Continuano gli appuntamenti con la speleologia nel Parco della vena del gesso romagnola. Un’attività, quella della scoperta e del monitoraggio continuo dell’attività carsica, che rende ancora più viva ed attraente un’area protetta come quella suggestiva della vena gessosa posta a sud della Via Emilia (223 cavità naturali censite per uno sviluppo complessivo di oltre 35 chilometri). E così, la Federazione Speleologica dell'Emilia-Romagna, in collaborazione con il comune di Casola Valsenio, organizza per la serata di venerdì 26 settembre, alle ore 20.45 nella sala Nolasco Biagi della Biblioteca 'G. Pittano', un incontro di presentazione del progetto Stella-Basino. Un percorso di esplorazione, studio e ricerca nella grotta più grande e affascinante del Parco della Vena del Gesso Romagnola. Durante l'incontro, coordinato da Max Goldoni, verranno proiettati filmati e immagini inediti.
Il sistema carsico “Stella – Basino” e il progetto
L’inghiottitoio del Rio Stella e la risorgente del Rio Basino, costituiscono insieme una grotta lunga alcuni chilometri, attraversata da un torrente perenne che può raggiungere portate fino ad 1 mc/secondo. Una cavità completamente percorribile, seppure con notevoli difficoltà, da monte a valle in cui l’esplorazione si sviluppa attraverso la stessa Vena del gesso in profondità. L'obiettivo del progetto multidisciplinare curato dalla federazione speleologica regionale dell’Emilia Romagna è quello di realizzare una serie di studi e di indagini che affrontino, in maniera approfondita, i tanti motivi di interesse di un ambiente carsico gessoso che, per le sue particolari caratteristiche geologiche, è tra i più estesi ed importanti dell'intero continente.
Data la complessità del progetto gli speleologi hanno ritenuto opportuno coinvolgere studiosi di varie discipline, nonché le Università di Bologna e Modena-Reggio e l’Ufficio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia Romagna.
Cosa si farà
Per gli speleo “in primo luogo sarà realizzato il rilievo geomorfologico esterno dell'area compresa tra Monte della Volpe e Monte Mauro. Si procederà quindi ad un rilievo completo della grotta e della forra esterna, utilizzando strumentazioni e tecnologie di alta precisione. Su di esso verranno riportati i dati geologici più salienti nonché il dettaglio della rete idrografica sotterranea.Saranno inoltre descritte e documentate le morfologie carsiche presenti negli ambienti ipogei ed ogni testimonianza che ne indichi l'evoluzione”.A tutto questo si aggiungeranno altre attività come la sistemazione di centraline per un controllo continuo della temperatura e dell’umidità dell’aria, verranno condotte ricerche di biospeleologia con particolare attenzione ai Chirotteri, presenti in colonie numerose all'interno della struttura carsica. “Si proseguirà poi con l'esplorazione dell'intera grotta – ci tengono a sottolineare gli esploratori dell’oscuro - visto che a causa delle difficoltà di accesso alle aree più interne molte zone risultano ancora inesplorate. Utilizzando particolari tecniche di risalita dei tratti verticali, verrà tentato, dall'interno della montagna, un collegamento con le doline e gli inghiottitoi esterni, presenti 200 metri al di sopra del torrente sotterraneo, nei pressi della sella di ca’ Faggia”.In alcuni rami laterali, molto remoti, sono poi state rinvenute notevoli concrezioni, tra cui un esteso manto di infiorescenze gessose e singolari formazioni calcaree, ora allo studio.
I risultati
Al fine di rendere fruibile a tutti il percorso conoscitivo dell’iniziativa gli speleo hanno in mente di divulgare i risultati di queste ricerche attraverso video e foto. Al termine del progetto, infine, verrà poi pubblicato un volume e sarà realizzata una mostra itinerante.
L’inghiottitoio del Rio Stella e la risorgente del Rio Basino, costituiscono insieme una grotta lunga alcuni chilometri, attraversata da un torrente perenne che può raggiungere portate fino ad 1 mc/secondo. Una cavità completamente percorribile, seppure con notevoli difficoltà, da monte a valle in cui l’esplorazione si sviluppa attraverso la stessa Vena del gesso in profondità. L'obiettivo del progetto multidisciplinare curato dalla federazione speleologica regionale dell’Emilia Romagna è quello di realizzare una serie di studi e di indagini che affrontino, in maniera approfondita, i tanti motivi di interesse di un ambiente carsico gessoso che, per le sue particolari caratteristiche geologiche, è tra i più estesi ed importanti dell'intero continente.
Data la complessità del progetto gli speleologi hanno ritenuto opportuno coinvolgere studiosi di varie discipline, nonché le Università di Bologna e Modena-Reggio e l’Ufficio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia Romagna.
Cosa si farà
Per gli speleo “in primo luogo sarà realizzato il rilievo geomorfologico esterno dell'area compresa tra Monte della Volpe e Monte Mauro. Si procederà quindi ad un rilievo completo della grotta e della forra esterna, utilizzando strumentazioni e tecnologie di alta precisione. Su di esso verranno riportati i dati geologici più salienti nonché il dettaglio della rete idrografica sotterranea.Saranno inoltre descritte e documentate le morfologie carsiche presenti negli ambienti ipogei ed ogni testimonianza che ne indichi l'evoluzione”.A tutto questo si aggiungeranno altre attività come la sistemazione di centraline per un controllo continuo della temperatura e dell’umidità dell’aria, verranno condotte ricerche di biospeleologia con particolare attenzione ai Chirotteri, presenti in colonie numerose all'interno della struttura carsica. “Si proseguirà poi con l'esplorazione dell'intera grotta – ci tengono a sottolineare gli esploratori dell’oscuro - visto che a causa delle difficoltà di accesso alle aree più interne molte zone risultano ancora inesplorate. Utilizzando particolari tecniche di risalita dei tratti verticali, verrà tentato, dall'interno della montagna, un collegamento con le doline e gli inghiottitoi esterni, presenti 200 metri al di sopra del torrente sotterraneo, nei pressi della sella di ca’ Faggia”.In alcuni rami laterali, molto remoti, sono poi state rinvenute notevoli concrezioni, tra cui un esteso manto di infiorescenze gessose e singolari formazioni calcaree, ora allo studio.
I risultati
Al fine di rendere fruibile a tutti il percorso conoscitivo dell’iniziativa gli speleo hanno in mente di divulgare i risultati di queste ricerche attraverso video e foto. Al termine del progetto, infine, verrà poi pubblicato un volume e sarà realizzata una mostra itinerante.