Crisi sì o crisi no? Siamo sull’orlo del tracollo economico e dobbiamo attrezzarci risparmiando, oppure è meglio consumare e consumare perché solo così faremo il passo indietro che ci salverà dal precipizio? O in fondo al burrone ci siamo già e si può solo risalire? Ma riuscirà Barack (perché lui è l’uomo della provvidenza nelle speranze di molti) a essere un buon capo cordata? Mille domande hanno impazzato sui media dopo il crollo delle Borse e la crisi che ormai sta investendo in pieno anche l’economia reale, e mille altre se ne potrebbero porre (per esempio, chi è totalmente ignorante di finanza ma si ricorda una legge fisica fondamentale si può chiedere: se nulla si crea e nulla si distrugge, i miliardi che vengono bruciati in Borsa in poche ore dove vanno a finire?


E’ tutto così virtuale che riescono a scomparire come un coniglio nel cilindro? Oppure, sospetto radicato, c’è qualcun altro che ci guadagna e a cui una crisetta fa solo bene?) A queste domande non danno risposte certe e univoche economisti, analisti, politici, giornali e TV, quindi non vogliamo farlo noi. Abbiamo però pensato di indagare su come vanno le cose nel microcosmo economico casolano, in un sistema quindi che (soprattutto in campo commerciale) ha ben poche propaggini al di fuori del limitato giro d’affari legato al territorio e agli abitanti del paese.
Abbiamo preparato quindi un mini-questionario di 6 domande, proponendolo a commercianti e aziende casolane (con lievi differenze fra le 2 categorie), di cui vi presentiamo ora i risultati commentati, ringraziando da subito chi ha dato il proprio contributo rispondendo ai quesiti, che erano questi:

1) A quale tipologia appartiene l’azienda (famigliare, piccola –media impresa, grande impresa, …)
2) Da quanto tempo è presente a Casola?
3) In che modo e quanto sta incidendo l’attuale crisi economica sulla vostra impresa?
4) Ha adottato alcune contromisure? Di che tipo (riduzione dell’organico, chiusura anticipata, investimenti, politiche di marketing e innovazione, …)?
5) Per gli esercizi commerciali: Ha notato un diverso comportamento da parte dei clienti?
Per le aziende: Ha già attraversato momenti di crisi? Se sì, quanto gravi?
6) Como vedete il futuro in prospettiva?

