L’allenatore di allora Franco Albonetti racconta una straodinaria stagione
A pensarci bene ne è già passato di tempo da quella stagione 1978/79: tutto cominciò all’inizio dell’estate con un torneo a 6 squadre nel campo sportivo dove non si tiravano più calci al pallone da almeno 10-12 anni e finì così bene che ci trovammo a parlare di società e di campionato. Il coinvolgimento fu generale, dall’assessore allo sport Sangiorgi (Minoia), ad ex calciatori, agli ex dirigenti della ormai lontana ultima stagione e un po’ a tutti quelli che di calcio se ne interessavano.
A pensarci bene ne è già passato di tempo da quella stagione 1978/79: tutto cominciò all’inizio dell’estate con un torneo a 6 squadre nel campo sportivo dove non si tiravano più calci al pallone da almeno 10-12 anni e finì così bene che ci trovammo a parlare di società e di campionato. Il coinvolgimento fu generale, dall’assessore allo sport Sangiorgi (Minoia), ad ex calciatori, agli ex dirigenti della ormai lontana ultima stagione e un po’ a tutti quelli che di calcio se ne interessavano.
Intanto io, Sergio Spada (Moraca) , Piero Dall’Osso e altri eravamo stanchi di giocare fuori dal nostro paese, quindi ci liberammo dalle società in cui militavamo, intenzionati a fare qualcosa per Casola. Ed ecco in poco tempo si formò il Casola Calcio con tanto di sponsor (Lenco), Presidente e VicePresidente (Benericetti detto il Negus). Non ricordo il numero esatto di consiglieri ma ricordo perfettamente che tutti si misero all’opera per riportare il campo sportivo in condizioni accettabili (quanto lavoro per Valerio Rossi e soci!) Sulla scia dello slancio si fecero anche due gradoni per gli spettatori.
Tutto era a posto: squadra , sponsor, campo, attrezzature, ma chi fa l’allenatore?
Dopo varie riunioni ecco l’allenatore, anzi gli allenatori: io ed Ivano Suzzi. Non riesco a ricordare perchè fummo scelti noi ma ricordo esattamente come il giorno dopo, la notizia aveva già fatto il giro di Casola, i commenti furono i più disparati e non mancarono certamente persone sincere che fermandoti per la strada ti dicevano che di calcio non capivi niente. Però non ci scoraggiammo e partimmo per una grande avventura.
Primo allenamento: si presentarono in quaranta (!) tra vecchie glorie, ragazzi che giocavano il sabato a Rivola e a Isola e quelli che lo facevano a Renzuno. Eravamo tanti ma i più non sapevano cosa volesse dire la parola preparazione: così io e Ivano, con quello imparato dai vari allenatori dei campionati giocati fuori Casola, provammo a fare di questo mix di persone una squadra per affrontare il campionato, ma arrivarono subito le prime defezioni. Poi arrivarono le prime amichevoli e quindi le prime esclusioni (quanto è difficile spiegare ad uno che deve restare fuori), i primi infortuni ma una cosa non mancava mai: l’entusiasmo. Intanto il Comune aveva sistemato qualche faro per l’allenamento serale, si faceva tutto nella penombra ma la voglia di giocare ci faceva superare qualsiasi problema, le partitelle a fine allenamento erano al limite del lecito e tanta gente veniva addirittura a vederci negli allenamenti. Intanto Ivano si era defilato come allenatore, preferiva giocare e basta. Io ero rimasto solo ma ben supportato dalla società che era semre presente e partecipe. Le prime amichevoli le avevo utilizzate per fare vari esperimenti, varie formazioni fino all’amichevole con la Dinamo (era in Prima Categoria) con cui disputammo una grande partita quasi fosse campionato e mi resi conto che potevamo ben figurare.
E finalmente eravamo arrivati : il campionato stava per cominciare. La prima giornata a Modigliana finì 1 a 1. Vincemmo poi la seconda e la terza. In attacco eravamo un po’ leggeri e, mentre la squadra continuava nel suo cammino senza perdere, sotto suggerimento di Ugo (Bisciot) provammo Togni (Cenni), un vero lottatore. Poi arrivò la partita con il Marradi, le tribune erano strapiene, anche gli anziani erano presenti, fu record d’incasso. Togni con un colpo di testa a filo d’erba segnò, il Casola vinse e salì in vetta alla classifica con grande festa in paese.
Chiudemmo il girone di andata in testa ma altre squadre si erano fatte vicinissime. Durante il girone di ritorno eravamo molto affaticati e non più lucidi anche se per fortuna la squadra rimase sempre entuasiasta e competitiva e tra di noi c’era chi avrebbe meritato ben più di una Terza categoria.
Continuammo a fare risultati senza esssere più brillanti e con grande sforzo riuscimmo a rimanere primi, purtroppo con gli stessi punti del Modigliana. A quel punto fu spareggio!!!
Dovetti preparare la squadra per la partita decisiva in una situazione di emergenza: Mancurti e Menzolini erano partiti per i militari e molti altri erano giù di forma. Allora decidemmo di andare in ritiro sulla Sambuca: sarebbe contato?
Così arrivò il gran giorno, Casola era un deserto, erano tutti allo stadio Bruno Neri di Faenza, già da quando eravamo arrivati nello spogliatoio avevamo percepito il calore del nostro pubblico sulle tribune, ma fu quando entrammo in campo che ci accorgemmo di quanto i casolani sentissero quella partita. Lo stadio rendeva tutto più magico ed anche l’arbitro, proveniente da una categoria superiore, regalava un tono in più alla partita. La partita iniziò bene, infatti dopo poco riuscimmo a segnare con Lasi, ma il Modigliana non si arrese e incominciò a spingere fino a raggiungere il pareggio sul finire del primo tempo. A inizio secondo tempo ci presentammo con Begonia sulla destra e la squadra cominciò a carburare, loro pressanovano ma noi, sfruttando il contropiede, li mettavamo sempre in difficoltà.
Fu a quel punto che si scatenò Mauro Dardi, infilando la porta del Modigliana per ben tre volte.
L’arbitro fischiò la fine: eravamo in Seconda, eravamo in paradiso.
Quelli furono grandi momenti, ottenuti grazie ad un gruppo di giocatori che forse non erano i migliori del campionato ma che riuscirono a dimostare che con la volontà e l’entusiasmo si possono ottenere risultati.
Io li ricordo volentieri specialmente quando facevamo allenamento, la voglia di giocare la coglievo lì: tutti a dare tutto per ottenere un posto nella formazione che sarebbe scesa in campo la domenica e poi il grande rispetto per me, un allenatore che non lo ero per davvero, ero solo un amico che adoperava la propria esperienza per fare una squadra. Grazie ragazzi, siete stati grandi e se adesso a Casola ancora si fa calcio gran merito è il vostro.
Così ho finito di ricordare eppure tanto non ho scritto di quel Casola che andò in paradiso.
Franco Albonetti