Da una settimana ho riscoperto il piacere di andare a vedere il Casola.
Ero rimasto legato alla vecchia 'bombonera' di via Cenni, con le tribune a strapiombo sul campo, e il chilometro scarso che mi separava dal nuovo impianto degli Olmatelli mi sembrava vasto come il Texas.
Poi, l'8 dicembre, mi è presa la smania di andare a vedere il recupero contro il Reda.
La partita incominciava alle 2 e mezza.
All'una e tra quarti stavo già pestando i piedi davanti al bar.
Fa un certo effetto andare alle partite casalinghe del Casola in macchina.
Siamo partiti in quattro.
Mauro, Lasi, il Buon Cio Ugo ed io.
Mauro ha puntato diritto verso Reda, e solo davanti al Cral ha scoperto che non dovevamo andare in trasferta.
Mancavano le gallette e una scorta di carne essiccata, ed eravamo pronti per una spedizione polare.
Un trionfo di berrette, maglioni a collo alto e sciarpe.
Neanche per andare a sbobbare mi sono mai messo così tanta roba addosso.
In effetti, agli Olmatelli si gela.
Gli spogliatoi sembrano una base scientifica in Antartide.
Il Casola ha vinto tre a zero.
Ieri (domenica) ci sono ritornato, sgusciando dalle grinfie della morosa (per quanto uno possa realmente farlo, è ovvio).
E mi sono visto il Casola demolire con calma la Dinamo 4 a 0.
Ho già chiesto a Giacomo di fare le sciarpe del Casola.
Non vedo l'ora di portarne una.
Devo dire che la squadra mi ha impressionato.
Non ha giocato sempre bene, ma quando ha deciso di vincere, ha chiuso le partite in un attimo.
Pepito è stato mostruoso.
Non solo per i tre gol segnati in 180 minuti (valore sul mercato, 30 euro, commento di Severè dopo la seconda rete al Reda, al nonno di Pepito 'ecco, Serafè, etre des').
Non l'ho visto sprecare una palla, ne sbagliare uno stop.
E quello che mi piace di più, è che in campo non parla mai, non si lamenta, e non si lascia innervosire da niente.
Enzo e Silvio non sbagliano un contrasto e nella partita contro il Reda ho apprezzato anche un ottimo Claudio Dardi sulla fascia.
E' incredibile la sicurezza della squadra.
Contro la Dinamo, l'azione del secondo gol è stata da champions league, partita con un colpo di tacco di Ferri, una deliziosa palla in profondità di Toto, cross di Pepito e tocco finale di Cristian.
Mi è venuto il dubbio che il Visanello sia in possesso dell'elisir dell'immortalità, non ha perso un grammo della furia e della bravura di un tempo.
Bene anche l'altro Visani, Maurizio.
Mi dispiace non aver visto in azione il grande Poggio, e anche Walterino, di cui in tribuna mi dicevano meraviglie.
Ma conto di sfuggire alle grinfie della morosa altre volte, per il girone di ritorno.
Dall'Osso (non lo chiamo Paciaca, perchè adesso è allenatore, e questo mi incute una certa soggezione) sta lavorando ottimamente, direi.
In due incontri ho visto il Casola segnare sette gol senza subirne nessuno.
Diciamo che sono salito sul carro dei vincitori, ma con un discreto anticipo che dovrebbe garantirmi una parvenza di dignità.
Un discorso a parte per Ferri, che da quello che ho potuto vedere è la croce e la delizia della squadra.
Nel primo gol contro la Dinamo, ha tirato fuori dal cilindro una palla per Maurizio che ci ha mandato tutti in brodo di giuggiole.
Ha una classe incredibile, ogni volta che stoppa il pallone, sembra che non abbia dei piedi, nelle scarpe, ma delle mani.
So che tutti glielo dicono, ma devo unirmi al coro anche io.
Parla troppo.
E' sempre con le braccia larghe, che chiede all'arbitro di fischiare qualcosa.
Spesso ha ragione, però è snervante.
E pensare che non c'è gusto maggiore che starsene zitti, e sorridenti, quando si è più forti.
E' più bravo di tutti i giocatori che lo marcano.
Lo sa lui e lo sanno loro.
Non ha senso cadere nei soliti tranelli, agitarsi per un fallo non fischiato, quando nell'arco della partita gli capiteranno altre dieci occasioni per farli fessi tutti quanti.
E poi innervosire l'arbitro non è mai un buon affare.
Ha fatto bene Dall'Osso a sostituirlo contro la Dinamo, e a dargli un discreto cinque quando ha gettato la maglia verso la panchina.
A me si è accaponata la pelle.
Sarà che sono di Casola, ma la maglia della prima squadra è una specie di Santo Graal, per me.
E non solo perchè non ho mai avuto l'onore di indossarla.
Certo, non abbiamo la storia della Juve o del Manchester, ma quella è la maglia di Andreatta, tanto per dire, di Rececconi e di Diego.
C'è un'intera mitologia dietro, per me.
Anni di partite immerse nella nebbia, di colpacci all'ultimo minuto, di Piero Dall'Osso che vola a deviare all'incrocio e Baby che non lascia passare nessuno a centrocampo.
Se la squadra continua a giocare così, riuscirà a partare Casola a un livello impensabile.
La prima categoria.
Neanche ai tempi di Super Brustolo ci siamo stati così vicini.
Ferri ha tutto per diventare parte di questa mitologia casolana (valore sul mercato della mitologia casolana: 0. Con Mastercard: idem. Per molte persone: non ha prezzo).
Nessuno pretende che faccia sempre gol, o che decida ogni partita che gioca.
Io, modestamente, spero solo che chiuda un pelo la bocca e faccia semplicemente quello che sa e che può fare.
Tutto qui.
Per finire, mi è piaciuto ritrovare in tribuna le spirito della vecchia 'bombonera' di via Cenni.
L'incitamento costante e appassionato di Giorgio, le urla di Marino, e uno splendido 'ma andiv a cà' urlato ai giocatori della Dinamo che sotto di 4 gol (e gli è andata bene) avevano ancora il coraggio di lamentarsi con l'arbitro.
Spero che altri casolani sentano l'impulso di tornare al campo sportivo.
Certo, ci vuole un adeguato guardaroba, ma ne vale la pena.
E poi, il brulè è ottimo.

Cristiano Cavina



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