Partiamo dal commercio, che per Casola significa naturalmente commercio al dettaglio e attività nella quasi totalità a carattere famigliare, con un’unica eccezione di un esercizio commerciale legato alla grande distribuzione. Abbiamo distribuito circa 40 questionari, 29 le risposte ricevute.
Alcuni dati bruti: la metà degli intervistati afferma che l’attuale crisi non ha influito per niente sulla propria attività o vi ha influito in maniera limitata (diciamo un calo di vendite al di sotto del 10%). Fra questi, un paio hanno addirittura registrato una crescita negli ultimi mesi. L’altra metà ne ha invece risentito in maniera più cospicua, intorno al 20%. Cifra non da poco, anche se in poche delle risposte si è registrata una vera “disperazione” da mani nei capelli. C’è stato chi, all’interno di una crescita annuale, ha però riscontrato un calo nell’ultimo trimestre, segnale inequivocabile di come il fenomeno “crisi” incida vista la coincidenza dei tempi. Un’avvertenza che un paio di commercianti ci fa notare: il Natale (proprio in questo periodo abbiamo fatto il questionario) ha in parte coperto e livellato il calo di vendite dei periodi “normali”, perché comunque nessuno rinuncia a fare o ricevere un regalo e quindi i problemi si sono avvertiti di meno (non a caso abbigliamento e tecnologia, tipici oggetti da regalo, hanno in generale “tenuto” bene). Sarebbe stato bello avere un confronto col Natale dell’anno scorso, non è stato possibile ma invitiamo i commercianti a riferire su questo particolare aspetto. Il vero banco di prova quindi sarà quello dei prossimi mesi (tenendo conto che una flessione di vendite a gennaio-febbraio è fisiologica).
Ma quale tipologia di esercizi commerciali ha registrato il calo maggiore? Banale dire che sono stati i beni di prima necessità i primi a essere stati tagliati. Non a caso una fra le risposte più negative arriva dal settore ristorazione. Accanto a questa tendenza più che normale, si registra però una sorprendente floridità della situazione nel settore del benessere fisico e della cura estetica della persona. Addirittura qualcuno ci ha detto di avere tanto lavoro da non avere un momento libero (e non solo a Natale). Evidentemente la cura del proprio aspetto è un elemento irrinunciabile, per il quale si continua a spendere nonostante non si siano registrati cali dei prezzi. Nei settori in cui invece si può trovare una maggiore gradazione e varietà dei prezzi –entriamo nel campo del come i commercianti hanno “combattuto” l’eventuale crisi e quali comportamenti dei clienti hanno osservato – le persone si sono indirizzate sempre più verso la spesa minore. Quindi, alcuni commercianti di beni non di prima necessità e di lusso, oltre a fare offerte e puntare su novità stuzzicanti, hanno modificato il proprio target di pubblico, o meglio ancora si sono adattati alle nuove richieste, rifornendosi di beni dal prezzo più alla portata di tutte le tasche. Una conversione non da poco per certi negozi, che permette al cliente di non rinunciare all’oggetto desiderato, anche se di qualità e pregio inferiore.
La qualità è un tema interessante, proprio su questo (e sul contenimento dei prezzi, meno invece sulla limitazione delle spese) cercano di intervenire molti commercianti di beni di prima necessità (in particolare alimentari) per fronteggiare il calo di vendite, comunque piuttosto limitato nel settore. La qualità veramente alta, che garantisce genuinità e che ha un’origine certa e sicura, continua a essere riconosciuta e apprezzata dal cliente e i negozi che puntano su questo non hanno problemi. Per il resto dei prodotti invece il cliente spesso ricerca le merci dal prezzo più basso e le offerte, continua magari a comprare la stessa tipologia di prodotti nella stessa quantità, ma sceglie la varietà dal prezzo migliore e rinuncia agli articoli di marca, conscio anche del fatto che questo non garantisce qualità. In poche parole, dice la metà dei commercianti (cioè quelli che più hanno avuto un calo), è diventato molto più attento e selettivo. E questo è un bene perché riflette una presa di coscienza del momento particolare. A proposito di presa di coscienza, quasi tutti i locali pubblici (bar e affini) hanno risentito in misura piuttosto sensibile di una diminuzione del volume di affari, meno quelli che hanno una clientela più giovanile, forse proprio perché per i ragazzi è più difficile e meno immediato rendersi conto di un calo della disponibilità economica e quindi le spese continuano sui livelli precedenti. Oppure, come suggeritoci da un esercente, perché passare il sabato sera a Faenza, Imola, fuori Casola, è sempre più costoso e implica anche le spese del viaggio, quindi molti ragazzi scelgono di rimanere in paese nei momenti di svago soprattutto se parallelamente possono trovare un minimo di offerta originale e allettante per il proprio divertimento.
Dai giovani ai bambini: il mercato legato all’infanzia (dall’abbigliamento al giocattolo a articoli meno “fondamentali”) regge senza problemi, per i figli ogni sacrificio è ben accetto.
Infine: al di là della crisi c’è stato chi ha voluto esprimere la convinzione che dietro un calo di vendite, nel suo caso piuttosto rilevante, ci siano anche responsabilità locali, perché in questi anni l’Amministrazione Comunale non ha saputo offrire ai casolani sufficienti motivi e stimoli per rimanere in paese e molti quindi continuano a emigrare. Riportiamo il parere ma non approfondiamo la discussione perchè ci porterebbe verso altri sentieri non riducibili a poche righe di commento.
Ma quale sarà il futuro? Le posizioni sono sorprendentemente paritarie fra 4 diverse “profezie”: un quarto degli intervistati lo vede nero e in deciso peggioramento, altrettanti sono meno pessimisti ma ritengono si debba essere particolarmente cauti e prudenti, un altro 25% è speranzoso che le cose possano perlomeno continuare sullo stesso livello, mentre addirittura l’ultima fetta si dichiara fortemente ottimista in prospettiva. Risultato davvero difficile da interpretare se non mettendo in campo anche fattori psicologici di cui torneremo a parlare.

