Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Giacomo Giacometti relativa alla questione 'Unione dei Comuni allargata', che fa seguito a 'UNIONE DEI COMUNI ALLARGATA?' di Alessandro Righini
Sandro Righini con la chiarezza che gli è propria in un suo scritto recente si fa interprete delle perplessità di molti cittadini casolani circa l’opportunità che le nostre Amministrazioni Comunali si impegnino nella costituzione di una UNIONE DEI 6 COMUNI del territorio faentino.E’ un argomento importante sul quale c’è alta attenzione e quindi è giusto tenere vivo il confronto non solo tra gli amministratori comunali, ma anche tra le popolazioni interessate.
Sandro Righini con la chiarezza che gli è propria in un suo scritto recente si fa interprete delle perplessità di molti cittadini casolani circa l’opportunità che le nostre Amministrazioni Comunali si impegnino nella costituzione di una UNIONE DEI 6 COMUNI del territorio faentino.E’ un argomento importante sul quale c’è alta attenzione e quindi è giusto tenere vivo il confronto non solo tra gli amministratori comunali, ma anche tra le popolazioni interessate.
Per affrontare l’argomento bisogna soffermarsi innanzitutto sulla maggiore complessità rispetto al passato dei problemi amministrativi che ciascun Comune deve affrontare. Sono divenuti più numerosi e difficili da soddisfare i bisogni delle persone, sono più complicate le procedure per affrontarli, sono diminuite le risorse disponibili, si è arrivati oltre il limite tollerabile della pressione fiscale.
Tutto ciò esige la ricerca di soluzioni praticabili che rendano la pubblica amministrazione più efficiente, più efficace e meno costosa.
Dirlo è semplice, più difficile è metterlo in pratica.In questi anni, con questo intento, i Governi Nazionali hanno prodotto provvedimenti chiamati riforme che sono apparsi spesso improvvisati e qualche volta improvvidi. Ogni tanto qualche politico auspica, come misura risolutiva la abolizione dei piccoli comuni (anche questa viene chiamata riforma!!) senza tenere conto della storia, delle radici, delle usanze di queste piccole comunità che poco chiedono allo Stato ed assolvono magari da sole ai molti bisogni delle loro genti.
Spesso, più per ragioni elettorali che per ottenere effettivi risultati si sono ridotte le risorse trasferite dallo Stato ai Comuni con tagli orizzontali trascurando di valutare su quali spese tagliare i fondi e non considerando che un 10% di riduzione di entrata è più facilmente assorbibile nel bilancio di un comune grande piuttosto che in quello di Casola. Spesso questi provvedimenti presi “a spanna” hanno decretato la paralisi degli interventi comunali o provocato un decadimento della qualità dei servizi.
Con questo modo disordinato e pressappochista di riordinare la finanza pubblica si crea tra gli amministratori e gli amministrati, sopratutto dei piccoli comuni un senso di ingiustizia e, vorrei dire, di frustrazione, perché non si tiene minimamente conto che da molto tempo molti comuni piccoli hanno attuato una politica dei risparmi di bilancio anche attraverso le gestioni associate di molti servizi ed hanno così potuto garantire il mantenimento dei servizi.
La politica della razionalizzazione della spesa non è ancora attuata invece nei Comuni di grandi e medie dimensioni e tanto meno lo è nei centri di spesa dello Stato e di molte Regioni. Bisognerebbe cominciare anche di lì.
I Comuni di Casola, Riolo e Brisighella attraverso lo strumento Comunità Montana, ora Unione dei Comuni, da anni agiscono in questa direzione con oltre venti servizi associati. L’esempio è da considerare positivo, ancorché da perfezionare e potrebbe essere esemplare anche per altre parti d’Italia.
I risultati raggiunti portano a considerare utile l’allargamento dell’esperienza verso lo sbocco naturale del Comprensorio Faentino sia pure con tutta l’attenzione e la prudenza che peraltro i documenti politico-programmatici che abbiamo letto in questi ultimi tempi hanno sottolineato come premessa di ogni atto da compiere in questa direzione.
