CURVAL: 'Ma scusi, noi, non siamo forse la dimostrazione vivente di che è realmente il Potere? L'unica vera, grande, assoluta Anarchia, è quella del potere. Infatti noi, qualsiasi cosa ci venga in mente, la più folle ed inaudita, la più priva di senso, possiamo scriverla in questo quadernetto, ed essa diviene immediatamente legale, se poi saltasse in mente di cancellarla, essa diverrebbe immediatamente illegale. Le leggi del Potere, non fanno altro che sancire questo potere anarchico…”
Tahar Ben Jelloum, famoso scrittore marocchino, ha detto alcuni anni fa che il mondo avrebbe ancora bisogno dello sguardo lucido e demistificatore di Pier Paolo Pasolini. Osservando l’Italia di oggi sembra di assistere all’avverarsi delle sue più nere profezie. La parzialità del potere, il suo arbitrio, la mercificazione ed il consumismo dei corpi, lo sprezzo del lavoro, del merito e delle leggi, sono intrecciati in un garbuglio che sfida la nostra capacità di credere. La prima reazione, come di fronte al famoso film di Pasolini, sarebbe quella di distogliere lo sguardo, rinunciare a sostenerne il peso, spengere lo schermo, cambiare canale. Ma se questo potere trae il suo essere dalle immagini, dalle finzioni, dagli sguardi, è allo stesso tempo un potere reale, impegnato ad incarnarsi, costruendo una società e dei cittadini a sua immagine. In questi giorni si sente spesso usare la parola ‘harem’ per descrivere lo strabordande giro di prostituzione che circonda parte della nostra classe politica. Facciamo torto alla lingua araba, l’harem è solo lo spazio privato della casa, di ogni casa, la stanza da letto, rispetto al salotto. Niente a che vedere con il Lupanare messo in piedi dal nostro presidente del consiglio. Ovviamente, ciò che scandalizza, di questa storia, non è la prostituzione, cosa vecchia, buona per scandalizzare i bigotti, quello che desta scandalo, è l’arbitrio del potere. Un arbitrio assoluto, che piega i comportamenti, le aspirazioni, ogni morale, le leggi e le persone, al suo volere. Il suo volere diviene unico metro e suo unico valore. Ne più ne meno dei rischi da cui il film di Pasolini voleva metterci in guardia. E’ facile obiettare che rispetto alle atmosfere cupe e perverse del film, dove il sesso cede rapidamente posto alla violenza ed alla sopraffazione totale, nelle simpatiche orge di Arcore, tutti sono contenti e consenzienti. Gente adulta, quasi sempre, che si diverte e niente di più, potrebbe quasi sembrare un fatto privato. Eppure qualcosa muore anche li. Borges, in un suo racconto, ‘La lotteria di Babele’, ci racconta di un mondo, i cui gli abitanti sono talmente assuefatti al gioco, da decidere di costruire una lotteria i cui premi sono i loro stessi destini, le loro sorti. Ogni giorni ogni cittadino tenta la sua sorte e vince un destino, un giorno schiavo, un altro ricco commerciante, un momento politico, un momento dopo prigioniero. Nessun progetto ha senso, nessuno sforzo può contro l’arbitrio del caso. Nessuna regola, comportamento morale o legge, ha significato. La società che va in scena ad Arcore è questa. Una società basata sul colpo di fortuna, che permette di risolvere la vita, ne più ne meno che l’evoluzione della società delle lotterie e dei telequiz. Una società oltre ogni progetto sociale ed in cui nessuna società può pensare di esistere. Una società dove il potente sostituisce il caso e si fa Dio. Un dubbio e una speranza restano. Come si può vedere questi giorni, le simpatiche ragazze di questa storia sembrano allo stesso tempo vittime e carnefici di questo gioco. Impegnate a giocare la propria strategia per ottenere il massimo dei vantaggi dal potere, in un gioco di cui hanno imparato le regole. E’ proprio questa consapevolezza che sembra suggerirci come un tale sistema di corruzione, ricatto e potere non possa continuare a lungo. Nelle Baccanti di Euripide, a Dioniso, il dio del culto, vengono tributati tutti i favori delle sue adepte e delle sue sacerdotesse, le Baccanti, lui è il centro della scena, il centro del mondo, finché il furore dionisiaco pervadendo i fedeli, li spinge a volersi unire con il dio, a voler essere una cosa sola, a voler essere come lui. A quel punto le baccanti fanno a pezzi e divorano il loro dio. Cosi si concludono i misteri di Dioniso. Forse cosi si concluderà l’Italia Berlusconiana.
Andrea Benassi