Veniamo ora alla situazione delle aziende, 9 in tutto di cui 5 a conduzione famigliare o di piccola azienda, 2 di medie e 2 di grandi dimensioni (naturalmente in base alla scala di grandezza legata a Casola).
Fra le aziende medio-piccole, solo uno degli intervistati afferma di avere avuto un calo veramente importante e drastico, mentre gli altri ne hanno risentito poco o niente. Finora, aggiunge qualcuno. Perché in campo aziendale, a differenza che nel commercio al dettaglio, l’effetto può essere ritardato dal fatto che in molti casi si sbriga ora il lavoro ordinato mesi fa, quando ancora di crisi non si parlava. Saranno quindi i prossimi mesi che diranno se si verificherà un calo delle ordinazioni, anche se almeno un paio delle aziende ci hanno assicurato di avere già lavoro assicurato per tutto il 2009.
Una riflessione su come questo eventuale effetto ritardato possa avere un’eco anche nel campo del commercio prima analizzato: se cala il lavoro (e quindi i guadagni) nelle aziende si può prevedere anche un calo degli acquisti effettuati da chi nelle aziende ci lavora. Un cane che si morde la coda, la prudenza ci sembra comunque un buon consiglio.
Le 2 grandi aziende hanno risentito in maniera piuttosto rimarchevole della crisi, forse proprio perché più calate in un contesto ampio che sta già affrontando problemi che non toccano la periferia, infatti per una di esse la contrazione è stata più forte a livello nazionale che locale.
Visto che la crisi ancora non ha avuto un impatto molto rilevante sulle piccole aziende, le contromisure adottate sono state limitate, ma c’è chi ha già deciso una riduzione dell’orario di lavoro e di limitare l’utilizzo di collaboratori esterni. La diversificazione della produzione, l’utilizzo di materiali finora non trattati o la realizzazione di nuovi prodotti, sembra essere un buon “paracadute”. Per quanto riguarda i lavoratori, a parte le imprese a carattere famigliare, solo una delle piccole-medie aziende sta modificando qualcosa, scegliendo di non effettuare nuove assunzioni ma di avvalersi di lavoratori interinali. Diverso il discorso per le grandi aziende. Una delle due afferma di avere deciso una riduzione degli investimenti, ed entrambe non hanno rinnovato i contratti a termine in scadenza. Un primo sintomo non incoraggiante. Al momento del questionario non c’erano invece state conseguenze per il personale assunto con contratti a tempo indeterminato, ma si prevede comunque riduzione temporanea dell'attività lavorativa, sfruttando la ferie a disposizione del personale.
Chiarito che (ma alle domande 5 e 6 le grandi aziende non hanno dato risposta) nel passato solo una delle aziende aveva registrato una crisi peggiore (naturalmente vale per chi la crisi già l’ha avvertita), come viene visto il futuro? Come per i commercianti, posizioni divise quasi equamente. In 3 prevedono un calo sempre maggiore e difficoltà ben superiori a quelle attuali. Gli altri 4 invece sono fiduciosi in un mantenimento della situazione attuale, con qualcuno che prevede una ripresa nel 2010. Questi sottolineano, e ritornano qui gli aspetti psicologici a cui si accennava in precedenza, come la campagna mediatica degli ultimi mesi, tendente al negativo e all’allarmismo, abbia generato una situazione di panico e di pessimismo esagerata e non rispondente alla verità delle cose. Forse anche chi è più coinvolto nel flusso della produzione economica, ci viene da dire, alla fine viene psicologicamente influenzato, riguardo al futuro, da quello che viene detto sui mezzi di comunicazione, dal momento che si tratta esattamente delle due posizioni, spesso radicalmente opposte e inconciliabili, che si alternano quotidianamente a dire la loro su cosa ci dobbiamo aspettare.
Ultima nota: il mercato immobiliare. Di case non se ne vendono proprio, ma gli affitti vanno a ruba.
Non traiamo conclusioni, come visto le opinioni e le situazioni sono tante e spesso diverse e difficili da interpretare. Ognuno può fare le proprie riflessioni, ci impegniamo in ogni caso a riprendere l’argomento per verificarne gli sviluppi.

La redazione
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