Ci sono già esempi importanti di lavoro comune tra le sei amministrazioni locali dei sei comuni faentini che mettono alla prova il grado di intesa politica possibile. I primi risultati non sono ancora giudicabili, anche se lasciano intendere che è possibile una politica comune dello sviluppo territoriale con la strumento del PSC realizzato dai sei Comuni e sperimentando una gestione delle risorse per il settore sociosanitario che affronta i bisogni con un’ottica territoriale.
Il successo di questo modo associato a sei di gestire le Amministrazioni locali si potrà verificare in questi anni a venire, durante i quali si dovrà consolidare questo modo nuovo di governo avendo a parametro l’efficienza e l’efficacia oltre al risparmio delle risorse e la soddisfazione comune di tutti i territori.
Molto dipenderà dalla capacità dei nuovi amministratori faentini di considerarsi parte di un’area vasta che comprende la collina e la pianura, territori che si esprimono con una loro soggettività, con caratteristiche proprie, con le loro tradizioni, con la loro storia, con i servizi derivati da questa storia.
Una Unione dei Comuni con capofila il Comune di Faenza non potrà essere governata seguendo la legge del più forte perché se così fosse non avremmo una unione, ma una annessione del più piccolo al più grande e questo non sarebbe accettato dalla gente. Bisognerà invece agire adottando una logica solidale per cui un bisogno dell’uno divenga il bisogno di tutti e le opportunità siano le opportunità comuni. Occorrerà ragionare in termini territoriali valorizzando le positività di ogni zona considerandole tutte patrimonio unionale. Ogni Sindaco si dovrà sentire il Sindaco dell’Unione dei Comuni ed in quanto tale partecipante alla pari al governo della popolazione amministrata.Faenza, Castelbolognese, Brisighella, Riolo, Solarolo e Casola,che siedono al tavolo di governo della Unione con pari dignità e con pari diritti e doveri.
Ci staranno i Faentini a questo? Diamolo per scontato anche perché abbiamo letto con favore che questa indicazione è presente nei documenti programmatici della nuova amministrazione. E aggiungiamo che se Casola o gli altri territori da soli troveranno difficoltà insuperabili ad amministrare il loro particolare, a lungo andare, lo stesso sarà di Faenza se non avrà la capacità di guardare oltre le sue mura.
Questo ha valenza per ogni scelta amministrativa da compiere sia in campo sociale e sanitario, sia in tema ambientale o produttivo, per lo sviluppo turistico, per la viabilità, per la casa e dovrà avvenire avendo presente tutto il tanto di positivo che esiste in questa zona compresa la disponibilità alla partecipazione presente nella comunità.
La quale comunità sarà disponibile ad approvare intese operative anche più vaste tra i sei Comuni se avrà la certezza di non cadere vittima di logiche prevaricatrici della loro soggettività.
10 Aprile 2010
Giacomo Giacometti
Tutto ciò esige la ricerca di soluzioni praticabili che rendano la pubblica amministrazione più efficiente, più efficace e meno costosa.
Dirlo è semplice, più difficile è metterlo in pratica.In questi anni, con questo intento, i Governi Nazionali hanno prodotto provvedimenti chiamati riforme che sono apparsi spesso improvvisati e qualche volta improvvidi. Ogni tanto qualche politico auspica, come misura risolutiva la abolizione dei piccoli comuni (anche questa viene chiamata riforma!!) senza tenere conto della storia, delle radici, delle usanze di queste piccole comunità che poco chiedono allo Stato ed assolvono magari da sole ai molti bisogni delle loro genti.
Spesso, più per ragioni elettorali che per ottenere effettivi risultati si sono ridotte le risorse trasferite dallo Stato ai Comuni con tagli orizzontali trascurando di valutare su quali spese tagliare i fondi e non considerando che un 10% di riduzione di entrata è più facilmente assorbibile nel bilancio di un comune grande piuttosto che in quello di Casola. Spesso questi provvedimenti presi “a spanna” hanno decretato la paralisi degli interventi comunali o provocato un decadimento della qualità dei servizi.
Con questo modo disordinato e pressappochista di riordinare la finanza pubblica si crea tra gli amministratori e gli amministrati, sopratutto dei piccoli comuni un senso di ingiustizia e, vorrei dire, di frustrazione, perché non si tiene minimamente conto che da molto tempo molti comuni piccoli hanno attuato una politica dei risparmi di bilancio anche attraverso le gestioni associate di molti servizi ed hanno così potuto garantire il mantenimento dei servizi.
La politica della razionalizzazione della spesa non è ancora attuata invece nei Comuni di grandi e medie dimensioni e tanto meno lo è nei centri di spesa dello Stato e di molte Regioni. Bisognerebbe cominciare anche di lì.
I Comuni di Casola, Riolo e Brisighella attraverso lo strumento Comunità Montana, ora Unione dei Comuni, da anni agiscono in questa direzione con oltre venti servizi associati. L’esempio è da considerare positivo, ancorché da perfezionare e potrebbe essere esemplare anche per altre parti d’Italia.
I risultati raggiunti portano a considerare utile l’allargamento dell’esperienza verso lo sbocco naturale del Comprensorio Faentino sia pure con tutta l’attenzione e la prudenza che peraltro i documenti politico-programmatici che abbiamo letto in questi ultimi tempi hanno sottolineato come premessa di ogni atto da compiere in questa direzione.
Ci sono già esempi importanti di lavoro comune tra le sei amministrazioni locali dei sei comuni faentini che mettono alla prova il grado di intesa politica possibile. I primi risultati non sono ancora giudicabili, anche se lasciano intendere che è possibile una politica comune dello sviluppo territoriale con la strumento del PSC realizzato dai sei Comuni e sperimentando una gestione delle risorse per il settore sociosanitario che affronta i bisogni con un’ottica territoriale.
Il successo di questo modo associato a sei di gestire le Amministrazioni locali si potrà verificare in questi anni a venire, durante i quali si dovrà consolidare questo modo nuovo di governo avendo a parametro l’efficienza e l’efficacia oltre al risparmio delle risorse e la soddisfazione comune di tutti i territori.
Molto dipenderà dalla capacità dei nuovi amministratori faentini di considerarsi parte di un’area vasta che comprende la collina e la pianura, territori che si esprimono con una loro soggettività, con caratteristiche proprie, con le loro tradizioni, con la loro storia, con i servizi derivati da questa storia.
Una Unione dei Comuni con capofila il Comune di Faenza non potrà essere governata seguendo la legge del più forte perché se così fosse non avremmo una unione, ma una annessione del più piccolo al più grande e questo non sarebbe accettato dalla gente. Bisognerà invece agire adottando una logica solidale per cui un bisogno dell’uno divenga il bisogno di tutti e le opportunità siano le opportunità comuni. Occorrerà ragionare in termini territoriali valorizzando le positività di ogni zona considerandole tutte patrimonio unionale. Ogni Sindaco si dovrà sentire il Sindaco dell’Unione dei Comuni ed in quanto tale partecipante alla pari al governo della popolazione amministrata.Faenza, Castelbolognese, Brisighella, Riolo, Solarolo e Casola,che siedono al tavolo di governo della Unione con pari dignità e con pari diritti e doveri.
Ci staranno i Faentini a questo? Diamolo per scontato anche perché abbiamo letto con favore che questa indicazione è presente nei documenti programmatici della nuova amministrazione. E aggiungiamo che se Casola o gli altri territori da soli troveranno difficoltà insuperabili ad amministrare il loro particolare, a lungo andare, lo stesso sarà di Faenza se non avrà la capacità di guardare oltre le sue mura.
Questo ha valenza per ogni scelta amministrativa da compiere sia in campo sociale e sanitario, sia in tema ambientale o produttivo, per lo sviluppo turistico, per la viabilità, per la casa e dovrà avvenire avendo presente tutto il tanto di positivo che esiste in questa zona compresa la disponibilità alla partecipazione presente nella comunità.
La quale comunità sarà disponibile ad approvare intese operative anche più vaste tra i sei Comuni se avrà la certezza di non cadere vittima di logiche prevaricatrici della loro soggettività.
10 Aprile 2010
Giacomo Giacometti