Da quanto tempo la stampa ce la mena con lo scandalo della spazzatura di Napoli e dintorni? Qualche mese? Un anno? Sembra quasi un fenomeno recente. E’ vero, ogni tanto il problema ce l’hanno sbattuto sul muso anche in un passato più remoto, salvo poi spedirlo regolarmente nel dimenticatoio con inquietante regolarità. Governi che si succedono, colpe che si scambiano, centrodestra, centrosinistra, sei stato tu, no tu, no io no, neanch’io…e allora di chi è la colpa? Di tutti e di nessuno. Forse. Di certo molti si riempiono la bocca di buoni propositi, ma di fatto solo qualcuno cita il vero nocciolo della questione: smaltire rifiuti è un’attività molto remunerativa, solo che è quasi completamente controllata dalla criminalità organizzata.

Personalmente, dopo aver letto “Gomorra” il libro-reportage di Roberto Saviano, inquietante e deprimente nella sua cruda capacità di mettere a nudo la vera “monnezza” dell’Italia, sono rimasto di sasso di fronte alla portata del problema globale della spazzatura, alla sua enormità, alla sua ineluttabilità. Mi chiedo cosa possa fare un governo qualunque per invertire una tendenza, quella dello sfruttamento criminoso dei servizi di smaltimento dei rifiuti, che è in totale contrasto con la giusta aspirazione di creare benessere (e quindi rifiuti) nel Paese.
“Gomorra” l’abbiamo letto in tanti, ma ho pensato che non faccia male far parlare Saviano, riportando qui di seguito alcune piccole parti del testo riguardanti l’argomento immondizia, convinto della loro efficacia e del fatto di non farne un plagio, ma, semmai, una promozione.

“Se i rifiuti sfuggiti al controllo ufficiale-secondo una stima di Legambiente-fossero accorpati in un’unica soluzione, nel loro complesso diverrebbero una catena montuosa da quattordici milioni di tonnellate: praticamente come una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari. Il monte Bianco è alto 4.810 metri, l’Everest 8.844. […]

[…] Grazie a questo business, il fatturato piovuto nelle tasche dei clan e dei loro mediatori ha raggiunto in quattro anni quarantaquattro miliardi di euro […]

[…] Nel giuglianese è stata scoperta una cava dimessa completamente ricolma di rifiuti. La stima della quantità sversata corrisponde a circa ventottomila Tir. Una massa rappresentabile immaginando una fila di camion, uno appoggiato al paraurti dell’altro, che va da Caserta a Milano. […]

[…] Dalla fine degli anni ’90 diciottomila tonnellate di rifiuti tossici partiti da Brescia sono stati smaltiti tra Napoli e Caserta […]. Dal nord i rifiuti trattati negli impianti di Milano, Pavia e Pisa venivano spediti in Campania.

[…] Le campagne del napoletano e del casertano sono mappamondi della monnezza, cartine al tornasole della produzione industriale italiana.[…]

[…] I clan non devono fare patti di sangue con i politici, né allearsi con interi partiti. Basta un funzionario, un tecnico, un dipendente, uno qualsiasi che vuole far lievitare il proprio stipendio e così, con estrema flessibilità e silenziosa discrezione, si riesce a ottenere che l’affare si svolga, con profitto per ogni parte coinvolta. I veri artefici della mediazione però sono gli stakeholder (in questo caso mediatori che gestiscono il trasporto e lo stoccaggio illegale dei rifiuti, n.d.r)

[…] Mentre i clan trovano spazio ovunque per i rifiuti, l’amministrazione della regione Campania dopo dieci anni di commissariamento per infiltrazioni camorristiche non riusciva più a trovare un modo per smaltire la sua spazzatura. In Campania finivano illegalmente i rifiuti d’ogni parte d’Italia, mentre la monnezza campana, nelle situazioni d’emergenza veniva spedita in Germania a un prezzo di smaltimento cinquanta volte superiore a quello che la camorra proponeva ai suoi clienti. […]

[…] Il territorio è ingolfato di spazzatura, e sembra impossibile trovare soluzione. Per anni i rifiuti sono stati ammonticchiati in ecoballe, enormi cubi di spazzatura tritata e imballata in fasce bianche. Solo per smaltire quelle accumulate sino ad ora ci vorrebbero cinquantasei anni. L’unica soluzione che sembra essere proposta è quella degli inceneritori […]. Verso gli inceneritori i clan hanno un atteggiamento ambivalente. Da un lato sono contrari, poiché vorrebbero continuare a vivere di discariche e incendi, e l’emergenza permette in più di speculare sulle terre di smaltimento delle ecoballe, terre che loro stessi affittano. Nel caso però si dovesse realizzare l’inceneritore sono già pronti per entrare in subappalto per la costruzione, e successivamente per la gestione.”


Triste no?

Lorenzo Righini
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