- Allora d’accordo Arci! Vengo io a prenderLa in macchina! - ho detto guardando dentro quegli occhi azzurri e buoni… lo stesso sguardo che incontravo da bimbo.
L’ho lasciato così. Con un appuntamento.
Voleva benedire la casetta nuova di R

Di lui ricorderò sempre la fede forte e la serenità, alla quale tante volte, nei momenti difficili, anch’io mi sono appoggiato.

In questa occasione, triste ma piena di speranza, vorrei condividere anch’io, con tutti quelli che hanno conosciuto l’Arci, un ricordo personale.

La gita era programmata per il martedì, giorno di mercato. Don Menetti voleva portarci a dormire in tenda al Passo della Sambuca. Avrei scoperto la sera, che lo scopo principale di quella gita era farci vedere il cielo stellato come, da Casola, non lo si vede più da tanto tempo…
… lassù… l’infinità di puntini luminosi con la Via Lattea in bella mostra.
L’Arci pensava che quella immensità ci avrebbe fatto sentire più vicini a Dio.
- Guardate che spettacolo.- lo disse con gli stessi occhi azzurri e buoni di sempre. Ne sono assolutamente certo… nonostante il buio.

Ero l’unico del gruppo ancora senza il motorino. Fulvio con un 48 nuovo e fiammante.
Poi Carlo col Benelli, Bruno col Morini… chi altro… forse Fausto e Gianni … questo non lo ricordo bene.
Quello che invece ricordo perfettamente è che andai da Babbo a chiedere se potevo salire sul Motom con l’Arci.
- Sei sicuro?- mi disse Babbo un po’ perplesso. Ci ragionò ancora sopra e poi aggiunse - Non sarà un gran pilota ma meglio con Lui che con uno dei tuoi amici. Se ti fa piacere vai. -

La gita non cominciò nel migliore dei modi.
Quel martedì pomeriggio, partimmo dal cortile della chiesa. Vedo ancora, come fosse adesso, Babbo con Pepinà che salutano dall’officina… ci’ Emma, affacciata alla finestra dell’ultimo piano, anche lei saluta gridando qualche cosa che non capisco…
La prima parte del viaggio non durò molto…
…cademmo appena oltre lo stop su Via Roma. Alla nostra seconda curva dopo la partenza dal cortile della chiesa. Finimmo gambe all’aria per colpa di un po’ di ghiaiella sdrucciola.
Mentre Babbo accorreva, noi due saltammo su rapidi e via un’altra volta.
Ci’ Emma era ammutolita. Babbo, a metà del cortile, si era fermato. Noi avevamo già messo la seconda.

Al mio ritorno ci’ Emma mi disse che, proprio nel momento in cui rovinavamo a terra, dalla finestra ci stava gridando “Andate piano!”

In ogni caso, le stelle quella sera riuscii a vederle perfettamente. La Via Lattea: uno splendore.
E anche se è vero che dentro non ci trovai Dio, sentii chiaro tutto il bene e l’entusiasmo che l’Arci era capace di seminare intorno a sé.


Pierugo Acerbi
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