La rubrica sportiva continua a parlare anche di altri sport, magari meno conosciuti e meno frequentati del calcio, ma lo stesso degni di grand’attenzione.


Un nuovo sport è nato a Casola nell’ultimo anno, si tratta della lotta greco-romana. Ho incontrato ultimamente il professor Maurizio Galli, insegnante di educazione fisica nella scuola media di Casola Valsenio e ora, nei pomeriggi di Lunedì e venerdì, anche insegnante di lotta presso la palestra del nostro paese. Il professore mi ha rilasciato gentilmente un’intervista per illustrarci le caratteristiche di questo sport e la sua presenza nel nostro paese.
La lotta è uno degli sport più antichi, nasce con l’uomo 3800 anni fa, se ne trovano tracce tra i primi reperti archeologici rinvenuti nelle tombe egiziane, dove sono rappresentati i primi sport praticati dall’uomo e insieme alla lotta vi è la corsa e il lancio del giavellotto. È uno sport che ha origini così antiche perché è una cosa insita nell’uomo, due bambini piccoli che giocano su un materasso non giocano a calcio ma lottano e questo fa capire quanto sia nella nostra natura.
Dall’unione del Pancrazio, la lotta greca, e la lotta che i romani facevano nelle arene, deriva la lotta greco-romana, ebbene è uno sport nato in Italia, ma purtroppo se né persa completamente la storia.
Nella lotta moderna esistono due specialità: la lotta a stile libero e la lotta greco-romana, la prima è chiamata così perché si lotta su tutto il corpo, ma questo non implica effettuare ogni tipo di mossa, come invece avviene nel Wrestling, quindi non si possono fare leve, strangolamenti, dare calci e pugni, la greco-romana si combatte dalla cintura in su, le gambe non si possono usare e questa è la differenza da quella a stile libero. Sia gli uomini sia le donne possono lottare, ma mentre gli uomini possono combattere in entrambe gli stili, le donne solo nella lotta a stile libero, per decisioni politiche non effettivamente motivate, sicuramente perché la libera è più spettacolare agli occhi del pubblico. In entrambe le lotte non vengono utilizzate mosse che possono causare danni, se si rispettano le regole non ci si fa male, infatti, statisticamente gli infortuni nella lotta sono inferiori ad altri sport come il calcio. La lotta è uno sport civile, vengono presi seri provvedimenti se si usano scorrettezze. Il professore racconta che nella sua vita, 35 anni di lotta, ha visto solo due lottatori fare a botte e arrabbiarsi veramente e la conseguenza è stata la squalificazione a vita.
È uno sport agonistico, in cui si affrontano molti avversari, in gara lo scopo è di riuscire ad atterrare l’avversario portandolo in schiena per più di un secondo, cioè farlo toccare con entrambe le spalle a terra, in questo modo l’arbitro decreta la vittoria immediata. Ma non solo, ogni colpo che il lottatore tira ha un punteggio da uno a cinque punti, a seconda della difficoltà. Se uno dei lottatori conquista 10 punti, e l’altro nessuno, ottiene la vittoria, invece la schienata è vittoria secca, anche se l’avversario sta vincendo nove a zero.
La diffusione della lotta a livello internazionale è notevole, la federazione FILA, che comprende anche il judo, è la quarta a livello mondiale, quella calcistica la sesta. All’estero è sport nazionale in Russia, in Turchia, a Cuba, nell’oriente. Quindi uno sport molto conosciuto all’estero, ma In Italia tendiamo sicuramente ad abbassare la media. Le regioni con il maggior numero di squadre di lotta sono l’Emilia Romagna, il Veneto e la Sicilia e in tante nemmeno esiste. L’Emilia Romagna è una delle zone dove si disputano più gare, infatti, accorrono un po’ da tutta l’Italia per parteciparvi, si tratta però di gare regionali. Durante l’anno si disputano anche gare nazionali tra cui, le tre coppe Italia e i giochi della Gioventù. In ogni gara si partecipa per categoria: esordienti, cadetti, junior, senior. La lotta si può iniziare a sei anni e si conclude a trentacinque anni, fino a quest’età si possono disputare ancora gare nazionali, mentre le regionali fino a quarant’anni, questo per quanto riguarda l’Italia, all’estero fino a cinquant’anni si può gareggiare.
