Alcune sere fa, dopo aver assistito ad un dibattito televisivo sull’opportunità di promuovere una moratoria per l’aborto, tema sollevato alcuni giorni prima con toni molto pacati e controllati dal Cardinal Ruini, colpito dall’atteggiamento di Pannella, che partecipava al dibattito in contraddittorio con Giuliano Ferrara, avevo scritto di getto il piccolo commento che qui di seguito riporto, con l’intenzione di inviarlo al sito de Lo Spekkietto e chiederne l’inserimento negli spazi di discussione che tale organo mette a disposizione di quanti vogliano utilizzarlo.

Il commento è quello che qui segue:

“Della legge 194”

Ho appena spento la televisione dove un esagitato Pannella, con lo sguardo spiritato e la bocca impastata, straparlando con frasi ad effetto, ma di fatto sconnesse e prive di un minimo di senso logico, dicendo tutto ed il contrario di tutto e cercando di far passare come validi e scontati, sull’embrione e sul feto e quindi sulla vita nascente e, conseguentemente, sulla essenza stessa della vita, concetti ed assiomi che sono invece assolutamente arbitrari, gratuiti e tutt’altro che scientificamente provati, in contraddittorio con Giuliano Ferrara , si scagliava contro le dichiarazioni con cui, recentemente, il card. Ruini, con opportuno, coerente e perfetto rigore, toni pacati e serena lucidità di pensiero, ha ricordato alle coscienze, sovente sopite ed anestetizzate degli italiani che, dopo aver lottato lodevolmente per ottenere la moratoria delle esecuzioni capital,i per gli ancora tanti colpevoli condannati a questa pena nel mondo, sarebbe giunto il momento di pensare ad una moratoria anche per le migliaia di innocenti che ogni anno vengono soppressi, ancor prima di vedere la luce, a causa dell’aborto.
Ancora una volta, ancor più che le tragiche sciocchezze portate a sostegno di certe tesi abortiste e l’inconcepibile sprezzante accanimento nei confronti della vita nascente che le accompagna (anche quando questa vita è già così manifestamente espressa nei primissimi mesi di una gravidanza, come ogni giorno testimoniano i moderni test e sistemi di indagine ginecologici), quello che più meraviglia nell’atteggiamento di questi sedicenti campioni del radical-libero pensiero, di cui Pannella è l’icona straparlante, è l’insofferenza , l’ostilità e la voglia di censura nei confronti della libertà di espressione della Chiesa, dei rappresentanti della Chiesa, o dei cattolici in genere che trasuda ed emerge dai loro atteggiamenti.
Sempre pronti ad invocare libertà completa di comportamenti per ogni stramberia, per ogni trasgressione e per ogni anche grave ed autolesiva opzione, quale ad esempio l’assunzione ed il consumo di certe droghe o l’eutanasia, questi libertari a senso unico, non appena un cattolico o un prete, non parliamo poi se vescovo o Papa, si alza per dire la sua, si scatenano nelle peggiori e sbracate manifestazioni di intolleranza e di furore censorio a cui è dato assister.
Non starò qui a ripetere le ragioni che mi spingono a condannare la pratica dell’aborto (preciso la pratica dell’aborto), cosa che, come forse qualcuno ricorderà, proprio in questo stesso spazio de Lo Spekkietto, ho già fatto in occasione di un recente e tragico episodio accaduto in Toscana.
Quello che oggi mi preme di sottolineare è come assurdamente, in una Italia come l’attuale, in cui nulla appare certo e determinato ed in cui ciascuno, a cominciare da coloro che hanno le maggiori responsabilità politiche, legislative,amministrative e giudiziarie, si sente libero di spaziare avanti ed indietro, a destra e a sinistra, cambiando parere magari da un giorno all’altro e dove anche il simbolo sacrale e fondante della laica patria moderna, la Costituzione, è soggetta a critica ed a proposte di cambiamenti, l’unico punto fermo indiscutibile ed inamovibile che si vorrebbe mantenere, l’unico tabù intoccabile ed inavvicinabile dovrebbe essere la legge 194 sulla libertà di soppressione della vita nascente, la cosiddetta interruzione della gravidanza.
“La 194 non si tocca!” è il fatidico monito con cui gli ultra dogmatici sacerdoti del libero pensiero vorrebbero porre la museruola alla Chiesa, ai cattolici ed ai tanti altri laici, niente affatto cattolici (come d’altronde uno dei suscitatori e responsabili del riaccendersi di questo dibattito, il giornalista Giuliano Ferrara, dimostra) che invece ritengono che tale legge debba essere ripensata e rimeditata.”


Il mattino dopo però, passata la prima reazione emotiva, pensai che le esagitazioni di Pannella forse non meritavano troppa attenzione e così avevo lasciato lo scritto nel cassetto, cioè nella chiavetta.

Poi è scoppiato il caso dell’Università della Sapienza. L’università é laica? No, è laida!

Poi è scoppiata la vergognosa ed avvilente gazzarra sollevata da alcuni settori dell’Università “La Sapienza” di Roma che hanno pensato bene di porre il proprio ostracismo alla prevista visita del Papa a quell’ateneo, ostracismo che ha costretto il Papa a rinunciare a partecipare all’inaugurazione del suo anno accademico, ed allora ho pensato che fosse il caso di recuperare l’intervento di cui sopra, ampliandolo ed aggiornandolo ai nuovi fatti, visto che il problema trattato, a questo punto, si carica di nuova attualità e di prospettive ben più gravi ed inquietanti delle ormai ben note e solite sortite di un tribuno, spesso pregiudizialmente attestato, anche se per fortuna non sempre, su posizioni contrarie all’etica cristiana.

Inciso

Si dirà: che cosa centra la discussione sulla legge 194 e la moratoria dell’aborto con la vicenda dell’Università La Sapienza? C’entra, c’entra!
C’entra indirettamente ed anche direttamente.

C’entra indirettamente perchè, se avete letto attentamente il mio intervento iniziale, avrete capito (anche perchè l’ho esplicitato) che esso non verte tanto sull’argomento aborto in sé, pur tuttavia tale argomento mi ha fornito l’occasione per porre l’accento sull’atteggiamento di censura e di ostracismo che in molti ambienti che si autodefiniscono nobilmente “Laici” (una delle parole più inflazionate ed usate a sproposito da molti anni in Italia) sta maturando ed esplicitandosi, ormai da lungo tempo, nei confronti del mondo e del pensiero cristiano ed in particolare del pensiero e del mondo cattolico, un atteggiamento di censura ed ostracismo che la discussione sul tema aborto fa emergere in modo particolarmente virulento.

C’entra infine anche direttamente perchè basta ascoltare le risposte, più o meno velate od esplicite, di molti intervistati e leggere gli striscioni appesi ai muri dell’ateneo da alcuni gruppi di studenti per capire quanto il tema dell’aborto e della posizione della Chiesa nei confronti di questo argomento, con tutte le implicazioni che ne conseguono relativamente al problema del rispetto della vita umana, della natura dell’uomo e della conseguente necessità di valutare eticamente le procedure e l’operare scientifico, soprattutto ed in modo particolare quando se ne vogliano applicare le scoperte e le risultanze sull’uomo, è paradigmatico di tutto un serrato ed a volte durissimo confronto fra quanti dell’uomo e della sua natura hanno una concezione meramente meccanicistica, utilitaristica e settoriale, quando non anche grettamente e pregiudizialmente ideologica e dunque vorrebbero completa libertà di manipolazione a seconda del loro estro e quanti, invece, della natura e della vita dell’uomo hanno un assai più alto concetto e pertanto chiedono il dovuto rispetto e la necessaria considerazione per tutti gli stadi della sua manifestazione.

