A marzo saremo chiamati alle urne per scegliere il Presidente della regione. L’Emilia Romagna si trova in cima a tutte le classifiche come qualità della vita. Ovviamente il PDL auspica un cambiamento al vertice. In che modo il PDL pensa di poter potenziare la regione ed eventualmente migliorarla?
La nostra regione, al pari di tutte le regioni del Nord (la Lombardia e il Veneto governate da noi non sono da meno dell’Emilia Romagna) ha un buon posizionamento in Europa e vanta alcuni standard qualitativi di cui naturalmente siamo orgogliosi. Il Popolo della Libertà non soffre della “sindrome del vacuum” cioè di chi vede solo i difetti dell’avversario e non siamo soliti costruire la nostra proposta politica solo sulle deficienze altrui. Abbiamo un progetto forte e un’idea di pubblica amministrazione molto diversa da quella del Centro Sinistra e la nostra candidata Anna Maria Bernini ne è un eccellente interprete attraverso tre linee guida: capitale umano, trasparenza, innovazione e sviluppo.
Siamo convinti che la nostra regione abbia gradualmente perso nel tempo la spinta propulsiva che una popolazione dinamica e volitiva aveva lasciato in dote ai suoi amministratori. La lunga parabola di governo comunista e postcomunista si sta esaurendo e finalmente cominciano a manifestarsi crescenti segnali della voglia di vedere all’opera altri modelli di governo con soluzioni diverse dall’attuale sui temi, ad esempio, della casa, del turismo, della cultura, della sanità, dell’energia, dei servizi alla persona, del diritto allo studio, della valorizzazione dell’impresa...
Insomma, l’Emilia Romagna ha vissuto a lungo sul suo “eccezionalismo della diversità” ma oggi, gioca con carte nuove, in Italia ed in Europa.
La nostra regione, al pari di tutte le regioni del Nord (la Lombardia e il Veneto governate da noi non sono da meno dell’Emilia Romagna) ha un buon posizionamento in Europa e vanta alcuni standard qualitativi di cui naturalmente siamo orgogliosi. Il Popolo della Libertà non soffre della “sindrome del vacuum” cioè di chi vede solo i difetti dell’avversario e non siamo soliti costruire la nostra proposta politica solo sulle deficienze altrui. Abbiamo un progetto forte e un’idea di pubblica amministrazione molto diversa da quella del Centro Sinistra e la nostra candidata Anna Maria Bernini ne è un eccellente interprete attraverso tre linee guida: capitale umano, trasparenza, innovazione e sviluppo.
Siamo convinti che la nostra regione abbia gradualmente perso nel tempo la spinta propulsiva che una popolazione dinamica e volitiva aveva lasciato in dote ai suoi amministratori. La lunga parabola di governo comunista e postcomunista si sta esaurendo e finalmente cominciano a manifestarsi crescenti segnali della voglia di vedere all’opera altri modelli di governo con soluzioni diverse dall’attuale sui temi, ad esempio, della casa, del turismo, della cultura, della sanità, dell’energia, dei servizi alla persona, del diritto allo studio, della valorizzazione dell’impresa...
Insomma, l’Emilia Romagna ha vissuto a lungo sul suo “eccezionalismo della diversità” ma oggi, gioca con carte nuove, in Italia ed in Europa.
A livello nazionale sembra prospettarsi un’ennesima crisi che coinvolge i partiti ed in parte le istituzioni, rimettendo in campo fortemente una questione morale che sembrava fino a poco tempo fa prerogativa della destra. Come valuti questo momento cupo della politica italiana e come pensi se ne possa venire a capo?
Nella nostra percezione, che molto spesso coincide con quella del popolo italiano, non c’è né “l’ennesima crisi” né il “momento cupo”. C’è invece solo, ancora e ancora, un ventennale attacco politico-giudiziario al Presidente del Consiglio Berlusconi, eletto liberamente e democraticamente da milioni di cittadini e finalizzato a interrompere in modo traumatico la legislatura. Questo è il vero e unico “momento cupo” sponsorizzato da un giornale-partito, la Repubblica, da Di Pietro e subito dal PD. Quando governa il centro destra, difficilmente si va incontro a crisi politiche perché le scelte sono chiare e condivise (a differenza di quanto avveniva nelle litigiose e imbelli ammucchiate partitiche del centro sinistra) e soprattutto c’è una direzione forte e salda. Per questo l’unico modo di scalzare il centro destra, è l’eliminazione di Berlusconi per via giudiziaria nella più grande indifferenza per il discredito in cui, così facendo, si getta l’Italia.