Lo sport a Casola è stato introdotto dallo stesso intervistato, il professor Gallo. È stato accolto bene, anche se ci si aspettava una maggior affluenza femminile, le lottatrici casolane sono solo due e in Italia la lotta femminile non è stata ancora introdotta in modo dirompente, quindi è più facile emergere. La società “Lotta Club Modigliana” ha dato al professore la possibilità di aprire il corso e quindi i ragazzi per due anni si dovranno tesserare sotto il Modigliana, in futura, se si riuscirà a trovare uno sponsor a Casola, si potrà aprire un’altra società. Essere tesserati significa che i ragazzi casolani pagano solo una piccola quota per usufruire dei locali della palestra, mentre tutte le altre spese, come le trasferte, le divise, ecc. sono a carico della società “Lotta Club Modigliana”. L’anno precedente, Il professor Gallo, ha presentato un progetto sulla lotta tramite la scuola e ha vinto il premio regionale come progetto innovativo che consisteva in 500 euro, destinate poi all’acquisto di una parte della materassina professionale per la lotta.
A Casola i lottatori sono 12, nove già iscritti al club e tre non ancora iscritti, perché inizialmente vi è un mese di prova per vedere se lo sport piace e se si ha intenzione di continuare. L’età va dai nove anni, classe terza elementare, fino ai ragazzi di quattordici anni. I ragazzi di Casola hanno già partecipato, come gare nazionali, alle gare Italiane Esordienti e, a livello regionale, al Trofeo Athena e al Trofeo Bazzi, in cui quattro casolani si sono classificati terzi. Per quanto riguarda le gare nazionali la società “Lotta Club Modigliana” ha “portato a casa” due primi posti, due secondi e un terzo, ma non sono ancora finite perché a novembre li aspetta la Coppa Italia, composta da tre fasi, e il Gran Premio Giovanissimi. La classifica delle società si svolge in anno solare, sommando le vincite, quindi manca ancora un semestre di lotta.
Il prossimo anno il futuro della lotta a Casola dipende dai ragazzi e dalla loro partecipazione, il professor Gallo sarebbe ben felice di portarla avanti e dichiara che se inizia una cosa la fa per continuare… Inoltre afferma che gli piacerebbe portare, il prossimo anno, una medaglia di un campionato italiano a Casola, sostenendo che le possibilità ci sono se i ragazzi continuano a impegnarsi.
“ Non è la lotta che rende suonati, ma è per fare lotta che bisogna essere suonati!” questo è quello che sostiene il professore, aggiungendo che per fare e soprattutto per continuare a fare lotta bisogna proprio essere suonati, perché è uno sport duro, che non ti da prospettive di lavoro futuro, dove si fa molta fatica, si deve calare di peso, sbagliando un solo incontro si è eliminati. È uno sport non in linea con i tempi, adesso ai ragazzi interessa aver la pancia piena, divertirsi e ottenere massimi risultati senza far fatica e la lotta greco-romana è perfettamente il contrario. La lotta è uno sport sicuramente tra i più duri ma che insegna a sopportare il dolore e tra tutti gli sport di combattimento è l’unico che si fa senza protezione. Un altro grande vantaggio di questo sport è che non è discriminante, chiunque alto, basso, grasso, magro può lottare perché esiste la categoria di peso, l’importante è usare la testa. Ma sicuramente il più grande tra le cose che la lotta trasmette è la lealtà, una caratteristica importante in tante cose della vita, non solo nello sport.
Io prima di questa intervista non sapevo quasi niente della lotta greco-romana, non che adesso mi ritenga un’esperta, ma di certo fa piacere conoscere uno sport come questo, nato in Italia e adesso sbarcato anche a Casola. Spero veramente che continui alla grande.
Ringrazio il Professor Maurizio Gallo per avermi concesso questa intervista e gli faccio un grosso In Bocca al lupo per le gare future.

Federica Faziani

Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter