialità e quindi il cosmo dell’immigrazione clandestina e illegale rimane fuori dall’analisi, ma per ora questo ci interessa, sperando più avanti di potere ampliare il discorso.
Un’ultima avvertenza: non scopriremo niente di particolarmente sorprendente, tendenze e numeri sono in linea con quanto avviene nel resto dìItalia e che troviamo sui giornali. E, al di là di quanto ci viene detto dai media, rileveremo fenomeni in linea con le sensazioni che, credo, proviamo ogni giorno, i piccoli episodi e mutamenti che osserviamo o di cui ognuno di noi è protagonista. Ma avremo il conforto dei numeri, fosse anche solo per essere certi del fatto che anche un piccolo luogo periferico non è indifferente a un fenomeno di così vaste proporzioni. Se poi ciò sia positivo o negativo è questione che la demografia non può indagare e che solo la singola persona può giudicare nella propria individualità.
Innanzitutto un quadro generale: il 01/01/1995 la popolazione casolana era di 2914 unità, al 31/12/07 si era ridotta a 2766 (quando io ero bambino dicevo che Casola aveva 3000 abitanti, ma già nel ’95 questo non era vero, ultimamente dico in giro che ci sono 2800 casolani ma mi accorgo di stare dicendo di nuovo una bugia per eccesso!). Saldo negativo di 148 abitanti. Lo sappiamo bene, non c’è stata nessuna catastrofe ambientale o atmosferica, nessuna guerra o epidemia, semplicemente la gente se ne va da Casola e il saldo nati/morti è ogni anno negativo. Però nel periodo da noi esaminato ci sono stati anni in cui la popolazione di Casola è cresciuta. Pochi in realtà: il 2000, che ha registrato un +7 (da 2847 a 2854 abitanti) e soprattutto il 2003, in cui l’incremento fra inizio e fine anno è stato addirittura di 39 unità. Chiaro quindi che in questi pochi casi il saldo fra immigrati ed emigrati (sia italiani che stranieri) ha compensato e superato il saldo nati/morti.
Entriamo dunque nell’argomento che più ci interessa. Al 31/12/07 a Casola risultanto registrati all’anagrafe 157 cittadini stranieri (86 maschi + 71 femmine, d’ora in poi troverete fra parentesi alcuni dati scomposti in base al sesso nell’ordine qui utilizzato), il 5,68% del totale della popolazione, valori simili a quelli nazionali. A fine 1995 gli stranieri erano 6 (0,21%) e rispetto all’anno precedente erano calati. Da quel momento in avanti il saldo fra immigrati stranieri e emigrati stranieri (quindi persone straniere che si sono fermate temporaneamente a Casola per poi ripartire) sarà sempre positivo, escluso nel 2005 quando si registra un –5, dato anomalo e controtendenza. La crescita di stranieri dunque è stata costante quanto il calo della popolazione complessiva (solo nel 2005 si registra un calo di stranieri da 131 a 129, il saldo negativo fra immigrati e emigrati stranieri di cui si diceva sopra viene solo in parte compensato da 3 nascite di bambini stranieri) e abbastanza regolare. Anche in questo caso un solo anno si segnala come anomalo: nel 2003 gli stranieri casolani crescono di 46 unità, da 67 a 113 (in quell’anno anche l’immigrazione a Casola di italiani provenienti da altri comuni risulta particolarmente elevata, forse a qualcuno viene in mente un motivo particolare?) a fronte di una crescita media, dal 2000 in avanti, compresa fra le 15 e le 20 unità. Ciò che balza all’occhio in questo incremento costante è che deriva nella quasi totalità da movimenti migratori e non da nascite e morti. Dal 1995 a oggi risulta morto un solo straniero residente a Casola, nel 2000. Nessuna nascita invece fino al 2003, che ne conta una come il 2004. Nell’anno successivo nascono a Casola 3 bambini stranieri, nel 2006 si tocca il record con 5 per poi tornare a 1 nel 2007. Numeri bassissimi, che incidono molto poco sulla crescita generale di popolazione straniera. Una conferma che ciò che tiene in vita Casola, demograficamente parlando, non è la natalità quanto l’immigrazione di persone provenienti da altri luoghi, e ad oggi il 50% di questi neocasolani è di nazionalità non italiana. Infatti il saldo nati/morti dal 1995 al 2007 è di –255, se, come detto, la popolazione risulta calata solo di 148 unità dipende in buona parte dai 151 stranieri in più registrati rispetto a 12 anni fa, che hanno anche compensato in parte un saldo immigrati/emigrati italiani anch’esso negativo (se in media il 50% degli immigrati è straniero, gli emigrati stranieri sono solo il 25% nel totale di coloro che abbandonano Casola).
Definite le linee di tendenza (come anticipato nessuna sorpresa e pochi dati anomali e irregolari) facciamo una fotografia sull’ultimo anno per il quale disponiamo di dati, il 2007.
La scarsità di nascite fra i cittadini stranieri residenti nel nostro paese è un dato che si suppone destinato a crescere (nelle grandi città la tendenza è già iniziata) ma che come visto finora non è di grande incidenza, si tenga però conto che 37 stranieri casolani (25 maschi + 12 femmine) erano al 31/12/07 minorenni (nati dopo il 31/12/89). Circa un quarto dei 157 totali. Dunque una popolazione giovane, con molti bambini e ragazzi nai nel paese d’origine ma presto venuti in Italia al seguito dei genitori. Che gli italiani invece siano sempre più vecchi ce lo ripetono ogni giorno. Dato che guarda direttamente al futuro e di cui quindi bisogna tenere conto ancora più che di altri.