Fine dell’inciso, riprendiamo il discorso

Dunque, per riprendere il discorso, ricordavo più sopra che il problema a questo punto è ben più grave della sortita di un tribuno
Infatti chi ha promosso l’atteggiamento discriminatorio nei confronti del Papa e suscitato la gazzarra sciovinista e censoria verso il mondo ed il pensiero cattolico che egli rappresenta, questa volta non è il solito agitato e stralunato ed ormai scontato protagonista di tanti attacchi alla Chiesa ed ai suoi componenti, bensì un gruppo di professori universitari, docenti di uno dei maggiori atenei italiani e forse europei.
Dunque un gruppo di appartenenti a quella categoria di studiosi e professionisti della cultura che per la loro stessa missione, ruolo e mestiere, dovrebbero esprimere la massima apertura, il maggiore interesse ed il più costruttivo dialogo con le varie correnti di pensiero e le varie componenti ed espressioni della nostra civiltà. Ed in questo specifico caso non stiamo parlando dell’ostracismo sollevato nei confronti di una stramba correntella filosofica o di una oscura setta esoterica dedita al culto del paranormale, stiamo parlando dell’ostracismo posto al pensiero cristiano e della Chiesa Cattolica, cioè ad uno dei cardini e dei pilastri fondamentali su cui è sviluppata la civiltà occidentale e ad una delle massime e più elevate espressioni di meditazione sulla natura ed il ruolo dell’uomo in relazione a tutto il creato.
Paradossali in tutta questa vicenda sono l’atteggiamento del gruppo di professori ostracisti e le motivazioni che questi hanno addotto, se si pensa che il concetto e l’istituto stesso dell’ università nasce, cresce e si diffonde nel medio evo, inizialmente, soprattutto in funzione dell’apprendimento e dell’approfondimento degli studi teologici da parte dei laici.
E ancor più paradossale il caso della “Sapienza” lo è se si pensa che quella stessa università è stata fondata e voluta a suo tempo da un Papa.
Penoso, ma anche molto allarmante, è ascoltare la motivazione sprezzante, supponente e presuntuosa di un vecchio professore di fisica di quell’ateneo, iniziatore e suscitatore della gazzarra, che, intervistato, afferma con malcelata arroganza : - Noi non abbiamo bisogno che venga fra noi l’esponente di una cultura dottrinaria.
Un mero slogan dunque, un assoluto preconcetto che dimostra purtroppo quanto la scienza dei numeri e delle quantità, se lasciata sola a se stessa, e non integrata da un pensiero filosofico e spirituale che spazi nella ricerca del senso della nostra esistenza, produca esiti di una sterilità ed aridità che spaventano.
L’avrà studiata un po’ di storia questo anziano docente universitario? Sarà andato mai al di là degli stereotipi, ormai triti e ritriti, del caso Galileo Galilei e Giordano Bruno, continuamente tirati in ballo da certi ambienti in questi giorni e che in ogni caso andrebbero perlomeno studiati ed inquadrati nella loro complessità anche politica e situazionale.
Avrà mai sentito avvertito, questo anziano professore, lo straordinario potere liberante e rivoluzionario del pensiero cristiano rispetto a millenni di soggezione alla magia, alla oscura paura nei confronti di caterve di dei confusi con i fenomeni della natura ed alle numerose e condizionanti superstizioni che tormentavano gli antichi.
Un potere liberante emergente con sempre maggior consapevolezza dalle parole dell’Antico Testamento e poi affermato in modo così luminoso, consolante, diciamo pure moderno, anzi modernissimo, dalla Parola incarnata del nuovo Testamento che ci parla di un Dio che è padre, che è amore e che ci promuove tutti a suoi figli che di conseguenza ci fa tutti fratelli ed uguali. Di questa Parola che la Chiesa ha assunto l’arduo compito di trasmettere e conservare integra nei secoli e di diffondere all’intero genere umano, ne avrà mai sentito parlare quell’anziano e supponente professore.
Certo la Chiesa è fatta di uomini che per quanto sostenuti ed assistiti dallo Spirito, devono comunque tradurre ed interpretare in fatti e scelte contingenti questi grandi principi e devono fare anche i conti con le loro debolezze e miserie, misurarsi con la loro stessa libertà, perchè il Padre non è un burattinaio, non agisce con bacchettate magiche ma ci educa pian piano con pazienza, costanza, evitando di trasformarci in marionette e rispettando in pieno il nostro libero arbitrio.
La Chiesa inoltre ha attraversato 20 secoli di storia, dovendo imparare essa stessa la difficoltà di tradurre in pratica i principi della carità e della fratellanza nelle diverse situazioni ed alle prese con tutti gli egoismi, le tendenze alla sopraffazione, le deviazioni e le perversioni che nascono nell’animo umano e che si traducono e si coniugano nelle più varie combinazioni nella storia dell’intero suo genere. In questa sua grande e straordinaria impresa la Chiesa ha compiuto essa stessa ed ha fatto compiere alla società in cui ha operato straordinari passi in avanti, anche se talvolta ha inevitabilmente incespicato, talvolta balbettato, talvolta arrancato.
La Chiesa talvolta ha commesso errori nella tradurre in pratica i propri principi e nell’interpretazioni e nella valutazione di alcuni eventi o fasi storiche? Certamente! Recentemente ne ha fatto anche, a differenza di molti eredi del cosiddetto illuminismo o del materialismo cosiddetto scientifico, pubblica ammenda.