C’è invece un serio problema legato alla difficoltà a riformare in senso liberale il paese e questo è il vero rimprovero che mi sento di fare alla mia parte politica: riformare la costituzione, alleggerire al massimo la pubblica amministrazione, privatizzare il più possibile, rafforzare lo stato nelle sue funzioni di controllo, spazzare via la corruzione con la semplificazione legislativa anche introducendo nel diritto romano criteri di pragmatismo anglosassone, spingere sul decentramento e sul federalismo.... E’ tutto un lavoro che tarda a partire a causa della calcificazione istituzionale. Questo è il vero problema del Pdl. E del Paese.
È indubbio che l’opposizione a Casola attualmente stia svolgendo in maniera attiva ed energica il proprio ruolo, fatto completamente nuovo per l’ultimo decennio di vita politica casolana. Quali obiettivi avete raggiunto?
L’opposizione è un cane da guardia: deve abbaiare e qualche volta deve anche mordere. Per farlo tuttavia deve avere a disposizione la materia prima cioè gli atti. All’indomani delle elezioni ci siamo trovati ad affrontare un problema serio. In queste compagini di sinistra, finora, ha regnato un barbaro medioevo informativo, formalmente ligio alle regole, ma con una diffusione conoscitiva quasi inesistente. Nei comuni della collina l’informazione era un bene difficilmente raggiungibile se non impiegando improbabili sforzi logistici. Oggi qualche passo in avanti lo abbiamo fatto, ma le cose devono cambiare ancora molto per fare in modo che il comune, attraverso una visibilità diffusa, realizzi una democrazia partecipata. Il secondo obiettivo è quello di dimostrare ad una popolazione abituata a decenni di uno stesso modello amministrativo - sempre lamentoso con Roma, acquiescente e pavido con Bologna e Ravenna, incapace di costruire un sistema comprensoriale efficace - che ci possono essere anche soluzioni diverse per Casola. Noi cercheremo di spiegare che da troppi anni mangiamo la stessa minestra riscaldata, che camminiamo su di un’auto in costante riserva di benzina, che abbiamo usato una minima porzione delle doti di creatività e di capacità della nostra gente per fare molto ma molto meno di quello che avremmo potuto, che non c’è alcuna ragione per essere soddisfatti di noi e del nostro sviluppo. E che dunque sarebbe utile trovare altra gente, al di fuori dell’area della sinistra per guidare Casola.
Quali sfide attendono il PDL sul nostro territorio per i prossimi anni?
Il nostro movimento non ha mai inteso ripercorrere i modelli politici dell’ottocento e del novecento riprendendo quelle antiche forme di organizzazione partitica. Quindi chi cerca il partito tradizionale con le segreterie, i comitati direttivi, le commissioni, le adunanze, i segretari, gli elenchi degli amici e dei nemici, qui non li trova. La vita politica del popolo della Libertà si ispira molto di più ad un modello di partecipazione diffusa e autodeterminata su temi e su obiettivi raccolti attorno a diversi nuclei d’azione. La vera sfida per Casola è quella di avvicinare ai problemi legati alla pubblica amministrazione energie nuove e disponibili. Dobbiamo fin da ora preparare un gruppo di bravi casolani che possano presentarsi a testa alta e senza alcuna reverenza e remissione alle elezioni comunali del 2014, forti del loro lavoro, della loro volontà di servizio, della loro credibilità. E quindi i nostri obiettivi sono semplici e immediati, per ora e per il futuro: cercare in tutta l’area antagonista alla sinistra una squadra di nuovi amministratori onesti, capaci, creativi, coraggiosi, disponibili, attivi, presenti, preparati consapevoli. Segni particolari: essere liberi ed autonomi ed avere un unico padrone: i cittadini di Casola Valsenio e la propria coscienza. Tutto il resto viene da sé.