Le famiglie casolane a fine 2007 sono 1186 (nel 1995 erano 1096, quindi il numero medio di componenti per famiglia è passato da 2,634 a 2,332). In 77 di queste c’è almeno un componente straniero e 52 hanno uno straniero come intestatario. Probabile che la maggior parte di queste 52 siano famiglie totalmente straniere dal momento che lo è il capofamiglia, mentre le 25 famiglie di differenza (77-52) più facilmente sono “miste”, dal momento che oggi è più diffusa la presenza di coppie miste in cui la donna è di nazionalità straniera. Un dato che inizia a essere piuttosto cospicuo (per fortuna, credo che le coppie miste siano uno dei primi e più importanti segnali di buona convivneza). In generale comunque a fine 2007 il 6,5% delle famiglie casolane contava un membro straniero, dato di cui manca una serie relativa agli anni passati ma che monitoreremo nel futuro per verificarne l’andamento, utile per capire se le famigli immigrate avranno un numero medio di componenti più elevato rispetto a quelle italiane, elemento importante relativo ancora una volta a natalità e “gioventù” della popolazione.
Ma da dove vengono gli stranieri che arrivano a Casola? Vediamo quanto successo nel 2007.
Come detto, un solo nato a Casola di nazionalità straniera, maschio, e nessun morto. Solo 3 (anche questi maschi) arrivano da altri comuni italiani. La stragrande maggioranza, cioè 27 (13+14), proviene invece dall’estero. Quindi Casola non attira stranieri già presenti sul suolo italiano (come d’altra parte non attira italiani residenti in altri comuni della penisola), ma stranieri che giungono in Italia. Il nostro paese è dunque solo la prima tappa del viaggio migratorio? Come detto molti rimangono in paese (almeno la metà). Qualcuno invece riparte, ma pochissimi (2, un maschio e una femmina) ritornano all’estero (presumibilmente al paese di provenienza). Gli altri stranieri che lasciano Casola (11, 5+6) si recano in maggioranza in altri comuni italiani, rientrando così in un movimento migratorio interno al paese che dura ormai da decenni e che porta all’abbandono dei piccoli insediamenti come il nostro. Alcuni poi (4, 1+3, sempre nel 2007) acquistano la cittadinanza italiana ed escono quindi dal conteggio statistico di cui ci stiamo occupando, pur se nella realtà delle cose, quella non burocratica, continuano a rientrare in pieno nel gioco delle relazioni interculturali.
Un dato piuttosto particolare lo si riscontra nell’analisi dei paesi di provenienza degli stranieri residenti a Casola, ancora una volta con situazione fotografata a fine 2007. La parte del leone la fanno come prevedibile gli immigrati albanesi, che sono 71 (43+28), e rumeni, in tutto 45 ma con maggiore equilibrio fra i 2 sessi, 24 maschi e 21 femmine. Rimanendo in Europa, gli altri paesi più rappresentati, con 5 immigrati, sono Polonia (tutte femmine), Serbia (3+2) e Ucraina (1+4). Poi, 2 immigrati dal Belgio (1+1) e 2 (maschi) dai Paesi Bassi che forse fanno storia a sé così come l’unica immigrata dal Regno Unito. Un rappresentante anche per Slovacchia, Slovenia, Croazia, Moldova, tutte femmine, a conferma di tendenze note e generalizzabili all’interno del fenomeno “badanti”. Certo che a Casola queste persone sono facilmente identificabili e probabilmente adesso qualcuno dirà no, una delle polacche non è badante mentre lo è quella del Regno Unito, allora sì che saremo ben felici di essere smentiti e di trovare una curiosa anomalia in paese! Segnalatecelo nel caso. Con l’Europa, se fate due conti, abbiamo quasi raggiunto il totale di 157 stranieri casolani. Al resto del mondo rimangono le briciole. Solo il Marocco “guadagna una buona posizione” con 13 rappresentanti (9+4). Il dato del Marocco non stupisce perché rientra in tendenze nazionali, ma stupisce la totale assenza del resto dell’Africa (se si eccettua un tunisino). Gli africani invece, in particolare quelli del nord del continente, in altri luoghi italiani hanno creato comunità molto numerose. Lo stesso dicasi per le zone del sud-est asiatico e dell’Asia in generale. Un filippino e un indiano chiudono i conti. Una cubana è l’unica rappresentante delle Americhe mentre l’Oceania è a zero. Insomma, poca varietà nella provenienza degli immigrati casolani, a conferma forse della scarsa attrattiva che il nostro paese esercita. Ci si può chiedere: è più facile per un italiano convivere con un albanese e un rumeno piuttosto che con un tunisino o un senegalese o un cinese o un pakistano? Ci sono vicinanze culturali che derivano da prossimità territoriale e in parte storica, culturale, religiosa che rendono più semplice la relazione con immigrati europpei? Incide su questo il fatto che Casola sia un piccolo paese? E se incide, significa che è più difficile per chi viene da più “lontanto” insediarsi in un piccolo paese che in una grande città o semplicemente che “logisticamente” fermarsi in una metropoli è più immediato e meno complicato? Ma qui si esce dalla demografia e si entra nella sociologia, ai margini della quale ci fermiamo.
Aggiungiamo solo che spesso basta l’arrivo in un luogo di poche persone provenienti da un paese straniero per richiamarne poi molte altre e fare nascere una comunità forte e proficua per il luogo. Come già detto, forse in questo dobbiamo sperare per non vedere scomparire il nostro paese o per ritardarne la morte demografica. Ma perché questo accada bisogna fare tutti un passo verso l’altro, sia che si arrivi sia che si accolga. I numeri parlano chiaro, ora tocca alle persone.

Michele Righini
Raccolta dati a cura di Fabio Bittini
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