Forse come titolo è poco ortodosso, ma è il primo pensiero che mi è venuto in mente leggendo questo improvviso fiorire di Storici delle Religioni ed ermeneutica del mondo Islamico.
Sicuramente il Corano si trova in giro, si può comprare, come tutti i libri non morde, si può leggere on-line o in biblioteca. Certo che leggere un paio di Sure non dovrebbe bastare per dare un giudizio su una religione professata da circa un miliardo di individui. Un miliardo di esseri umani che hanno una loro capacità di ragionare ed interpretare la loro professione di fede ed i loro rapporti umani.

Il Corano è un libro che ha un valore storico come documento, e un valore religioso per il credente. Un libro che comincia ad avere una bella manciata di secoli, durante i quali è stato letto ed interpretato fornendo la chiave per molta teologia Islamica, qualche scisma, un po’ di eresie, una grande quantità di misticismo nonchè molti scambi ed intrecci con il mondo Cristiano. Insomma un libro che ha vissuto nella Storia, facendo anche la Storia.
Se andiamo alla radice della simpatica parola ‘fondamentalismo’ come ormai molti sanno, non troviamo l’Islam fanatico, ma una lettura ‘letterale’ dei testi biblici da parte di alcune sette protestanti del secolo scorso. Se volessimo leggere un altro corpus di testi sacri in modo letterale, estraendone frammenti per giudicarne l’intero, e magari anche l’intera comunità dei fedeli, se davvero volessimo fare questo gioco, si sappia che sarebbe un gioco al massacro. Restando nella tradizione monoteista, dall’antico testamento si salverebbe assai poco. Della nostra idea moderna di diritto di famiglia, amore e tolleranza non c’è molto. Purtroppo nei secoli passati una lettura strumentale e letterale di molti passi biblici, ha avvallato cose di cui non possiamo certo andare fieri. Ma grazie al cielo sono pochi oggi quelli che propongono una lettura ‘fondamentalista’ della Bibbia, cosi le nostre leggi ed il nostro diritto di famiglia, giusto per esempio, si è potuto sviluppare senza entrare in contrasto con l’essere un credente, magari in contrasto con il ‘naturale’ machismo italiano, visto che la maggior parte dei reati contro le donne è commesso in famiglia. Eppure il testo biblico è sempre li, mica è stato abrogato. E qui torna la domanda del principio: perché seminare odio? Se qualcuno citasse passi biblici usati per bruciare streghe ed eretici, non ci sembrerebbe strumentale e scorretto? Chi ritiene che il mondo Islamico, solo perché legato al Corano, non sia stato e non lo sia tuttora, attraversato dalla Storia, dal pensiero politico e dallo sviluppo civile della società, semplicemente non conosce nulla del mondo di tradizione islamica. Si dirà che l’integralismo islamico esiste, che il Corano viene usato per violare i diritti delle donne ecc. ecc. ed in parte questo esiste e si verifica. Ma a credere che le due cose siano legate in modo diretto e letterale si commette un errore madornale, un errore che non aiuta a risolvere nessun problema. Sono gli uomini che interpretano i libri e non viceversa. Se oggi una parte minoritaria di coloro che si ritengono islamici, sono spinti ad una lettura ‘fondamentalista’ dei testi sacri, forse dobbiamo fare uno sforzo e domandarci perché questo avviene, e perché avviene oggi più di quanto avvenisse alcuni decenni fa, piuttosto che dare la colpa al testo di un libro. Il mondo è grande e complicato, veramente tanto complicato, nonostante le potenzialità della comunicazione forse si dovrebbe avere un poco di umiltà e sospendere il giudizio si questioni veramente intricate. Siamo in una realtà che va di moda chiamare ‘globale’, ma ci dobbiamo ricordare che il globale, è locale in ogni suo punto. Gli eventi che rimbalzano da un link all’altro avvengono in luoghi e spazi sempre locali. Forse alcune questioni sarebbe meglio affrontarle con un occhio al ‘locale’ piuttosto che parlare per intere