Intervista a cura di Riccardo Albonetti e Fabio Bittini
Nella nostra percezione, che molto spesso coincide con quella del popolo italiano, non c’è né “l’ennesima crisi” né il “momento cupo”. C’è invece solo, ancora e ancora, un ventennale attacco politico-giudiziario al Presidente del Consiglio Berlusconi, eletto liberamente e democraticamente da milioni di cittadini e finalizzato a interrompere in modo traumatico la legislatura. Questo è il vero e unico “momento cupo” sponsorizzato da un giornale-partito, la Repubblica, da Di Pietro e subito dal PD. Quando governa il centro destra, difficilmente si va incontro a crisi politiche perché le scelte sono chiare e condivise (a differenza di quanto avveniva nelle litigiose e imbelli ammucchiate partitiche del centro sinistra) e soprattutto c’è una direzione forte e salda. Per questo l’unico modo di scalzare il centro destra, è l’eliminazione di Berlusconi per via giudiziaria nella più grande indifferenza per il discredito in cui, così facendo, si getta l’Italia.
C’è invece un serio problema legato alla difficoltà a riformare in senso liberale il paese e questo è il vero rimprovero che mi sento di fare alla mia parte politica: riformare la costituzione, alleggerire al massimo la pubblica amministrazione, privatizzare il più possibile, rafforzare lo stato nelle sue funzioni di controllo, spazzare via la corruzione con la semplificazione legislativa anche introducendo nel diritto romano criteri di pragmatismo anglosassone, spingere sul decentramento e sul federalismo.... E’ tutto un lavoro che tarda a partire a causa della calcificazione istituzionale. Questo è il vero problema del Pdl. E del Paese.
È indubbio che l’opposizione a Casola attualmente stia svolgendo in maniera attiva ed energica il proprio ruolo, fatto completamente nuovo per l’ultimo decennio di vita politica casolana. Quali obiettivi avete raggiunto?
L’opposizione è un cane da guardia: deve abbaiare e qualche volta deve anche mordere. Per farlo tuttavia deve avere a disposizione la materia prima cioè gli atti. All’indomani delle elezioni ci siamo trovati ad affrontare un problema serio. In queste compagini di sinistra, finora, ha regnato un barbaro medioevo informativo, formalmente ligio alle regole, ma con una diffusione conoscitiva quasi inesistente. Nei comuni della collina l’informazione era un bene difficilmente raggiungibile se non impiegando improbabili sforzi logistici. Oggi qualche passo in avanti lo abbiamo fatto, ma le cose devono cambiare ancora molto per fare in modo che il comune, attraverso una visibilità diffusa, realizzi una democrazia partecipata. Il secondo obiettivo è quello di dimostrare ad una popolazione abituata a decenni di uno stesso modello amministrativo - sempre lamentoso con Roma, acquiescente e pavido con Bologna e Ravenna, incapace di costruire un sistema comprensoriale efficace - che ci possono essere anche soluzioni diverse per Casola. Noi cercheremo di spiegare che da troppi anni mangiamo la stessa minestra riscaldata, che camminiamo su di un’auto in costante riserva di benzina, che abbiamo usato una minima porzione delle doti di creatività e di capacità della nostra gente per fare molto ma molto meno di quello che avremmo potuto, che non c’è alcuna ragione per essere soddisfatti di noi e del nostro sviluppo. E che dunque sarebbe utile trovare altra gente, al di fuori dell’area della sinistra per guidare Casola.
Quali sfide attendono il PDL sul nostro territorio per i prossimi anni?
Il nostro movimento non ha mai inteso ripercorrere i modelli politici dell’ottocento e del novecento riprendendo quelle antiche forme di organizzazione partitica. Quindi chi cerca il partito tradizionale con le segreterie, i comitati direttivi, le commissioni, le adunanze, i segretari, gli elenchi degli amici e dei nemici, qui non li trova. La vita politica del popolo della Libertà si ispira molto di più ad un modello di partecipazione diffusa e autodeterminata su temi e su obiettivi raccolti attorno a diversi nuclei d’azione. La vera sfida per Casola è quella di avvicinare ai problemi legati alla pubblica amministrazione energie nuove e disponibili. Dobbiamo fin da ora preparare un gruppo di bravi casolani che possano presentarsi a testa alta e senza alcuna reverenza e remissione alle elezioni comunali del 2014, forti del loro lavoro, della loro volontà di servizio, della loro credibilità. E quindi i nostri obiettivi sono semplici e immediati, per ora e per il futuro: cercare in tutta l’area antagonista alla sinistra una squadra di nuovi amministratori onesti, capaci, creativi, coraggiosi, disponibili, attivi, presenti, preparati consapevoli. Segni particolari: essere liberi ed autonomi ed avere un unico padrone: i cittadini di Casola Valsenio e la propria coscienza. Tutto il resto viene da sé.
Intervista a cura di Riccardo Albonetti e Fabio Bittini