Ma il bilancio complessivo è straordinariamente e luminosamente positivo.
Avrà sentito parlare questo vecchio e supponente professore, della Chiesa di Sant’Agostino, di Sant’Ambrogio, di San Benedetto e di tutta la straordinaria fioritura di cultura e di civiltà e di maggiori condizioni di benessere che il movimento religioso da questi creato ha prodotto. Avrà sentito parlare di San Gregorio Magno, di San Tommaso d’Aquino, avrà sentito parlare di quel gigante di umiltà e carità che è stato San Francesco d’Assisi, di Sant’Antonio da Padova, di Santa Caterina da Siena, Di Santa Rita da Cascia.
Avrà sentito parlare della fondazione degli ospedali e di tante strutture di assistenza ai bisognosi, agli ammalati ed agli afflitti, invenzioni ed istituzioni prettamente di origine cristiana e che ancora oggi,nella loro stragrande maggioranza, portano nomi di santi.
Avrà sentito parlare, tanto per venire a tempi più vicini a noi, di San Giovanni Bosco, di Don Orione, del Cottolengo, Di Madre Teresa di Calcutta, di don Zeno, dei tanti missionari e missionarie impegnati sulle frontiere e gli avamposti più sperduti delle periferie del mondo, talvolta rimettendoci la vita, a portare un po’ di speranza e di sollievo ai derelitti della terra.
Avrà sentito parlare di quel Papa che in tempi storici recenti fu tra i pochissimi a bollare come “inutile strage” quel macello di vite umane, quella forno crematorio di intere generazioni di giovani che fu la prima guerra mondiale, avrà sentito parlare di quell’altro Papa, ancora a noi più vicino, che fu l’unico fra i cosiddetti “grandi” di quel periodo a condannare l’utilizzo delle bombe atomiche sul Giappone ormai già sconfitto.
E’ dunque di questa cultura “dottrinaria” cristiana che questa Chiesa è figlia e che il nostro Papa Benedetto XVI e quegli altri che l’hanno preceduto sono rappresentanti: una cultura dottrinaria grande perchè è grande la dottrina che la sottende.
E’ questa cultura grande che al nostro professore con la puzza sotto il naso dà tanto fastidio
E, vergogna delle vergogne, nel caso particolare è un grande intellettuale ed uomo di straordinaria profondità di pensiero quel Papa che in questi giorni l’Università La Sapienza ha respinto.
La Chiesa avrà anche sbagliato e talvolta incespicato, nel corso della sua storia millenaria, nel tradurre in pratica i principi della sua dottrina e delle fonti della sua ispirazione spirituale, avrà anche sbagliato, arrancato ed incespicato talvolta nel valutare nel concreto alcuni frangenti ed emergenze storiche, ma la grandezza della sua essenza consiste proprio nel fatto che è alla luce stessa della sua fonte ispiratrice, Cristo Gesù, dell’indefettibile verità della Parola di cui è depositaria, che noi oggi riusciamo ad esprimere con serena sicurezza, anche se con profondo rammarico, anche valutazioni critiche e dire: sì, in questo frangente si errò perchè fu tradita la fonte della nostra ispirazione.
In ogni caso va comunque affermato constatato, a meno di non voler pregiudizialmente chiudere gli occhi e la ragione che è enormemente più rilevante ed assolutamente predominante il contributo positivo e determinante che la Chiesa ed il pensiero Cristiano hanno fornito alla nostra civiltà ed al consorzio umano.
In questi ultimi tempi la nostra nazione, sta attraversando un periodo di crisi profonda: crisi morale per il progressivo venir meno di alcuni semplici e fondamentali capisaldi etici ed educativi, crisi politica per l’incapacità di uscire dal penoso, imperante e paralizzante battibecco e cicaleccio che imbriglia ed impedisce ogni approfondito e costruttivo dibattito ed impedisce alle varie formazioni politiche di trovare un minimo comune denominatore, crisi gravissima amministrativa e gestionale per l’incapacità di vincere gli egoismi, le vigliaccherie e le inedie regionali e localistiche e le pregiudiziali ideologiche pseudo ecologiste che frenano o bloccano la realizzazione delle infrastrutture necessarie alla nostra crescita economica, crisi della giustizia per un ordinamento ed un apparato giuridico che non riesce a giudicare in tempi accettabili e ad assicurare il rispetto della legge in larghe parti del territorio nazionale. E queste solo per citare le emergenze più gravi.
Oggi poi, alla vergogna delle città delle “monnezze”, alla vergogna per la doppiezza di un comportamento che ci fa acquistare l’energia che non riusciamo a produrre da nazioni che la producono con i metodi che noi abbiamo a sua tempo rifiutato, alla vergogna nel dover constatare impotenti che intere regioni del nostro paese sono prigioniere ed oppresse della malavita organizzata, allo sconforto provocato dallo squallido ed ennesimo balletto delle dichiarazioni e del battibecco mediatico di una classe politica forte solo sulle parole e semimpotente nei fatti, si aggiunge l’onta e la tristezza per questa debacle e deriva di civiltà e di cultura che si è consumata in una delle più rappresentative istituzioni culturali della nostra più rappresentativa città.
Sono, disgustato, arrabbiato, offeso, anzi peggio, molto peggio.... sono avvilito.

Alessandro Righini
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