religioni. Forse sarebbe il caso di discutere del rapporto locale-nazionale che il nostro Stato vuole intrattenere con l’altro. Delle scelte che facciamo, delle responsabilità e degli errori che vengono commessi. Abbiamo una Costituzione, delle leggi ed in teoria anche degli spazi per discuterle. Prima di sapere se il Corano contiene più o meno incitazioni alla violenza della Bibbia, a me farebbe piacere sapere rispettata da parte dello Stato Italiano la libertà religiosa, sancita dall’articolo 8 della sua Costituzione. Un articolo che ci siamo dati come nazione nel 1948, e dove non si fa distinzione tra Testimoni di Geova o Ismaeliti. Un articolo che oggi è rispettato solo in modo formale ma non sostanziale in molte parti dello Stato Italiano, complici forze politiche palesemente incostituzionali. Umiliare l’altro non è un bel modo per iniziare un dialogo. Tanto per saltare di palo in frasca, restando sul pezzo come s’usa dire, adesso va di modo parlare della legge sulla ‘blasfemia’ in vigore in Pakistan. La prima volta che sentii parlare di questa legge, fu una dozzina d’anni fa, ed a protestare in sede ONU, non erano cristiani, ma islamici, accusati di non essere ortodossi. Questo già complica le cose a chi vorrebbe un'unica interpretazione dei testi sacri. Ma andiamo pure avanti, in Pakistan, ultimamente ci sto lavorando, come antropologo, e la prima cosa che mi viene da dire è che la situazione è ben complicata, e sicuramente non semplificabile. La legge esiste, certo, applicata in modi diversi a seconda del tribunale, ma forse non tutti sanno che è una legge molto recente, anni ’80 e che fu un regalo dei militari alla parte più religiosa della società pakistana, affinché questa avvallasse i vari colpi di Stato. Come dire una sorta di patti lateranensi. La società pakistana è attraversata da molte tensioni e contraddizioni e sicuramente chi sta perdendo terreno è la componente laica e borghese, che comunque esiste, come dimostra l’uccisione del governatore del Punjab alcuni giorni fa. D’altro canto chi pensiamo che abbia tratto maggiore vantaggio dalle recenti disgrazie del paese? Dal terremoto del Kashmir del 2005, dove morirono 54,000 pakistani, alle spaventose inondazioni di questa estate, con oltre 20,000,000 di profughi, nel silenzio colpevole di buona parte del mondo, le confraternite religiose più fondamentaliste ed il potere militare hanno eroso spazio, a quella che potremmo chiamare società civile. In fondo, sarà poi cosi strano che l’elemento religioso più radicale avanzi, di villaggio in villaggio, se a mandare aiuti sono praticamente solo i paesi legati al mondo Islamico? In una politica che prima ancora che religiosa e strategica e geopolitica. Lo ripeto l’ennesima volta, le cose sono estremamente complicate, e semplificarle non aiuta a risolverle, ma solo a strumentalizzare, ed essere strumentalizzati. Vogliamo parlare di religioni, ben venga, ma parliamo facendo tutti i distinguo del caso. Evitiamo di usare la parola ‘Mussulmano’ come fosse una categoria monolitica, evidente e naturale, almeno se non vogliamo che altri usino la parola ‘Cristiano’ confondendo protestanti, ortodossi, predicatori televisivi, milithia christi e magari anche le sette che praticano il suicidio rituale. Distinguiamo i paesi e le nazionalità, è il primo passo per capire la politica che si fa in quei paesi, una politica fatta di partiti, di riforme di lotte fatte da uomini e donne per i propri diritti. Ma soprattutto domandiamoci a cosa giovi seminare odio. Questo sempre ammesso che non sia troppo tardi e che non si vogliano trovare solo scuse per applicare un finale già pronto, una bella soluzione finale, che tagli ogni argomento ad ogni discussione. Magari oltre alle Sure, anche le favole di Esopo sono una bella lettura, in particolare il dialogo tra il lupo e l’agnello.

Andrea Benassi
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